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Giudice scozzese: le chiese restano aperte

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A cura di CptHook
Il 26 Marzo 2021
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Premetto che non sono credente; il fatto che pubblichi due articoli di seguito che hanno per oggetto la religione e le chiese non deve trarvi in inganno. Sono semplicemente agnostico, ognuno si “faccia” con la droga che preferisce, purché non pretenda di vendermela o di impormela. Oltretutto, su questo tema specifico gli ultimi “boss” della cupola (è il termine esatto) nostrana, specialmente l’attuale, si sono dimostrati quanto di peggio possibile, dal punto di vista spirituale e mi hanno rafforzato nelle mie convinzioni. Però, come ho detto, ognuno deve essere libero di credere in quel che vuole ed io, pur non condividendo il suo pensiero, sostengo il suo diritto di manifestarlo. I leader protestanti scozzesi che si sono uniti alla causa promossa dal canonico cattolico hanno confermato che , davanti alla violazione delle libertà fondamentali, le differenze di credo perdono valore ed è proprio a loro che va il mio sincero apprezzamento. Mi farebbe piacere che questo articolo (quello originale, intendo) arrivasse ad un certo arcivescovo di Miami di cui ho parlato qui.

 

La suprema corte civile scozzese dichiara “incostituzionale” la chiusura delle chiese a livello nazionale

Il giudice, Lord Peter Braid, ha detto che le ragioni del governo per vietare la preghiera privata nelle chiese erano “insufficienti per sopportare anche il più basso grado di scrutinio”.

David McLoone – LifeSiteNews – 24 marzo 2021

Edimburgo – La suprema corte civile della Scozia ha deciso a favore di una causa che contestava la legalità delle chiusure delle chiese in tutto il paese come parte delle misure di lockdown anti-Covid imposte dal governo.

Nella prima vittoria legale contro le norme anti-Covid in Scozia, Lord Peter Braid, il giudice della Suprema Corte Civile (Court of Session) scozzese che ha giudicato il caso, ha stabilito che le chiusure sono incostituzionali e che interferiscono con l’articolo 9 della Convenzione Europea dei Diritti Umani, che delinea il diritto di manifestare il proprio credo religioso.

L’azione legale è stata intentata da un consorzio di leader di gruppi cristiani in Scozia, compreso padre Thomas Canon White, un parroco cattolico di Glasgow. White stava preparando la propria azione legale contro le restrizioni imposte dal governo scozzese alle chiese prima di che i leader protestanti si unissero alla causa.

L’udienza di due giorni all’inizio di questo mese ha visto il gruppo chiedere alla corte di pronunciarsi contro le misure messe in atto attraverso le norme dello Health Protection (Coronavirus) (Restrictions and Requirements) (Local Levels) (Scotland) Amendment (No 11) Regulations 2021 (SSI 2021/3), ritenendole illegali e dichiarando quindi che un individuo può legittimamente frequentare il suo luogo di culto.

Un comunicato stampa ufficiale della Judiciary of Scotland (Tribunale Giudiziario scozzese) ha rivelato che il gruppo di leader cristiani ha sostenuto che il divieto di culto in persona è un’interferenza dello Stato in questioni spirituali, materia che esula dalla competenza statale, costituendo così una violazione della costituzione e delle leggi sui diritti umani.

I ministri del governo scozzese si sono opposti alle accuse, sostenendo che la chiusura delle chiese era una questione di salute pubblica e “non riguardava una questione spirituale“. Hanno aggiunto che qualsiasi interferenza con il culto era limitata in quanto il culto online formava un sostituto adeguato alla partecipazione al culto pubblico.

Braid, tuttavia, si è pronunciato a favore degli appellanti, dichiarando che il governo si era immischiato in questioni spirituali, pur improntando le norme al fine legittimo della preoccupazioni per la salute pubblica. Mentre la sentenza di Braid ha reso illegali le restrizioni, questo non significa che le chiese debbano “riaprire immediatamente o che non siano necessarie restrizioni“, ma che la misura in cui le restrizioni sono state imposte “equivale a una violazione sproporzionata dei diritti umani degli appellanti“.

“Ho deciso che le norme che sono contestate in questa causa sono andate oltre a quanto era loro legittimamente consentito, nelle circostanze che sussistevano all’epoca dei fatti”, ha detto.

Braid ha aggiunto che l’affermazione del governo scozzese che il culto online è identico al culto cristiano “non era di competenza… del governo“.

Potrebbe essere un’alternativa al culto, ma non è il culto. Nel migliore dei casi per gli intervistati, nel linguaggio moderno, è un surrogato di culto“, ha detto il giudice.

Mentre alcune persone possono trarre qualche beneficio dall’essere in grado di partecipare ai servizi on-line, è innegabile che alcuni aspetti di alcune fedi semplicemente non possono, di fatto, manifestarsi sotto l’attuale regime legislativo“, ha proseguito.

Nella sua sentenza, Braid ha anche considerato il fatto che i fedeli sarebbero stati puniti con sanzioni penali se avessero partecipato alle funzioni secondo l’osservanza della loro pratica religiosa.

Se gli appellanti insistessero nel manifestare il loro credo, in conformità con la loro religione, sarebbero passibili di una multa fino a 10.000 sterline, una sanzione non trascurabile“, ha osservato.

I fattori di cui sopra puntano tutti verso la conclusione che le norme hanno un effetto sproporzionato“.

Come parte della sua sentenza, Braid ha criticato il governo per non aver dimostrato che “non era disponibile alcun mezzo meno invasivo di tali norme [chiusure di chiese a livello nazionale] per raggiungere l’ obiettivo di ridurre il rischio in misura significativa“.

Il giudice ha anche detto che il governo non ha dimostrato perché ci fosse un grado di rischio inaccettabile nel permettere ai luoghi di culto di rimanere aperti per i servizi comuni e che le loro ragioni per rifiutare di permettere alle chiese di rimanere aperte per la preghiera privata erano “insufficienti per resistere anche al più basso grado di scrutinio“.

Il canonico White ha risposto alla sentenza con grande ottimismo, dicendo di essere “felicissimo” per il successo dell’azione.

Questa decisione evidenzia il significato del ruolo della Chiesa nel tessuto stesso della nostra società“, ha dichiarato White.

La corte ha compreso la necessità essenziale di proteggere non solo la salute fisica e materiale della nostra società, ma anche i suoi bisogni spirituali e quindi ha rovesciato lo sproporzionato, inutile e ora confermato illegale divieto generalizzato del culto pubblico.”

Possiamo ora confidare che le nostre comunità fragili e danneggiate non saranno mai più lasciate senza la Chiesa come fonte di speranza, conforto e vitale nutrimento spirituale in tempi di crisi“, ha proseguito.

Sono grato alle persone in tutta la Scozia e oltre che hanno offerto il loro sostegno finanziario per il mio caso, e che hanno fedelmente pregato con me perché le porte della chiesa fossero riaperte. Grazie a Dio per questa meravigliosa notizia“.

Le restrizioni dell’8 gennaio sulle chiese e sulle funzioni religiose imposte dal primo ministro scozzese, Nicola Sturgeon, saranno revocate il 26 marzo, due giorni dopo la sentenza, ma in tempo per la celebrazione pubblica delle liturgie della Settimana Santa.

Ci sarà ancora un limite rigido di 50 persone ammesse nelle chiese in qualsiasi momento, indipendentemente dalla capacità effettiva, che è comunque un aumento rispetto al limite di 20 persone che era in vigore prima della norma nazionale di chiusura delle chiese di gennaio.

 

Link: https://www.lifesitenews.com/news/scotlands-supreme-civil-court-rules-nationwide-church-closures-order-unconstitutional

Scelto e tradotto da Arrigo de Angeli per ComeDonChisciotte

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