Riceviamo e pubblichiamo dall’amico Belisario un interessante articolo di approfondimento sulla subalternità europea rispetto agli Stati Uniti. Un vassallaggio ormai giunto a livelli conclamati di dipendenza politica, economica e geopolitica, per non parlare del ruolo cruciale della NATO. Sperando in qualche modo di evitare condanna certa, siamo costretti a sperare che qualcosa cambi, e quando si dipende così tanto dalle scelte altrui, è un grosso guaio.
Se dal 1943 siamo occupati, adesso non è certo diverso, non ci sono solo le basi militari ma anche quelle digitali.
Belisario ripercorre le tappe della subalternità europea, inclusa la questione dei nostri dati internet, che tutti e per intero finiscono in USA.
Buona lettura.
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Il fallimento epocale del neoglobalismo del Governo europeo eletto da nessuno: la Commissione UE
Di Belisario
Le analisi di diverso ordine sulla crisi politica e economica dell’ Europa ormai si sprecano da decenni, mentre i mass media neoglobal fanno finta di non vedere l’elefante nella stanza, che conseguentemente continua a sfuggire alla maggioranza dell’opinione pubblica.
L’elefante nella stanza è il ruolo decisivo giocato dalla decisione, a partire dal trattato di Maastricht del 1993 e successivi – adozione dell’ Euro inclusa – di attribuire alla Commissione UE (ed alla BCE) poteri immensi e smisurati, equivalenti a tutti gli effetti a quelli di un Governo europeo.
I Governi e Parlamenti nazionali europei, comunque eletti dai popoli, sono ormai svuotati di gran parte dei loro poteri e sottomessi ad un regime di autorizzazione preventiva, da parte di un Governo – la Commissione UE – eletto da nessuno, soggetto a scarsissimi controlli, irresponsabile verso i popoli e quasi impossibile da sfiduciare o rimuovere, a differenza dei Governi nazionali.
Si è ormai arrivati al controllo totale della spesa pubblica, specie dei Paesi con debito al 60% del Pil, ossia guarda che caso tutti i Paesi latini, Francia inclusa. L’unico centro incontrollato di spesa è la Commissione UE.
Il lungo percorso evolutivo e progressista dell’ Europa verso Governi democratici eletti dai popoli, controllabili e rimuovibili, dalla Magna Charta in poi – quello che si continua allegramente a insegnare in scuole e università – si è radicalmente invertito a partire dal trattato di Maastricht del 1993.
In Europa, abbiamo un Governo Imperiale. Ed a partire dalle Presidenze Obama – con l’isolata e parziale eccezione del quadriennio di Donald Trump – i Dem USA e il neoglobalismo hanno letteralmente occupato la Commissione UE.
Il progetto della Commissione UE occupata dai Dem USA, al di la delle dichiarazioni si fonda nei fatti – che sono l’unica cosa che contano – sulle seguenti priorità strategiche:
a) svuotamento costante e progressivo delle competenze dei Governi dei Paesi Membri, attraverso la costante espansione dei poteri UE; ogni crisi o maggiore problematica viene con successo utilizzata dalla Commissione UE per espandere i suoi poteri e ridurre quelli degli Stati Membri, vera e propria priorità immanente, costitutiva e sistemica della Commissione UE – per i cretini che ancora non se ne sono accorti e che ancora si baloccano con il manifesto di Ventotene et similia;
b) estensione territoriale ad Est dell’ UE in cronico conflitto con la Russia (la prossima pedina del delirante domino, dopo il fallimento in Bielorussia e il successo, ossia la guerra, in Ucraina, è la Georgia);
c) enormi trasferimentI di risorse dai Paesi dell’ Europa occidentale ai Paesi dell’ Europa dell’Est (dal 2004, contributi a pioggia annuali pari al 3-5% del Pil annuale di quei Paesi, di fatto un vero e proprio piano Marshall ventennale di cui però nessuno parla);
d) immigrazione incontrollata, al punto da configurare una sostituzione etnica nel giro di 2-3 generazioni, come da elementari modelli statistici demografici, tassi di natalità ovviamente inclusi;
e) agenda verde come sviluppo autoritario imposto e diretto dall’alto, anche a costo di danneggiare esponenzialmente tutta l’economia europea ed in particolare di distruggere l’industria automobilistica europea;
f) accettazione della conseguente compressione e drastico ridimensionamento del Welfare State europeo, incompatibile con tali livelli di immigrazione e con i livelli osceni di sussidi per chi non lavora, vedasi il caso emblematico della Francia.
Il progetto di sviluppo dell’ UE è totalmente FALLITO, come evidente dalla perdita, in soli 20 anni, del 30% del Pil, della crescita, degli stipendi e del potere d’acquisto dell’UE rispetto agli USA. Ma non basta, ossia basta non parlarne, nonostante tutti i dati economici e finanziari siano chiarissimi.
Perfino Mario Draghi sta chiedendo l’inversione della rotta, ossia un programma di riforme e investimenti attraverso il ricorso all’indebitamento sia dell’ UE che dei Paesi Membri, una linea opposta a quella propagandata dalla Albrecht VDL, impostata sul conflitto cronico con la Russia, sull’agenda verde e sul controllo totale della spesa e degli investimenti dei Paesi Membri (la dittatura del Patto di Stabilità, imposta in particolare ai Paesi con debito in rapporto al Pil superiore al 60%, ossia ai Paesi latini, nonostante i Paesi dell’ Est siano da 20 anni di gran lunga i maggiori beneficiari della solidarietà europea, grazie alla quale non hanno ovviamente avuto alcun bisogno di indebitarsi).
Non solo: chi conosce la storia delle relazioni internazionali USA – Europa (ossia a stento il 5% della popolazione europea) SA che il livello di dipendenza dell’ UE dagli USA a partire dalle Presidenze Obama, grazie alla Commissione UE è ormai superiore al punto storicamente più basso di sudditanza dell’ Europa, ossia quello degli anni 50, e letteralmente incomparabile a quello degli anni 60, 70, 80 e 90. Da ormai 20 anni in Europa andiamo indietro, proprio come i gamberi.
Si potrebbero citare decine di esempi storici e politici che oggi apparirebbero surreali: le proteste contro l’overprinting di dollari e le minacce di Francia e GB di presentarsi a Fort Knox per chiedere la conversione dei dollari in oro, prima che il Presidente USA Nixon la facesse saltare da un giorno all’altro nell’agosto del 1971; il New York Plaza Agreement sul coordinamento delle politiche economiche e monetarie USA-Europa, inclusi i tassi d’interesse; la segnalazione di Craxi a Gheddafi dell’imminente bombardamento USA della Libia, e la nota crisi di Sigonella; la decennale politica filoaraba e filopalestinese dell’ Italia; le resistenze generalizzate in tutta Europa all’installazione degli euromissili; fino al canto del cigno, ossia l’opposizione di Francia e Germania alla seconda invasione dell’ Iraq di USA e GB (2003-2006), costata 700.000 morti civili. Lo stesso accordo di Berlusconi per la partnership strategica con la Libia del 2009 configurava una notevole, parziale autonomia dell’ Italia, morta e sepolta dal 2011.
L’ignoranza e la manipolazione della realtà dei mass media neoglobal ha raggiunto livelli da fumetti anche a livello macroeconomico: gli USA di Biden in pochi anni hanno immesso 4000 miliardi di dollari (il 20% del Pil annuale USA) in sussidi diretti, anti Covid, sanitari e scolastici, ma la conseguente, ovvia inflazione – che grazie al dollaro gli USA scaricano in gran parte sul resto del mondo, Europa in prima fila – sarebbe invece di origine misteriosa, o al limite colpa della guerra russo-ucraina.
Il 20% del Pil in sussidi diretti nel giro di pochi anni non c’entrerebbe nulla con la successiva rinascita dell’ inflazione: ormai siamo al livello barzellette da bar.
Uno dei passaggi fondamentali della dipendenza europea è stata la decisione della Commissione UE nel primo decennio del millennio prima di avocarsi la competenza comunitaria per Internet (un classico), e dopo di consegnare l’intera disciplina di Internet e social media alle decisioni USA, con danni infiniti per l’Europa sotto molteplici e disparati profili (danni esponenziali ai mercati editoriali e pubblicitari europei, dilagare della pornografia tra gli adolescenti, scarso controllo dei social forums, etc), etc.
La prima conseguenza di tale enorme errore strategico attiene al drastico ridimensionamento della voce e del peso dell’ Europa nei mass media occidentali, ormai preponderantemente controllati dagli USA – Google News su tutti.
Facebook impone la sua linea, il suo regime e i suoi standards per tutta l’utenza mondiale, non solo per quella USA, e lo stesso fa la Apple. Un paio di multe da parte dell’ UE cambiano molto poco, perchè gli standards di Internet e dei social forums sono decisi quasi integralmente dagli USA, a partire dalla gestione dell’organismo che regola Internet, l’ICANN (Internet Corporation for Assigned Names and Numbers, secondo la dizione volutamente anodina e tecnica).
L’extraterritorialità di Internet è sempre stata la posizione degli USA, in tutti i negoziati internazionali in materia, e la Commissione UE l’ha sostenuta dalla A alla ZETA. Altri Paesi, tra i quali Russia e Cina, sostenevano invece la territorialità di internet, e conseguentemente la regolamentazione nazionale.
Come se l’errore strategico di cui sopra non fosse stato sufficiente, inoltre, tutti i dati Internet degli utenti europei da oltre 10 anni finiscono automaticamente nei servers USA: siti consultati, emails, acquisti, etc. Questo per la terza, recente decisione e accordo con gli USA della Commissione UE, nonostante due sentenze di condanna della Corte di Strasburgo delle due precedenti decisioni e accordi con gli USA per violazione della privacy.
Ossia, siamo tutti spiati o spiabili dai servizi USA. Ma anche questo non basta, ossia basta non parlarne.
Oggi, salvi Orban e Fico, in Europa non vola una mosca o quasi. Le forze che si oppongono al neoglobalismo sono in chiara ascesa, ma sembrano ovunque avere difficoltà a superare la quota del 30%, ossia rilevante ma insufficiente a generare un cambiamento reale, e sono puntualmente criminalizzate in partenza dal potente apparato mediatico neoglobalista come populiste o neofasciste.
D’altronde, con la massa di dati personali disponibili via Internet, montare un qualunque scandalo è diventato un giochetto fin troppo facile.
Alle brutte, il neoglobalismo ricorre sempre di più alla menzogna, pura e semplice.
Come non ricordare la famosa lettera aperta con la quale circa 50 esponenti di spicco dei molteplici apparati di sicurezza e dei servizi USA, qualche mese prima delle elezioni presidenziali USA del 2020, dichiararono e sottoscrissero pubblicamente un falso esponenziale, ossia che il laptop di Hunter Biden era un hoax, una truffa dei servizi russi?
Questi oltre 50 alti esponenti hanno dichiarato e sottoscritto il falso ad un intero Paese, su un fatto professionalmente e direttamente attinente alla loro sfera, l’intelligence.
E per inciso, come può essere conciliabile l’automatica, successiva permanenza di questa gente negli apparati di sicurezza e nei servizi USA, in conformità alla politica Biden-Harris…….ma chi rappresenta e a chi effettivamente risponde questa gente o questa lobby, negli USA e in Europa?
Grazie al cielo, almeno negli USA la partita è aperta e in corso, nelle elezioni presidenziali USA del prossimo novembre.
Con la conferma della Albrecht VDL, la crisi dell’ Europa è nell’opinione dello scrivente ormai troppo profonda: l’Europa sembra non aver capito proprio nulla della sua lunga e consolidata serie di errori strategici, al punto che non resta che sperare nella vittoria di Donald Trump e del suo programma, apparentemente neo isolazionista, antiglobalista e neo protezionista.
Potrebbe essere l’inizio di una grave crisi del neoglobalismo dei Dem USA e del Governo eletto da nessuno della Commissione UE.
Di Belisario
10.09.2024