DI WILLIAM BLUM
Killing hope
Un’altra psicosi di pace. Ragazzi, stavolta ci siamo andati vicini.
La nuova National Intelligence Estimate (NIE) – “Iran: Nuclear Intentions and Capabilities – a cura della comunità dell’intelligence dice intenzionalmente in pubblico (in grassetto): “Questa NIE non (corsivo nell’originale) suppone che l’Iran intenda acquisire armi nucleari.” Il rapporto continua affermando: “Riteniamo con elevata sicurezza che nell’autunno 2003 Tehran ha arrestato il suo programma di armamento nucleare.”
Non sono buone notizie, che l’Iran non stia per attaccare gli Stati Uniti o Israele con armi nucleari? Certamente tutti rabbrividiscono per l’orrore e la sofferenza che un simile attacco – per non parlare di una rappresaglia o di un attacco preventivo americano o israeliano – porterebbe a questo triste, vecchio mondo. Ecco alcune delle felici reazioni di leader americani:
I repubblicani al Senato stanno progettando di chiedere una commissione d’inchiesta del congresso sulla conclusione tratta dalla NIE che l’Iran nel 2003 ha interrotto il suo programma di armamento nucleare.[1]
Il Consigliere per la sicurezza nazionale, Stephen J. Hadley, ha detto: Il rapporto “ci dice che il rischio che l’Iran acquisisca un’arma nucleare resta un problema molto serio.”[2]
Il Segretario alla difesa Robert Gates “ha sostenuto vigorosamente in una conferenza sulla sicurezza nel Golfo Persico […] che l’intelligence USA indica come l’Iran potrebbe riavviare il suo programma segreto di armamento nucleare ‘in ogni momento’ e resta un’importantissima minaccia per la regione.”[3]
John R. Bolton, ex ambasciatore alle Nazioni Unite del presidente Bush e pitbull dei neoconservatori, ha ignorato il rapporto dicendo “Non ho mai basato le mie opinioni sulle informazioni della settimana in corso.”[4]
E lo stesso Bush ha aggiunto: “Guardate, l’Iran era pericoloso, l’Iran è pericoloso, e l’Iran sarà pericoloso se avrà la conoscenza necessaria a produrre un’arma nucleare. La NIE dice che l’Iran ha avuto un programma nucleare segreto – nascosto. È questo che ha detto. Chi dice che non potrebbero cominciare un altro programma segreto di armamento nucleare? […] In questa NIE non è cambiato niente che dica ‘OK, perché non smettiamo semplicemente di preoccuparcene?’ Tutto il contrario. Penso che la NIE chiarisca che l’Iran deve essere preso sul serio. La mia opinione non è cambiata.”[5]
Hmmm. Beh, forse la reazione è stata più positiva in Israele. Ecco un pezzo di Uri Avnery, uno degli editorialisti israeliani di punta: “La terra ha tremato. I nostri leader politici e militari erano tutti scioccati. I titoli gridavano di rabbia. […] Non saremmo dovuti essere arcicontenti? In Israele le masse non dovrebbero ballare per le strade? Dopo tutto, siamo stati salvati! […] Guarda un po’ – nessuna bomba e nessun ‘da un momento all’altro’. Il malvagio Ahmadinejad può minacciarci quanto vuole – ma non ha i mezzi per farci del male. Non è una ragione per festeggiare? Allora perché questo sembra un disastro nazionale?”[6]
Dobbiamo tenere in mente questo – l’America, come Israele, ama i suoi nemici. Senza nemici, gli Stati Uniti sembrano essere una nazione senza direzione e scopo morale. I vari manager dello Stato di sicurezza nazionale hanno bisogno di nemici per proteggere i loro posti di lavoro, giustificare i loro budget rigonfi, magnificare la loro opera, darsi una missione, mandare camion di soldi dei contribuenti alle aziende per le quali questi manager andranno a lavorare dopo aver lasciato il servizio pubblico. E capiscono fin troppo bene, perfino dolorosamente, la necessità di nemici. Ecco il colonnello Dennis Long, che parla nel 1992, subito dopo la fine della guerra fredda, quando era direttore a Fort Knox della “prontezza totale delle forze corazzate”:
“Per 50 anni abbiamo equipaggiato la nostra squadra di football, ci siamo allenati cinque giorni alla settimana e non abbiamo mai giocato una partita. Avevamo un nemico chiaro con qualità dimostrabili, e li avevamo ben spiati. [Ora] ci dovremo allenare un giorno sì e uno no senza sapere niente dell’altra squadra. Non avremo i suoi piani, non sapremo dov’è lo stadio, o quanti giocatori metterà in campo. Questo è molto penoso per l’establishment militare, specialmente quando stai cercando di giustificare l’esistenza della tua organizzazione e dei tuoi sistemi.”[7]
In ogni caso, tutto quanto detto è completamente irrilevante se l’Iran non avesse alcuna intenzione di attaccare gli Stati Uniti o Israele, anche se attualmente possedesse una grossa scorta di armi nucleari. Come ho chiesto in precedenza: Quale possibile ragione avrebbe l’Iran per attaccare gli Stati Uniti o Israele se non un irresistibile desiderio di suicidio nazionale di massa?
Il crimine del GDS: Governare Da Socialista
In Cile, durante la campagna elettorale per le presidenziali del 1964 in cui Salvador Allende, un marxista, concorreva contro altri due maggiori candidati molto più a destra di lui, uno spot alla radio presentava il suono di un mitra, seguito dal grido di una donna: “Hanno ucciso il mio bimbo – i comunisti.” L’annunciatore aggiungeva poi con tono appassionato: “Il comunismo offre solo sangue e dolore. Perché questo non accada in Cile, dobbiamo eleggere presidente Eduardo Frei.”[8] Frei era il candidato del Partito democristiano, le cui spese elettorali secondo il Senato USA furono finanziate per la maggior parte dalla CIA.[9] Un manifesto della campagna contro Allende che apparve in migliaia di copie mostrava bambini con una falce e un martello stampati sulla fronte.[10]
Questa campagna di paura sfruttava il fatto che in Cile, come altrove nel resto dell’America latina, le donne tradizionalmente sono più religiose degli uomini, più suscettibili di essere allarmate dallo spettro del “comunismo ateo e senza Dio”.
Allende perse. Nel voto degli uomini (in Cile donne e uomini votano separatamente) vinse con 67.000 voti di vantaggio su Frei, ma fra le donne Frei ebbe un vantaggio di 469.000… testimonianza, ancora una volta, della notevole facilità con cui le menti di masse di persone possono essere manipolate, in ogni società.
In Venezuela, durante la recente campagna relativa alle riforme costituzionali proposte da Hugo Chávez, l’opposizione ha agito sugli stessi temi emotivi della maternità e dell’oppressione “comunista”. (Con tutta probabilità grazie agli stessi consigli della CIA.) “Ho votato per Chávez alle presidenziali, ma ora no. Perché mi hanno detto che se la riforma passa, prenderanno mio figlio, perché apparterrà allo stato,” ha detto una donna, Gladys Castro, intervistata in Venezuela prima del voto del 2 dicembre che ha respinto le riforme; questo secondo un pezzo di Venezuelanalysis.com, un servizio di informazioni in inglese pubblicato da americani a Caracas. “Gladys non è l’unica ad avere creduto alle voci false che ha sentito,” aggiunge il pezzo. “Migliaia di venezuelani, molti di loro sostenitori di Chávez, si sono bevuti le esagerazioni e le bugie sulla Riforma costituzionale venezuelana che circolano da mesi per il paese. Solo poche settimane fa, tuttavia, la campagna di disinformazione è salita di intensità man mano che gruppi di opposizione e coalizioni contrarie alla riforma hanno pubblicato grandi inserzioni in alcuni dei maggiori giornali venezuelani. La più scandalosa è stata […] (una) pubblicità su due pagine nel più grande giornale del paese, Últimas Noticias, che affermava riguardo alla Riforma costituzionale: ‘Se sei una madre, PERDI! Perché perderai la tua casa, la tua famiglia e i tuoi figli. I bambini apparterranno allo stato’.” Questa particolare pubblicità è stata pagata da un’organizzazione economica venezuelana, la Cámara Industrial de Carabobo, che fra i suoi membri ha dozzine di sussidiarie delle maggiori aziende americane attive in Venezuela.[11]
Chávez ha perso le votazioni del 2 dicembre (in parte, credo, per via della sua irrefrenabile spavalderia, che ha stufato tantissimi suoi sostenitori) ma è ancora un uomo segnato a Washington, che non può mandare giù la prospettiva di altri cinque anni di quest’uomo e delle sue politiche. Non è perché gli Stati Uniti vogliano arraffare il petrolio venezuelano. È perché Chávez è completamente indipendente da Washington e ha usato la sua ricchezza petrolifera per diventare una forza potente in America latina, ispirando e aiutando altri governi propensi all’indipendenza nella regione, come Cuba, Bolivia, Nicaragua, ed Ecuador, oltre a mantenere stretti rapporti con paesi come Cina, Russia, e Iran. Quest’uomo non capisce a dovere che vive in casa dello Zio Sam; anzi, nel mondo dello Zio Sam. L’impero dello Zio Sam è cresciuto fino alla potenza e alle dimensioni attuali appunto perché non ha tollerato uomini come Salvador Allende e Hugo Chávez e i loro bizzarri costumi socialisti. Malgrado i suoi migliori sforzi, la CIA non riuscì a impedire ad Allende di diventare presidente cileno nel 1970. Quando successive elezioni parlamentari resero evidente all’Agenzia e ai suoi alleati conservatori cileni che non sarebbero riusciti a cacciare legalmente la sinistra dal potere, istigarono un riuscito colpo di stato militare nel 1973.
Per la cronaca ecco un breve sommario dell’incantevole storia di Washington in relazione a uomini del genere, alle loro idee straniere, e ai loro dubbi governi dopo la fine della seconda guerra mondiale:
¶ tentativo di rovesciare più di 50 governi stranieri, la maggior parte eletti democraticamente; la maggior parte dei tentativi sono riusciti;
¶ grossolana interferenza nelle elezioni democratiche di almeno 30 paesi;
¶ tentativo di assassinio di più di 50 leader stranieri;
¶ bombardamenti sulla popolazione di circa 30 paesi;
¶ aiuto alla repressione di dozzine di movimenti populisti/nazionalisti.[12]
Anche se Chávez ha parlato pubblicamente del proprio assassinio, e il suo governo ha scoperto diverse volte quelli che ha percepito come tentativi di assassinio progettati, ad opera di forze sia interne che straniere, il presidente venezuelano ha continuato a volare ripetutamente e a partecipare a numerose conferenze e riunioni in tutto il mondo, esponendo ripetutamente se stesso e il suo aereo. I casi di Jaime Roldós, presidente dell’Ecuador, e di Omar Torrijos, leader militare di Panama, andrebbero forse presi in considerazione. Entrambi erano riformatori che rifiutavano di permettere che i loro paesi diventassero stati clienti di Washington o di aziende americane. Entrambi erano fermi sostenitori della rivoluzione radicale sandinista in Nicaragua; entrambi proibirono un gruppo missionario americano, il Summer Institute of Linguistics – a lungo sospettato di legami con la CIA – per comportamento politico sospetto; entrambi morirono in misteriosi disastri aerei durante l’amministrazione Reagan nel 1981, l’aereo di Torrijos in un’esplosione in volo.[13] In precedenza l’assassinio di Torrijos era stato progettato da Richard Nixon.[14]
Chi lo avrebbe pensato? Bush è stato giustificato.
Stiamo facendo progressi in Iraq! La “surge” [“l’aumento”, nota del traduttore] sta funzionando, ci dicono. Non importa che la guerra sia totalmente e perfettamente illegale. Per non dire che è totalmente e perfettamente, anzi squisitamente, immorale. Facciamo progressi. È una buona cosa, no? Nel frattempo quelli di al Qaeda hanno molto aumentato il loro numero in tutto il Medio Oriente e l’Asia meridionale, così anche il loro aumento sta facendo progressi. Buon per loro. E parlando di progresso nella Guerra al Terrore, qualcuno progredisce più velocemente e meglio dei Talebani?
La Casa Bianca ha deciso che il progresso americano si misura da una diminuzione della violenza – un olocausto quotidiano è stato ridotto a una catastrofe quotidiana multipla. E chi è che tiene il conto? Diamine, la stessa brava gente che per gli ultimi cinque anni ci ha regolarmente rifilato una menzogna sul numero dei morti iracheni, ignorando completamente gli studi epidemiologici. (Gli Americani Veri non contano i cadaveri degli iracheni.) Una recente analisi del Washington Post ha lasciato piuttosto a brandelli l’affermazione dell’amministrazione. L’articolo apriva con: “L’affermazione dei militari americani che negli ultimi mesi la violenza in Iraq è nettamente diminuita è stata esaminata da molti esperti dentro e fuori il governo, e questi affermano che alcune delle statistiche su cui è basata sono discutibili e ignorano selettivamente le tendenze negative.” L’articolo continua poi nella stessa vena critica.[15]
Nella misura in cui può esserci stata una riduzione della violenza, dobbiamo anche tenere a mente che, grazie a questa graziosa guerricciola, ci sono diversi milioni di iracheni morti o in esilio all’estero o in stracolme prigioni americane o irachene; deve esserci anche qualche altro milione di feriti costretti a casa o in altri modi fisicamente limitati; così il numero delle vittime e degli assassini potenziali è stato assai ridotto. Inoltre in Iraq ha avuto luogo una vasta pulizia etnica (un’altra buona indicazione di progresso, n’est-ce pas? nicht wahr?) – sunniti e sciiti ora vivono più di prima nelle proprie enclave particolari, più nessuna di quelle schifose comunità miste con i loro empi matrimoni misti, così anche la violenza di tipo confessionale è diminuita.[16] A tutto questo si aggiunga che i soldati americani si sono azzardati molto di meno allo scoperto (per paura di cose come… beh, morire), così anche la violenza contro i nostri nobili ragazzi è diminuita. Ricordate che è con gli attacchi degli insorgenti contro le forze americane che è cominciata tutta la violenza in Iraq.
Oh, ho detto che il 2007 è stato l’anno più micidiale per le truppe USA da quando la guerra è cominciata?[17] In Afghanistan è stato lo stesso anno peggiore per le forze americane.
All’amministrazione piacerebbe farci credere che uno dei segni della riduzione della violenza in Iraq è che molte famiglie irachene stanno tornando dalla Siria, dove erano fuggiti per causa sua. Tuttavia il New York Times ha riferito che “sotto un’intensa pressione per mostrare risultati dopo mesi di stallo politico, il governo [iracheno] ha continuato a pubblicizzare cifre che esagerano il movimento di ritorno in Iraq”; oltre a esagerare “la sicurezza che gli iracheni hanno che l’attuale pausa nella violenza possa persistere.” Emerge che il conteggio include tutti gli iracheni che passano il confine, per qualsiasi ragione. Uno studio delle Nazioni Unite ha scoperto che il 46 per cento lasciava la Siria perché rimanere era troppo costoso per loro; il 25 per cento ha detto di sentirsi vittima di una più rigida politica siriana dei visti; e solo il 14 per cento ha detto che tornava perché aveva sentito parlare della sicurezza migliorata.[18]
Quanto ci vuole ancora prima che dei viaggi vacanza nell’“esotico Iraq” vengano trasmessi sulle nostre TV? “Le magnifiche spiagge di Baghdad ti chiamano”. Basta scavalcare i cadaveri. Effettivamente il Dipartimento di Stato ha pubblicizzato un’offerta di lavoro a Baghdad per un esperto in “turismo/sviluppo aziendale”, “con un’enfasi partiocolare sul turismo e i servizi connessi.”[19]
I media e i leader americani ci hanno detto spesso che le forze USA non possono andarsene per via della violenza, perché ci sarebbe un bagno di sangue. Ora ecco un’asserita significativa diminuzione della violenza. Viene usata come un argomento per ritirarsi – un’opportunità d’oro per gli Stati Uniti di andarsene la testa alta? Naturalmente no.
Quasi mi dispiace per loro. Sono americani alla “si può fare”, abituati ad averla vinta, abituati a considerarsi i migliori, e sono frustrati da matti, incapaci di capire “perché ci odiano”, perché non possiamo farli capire, perché non possiamo almeno spazzarli via. Non vogliono libertà e democrazia? Prima o poi i ragazzi alla “si può fare” hanno cercato di scrivere per il paese una serie completa di leggi e regolamenti, perfino una costituzione; di installare mini-basi di quartiere; di costruire muraglie per isolare delle zone; di addestrare e armare “ex” insorgenti sunniti per combattere gli sciiti e al Qaeda; di arruolare gli sciiti per aiutarli a combattere contro chiunque; di lasciare in bella vista armi o materiale per fare bombe per vedere chi li raccoglie, e poi saltargli addosso; congegni elettronici e macchine e veicoli futuristi per distruggere le bombe sui bordi delle strade; di creare i propri media in arabo, censurando gli altri; di dare lezioni per i detenuti sul controllo della rabbia, su un giuramento di pace, e sulla sacralità della vita e della proprietà; di rivedere regolarmente la ragione ufficiale per cui gli Stati Uniti stanno nel paese tanto per cominciare… una tattica nuova dopo l’altra, e quando ogni altra cosa fallisce chiamarlo un “successo” e dargli un bel nome d’azione che ispiri, come “surge”… e niente giova. Sono americani alla “tutto si può fare”, che usano il buon vecchio know-how americano e il buon senso di Madison Avenue, campagne di vendita, pubbliche relazioni, pubblicità, vendita del marchio USA, proprio come fanno a casa; impiegando psicologi e antropologi… e niente giova. E come può essere se il prodotto che stai vendendo è tossico, intrinsecamente, dalla nascita, se stai rovinando totalmente le vite dei tuoi clienti, senza riguardo per alcun tipo di legge o moralità? Sono americani alla “si può fare” abituati a giocare secondo le regole – le loro; e sono frustrati da matti.
Una volta è un caso; due volte è una coincidenza; tre volte è una cospirazione.
Ogni scienza sarebbe superflua se l’apparenza esteriore e l’essenza delle cose coincidessero direttamente. — Karl Marx [20]
Io credo in cospirazioni. Così tutti voi. La storia americana e mondiale sono piene di cospirazioni. Il Watergate fu una cospirazione. La copertura del Watergate fu una cospirazione. Come lo fu la Enron. E l’Iran-Contra. La October Surprise ebbe luogo davvero. Per un anno intero George W. Bush e Dick Cheney cospirarono per invadere l’Iraq mentre negavano continuamente di aver preso una decisione del genere. I giapponesi cospirarono per attaccare Pearl Harbor mentre negoziavano con Washington per trovare soluzioni pacifiche ai problemi che dividevano i due governi. In questo stesso momento negli Stati Uniti ci sono molte persone che stanno in prigione perché condannati per “cospirazione” al fine di commettere questo o quel crimine.
Tuttavia non ne consegue che tutte le teorie cospirative sono create uguali, tutte da prendere sul serio. Molti mi mandano e-mail che sono incapace di prendere sul serio. Ecco qualche esempio:
Se per qualche volta cercano di accedere al mio sito web e continuano a ricevere un messaggio di errore, mi chiedono se l’FBI o la Homeland Security o America Online alla fine siano riusciti a tapparmi la bocca.
Se mi mandano una e-mail e questa, per qualsiasi ragione, ritorna indietro si chiedono se AOL stia bloccando la loro posta o forse se stia bloccando tutta la mia posta.
Se non ricevono una copia di questo rapporto si chiedono se AOL o qualche agenzia governativa la stia bloccando.
Se su internet si imbattono in una notizia che rivela un comportamento davvero cattivo delle autorità costituite sottolineano come “i media principali la stanno ignorando completamente”, anche se potrei averla già letta sul Washington Post o sul New York Times. Per affermare che i media principali stiano ignorando completamente una particolare notizia bisognerebbe avere accesso alla versione completa di un servizio come Lexis-Nexis e sapere come usarlo da esperti. Google spesso non basterà se la notizia non è apparsa sul sito web di uno qualsiasi dei media principali, anche se potrebbe essere stata stampata o trasmessa, benché la recente creazione di Google News abbia migliorato le possibilità di trovare una notizia.
Con ogni nuovo nastro audio o video di Osama bin Laden è certo che i miei corrispondenti mi informeranno che il nastro è una contraffazione della CIA. Nel gennaio 2006, quando bin Laden, su un nastro audio, ha raccomandato che gli americani leggessero il mio libro Rogue State [ed. italiana Con la scusa della libertà, M. Tropea editore], i principali media mi hanno intervistato con entusiasmo. Ma numerosi miei corrispondenti sono stati rapidi a informare me e tutta internet che il nastro era fasullo, implicando che ero stato ingenuo a crederci; questo continua ancora oggi. Quando chiedo loro perché la CIA vorrebbe pubblicizzare e arricchire uno scrittore come me, che per tutta la sua vita di autore ha smascherato i crimini dell’agenzia, non ottengo una risposta che valga la pena di ricordare, spesso neanche una comprensibile.
“Perché ti preoccupi di criticare Bush? Non è lui il potere reale. È solo un burattino,” mi chiedono. Il potere reale dietro al trono, mi dicono, è [Dick Cheney, David Rockefeller, la Riserva Federale, il Council on Foreign Relations, il Gruppo Bilderberg, la Commissione Trilaterale, Bohemian Grove, et al.] Perché, mi chiedo, si pensa che le riunioni annuali del Gruppo Bilderberg, et al., siano così vitali per i loro membri e così indicative del loro potere? Nella misura in cui i bilderberghiani hanno accesso a chi ha il potere e sono in grado di influenzarli, hanno questo accesso e questo potere tutti i giorni, si riuniscano o meno una volta l’anno in un meeting riservato. Penso che le loro riunioni siano in primo luogo un evento sociale. Al denaro e al potere piace godersi dei cocktail con il denaro e il potere. Naturalmente molti importanti eventi politici e storici sono effettivamente il risultato di alcune persone dotate di denaro e potere che si parlano e decidono segretamente quale corso di azione sarebbe più vantaggioso per i loro interessi collettivi, ma non ne consegue necessariamente che chi detiene cariche pubbliche sia semplicemente un burattino di questi interessi. Bush mostra la sua indipendenza ogni giorno della settimana – indipendenza dal Congresso, dalla Costituzione, dal partito repubblicano, dalle politiche economiche conservatrici classiche, dal popolo americano, dai risultati elettorali, dai fatti, dalla logica, dall’umanità. George W. è uno che pensa con la sua testa [sociopatica].
Infine c’è l’11 settembre 2001. Fra chi fa parte del “Movimento per la verità sull’11 settembre” sono un peccatore perché non appoggio l’idea che sia stato un “inside job”. Penso sia più probabile che alcuni individui nell’amministrazione Bush sapessero che stava per accadere qualcosa che avrebbe coinvolto degli aeroplani – forse un dirottamento vecchio stile con richieste politiche – e che abbiano lasciato che accadesse, per sfruttarlo politicamente, come certamente hanno fatto. Ma auguro buona fortuna a voi del Movimento per la verità sull’11 settembre; se riuscirete a provare che è stato un “inside job”, questo per rovesciare l’impero farebbe più di tutto quanto io abbia mai scritto.
William Blum (The Anti-Empire Report n°53)
Fonte: http://www.killinghope.org
Link: http://members.aol.com/bblum6/aer47.htm
6.11207
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di LUCA TOMBOLESI
NOTE
[1] Washington Post, 7 dicembre 2007, p.8
[2] New York Times, 3 dicembre 2007
[3] Washington Post, 9 dicembre 2007, p.27
[4] Washington Post, 4 dicembre 2007, p.1
[5] Washington Post, 5 dicembre 2007, p.23
[6] “How they stole the bomb from us”, 8 dicembre 2007, http://zope.gush-shalom.org/index_en.html
[7] New York Times, 3 dicembre 1992, p.8
[8] Paul Sigmund, The Overthrow of Allende and the Politics of Chile, 1964-1976 (University of Pittsburgh Press, 1977) p.297
[9] Covert Action in Chile, 1963-1973, a Staff Report of The Select Committee to Study Governmental Operations with Respect to Intelligence Activities (US Senate), 18 dicembre 1975, p.4
[10] Sigmund, op. cit., p.34
[11] Venezuelanalysis.com, 27 novembre 2007, articolo di Michael Fox
[12] In sequenza, particolari sui cinque punti possono essere trovati nei libri di Blum: Freeing the World (ed. italiana Rapporti dall’impero, Fazi editore), capitolo 15; Rogue State (ed. italiana Con la scusa della libertà, M. Tropea editore), capitoli 18, 3, 11 e 17; per ulteriori particolari vedi anche Killing Hope (ed. italiana Il libro nero degli Stati Uniti, Fazi editore).
[13] Per ulteriori informazioni vedi John Perkins, Confessions of an Economic Hit Man, 2004 (ed. italiana Confessioni di un sicario dell’economia, Minimum Fax editore), passim
[14] Newsweek, 18 giugno 1973, p.22
[15] Washington Post, 6 settembre 2007, p.16
[16] Per una buona discussione di questo punto si veda il pezzo della Inter Press Service del 14 novembre 2007, di Ali al-Fadhily
[17] Associated Press, 6 novembre 2007
[18] New York Times, 26 novembre 2007
[19] Washington Post, 5 dicembre 2007, p.27
[20] Il Capitale, vol. III