Pubblichiamo la seconda ed ultima parte del dittico sul Potere realizzato dal Prof. Guido Cappelli, docente di Letteratura italiana presso l’ Università degli Studi di Napoli L’Orientale.
Buona lettura
Di Guido Cappelli per ComeDonChisciotte.org
Tra i peggiori errori, teorici e pratici, delle attuali “sinistre foucaultiane”, c’è l’idea, in sé apparentemente intuitiva, quasi di buon senso, che i sistemi istituzionali e le costruzioni ideologiche siano, senz’altro, “il Potere”. È un tragico errore per il quale stiamo pagando atroci conseguenze.
I sistemi di governo, le istituzioni, le ideologie non sono affatto, in se stessi, “Potere”; ma sono l’esatto contrario: sono il limite, l’argine, le redini al Potere, quello vero; il modo, che l’Occidente ha trovato in secoli e secoli di riflessione etico-politica, per razionalizzare il Potere, disattivarne le parti più oscure, più crudeli, più arbitrarie.
Il Potere vero è assolutamente pre-razionale, è – come sappiamo da Freud – il Totem, inevitabilmente legato a un Tabù, il dispositivo di repressione profonda che inibisce senza mediazioni e senza riflessione il comportamento del singolo e lo regola fin nei minimi dettagli. Nella massa primitiva, l’individualità è ridotta al minimo. È lì che stiamo precipitando.
I guru postmoderni ci millantano fantasiose idee di emancipazione, grandiosi scenari di autodeterminazione, mirabili prospettive di libertà individuale – “diritti” sempre più improbabili, astrusi e personalizzati, ormai pericolosamente simili a nevrosi … Fandonie, nient’altro che pericolose fandonie, una sinistra parodia di pensiero filosofico, una pseudo-scienza dalle tinte religiose che aspira al ruolo di pensiero unico, e che sta ottenendo un solo, nefastissimo, effetto: raschiare via quella patina di razionalità, sottilissima ma faticosamente costruita in ventisei secoli di pensiero occidentale, che si frappone fra noi e il pensiero magico.
Sotto quella sottilissima patina che abbiamo imparato a chiamare “Ragione” (e che comprende anche l’identificabilità e la gestibilità dei sentimenti), c’è il Totem, la lotta per la vita, il branco. E ci sono gli schiavi. È questa la regressione mostruosa che il Potere globalista sta inducendo a forza nella nostra civiltà. Una sfida che chiamare “fascismo” non solo è politicamente riduttivo, ma è anche pericolosamente inadeguato.
La debolezza dell’analisi di queste dinamiche profonde da parte dell’area del dissenso, dinamiche che invece i nostri nemici indirizzano e padroneggiano, è senza dubbio una delle cause principali del ritardo con cui il dissenso stesso corre dietro al Potere globalista, sempre dieci passi più avanti. Perché sa benissimo dove vuole arrivare, mentre noi non riusciamo neanche a immaginare la sua prossima mossa.
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Uno dei fattori di maggior confusione e perplessità di questi tempi bui è la difficoltà di identificare quali sono questi poteri, le istituzioni e i personaggi che prendono le decisioni reali, che riguardano miliardi di persone, al di là e al di sopra delle sovranità nazionali. È evidente, almeno per alcuni, che i governi nazionali non decidono più.
Grandi gruppi privati, veri poteri neofeudali, s’intrecciano, entrano in simbiosi, in modi opachi, con le istituzioni una volta definite pubbliche (e che tragicamente moltissimi, anche tra i più avvertiti continuano a credere tali). Quante volte abbiamo visto politici italiani passare a far parte dei consigli di amministrazione di grandi multinazionali.
Conosciamo bene il nostro despota in doppiopetto e dallo sguardo vuoto, quel Draghi, che ha svenduto gli asset strategici del Paese, che è stato alto funzionario di Goldman Sachs, che ha partecipato da protagonista alla distruzione della Grecia e che ora si prepara – non come uomo di paglia ma come autentico protagonista e parte integrante dell’orda che ha soggiogato gli Stati – a trascinare l’Italia verso l’incubo del caos civile e del collasso sociale, via guerra e “pestilenza” indotta, i due grandi distruttori di popoli fin dalle origini della civiltà. E quando guerre e “pestilenze” sono indotte, fabbricate, allora è il momento di porsi le domande più sconvolgenti e di pensare alle risposte più rischiose.
Mai la comprensione politica e quella filosofica sono state così intrecciate nella storia. È vitale comprendere questo coacervo di potere, conoscere gli uomini che stanno dietro e sopra le decisioni nazionali. Il mondo apatride e transumano della finanza globale cui è legato Draghi ha il suo centro di coordinamento e formazione nel World Economic Forum, questo organismo che pure abbiamo imparato a conoscere, a sua volta ibrido, fatto di osceni connubi tra poteri, diretto dal sinistro Klaus Schwab, classe 1938, figlio di gerarca nazista, sostenitore del transumanesimo, della povertà di massa e del controllo capillare.
Un centro di produzione di egemonia di fronte a cui il più incisivo libro di Agamben è un lecca-lecca per bambini O la figura inquietante di Jacques Attali, consigliere di Mitterrand, mentore dell’attuale presidente francese Macron e difensore acerrimo del Nuovo ordine mondiale – uomo così terrorizzato dalla democrazia che di recente ha abbandonato bruscamente un’intervista su Visione TV solo per una domanda sgradita.
Già nel 2009, costui sosteneva che
non bisogna dimenticare, come per la crisi economica, di impararne la lezione [della pandemia], affinché prima della prossima crisi – inevitabile – si mettano in atto meccanismi di prevenzione e di controllo, come anche processi logistici di un’equa distribuzione di medicine e di vaccini. Si dovrà per questo, organizzare: una polizia mondiale, un sistema mondiale di stoccaggio (delle risorse) e quindi una fiscalità mondiale. Si arriverebbe allora, molto più rapidamente di quanto avrebbe permesso la sola ragione economica, a mettere le basi di un vero governo mondiale (1)
Una pandemia avrebbe quindi accelerato i cambi distopici che questa gente ha evidentemente in programma da molto, molto tempo.
Il Leviatano non è lo Stato, il Leviatano è il Totem.
È ora di prenderne atto: nelle élites occidentali (e forse non solo) cova il germe dell’autodistruzione, serpeggia, ciclicamente, come una condanna che non cessa, la tentazione di aggredire i propri popoli, quasi metterli alla prova, saggiarne e assaporarne il dolore, come in una sorta di richiesta di sacrificio, di esibizione della sofferenza, che ricorda il mito del Minotauro o Saturno che divora i suoi figli. Ma ora la posta in gioco non è più neanche il nostro dolore: è la nostra scomparsa.
Dobbiamo imparare velocemente a guardare negli occhi questa terribile realtà. È di qui che comincia una liberazione possibile.
– Fine
24.05.2022
NOTE
(1) = Attali Jacques, Changer, par précaution, Leexpress.fr, 03.05.2009 – https://blogs.lexpress.fr/attali/2009/05/03/changer_par_precaution/
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Pubblicato da Jacopo Brogi per ComeDonChisciotte.org