Il Telegraph ha riferito che le cifre di questa settimana significano che le morti da coronavirus rappresentano solo lo 0,8% delle morti totali in Inghilterra e Galles.
David McLoon – LifeSiteNews – 24 giugno 2021
I dati dell’Office for National Statistics (ONS) britannico hanno rivelato che i decessi legati all’influenza ed alla polmonite in Inghilterra e nel Galles hanno superato di gran lunga quelli legati alla Covid-19 nella settimana terminata l’11 giugno, data delle cifre più recenti.
Gli ultimi dati dell’ONS hanno confermato un totale di 84 morti legate al nuovo coronavirus, uno dei livelli settimanali più bassi registrati dall’inizio della crisi nel marzo 2020. Allo stesso tempo, i decessi in cui l’influenza e la polmonite sono stati almeno fattori contribuenti sono stati ben 1.163, quasi 14 volte superiori ai decessi legati alla Covid-19, ma ancora in calo rispetto alla media quinquennale di 1.704 per quella settimana. Degli 84 decessi legati alla Covid-19, l’ONS ha elencato il virus come “causa di morte” in 66 casi, con 292 casi di influenza e polmonite come “causa sottostante di morte”.
Un quadro simile si è presentato la settimana scorsa, quando l’ONS ha rilasciato le sue cifre per la settimana che termina il 4 giugno. In quel momento, i decessi per coronavirus erano in leggero aumento, per un totale di 98. Questa cifra, però, era ancora circa nove volte inferiore ai decessi registrati per influenza e polmonite, che hanno raggiunto 873 per la prima settimana di giugno.
Il Telegraph ha riferito che le cifre di questa settimana significano che le morti da coronavirus rappresentano solo lo 0,8% dei decessi totali in Inghilterra e Galles, che è in calo dall’1,3% della settimana precedente. Parlando al Telegraph, il professore emerito di statistiche applicate presso la Open University, Kevin McConway, ha detto che le morti legate alla Covid “sono in calo nella maggior parte dei gruppi di età e nella maggior parte delle regioni, confrontando l’ultima settimana con la settimana precedente o la settimana prima.”
Infatti, “i decessi che coinvolgono Covid-19 sono solo otto su mille decessi totali nella settimana più recente“, ha detto l’ex professore.
Anche se le infezioni da Covid nel Regno Unito sembrano essere in aumento (circa 2.000 test positivi registrati nella settimana terminata il 6 giugno), questo non ha corrisposto ad un aumento proporzionale dei ricoveri e dei decessi. Secondo un ex consigliere scientifico capo del governo britannico, Sir David King, una gran parte di coloro che risultano positivi al virus sono già stati vaccinati due volte contro la Covid-19, sostenendo che ogni giorno fino a 400 cittadini “completamente vaccinati” sperimentano un’infezione post-vaccino.
Dopo aver avvertito che l’aumento percepito delle infezioni “non è una buona notizia”, McConway ha ammesso che “è un po’ incoraggiante che l’aumento dei casi non abbia ancora portato ad un aumento sostanziale dei decessi che coinvolgono Covid e, a giudicare da queste cifre ONS, semmai c’è una diminuzione dei decessi“.
I dati dell’ONS per la settimana che si è conclusa il 28 maggio hanno dimostrato che il Regno Unito stava vedendo una riduzione complessiva del 3,1% dei decessi complessivi rispetto alla media nazionale di cinque anni. Inoltre, in 11 delle 12 settimane prima del 28 maggio, l’Inghilterra e il Galles hanno registrato un trend inferiore di morti rispetto alla media quinquennale, indipendentemente dalla crescita dei “casi” di Covid-19.
Nonostante le previsioni di un calo dei decessi e dei ricoveri derivanti da o con la Covid-19, il primo ministro britannico Boris Johnson ha ritardato di quattro settimane la promessa riapertura delle attività economiche e la revoca di tutte le restrizioni legali.
Ai britannici era stato inizialmente detto che il 21 giugno sarebbe stata la data da segnare come “Freedom Day”, il giorno in cui il governo avrebbe cessato di far rispettare l’obbligo delle mascherine, tolto le restrizioni produttive alle imprese e permesso di nuovo i normali raduni senza tema di rappresaglie.
Johnson ha annunciato che i britannici dovrebbero invece aspettarsi di riavere la loro libertà entro il 19 luglio, a seguito dei consigli del Gruppo Scientifico Consultivo per le Emergenze (SAGE) che ha previsto un aumento dei test Covid positivi, se l’apertura del 21 giugno fosse andata avanti come previsto. Il SAGE ha stimato che, se l’aumento della diffusione della variante indiana continuasse, le infezioni passerebbero da circa 8.000 persone al giorno a più di 60.000 nel Regno Unito, all’inizio di luglio.
Il SAGE non ha integrato le sue proiezioni di un aumento del tasso di infezione con dati che indicano un aumento proporzionale dei decessi o dei ricoveri. Tuttavia il governo Johnson ha scelto di ritardare la riapertura di quattro settimane. Johnson ha suggerito che una revisione dei dati potrebbe innescare una “clausola di intervallo di due settimane” nel programma di riapertura del 19 luglio, permettendo uno sblocco leggermente anticipato delle restrizioni se i dati saranno conformi ai criteri del governo.
Scelto e tradotto da Arrigo de Angeli per ComeDonChisciotte