DI MAURIZIO BLONDET
maurizioblondet.it
In Francia esiste, dal 2012, la “Rete dei Lustrascarpe”. Les Cireurs. Associa i lustrascarpe in franchising: coloro che aderiscono hanno diritto di usare il logo e l’insegna. Non hanno salario – sono “auto-imprenditori” – ma una paga oraria (su cui pagano in prelievo fiscale del 23%). Pagano di tasca loro materiale e abbigliamento (un grembiule di cuoio, essenzialmente); se non hanno soldi per cominciare a lanciarsi nell’auto- imprenditoria, possono chiedere un prestito alla Rete Les Cireurs, che pratica interessi fra il 6 e l’%. In compenso, la struttura di franchising si occupa di contattare i grandi centri commerciali perché consentano ai loro “artigiani” di lavorare in un angolino. Propone alle aziende abbonamenti: “Lustrascarpe in ufficio! Date ai vostri collaboratori un momento di distensione utile. Uno dei nostri mastri lustrascarpe verrà nei vostri uffici con la frequenza che desiderate per darvi il suo servizio!”. Altro servizio, il lustrascarpe a domicilio, che viene a ritirare le scarpe infangate e ve le riporta lucide, e dentro un sacchetto di carta col logo.
http://www.lescireurs.fr/les-cireurs-en-action
La domanda dev’essere alta, perché, leggo sul sito di Les Cireurs, “la nostra società cerca attivamente collaboratori. Unitevi a noi in un’avventura in cui ogni talento è valorizzato, dove l’esperienza non ha limiti dove potete realizzarvi senza limiti, un lavoro a misura delle vostre ambizioni e della vostra creatività!” (non scherzo, il tono è questo).
I fondatori, “Eric e Olivier”, due diplomati dell’istituto de Commercio (una specie di Bocconi), hanno escogitato questa nicchia ancora non sfruttata del “mercato pauperistico del lavoro” – come Uber: hai comprato un’auto che non ti puoi permettere? Paga le rate diventando tassista a noleggio, a prezzi inferiori! – e sperano probabilmente di emulare le fortune del fondatore di Uber, Travis Kavanick – è l’inventore della app (il software) che rende possibile il servizio – indicato da Forbes come uno dei 400 più ricchi del mondo, con patrimonio stimato a 6 miliardi di dollari. Il che dimostra nel modo più lineare che “mercato pauperistico del lavoro” è sinonimo, anzi identico a “sfruttamento”.
Tra l’altro la scorsa settimana, almeno in Francia, Uber ha aumentato i suoi prezzi del 10 e 15% sui mezzi grandi (UberX e van), “dando ascolto ai suoi partner”, dice la pubblicità (così chiama quelli che fa lavorare: partners), ma ha anche aumentato le proprie commissioni da 20 a 25%: in chiaro, se l’aumento è del 10%, l’autista (“partner”) prenderà il 2,5% in più,ma Uber il 37,5% in più. Su un rincaro del 15%, l’autista prende 6,5% e Uber il 43,75 in più.
“Eric e Olivier”, gli speranzosi Uber dei lustrascarpe, per avviare la loro geniale attività hanno ottenuto dallo stato una sovvenzione a fondo perduto di 55 mila euro: a titolo di “sostegno all’economia sociale e solidale”. E’ stata la “sinistra plurale” (presidente Lionel Jospin) a instaurare la sovvenzione dei mestierucci attraverso crediti d’imposta, con l’etichetta “economia solidale”. E’ tutta la socialità che la sinistra riesce ad esprimere in tutto l’Occidente – dimostrando che essa non è l’utile idiota del supercapitalismo, ma la sua costola essenziale e volontaria: basti vedere come si erge contro ogni “populismo”; ogni “nazionalismo sovranista”; ogni critica alla globalizzazione.
In cambio, la sinistra del progressismo edonista e dei costumi, tutto quel che concepisce come “politica economica”, non ha da offrire che la sovvenzione pubblica dei mestierucci e minijobs – le mansioni residuali dell’ipercapitalismo globale: portatori notturni di pizze a domicilio, passeggiatori di cani, badanti, distributori di stampati pubblicitari, cameriere, e tutti precarizzati. Tra il 1995 e il 2010, in Occidente, il numero delle domestiche è cresciuto del 62 per cento. La crescita dei lavori marginali di servizio , e superflui, è l’esito paradossale (ma non troppo) del capitalismo terminale che ha perseguito “la massima efficienza” del capitale (ossia la massimizzazione del suo lucro a spese della minimizzazione dei salari), magari delocalizzando i lavori utili (produttivi, necessari) all’altro capo del mondo. “Si torna ad una economia di tipo feudale, un’economia della domesticità”, scrivono Julien Brygo e Olivier Cyran, autori del saggio di successo Boulots de Merde (serve traduzione?). Hanno indagato sugli effetti della “riforma del lavoro” imposta dai socialisti Hollande e Valls. “I media ci ripetono che il salario minimo garantito vigente in Francia è il grande nemico dell’impiego. Ma chi lo prende più?”. Il salario minimo garantito, in Francia, sarebbe al netto di 7,50 euro l’ora. “Tutti i lavoratori che abbiamo ascoltato prendono il 30% in meno di quel che è indicato nel loro contratto. Nella ristorazione, turismo, grande distribuzione, “i salariati sono pagati per 24 ore, e ne fanno 60. Almeno 2 milioni di lavori sono pagati dal 25 al’80 percento dello Smic”.
“Il padronato ha una vera fascinazione per il lavoro gratuito, e i politici si premurano di dar loro gli strumenti giuridici per legalizzare la gratuità”. Oltre che coi contratti di entrata (per un giovane al primo impiego, il grande distributore paga un decimo dello SMIC, il resto lo mette lo Stato), le più importanti “riforme” socialiste mirano non riconoscere più il lavoro come subordinato, con i relativi obblighi e oneri per il datore di lavoro. Tipicamente, i consegnatori di pizze a domicilio in bici, non sono subordinati: se cadono ovviamente non hanno indennità e nemmeno la paga, che non è più un salario ma un compenso per ogni corsa, è “l’auto-imprenditoria” che fa tanto creatività e giovanilismo. Di fatto, “per avere un introito decente, devi pedalare 60 ore a settimana”, dice uno degli intervistati. In bici – ovviamente deve procurasela lui – perché per contratto è vietato usare uno scooter: la bicicletta serve per l’immagine ecologista dell’impresa. Anche questa è sinistra: eco e bio. E giovane, dinamica, cool.
I due sociologhi hanno scoperto non solo la rinascita dei lavori “feudali” come lustrascarpe e portatore di pizze, ma che anche molti lavori utili – insegnante, infermiera, poliziotto, portalettere – sono anch’essi diventati “di merda”, tanto le condizioni si sono degradate. Per gli ospedalieri, il colpevole è il “lean management”, la “gestione snella”, messa a punto dalla Toyota negli anni ’60, ed oggi applicata sempre più nelle istituzioni pubbliche sanitarie. Consiste essenzialmente nella riduzione del personale e nell’imporre a quello rimasto di fare più con meno. Vengono studiati i “tempi morti” le pause giudicate superflue, i minuti “non produttivi” che i dipendenti devono tagliare. Se ciò può funzionare più o meno alla Toyota, per gli infermieri, pochi rispetto alla necessità, a contatto con il dolore umano, la malattia e la morte – e la responsabilità che viene da una flebo malfatta per la fretta, da una prescrizione errata – la pressione a far presto è criminale “Si riduce il tempo per la relazione, che è essenziale, specie per i ricoverati anziani che non ricevono visite”, dice una infermiere di Tolosa. “Ho l’impressione di ‘fare cose’ invece che curare la gente”. I tassi di esaurimento psico-fisico fra le giovani ammontano al 40% all’ospedale di Tolosa, sono avvenuti quattro suicidi. I suicidi fra agenti dell’ordine sono stati 70 nel 2015.
E’ il costo del capitalismo alla sua massima efficienza? I due sociologi francesi ammettono di essersi ispirati ad un saggio americano del 2013, dell’antropologo David Graeber, che ha un titolo simile al loro: “The Phenomenon of Bullshit Jobs. Graeber ha scoperto che in America, i lavori di merda” o più precisamente “del caz” non sono solo quelli che riconosciamo tutti come tali, il lavatore di cani, il portatore notturno di pizza a domicilio, ossia servili, sottopagati in quanto “feudalmente” superflui; lo sono anche lavori – anzi professioni – prestigiose e ben pagate: avvocato d’affari, lobbista, amministratore di università, addetto alle risorse umane , direttore generale di “private equities”, addetto alle pubbliche relazioni.
Come si fa – come si osa – definire queste professioni inutili? Il fatto è che sono quelli stessi che le esercitano a confessare che è così. Interrogati su in cosa consista il loro mestiere, “dopo un paio di bicchieri” si lanciano in tirate su come siano stupidi e senza senso i loro lavori. Lo sanno bene. Sanno che se sparissero infermiere, netturbini, scaricatori di porto, meccanici, la società entrerebbe in crisi immediata; la scomparsa di lobbisti, capi del personale (alle “risorse umane”) ed esperte di PR, non danneggerebbe in alcun modo la società. Anzi forse la migliorerebbe: e sono i professionisti di questi mestieri ad ammetterlo.
E’ una intima consapevolezza, ha scoperto l’antropologo, che esercita in questi professionisti un senso di intima colpa, “una violenza psicologica profonda. Come si può parlare di dignità del lavoro quando uno sa, nell’intimo, che il proprio lavoro non dovrebbe esistere”? Molti di questi hanno sacrificato vocazioni superiori e creative per “i soldi”, e ne hanno una profonda rabbia subconscia.
“Mentre le multinazionali riducono ferocemente il personale, delocalizzando per risparmiare salari, accelerano i tempi, e applicano la ‘massima efficienza’ sulle classi che fabbricano, trasportano, aggiustano e mantengono cose, non si limitano affatto nel pagare e moltiplicare queste professioni ‘superflue’ per ammissione di chi le fa”. E’ una strana falla nella logica del capitalismo terminale, che mira appunto alla “massima retribuzione del capitale” tramite essenzialmente la “minima retribuzione del lavoro”? E’ una contraddizione dell’ideologia liberista?
Niente di strano, risponde Graeber: “Quando l’1 per cento della popolazione è padrona di quasi tutta la ricchezza disponibile, la ‘domanda di mercato’ del lavoro riflette quello loro (l’1%) ritiene importante ed utile”.
Sull’autostrada Guerrero-Acapulco, durante un controllo, dei militari hano fermato un camion bianco: al suo interno diversi cadaveri di bambini, privi di organi. L’autista, tale Javier Guzman Torres, arrestato, ha detto che non era stato lui ad uccidere e predare quei bambini, ma ne trasportava i corpi per conto dei trafficanti, per una forte somma. Sono stati operati alcuni arresti tra i trafficanti di organi, che servono il mercato statunitense insieme alla droga. Forse, il Messico degli orrori già prefigura il futuro: un’umanità superflua, utile a soddisfare la domanda di parti all’1 per cento che si può permettere, di comprare ciò che ritiene utile per sé, creando la relativa “domanda”. .
Maurizio Blondet
Fonte: www.maurizioblondet.it
Link: http://www.maurizioblondet.it/capitalismo-terminale-lavori-m-basso-alto/
6.12.2016