DI SERGIO DI CORI MODIGLIANI
Libero pensiero
Come va la vita nel post-Maya?
Forse è ancora un po’ presto per rendersene conto, dopotutto è iniziata soltanto cinque giorni fa.
Ma in giro per il mondo già si manifestano i primi validi esempi.
Proprio per evitare qualsivoglia rischio, i nostro baldi oligarchi hanno provveduto a creare l’ennesima illusione da circo per ipnotizzare l’intera nazione –tra l’altro riuscendoci alla perfezione – e quindi garantirsi del fatto che in Italia non ci sarebbe stato alcun rischio né di notizie né di contagio psicologico né, meno che meno, l’insorgere di un meccanismo collettivo di emulazione. E così la vita prosegue nel pre-Maya. A questo serve la cupola mediatica. E ci aggiungerei, (per quanto riguarda l’Italia) a questo servono i siti cosiddetti indipendenti, molti quotidiani on-line, facebook, vari bloggers, che ormai sono diventati (più o meno inconsapevolmente) la copia conforme del mainstream, naturalmente presentato come alternativa.
Nella foto: Brunello CucinelliCiò che conta è che si parli di Monti, se si presenta, se non si presenta, perché si è presentato, perché non si è presentato; con l’aggiunta di opinioni a fiumi su chi lo appoggia, chi lo contrasta, chi lo vuole, chi non lo vuole, che cosa farà, che cosa dirà, come e quando e perchè, ecc
Il fascino della vita post-Maya, invece, consiste nell’essere completamente fuori da questo meccanismo, osservandolo a una certa distanza, con lo stesso gusto iconico con il quale si guarda alla tivvù una pimpante commedia in bianco e nero di Fritz Lang del 1936. Cercano di arginare la valanga e fanno ciò che possono, poveretti, bisogna anche capirli. Si sa che è solo una questione di tempo, poco a poco, l’onda si estenderà e dilagherà.
Così come è sempre avvenuto nella storia dell’umanità.
I grandi cambiamenti, infatti, gli stravolgimenti epocali, la fondazione di nuove civiltà, non è avvenuta in un colpo secco, né tantomeno i protagonisti e i partecipanti si rendevano conto di ciò che stavano facendo: loro semplicemente erano. Gli storici e i posteri hanno attribuito valenze specifiche per riuscire a collocare nel tempo e nello spazio i “grandiosi salti epocali di coscienza collettiva” e quindi poterne parlare e descrivere lo sviluppo per comprenderne il Senso e l’Origine. Non è che 3200 anni fa, quando, in seguito a una spaventosa e inattesa gelata che aveva prodotto un perfido inverno, dei pastori scandinavi scelsero di emigrare verso sud e, attraverso perigli e contrattempi, finalmente arrivarono in una dolce, solitaria, accogliente terra ricca di ogni dono naturale, non è che una volta arrivati si presentarono ai rari pastori locali dicendo loro “salve, eccoci qui, noi siamo gli antichi greci, siamo venuti da lontano per tirar su una civiltà fantastica”. Arrivarono lì, si stanziarono al calduccio e la felicità della “sorprendente novità esistenziale” fu talmente grandiosa, così stimolante, così diversa e armonica, da gettare i semi di una nuova comunità alla quale noi abbiamo dato uno specifico nome identificandola nel tempo, nello spazio, nella Storia.
Diciamo che la vita nel post-Maya, iniziata il 21 dicembre 2012 (tanto per capirsi) è simile alla scelta di quei coraggiosi scandinavi di un tempo che –a differenza di chi scelse di non emigrare e rimase travolto dalla gelata- si assunsero la responsabilità di una scelta estrema che fu, allora, uno spaventoso salto nel vuoto, una vera e propria follia, motivata e prodotta da quel meraviglioso meccanismo bio-psichico della specie umana che unisce l’istinto di sopravvivenza alla propria eterna aspirazione ad una evoluzione collettiva. .
Se noi lo immaginiamo con i nostri occhi di oggi, ci appare come una avventura incredibile. Senza antibiotici, senza cibo, senza soldi, senza nulla, un gruppo di persone cammina per circa 2500 chilometri alla ricerca di un posto dove valga la pena di vivere una vita decente, in tranquillità, affrontando ostacoli davvero insormontabili.
L’Europa è nata così.
E in quel loro linguaggio nuovo nato dalla sintesi e dalla commistione di un antico dialetto scandinavo e della lingua fenicia, scelsero di definire quell’immenso territorio che andava dalla terra dei loro avi (la penisola scandinava) fino al ritrovato Eden (la fertile pianura della Grecia meridionale) passando attraverso tutti i territori che avevano attraversato, con il termine “Europa” che, nella loro lingua arcaica, voleva dire “ampie vedute, orizzonte largo, visione totale, vasto raggio, comunità costruita sul bene comune”.
L’Europa è nata così. Questo è il Senso etimologico del nostro continente. Da lì noi veniamo.
Ed è l’Europa che vogliono e alla quale aspirano i cittadini entrati nel post-Maya.
Splendidi esempi ci hanno annunciato un Natale “diverso”, nel mondo globalizzato occidentale, le manifestazioni dei primi vagiti della nuova era, nata dall’abbattimento e dal superamento di quella precedente, i cui echi si protrarranno ancora a lungo, ma molto molto di meno di quanto non si voglia far pensare.
E’ accaduto in diversi posti: in Grecia, in Portogallo, in Irlanda, in Gran Bretagna, in Argentina, in Brasile, negli Usa.
In Grecia, dove dei giovani disoccupati sono riusciti –a costo zero- a mettere su un circuito che si è collegato con agenzie di ricchi collezionisti d’arte antica e hanno organizzato delle piccole aste locali in cui i gestori della Chiesa greca ortodossa hanno deciso e scelto di mettere in vendita, al miglior offerente, delle antiche reliquie provenienti dal loro patrimonio. Il danaro ricavato è stato distribuito presso le persone più anziane e disagiate che, in conseguenza del rigore applicato dalla BCE, non hanno più accesso alla sanità pubblica. Hanno salvato delle vite.
In Portogallo, ad Oporto, le 152 aziende che hanno ottenuto in borsa nell’arco del 2012 un grande profitto, grazie soprattutto ai soldi avuti dalla BCE per le banche locali, hanno destinato –tutte insieme- la cifra di 20 milioni di euro per distribuire pesce fresco alla parte più indigente della popolazione, nel nome dell’amor cristiano.
In Irlanda, proprio alla vigilia di Natale (la decisione è arrivata il 23 dicembre) il parlamento ha risolto un nodo considerato “irrisolvibile” da tutti, provocato dalla scelta politica del più importante partito d’opposizione, il Sinn Feinn, organizzazione politica che fino a venti anni fa sosteneva il terrorismo dell’Irish Republican Army e che seguita a essere fortemente radicato nel territorio. Questo partito ha organizzato lo “sciopero dell’Imu”. I cittadini irlandesi, infatti, dopo aver votato la loro legge di stabilità imposta dalla BCE si sono rifiutati di pagare l’Imu in massa. Con la caratteristica e coraggiosa sfrontatezza della loro etnia hanno scelto pubblicamente di non pagare “perché lo consideriamo un sacrificio insostenibile e inaccettabile”, appoggiati dalla chiesa cattolica irlandese. I commissari della troika si erano precipitati a Dublino con la bava alla bocca alla fine di ottobre ma a braccio di ferro hanno vinto gli irlandesi. La Bce ha ceduto. La Banca centrale europea si è fatta carico del mancato pagamento attraverso un’elucubrata manovra finanziaria contabile per cui parte dei soldi regalati a pioggia alle banche irlandesi sono state conteggiate come “anticipo di pagamento tassa Imu” da parte di soggetti più disagiati, i quali avranno la possibilità legale di pagare la tassa in dodici rate mensili senza alcun interesse aggiunto e, nel caso risultino disoccupati o sfrattati o disagiati, saranno le banche a pagare a loro nome con l’accordo che i soldi verranno restituiti alle banche nella percentuale del “quinto di stipendio” di detrazione ma soltanto quando e se avranno trovato un lavoro.
In Gran Bretagna sono avvenute scene che la cronografia storica locale mediatica ha scelto di attribuire alla vanità del delirio narcisista. Nella contea del Devonshire, un Lord, di sua totale iniziativa, ha dato incarico al suo contabile di mettere a disposizione la cifra di 1 milione di sterline del suo patrimonio personale da suddividere in banconote da 100 sterline a favore di 10.000 persone iscritte alla lista di collocamento nella sua contea. L’evento, pubblicizzato alla fine di novembre, ha colpito nel vivo l’orgoglio di una sua cugina di secondo grado, una specie di svampita che ha una trasmissione televisiva di culinaria & gossip, la quale per non essere da meno ha fatto la stessa cosa per due milioni di sterline. Del fatto se n’era parlato in Gran Bretagna contagiando la fantasia e l’immaginazione di due noti personaggi dello sport miliardario, Sir Alex Ferguson e il nostro emigrante di lusso Roberto Mancini, rispettivamente allenatori del Manchester United e del Manchester City, i quali hanno convinto i loro rispettivi miliardari datori di lavoro a mettere a disposizione come regalo un completo sportivo, maglietta, calzoncini, calzettoni e scarpette, per un controvalore di 10 milioni di sterline, da regalare a 10.000 bambini di età tra i 6 e i 16 anni figli di famiglie disagiate nella città di Manchester che vive di calcio. Hanno anche trovato gli sponsor. E’ stato uno splendido Natale per tanti bimbi poveri inglesi.
Perché la Juventus, il Milan, l’Inter, la Roma, la Lazio, il Napoli e la Fiorentina (le magnifiche sette del nostro calcio) non hanno fatto la stessa cosa?
In Sudamerica, diversi esempi di “esistenza post-Maya”.
La nostra cupola mediatica (al 100% pre-Maya) e diversi siti e bloggers nostrani hanno abbondantemente raccontato come in Argentina si siano verificati gli assalti ai supermercati da parte di gente affamata, esattamente come nel 2001, poco prima che il paese andasse in default. La notizia è vera e falsa allo stesso tempo.
E’ vero che c’è stato l’attacco ai supermercati. Ma non si tratta di gente affamata. Quando uno ha fame e attacca un supermercato, si getta sulla carne, la frutta, il formaggio. Quando non c’è da mangiare, quello è oro. Come era accaduto nel 2001.
In questa circostanza, invece, nella totalità dei casi, le persone hanno attraversato la zona cibo riversandosi nella sezione elettronica e arraffando tablets, cellulari e televisori al plasma giganti. Ci sono stati centinaia di feriti e addirittura due morti in seguito all’intervento delle forze dell’ordine. Circa 300 arresti. In 42 casi c’è stata la confessione da parte degli arrestati, i quali hanno raccontato di essere stati abbondantemente pagati per provocare una simile situazione. L’evento, quindi, si è trasferito e si è inserito all’interno della furibonda lotta politica argentina tra chi appoggia le manovre politiche keynesiane della Kirchner e chi, invece, sostiene le decisioni del fondo monetario internazionale che vuole imporre rigore ed austerità imponendo all’Argentina tagli alla istruzione pubblica e alla sanità. Il dibattito natalizio, quindi, si è spostato (come voleva Christine Lagarde) su questi episodi definiti in Europa “un chiaro segnale del fatto che il governo ha perso il controllo sociale della nazione”. Poca attenzione, o nulla, è stata riservata invece alla iniziativa (che venne lanciata già nel 2009) da parte di un gruppo di ricche donne autonome cattoliche, le quali hanno caricato i loro suv di quintali di farina, frutta, carne, verdura e sono andate nei quartieri più poveri e nei paesi più degradati, dove hanno allestito delle gigantesche cucine da campo cucinando per tutta la giornata centinaia di migliaia di pasti messi a disposizione per i ceti più disagiati, al grido di “il Salvatore vuole che almeno oggi tutti mangino alla grande”. Grazie al fatto che lì è estate, c’è stata una gigantesca proliferazione di “natali in piazza” che si è esteso anche in Cile, Uruguay e Brasile per trascorrere la festa natalizia insieme agli altri. Per lo più, i cattolici sudamericani più danarosi hanno scelto quest’anno di celebrare il natale mangiando e ballando per le strade insieme a quelli meno fortunati.
Perché in Italia a nessuno è venuto in mente di organizzare una cosa del genere, dato che nella nostra repubblica (pre-Maya) i dati statistici ci hanno segnalato che ben 8 milioni di persone, pari all’11,7% della popolazione (la più alta d’Europa) a Natale non avevano nulla da mangiare, mentre su facebook la ricorrente lamentela di ieri e oggi ruotava intorno al problema dei chili di troppo dovuti all’eccesiva quantità di cibo ingurgitato?
In California, ovverossia a 20 mila chilometri più a nord, si è verificata la stessa esperienza lanciata l’anno scorso, ma in maniera molto più vasta e massiva. La società Mattel (proprietaria e produttrice delle bambole Barbie) ha comunicato di aver ricevuto da anonimi residenti locali la cifra di 500 mila dollari per impacchettare e regalare Barbie alle bambine figlie di persone iscritte alla lista dei disoccupati. La stessa cosa è avvenuta per la Lego che produce scatole di montaggio per bambini. Non solo. C’è stato il versamento da parte di anonimi, gestiti dal PTA californiano (associazione che raduna genitori e maestri delle elementari) per dare un solido contributo a 55 piccole case editrici indipendenti, che producono materiale cartaceo, a rischio di chiusura, per stampare decine di migliaia di copie di libri per l’infanzia. Una bella notizia per noi italiani consiste nel fatto che bestseller risulta l’edizione bilingue (spagnolo e inglese) di Pinocchio.
Tutto ciò ( e chissà quanto altro ancora che il sottoscritto ignora e di cui non ci riferiscono) appartiene alla creatività della nuova era post-Maya. Sono piccole iniziative sparpagliate, prive di riconosciuta valenza politica, totalmente avulse da qualunque forma di gestione partitica, frutto di idee, progetti individuali, scelte esistenziali, sicuramente non sufficienti ma necessari per l’avvio e l’alimento di una rivoluzione esistenziale e culturale.
Le idee, i progetti, le innovazioni, le soluzioni, sono la caratteristica della vita post-Maya.
Nella vita pre-Maya, invece, bisogna seguire le vicende di una ristretta, sempre più ristretta pattuglia di persone che vuol fare tutto ciò che è possibile per impedire di smuovere anche di un millimetro l’attuale status quo, in modo tale da seguitare a garantirsi il perpetrare della logica delle dinastie aristocratiche, mascherata da democrazia rappresentativa.
E’ una maschera, per l’appunto.
La coppia post-Maya, che mentre cena guarda la televisione, ascolta i soliti protagonisti del teatro della politica e, nel momento cruciale del discorso lei esclama, rivolgendosi al suo compagno: “secondo me ha messo la cravatta sbagliata”. Il compagno è in disaccordo, trova che, invece, ben si intona con quel completo di lana pettinata. Tutto qui.
La coppia post-Maya sa che sta guardando un teatro delle mummie pietrificate e quindi –come a teatro- commenta la scenografia, la scelta dei colori, la modalità delle forme, perché il resto è irrilevante, essendo il tutto privo di qualsivoglia sostanza che abbia nulla a che fare con le reali esigenze della popolazione. Dimostrare che Monti ha governato bene, oppure ha fatto male, che si candiderà oppure non si candiderà e perché e come, appartiene a un mondo di illusioni che è già passato, a un mondo in via di estinzione e che vogliono convincerci che ancora esiste.
Mentre la Storia ha già voltato pagina e prosegue la sua marcia evolutiva verso un diverso approccio esistenziale, in Italia cercheranno di spingerci verso un passato già sepolto.
Mentre in gran parte dell’occidente si muovono nella consapevolezza che dalla malattia sociale collettiva ci si riprenderà soltanto collettivamente e da più parti si vedono, si notano, si certificano, i primi vagiti di una coscienza allargata armonica, da noi annunciano l’imminente lancio del teatro delle mummie.
Basterebbe pensare al silenzio mediatico relativo a una iniziativa post-Maya di un cittadino italiano che merita il rispetto civile dell’intera collettività e che qui, oggi, ricordo, perché il suo atto appartiene a quel senso di pacifica armonia che è caratteristica individuale e caratteriale di chi ha incorporato il concetto di Buona Volontà.
E’ accaduto il 30 novembre scorso e per un giorno se ne è parlato. Poi si è steso un velo sulla vicenda, temendo che potesse spingere a porsi delle domande.
E’ avvenuto in Umbria, dove un imprenditore ha avuto dal suo contabile la bella notizia che, grazie ad accorti investimenti, nel preparare il bilancio di fine anno, ne veniva fuori che, al netto delle tasse pagate, la sua azienda aveva conquistato una posizione più avanzata nei mercati mondiali, riuscendo a saldare tutti i debiti, realizzando un imprevista plusvalenza di profitto di ben 6 milioni di euro rispetto alle previsioni di bilancio. L’imprenditore, prendendo atto della buona notizia, invece di portare i suoi soldi in Svizzera inguattandoli in qualche fondo, ha dato disposizione al suo direttore generale di scrivere una lettera a tutto il personale della sua azienda annunciando loro che, oltre alla consueta tredicesima, i suoi 783 dipendenti, in data 10 dicembre, avrebbero trovato in busta paga l’aggiunta suppletiva di 6.385 euro a testa …“ dato che grazie a voi tutti la nostra azienda, nei soli primi 9 mesi del 2012, ha raggiunto un fatturato di 225 milioni di euro posizionandosi come leader del made in Italy nel segmento specifico di mercato”.
Questo imprenditore, Brunello Cucinelli, ideatore, fondatore e proprietario dell’omonima azienda di abbigliamento in cachemire puro, nella regione Umbria, ha deciso e scelto di suddividere il profitto in più con tutti i suoi dipendenti, compreso l’usciere, determinando –con il suo gesto- un immediato aumento di consumo e piccolo investimento individuale che è andato a toccare tutto il comparto dell’indotto coinvolgendo decine di migliaia di umbri.
Il giorno dopo quest’atto, inseguito e asserragliato dai media, ha diramato un comunicato stampa dove dichiarava che non voleva parlare con , non intendeva in nessun caso fare pubblicità al suo gesto e considerava il suo gesto un “fatto normale e ovvio per ogni imprenditore consapevole che il capitale sociale e umano è la base portante di ogni successo d’azienda”. Cucinelli, qualche anno fa, ha cominciato a dedicarsi allo studio applicato della filosofia antica, meritandosi la Laurea Honoris Causa in Filosofia ed Etica delle relazioni umane, che gli è stata consegnata lo scorso anno dall’Università di Perugia.
E’ stata data una notizia secca, a denti stretti, e la cosa è finita lì.
Perché non lo hanno fatto anche gli altri?
Perché il Monte dei Paschi di Siena che negli ultimi 22 giorni ha avuto un rialzo in borsa del 32% grazie all’immeritato incasso di 3,9 miliardi di euro da parte dello stato, non ha fatto lo stesso? Perché è andato di corsa a immetterli in bilancio in attività speculative invece di provvedere a destinarne il 7%, pari a 280 milioni di euro, per venire incontro alle 22.560 piccole imprese toscane che avevano chiesto un credito per sopravvivere? In virtù della “non scelta” 10 mila di queste imprese sono fallite; alle altre toccherà entro il 31 marzo. Potevano fare come Cucinelli. Altri imprenditori avrebbero potuto fare come Brunello Cucinelli. Non lo hanno fatto perché sono “anormali”.
Sono morti che appartengono a un mondo che non esiste più.
Lo sanno e sono disperati per questo.
Il post-Maya bussa alle porte della Storia.
Basta saperlo. Basta riconoscerlo e lasciare che si snoccioli naturalmente.
E osservare questi attori farseschi prendendoli per ciò che sono: curatori di un fallimento storico esistenziale alla loro ultima rappresentazione.
Basta capire e comprendere dentro di noi che le loro cifre, i loro proclami, i loro giochi e giochetti elettorali, non hanno alcun riferimento con la realtà delle nostre esistenze.
E il rituale di una società che non esiste più.
E come Brunello Cucinelli ci ha dimostrato, c’è sempre un’alternativa.
Perché anche la famiglia Riva, proprietaria dell’Ilva, non ci dimostra che c’è un’alternativa?
Questa è la vita post-Maya
.
Rimettiamo a posto gli orologi.
Auguro a tutti uno splendido capodanno.
Sergio Di Cori Modigliani
Fonte: http://sergiodicorimodiglianji.blogspot.it
Linl: http://sergiodicorimodiglianji.blogspot.it/2012/12/ingenuamente-autentica-si-snocciola-la.html
27.12.2012