Di Laura Ranonno, Comedonchisciotte.org
La cultura è per tutti e di tutti. Prima dell’avvento della tecnologia così invasiva e permeante nelle nostre vite, era forse la “scala mobile sociale” più forte mai esistita. Studiare il passato per capire il presente e costruire il futuro. Per riscattarsi spesso da una condizione sociale di partenza svantaggiata, penalizzante. Dove farlo se non nelle università, nelle biblioteche pubbliche, nelle librerie? I luoghi in cui quella cultura così fondamentale per le nostre vite è custodita. Avrebbero forse gli antichi immaginato che oggi, per leggere le loro opere, avremmo avuto tutti bisogno di un “lasciapassare”? Nessuno studente e nessun professore può entrare all’università se non munito di Green Pass. Vaccinato o tamponato che sia. Non si può entrare in quei luoghi in cui gli antichi hanno lasciato una sorta di biglietto, in cui c’è scritta la formula magica della consapevolezza, consegnata al tempo e alla cura dell’uomo. Non è un argomento semplice da affrontare, il dibattito è al centro di visioni diverse che dividono il Paese.
Da Napoli, nel pomeriggio del 18 novembre però, è arrivata una proposta che forse getta il seme di una piccola rivoluzione. Ogni giovedì, infatti, il Comitato contro la gestione autoritaria della pandemia, supportato dal Coordinamento No! Green Pass partenopeo, punta a proporre una lettura all’esterno dei luoghi di cultura diventati, qualcuno direbbe, elitari. Il primo a piazza del Plebiscito ha visto riunirsi alcuni attivisti che hanno letto passi di libri scelti per l’occasione, all’esterno della Biblioteca Nazionale di Napoli. Tra i testi letti e accessibili a tutti alcuni di Huxley, di Todorovsky, di Saramago, di Primo Levi, di Benni.
L’iniziativa si chiama “Giovedì lib(E)ri da lasciapassare”. Sono diversi i luoghi scelti. L’ esterno del Museo Archeologico Nazionale, la biblioteca Brau a piazza Bellini, Cappella Sansevero, la biblioteca universitaria di via Mezzocannone. Tutti insieme attivisti, insegnanti, lavoratori per evidenziare quella che una fetta del Paese definisce e identifica come misura discriminatoria, quella del Green Pass. La richiesta che arriva forte da questa piazza sembra chiara: l’unico lasciapassare in cui si riconosce è quello della cultura. Un modo non solo per resistere, ma anche per esistere.
Di Laura Ranonno, Comedonchisciotte.org
19.11.2021