Qualcosa si muove in Rai rispetto alla questione del bavaglio imposto dal governo sulla crisi russo-americana in Ucraina. A tre settimane dalla legge emanata dalla Federazione Russa che rendeva penalmente rilevanti le notizie false che aveva provocato un fuggi fuggi generale di tutte le testate mainstream occidentali (che di fake ci campano) tutte le principali testate occidentali sono tornate in Russia a ripristinare le corrispondenze coi paesi d’origine, tranne i giornalisti Rai, a cui invece viene negata la voce. Così una nota del sindacato UsigRai pone la questione alla pubblica attenzione:
«Da quasi tre settimane l’azienda ha deciso di sospendere le corrispondenze dalla sede di Mosca. Una decisione inizialmente cautelare, dovuta all’entrata in vigore sul territorio della Federazione Russa di nuove norme che restringevano fortemente le libertà di stampa per chiunque operasse nel settore dell’informazione in lingua russa. La condanna dei corrispondenti esteri verso queste decisioni limitative delle libertà di espressione nella Federazione Russa è e resta senza riserve. Ma con il passare dei giorni la decisione aziendale di fermare la produzione informativa dalla sede di Mosca appare non più giustificata dai fatti». Lo affermano, in una nota diffusa dall’Usigrai, i corrispondenti esteri della Rai [firmata da Daniele Macheda, Segretario Usigrai, e Rino Pellino, fiduciario Corrispondenti Esteri NdR].
«Tutti i principali network internazionali hanno ripreso il flusso informativo da Mosca con i propri corrispondenti o con i propri inviati», proseguono i giornalisti, che esprimono «piena solidarietà al collega Marc Innaro e a tutti i colleghi fatti oggetto di critiche pretestuose da settori della politica e dell’editoria» e auspicano che «la Rai non ceda a pressioni improprie provenienti dall’esterno», chiedendo che «i vertici aziendali tutelino il buon nome dei propri dipendenti e che al più presto la Rai riprenda a informare dalla Russia con i suoi corrispondenti della sede di Mosca – osservatorio strategico con non mai in questo momento storico – e con i suoi inviati sul campo». (FNSI)
Un’altra nota di UsigRai si schiera apertamente in difesa di Marc Innaro, lo storico corrispondente da Mosca finito nel mirino di certa partitaglia per aver fatto il suo lavoro con professionalità:
Contro il collega Marc Innaro sono state mosse accuse pretestuose e infondate.
In decenni di attività si è sempre distinto per competenza e rigore. Qualità che non sono venute meno neanche nei momenti più concitati e difficili di questi giorni di guerra. Un ascolto attento e non superficiale delle sue corrispondenze, anche quelle messe all’indice su organi di stampa, basterebbe a smentire le illazioni infamanti e riprovevoli che vogliono fare di lui un seguace di Putin.Chiediamo all’azienda di non rimanere inerte davanti ad accuse infondate, capziose e di parte e di intervenire finalmente a difesa dei propri giornalisti che sul campo stanno assicurando un flusso informativo senza precedenti su tutte gli aspetti della guerra in corso in Ucraina.
Il Fiduciario dei Corrispondenti
L’Esecutivo Usigrai (Usigrai)
I corrispondenti esteri dalla Russia, che si ritengono a ragione un presidio giornalistico storico e prestigioso dell’azienda, arrivano anche a toccare il punto fondamentale della questione: “Ormai, lamentano, lo stop ai servizi giornalistici dalla sede di Mosca più che di un provvedimento cautelare a tutela dei giornalisti del servizio pubblico assume la forma di un bavaglio imposto dall’ad Fuortes e dai vertici aziendali su improprie pressioni arrivate dai partiti a danno di uno storico e prestigioso presidio giornalistico della nostra azienda”. Possibile che il servilismo bieco agli interessi atlantisti dei partitini al governo acconsenta alle legittime richieste dei giornalisti Rai? Ne dubitiamo.
MDM 30/03/2022
UsigRai: assenza Rai da Russia un bavaglio. Danno a presidio giornalistico