ECCO COME MORIMMO

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DI PAOLO BARNARD
paolobarnard.info

Il processo iniziò il 23 agosto del 1971 nella sale della
Camera di Commercio degli Stati Uniti d’America, e
arrivò alla sentenza il 31 maggio del 1975 nell’assemblea plenaria della
Commissione Trilaterale a Kyoto.

In quattro anni di dibattimento i Padroni della nostra vita decisero che
l’imputato doveva morire. L’imputato si chiamava Sinistra, cioè diritti, cioè
democrazia partecipativa dei
cittadini comuni, cioè pace, tolleranza, interesse collettivo, amore libero e libero pensiero, cioè Un Mondo Migliore per ogni uomo o
donna di questo pianeta, cioè il mondo che avremmo voluto avere e che oggi non
abbiamo. Negli anni ’70 quel mondo appariva sul punto di realizzarsi, sospinto
dallo straordinario vento di progressismo che aveva spazzato il mondo
occidentale nella decade precedente. La sentenza decretò che l’imputato era
colpevole, e ne dettò le modalità di esecuzione
capitale. Oggi quello che vi appare come il Potere – dalle multinazionali alle
guerre economiche, la P2, le mafie, il mostro mediatico commerciale, la Casta
politica e le altre Caste, le lobby dell’attacco alle
Costituzioni
, l’impero dei consumi – non lo è. Queste manifestazioni
aberranti sono solo il risultato di quella sentenza. Il Potere è la cupola dei
mandanti di allora e di oggi, quella è l’origine di tutto.

Chi di voi è molto giovane stenterà a credere a queste parole, ma
realmente fino all’epoca del processo di cui parlo esisteva una cosa chiamata
Speranza. Era figlia di due secoli di lotte epocali di
uomini e di donne comuni, un’epopea di sacrifici immani in difesa di idee
stupefacenti, condotta dalla fine del ‘700 alla fine del ‘900 da persone che
furono capaci di cambiare la Storia. E cambiare la Storia significava una sola
cosa: strappare il potere ai pochi e darlo a molti, per il bene di tutti, per
stare meglio tutti. I pochi, eredi di un potere gigantesco tramandato dalla
notte dei tempi, subirono per oltre due secoli quel cambiamento in modi che
oggi sono inimmaginabili, fino al giorno in cui decisero che era giunta l’ora
di fermare la Storia. L’idea di giustizia secondo cui i molti avevano il
diritto di decidere a scapito degli interessi dei
pochi, cioè l’esser di Sinistra, doveva essere messa in stato di fermo ed
estinta. Iniziò così il processo, una mattina di agosto del 1971.

Le righe che seguono vi dicono essenzialmente una cosa:
combattere il Potere significa capire chi veramente è, poiché combattere i suoi
pupazzi e i suoi tentacoli non serve a nulla. E’ necessario che qualcuno vi
aiuti a comprendere innanzi tutto dove nacque ilnemico’,
quali mezzi ha usato, con quali strategie, cioè capire il percorso che ha
portato noi persone comuni contro il muro di oggi, per far sì che forse domani
altri uomini e altre donne tornino a lottare contro il bersaglio giusto e con mezzi
adeguati. I maggiori ‘antagonisti’ odierni non si curano di questo, e stanno
sbagliando sostanzialmente tutto. Ricordatevi che ogni singola citazione che
leggerete di seguito ha cambiato e sta cambiando tutta
la nostra vita in tutto il mondo, perché sono le parole del Potere, il vero
Potere. E allora bando alla ciance, ed ecco i fatti.

L’avvocato ‘del diavolo’.

Dunque, fermare la Sinistra, per
sempre. I primi a porsi questa meta furono non a caso i businessmen
americani dell’era Nixon a capolino degli anni ‘70, capitanati da Eugene Sydnor Jr. della Camera di
Commercio USA. Ma come fare, si chiesero? La risposta
fu chiara: con la forza delle idee, il potere immane delle idee.
Non fu forse così che gli Illuministi vinsero la guerra contro tremila anni di
assolutismi blindati? Un’idea spacca, sconvolge, vince. Bastò una telefonata
alla persona giusta, un avvocato. Lewis Powell sedeva come legale
nei consigli di amministrazione
di svariate aziende, era uomo di grande
cultura e acuto pensiero, gli fu affidato il compito di iniziare il processo
per fermare la Storia.

Powell scrisse unMemorandum’ di
undici pagine scarse, in un linguaggio da prima liceo, e forgiò così la prima
arma storica per il contrattacco vincente delle nuove destre internazionali: la
semplicità. Concetti semplici, sgrossati fino all’assoluto essenziale, una
comunicazione diretta e comprensibile da chiunque – dal presidente della grande
industria come dal taxista. Le destre comunicano così,
sempre, e infatti sempre vengono recepite. Ed essere
recepiti, significa vincere. Le sinistre invece non hanno mai capito neppure
l’abc della comunicazione, né oggi vogliono capirlo.

Le regole di guerra.

Prima idea di Lewis Powell: all’alba degli anni ’70, è
arrivata l’ora di cambiare tutti i valori figli di due secoli di rivoluzioni di sinistra, nientemeno.

La diagnosi: “(Noi delle destre
economiche) non ci troviamo di fronte ad attacchi sporadici. Piuttosto,
l’attacco al Sistema delle
corporations è sistematico
e condiviso
. C’è una “guerra ideologica contro il sistema delle imprese
e i valori della società occidentale
”. “E’ chiaro come il sole che le
fondamenta stesse della nostra libertà sono sotto attacco massiccio
”, perché “la minaccia al sistema delle imprese non è solo una questione
di economia, ma colpisce la libertà dell’individuo
”. E non c’è da discutere,
poiché “l’unica alternativa al (nostro) sistema sono
le dittature delle burocrazie socialiste o fasciste
”.

La chiamata alle armi: “E’ arrivata l’ora per il business
americano di marciare contro
coloro che lo vogliono
distruggere
”.

Chi sono i virus da sopprimere? “Certamente la sinistra
estrema, che è molto più numerosa, meglio finanziata e benaccetta di quanto non
lo sia mai stata prima nella Storia.
Ma le voci più
preoccupanti provengono da elementi perfettamente rispettabili, come le
università, i media, gli intellettuali, gli artisti, e anche i politici
.
La massima preoccupazione del Potere deve essere “l’ostilità delle sinistre e
dei riformatori sociali”
. Poi vengono gli studenti, infatti “quasi la metà
degli
studenti è a favore della socializzazione delle
industrie americane fondamentali
”. Le sinistre stanno portando un “vasto
attacco al sistema stesso, che mina la fiducia del pubblico e lo confonde
”.

Contate quelle parole; sono poco più di 170. Esse ci
raccontano già tutto quello che è accaduto nei trentotto anni successivi, in
tutto l’Occidente, nei campi sociale, economico,
ideologico, politico, dell’istruzione, dei media, sindacale. Cioè la vostra
vita. Ma continuiamo.

Lewis Powell dettò le regole di guerra, e i primi a doversi
disciplinare erano proprio i Padroni del Vapore, che dopo una
decade di successi dello Stato Sociale
in Europa e anche negli USA, dopo
cioè il decennio più di sinistra che il mondo avesse mai conosciuto, si percepivano
come ridotti in uno stato di irrilevanza. IlMemorandum’
proclama infatti che “pochi elementi della società americana di oggi hanno così
poca influenza sul governo come il business, le corporazioni, e gli azionisti…
Non è esagerato affermare che… siamo i dimenticati
”. Per sovvertire un’intera
epoca ormai considerata trionfante, quella degli Stati Sociali, le destre
dovranno avere la forza di “organizzarsi, pianificare nel lungo termine, essere
disciplinate per un periodo illimitato, essere finanziate con uno sforzo
unificato
”. Ovvero, trasformarsi in un esercito di attivisti
di micidiale efficacia. La conseguenza di questi semplici concetti sarà enorme:
nacque così il mondo delle lobby moderne del potere
economico, quelle che oggi eleggono i presidenti americani, che regolano le
guerre in Medioriente, che decidono le politiche
europee per noi tutti, che decidono chi può commerciare e che cosa in tutto il
mondo e che infatti hanno portato “il business, le corporazioni, e gli
azionisti
” dall’essere “i dimenticati” allo strapotere di oggi. Powell fa qui
una premessa scioccante, se letta in tempi moderni: “Il business deve imparare le lezioni messe in pratica dal mondo dei lavoratori, cioè che il potere politico è
indispensabile, che deve essere coltivato con assiduità, e usato in modo
aggressivo se necessario, senza imbarazzo
”. In altre parole, questo passaggio
ci rivela che le destre trovarono le vie del riscatto imitando precisamente
quella che era la forza delle sinistre di quell’epoca.
Loro la acquisirono, noi l’abbiamo perduta. E poi: “Chi ci rappresenta deve
diventare molto più aggressivo…
deve far pressione con
forza su tutta la politica perché ci sostenga, e non dovremo esitare a
penalizzare chi a noi si oppone
”. Le lobby dovranno dedicarsi particolarmente
al settore giudiziario, “sfruttandolo, come hanno fatto le sinistre, i
sindacati e i gruppi dei diritti civili… che ebbero successi spesso a nostre
spese
”.

I gemelli vincenti: Educationtelevision.

Lewis Powell intuì che in conseguenza proprio di questo attacco alla Sinistra, il futuro decisionale delle società moderne si sarebbe
spostato dall’attivismo popolare tipico del dopoguerra ai colletti bianchi
sfornati in numeri sempre maggiori dalle università occidentali. Ma gli atenei
dell’epoca erano visti dall’autore delMemorandum’
come pericolosissimi covi di idee sovversive: “Vi sono apparsi oratori di
sinistra ed estremisti a centinaia… ma non vi è stata alcuna parità di presenze
dei sostenitori del sistema di governo americano e del business
”. Dunque, la forza delle lobby di destra doveva colpire a tutto spiano
le università. Le Scienze Politiche erano il primo bunker da espugnare, e le
destre economiche dovevano creare un esercito di “docenti
che credono fermamente nel sistema delle imprese
”. Una volta raggiunta tale
meta, “i nostri docenti dovranno valutare i libri di testo, soprattutto quelli
di economia, scienze politiche e sociologia
”. Ma il lavoro centrale delle lobby
accademiche di destra era da destinarsi ovviamente agli insegnamenti di economia,
dove “dobbiamo godere di un rapporto particolare con
le facoltà
”. Ecco spiegato con cristallina chiarezza da dove nasce il
fondamentalismo del Libero Mercato, detto anche Neoliberismo, che da vent’anni
domina ogni singolo insegnamento di economia universitaria dopo aver estirpato
anche la più microscopica resistenza a tale dogma. E sappiano i lettori meno
ferrati, che è dalle fucine universitarie Neoliberali che provengono le
politiche di perenne impoverimento dei nostri servizi essenziali, del diritto
al lavoro, del diritto alla salute, del diritto agli alloggi, del sistema pensionistico, del bene comune, ecc. Cioè le decisioni su
come noi viviamo e moriamo. I nostri governi sono solo esecutori che non hanno
scelta, e dunque non è a Berlusconi né a Prodi o a Tremonti che dobbiamo
guardare per comprendere da dove viene il nostro (miserabile) tempo, e non è
contro di loro che dobbiamo combattere.

Nel 1971, all’epoca degli sforzi di Lewis Powell, i media
erano già centrali ai giochi del Potere, ma non come il Potere avrebbe voluto.
E l’avvocato neppure qui si perse in giri di parole: “Le televisioni dovranno
essere monitorate costantemente nello stesso modo indicato
per
i libri di testo universitari. Questo
va applicato agli approfondimenti
Tv, che spesso contengono le critiche più insidiose al sistema del business
”.
La stampa e la radio non sfuggono: “Ogni possibile mezzo va impiegato… per
promuoverci attraverso questi media
”; né le riviste popolari, dove “vi dovrà
essere un costante afflusso di nostri articoli
”; né le edicole, dove “esiste
un’opportunità di educare il pubblico e dove però oggi non si trovano
pubblicazioni attraenti fatte da noi
”. Powell prescrisse qui il boom, realmente
poi avvenuto, dell’editoria popolare straripante di rappresentazioni positive
del consumismo, cioè dell’Esistenza Commerciale. Ma le sue parole
preconizzarono anche l’avvento dei messaggi subliminali
che i media moderni ci rifilano in ogni forma e salsa per rafforzare il
Sistema, e infatti egli scrisse “Spendiamo centinaia di milioni di dollari in
pubblicità… ma solo una frazione di essi pubblicizza il Sistema
”.

Solo il meglio.

IlMemorandum’ che segnò il primo
passo per l’esecuzione capitale della Speranza, si conclude con le direttive
assolute impartite da Powell al futuro esercito dei padroni del mondo. Primo,
essere sempre ultra finanziati, e qui, scrive l’avvocato, “necessitiamo di un
sostegno finanziario da parte delle
corporations
molto superiore di quanto abbiano mai fatto finora
”. Powell sapeva che l’essenziale lavoro di creazione del consenso non poteva
essere affidato a ‘belle anime’ intellettuali o a volontari spesso impreparati
(come invece è sempre stato nelle sinistre e ancora è), e infatti sancì che chi
lavora al progetto di fermare la Storia deve essere “pagato allo stesso livello
dei più noti
businessmen e professori universitari”,
e le loro competenze “dovranno essere eccezionalmente alte, nei settori chiave
come la pubblicità e i media, il mondo intellettuale, l’avvocatura
”. Il
progetto di fermare la Storia deve essere perennemente controllato nella
qualità e fedeltà, e “le nostre presenze nei media, nei convegni,
nell’editoria, nella pubblicità, nelle aule dei tribunali, e nelle commissioni
legislative, dovranno essere superbamente precise e di eccezionale livello
”.

Undici pagine così scritte da un singolo uomo furono prese a
modello dalle destre economiche di tutto il mondo occidentale,
che, come chiunque di noi può verificare, le hanno messe in pratica
sostanzialmente alla lettera. E il risultato si vede, in milioni di esseri
umani benestanti ipnotizzati dai “valori del Sistema”; in milioni di studenti
indottrinati in un’unica direzione; nella corrosione implacabile dei diritti
fondamentali come lavoro, alloggio e salute causata dalla vittoria del “sistema delle imprese”; in una rete immensa di media
che ossessivamente promuovono quel Sistema; nello strapotere delle sue lobby; e
nella micidiale compattezza, competenza, abilità ed efficienza dell’implacabile
macchina dell’Esistenza Commerciale. Quelle undici pagine di concetti dettati
in estrema sintesi sono state il software che ha
guidato le destre economiche per 38 anni in un lavoro 24 ore su 24, sette
giorni su sette, unite, disciplinate, discrete, senza mai un dissenso e con una
comunicazione studiata come null’altro al mondo. Cioè Il Potere, dedicatosi
anima e corpo nella guerra alla Speranza, che fino al 1971 si chiamò Sinistra,
e che, come preannunciato, fu definitivamente
decapitata quattro anni dopo i primi sforzi di Lewis Powell. Ci volle infatti il lavoro di altri tre uomini per completare il
processo, e altre poche pagine di parole scritte con grande semplicità.

La Democrazia va salvata, uccidiamola.

E’ sconsolante assistere in questi giorni agli sbraiti di alcuni demagoghi che denunciano l’attacco alla
democrazia, portato oggi a sentir loro da alcuni pupazzi del Potere e dalle
loro malefatte locali. E’ come se qualcuno ci gridasse allarmi per l’avvento
del consumismo perché dietro casa sua è stato aperto un ipermercato. L’attacco alle democrazie fu pianificato 34 anni fa, e con
tale efficacia da non lasciare speranza. Come si è detto in precedenza, esso fu
l’atto finale della condanna a morte della Sinistra.

La Commissione Trilaterale nacque nel 1973 come libera
associazione di cittadini americani, europei e giapponesi con l’intento di
incoraggiare una stretta collaborazione fra queste tre regioni sui problemi
comuni, e di migliorare la comprensione pubblica di questi problemi
”.
Naturalmente questo proclama è una baggianata. Essa è
un club esclusivo di potenti personaggi decisi a tutelare i propri interessi,
ma che, contrariamente a quanto si crede, non sono affatto
un crocchio di autocrati mafiosi e complottisti. La
Commissione Trilaterale è invece il volto più che pubblico delle destre economiche
moderne, cioè pieni sostenitori della democrazia, intesa però come strumento
liberamente consegnato a pochi da parte di molti affinché poi i molti possano
fare l’interesse dei pochi. Infatti, una delle acquisizioni fondamentali delle
destre moderne è stata che le dittature non sono più il mezzo migliore per
spremere i cittadini; esse sono affari sporchi, incontrollabili, che finiscono
sempre col creare imbarazzanti contraccolpi sui media. Meglio la democrazia,
teleguidata naturalmente. Ed ecco che se fino a ieri le destre occidentali esportavano
colpi di Stato (Iran, Cile, Grecia ecc.), oggi esportano democrazia (Iraq,
Afghanistan, Pakistan ecc.). Ma la democrazia ha un
brutto vizio: tende a riportare l’interesse dei molti in primo piano, a scapito
degli interessi dei pochi. Tende cioè a essere istintivamente di sinistra. E
allora bisognava intervenire. La Commissione Trilaterale ha fatto questo negli
scorsi trentaquattro anni, con la gentile partecipazione di personaggi noti e
meno noti, come Zbigniev Brzezinski,
Jimmy Carter, David Rockefeller, Giovanni Agnelli, Piero Bassetti, Francesco
Forte, Arrigo Levi, Carlo Secchi, Edmond de Rothschild, George Bush padre, Dick
Cheney, Bill Clinton, Alan Greenspan,
Henry Kissinger e tantissimi altri.

blank

Henry Kissinger e Giovanni Agnelli

Spiego meglio: la democrazia liberamente espressa fa giocoforza l’interesse dei cittadini, visto che sono i
cittadini a governarla, e questo ha sempre combaciato perfettamente con
l’ideale della Sinistra. Ciò, come si diceva, fu vero più che mai alla fine
degli anni ’60, a compimento di due secoli e oltre di Storia. Il Potere non
gradiva, ma si è anche detto che il Potere aveva compreso il valore della
democrazia come veicolo supremo dei suoi interessi, e qui stava una forte
contraddizione. I Padroni del Vapore, all’epoca del processo iniziato da Lewis
Powell, dissero in sostanza: la democrazia sta consacrando la sinistra, dunque
dobbiamo ucciderla; ma la democrazia ci serve, per cui dobbiamo salvarla.
Soluzioni? Di nuovo partirono poche telefonate, questa volta
a tre pensatori
: Samuel P. Huntington, Michel
J. Crozier e Joji Watanuki. Tre intellettuali, docenti universitari e
consulenti di governi, rispettivamente americano il primo, francese
il
secondo e giapponese il terzo. Di nuovo essi stilarono le ricette in
termini semplicissimi, nelle 227 pagine del loro The Crisis
of Democracy, consegnato
alla Commissione Trilaterale nel 1975. Di nuovo essi prescrissero la condanna a
morte della Sinistra, ma con uno stupefacente ma. Esso
era contenuto nella risposta alla contraddizione di cui sopra, una risposta che
può apparire demenziale: se volete salvare la democrazia e ucciderla allo
stesso tempo, dovete salvare la democrazia mentre la uccidete. Seguitemi e sarà
chiaro.

La spiegazione dell’assurdo paradigma appena scritto si
trova, in fondo, nelle parole a pagina 157 di The Crisis
of Democracy, dove si legge
che “la storia del successo della democrazia… sta nell’assimilazione di grosse
fette della popolazione all’interno
dei valori,
atteggiamenti e modelli di consumo della classe media
”. Cosa
vuol
dire? Significa che se si vuole uccidere la democrazia partecipativa dei cittadini (quella che
per definizione fa l’interesse dei molti a scapito dei pochi privilegiati – la
Sinistra) mantenendo in vita l’involucro della democrazia (quella che ci fa
votare i pochi privilegiati che poi ci spremono come limoni) bisogna farci
diventare tutti consumatori, spettatori, piccoli investitori. Che è quello che
ci hanno fatto. Così ci hanno fregati, ci hanno annientati come protagonisti
della democrazia. E’ stata la loro idea suprema, di suprema
genialità. La massa dei cittadini che in seguito a due secoli di lotte dal
basso aveva appena imparato a divenire partecipativa, è stata ridotta a Spettatori inerti, appunto
consumatori, spettatori, piccoli investitori. L’involucro della democrazia fu
salvato, il suo contenuto fu annientato. I tre autori scrissero le istruzioni
in termini chiarissimi, ed esse furono messe in pratica per oltre trent’anni in
tutto l’Occidente: “Il funzionamento
efficace di un sistema democratico
necessita di un
livello di apatia da parte di individui e gruppi. In passato (prima degli anni
’60
nda) ogni società democratica ha avuto una
popolazione di dimensioni variabili che stava ai margini, che non partecipava alla
politica.
Ciò è intrinsecamente anti-democratico, ma è stato
anche uno dei fattori che ha permesso alla democrazia di funzionare bene
. Infatti, nel testo si legge che
la minaccia alla democrazia americana proveniva “dalla dinamica stessa della
democrazia in una società
altamente istruita,
mobilitata e
partecipativa”, quella
dove erano fioriti i “gruppi giovanili, etnici, e dove quei gruppi stavano
assumendo una nuova consapevolezza
”. Andavano disattivati, resi apatici,
immobili, ed è accaduto precisamente questo ovunque, con il boom edonistico
degli anni ’80 e con l’avvento della Tv commerciale.

Vi chiedo di soffermarvi sulle righe qui sopra, perché se si
comprende questo si comprende chi è il Potere, come
hanno lavorato e chi veramente dobbiamo combattere. Cioè non Berlusconi, ma il
Sistema che usa Berlusconi come uno dei suoi tanti strumenti per i suoi scopi
finali. E’ infatti assolutamente inutile che oggi gli
antagonisti di moda in Italia sbraitino contro la Casta, perché non fu la Casta
a disabilitare la democrazia, e soprattutto non è sbraitando contro la Casta
che si riattivano i cittadini spenti ormai da più di trent’anni dalle strategie
di The Crisis of Democracy.

Samuel P.Huntington

“Curare la democrazia con ancor più democrazia è come
aggiungere benzina al fuoco
.”

Il lavoro di Samuel P. Huntington,
Michel J. Crozier e Joji Watanuki si spinse però
molto oltre, per colpire ogni aspetto cruciale della democrazia partecipativa. Basta leggere a pagina
161 la lista di ciò che secondo gli autori ostacola
la democrazia: “1) la ricerca dell’eguaglianza e del valore dell’individuo… 2)
l’espansione della partecipazione alla politica… 3) la competizione politica
essenziale alla democrazia… 4) l’attenzione che il governo dà all’elettorato e
alle pressioni dalla società”. Ora, se pensate all’epoca che stiamo vivendo, vi
trovate in ordine che : 1) sono stati distrutti
l’eguaglianza e il valore dell’individuo attraverso la cultura della Visibilità
(leggi Vippismo, sia nel Sistema che
nell’Antisistema); infatti oggi, e nonostante ci troviamo nella modernità
evoluta, chi non è ‘visibile’ nel potere o nei media o nello spettacolo/sport è
uno zero sociale rispetto ai chi lo è – 2) l’apatia partecipativa nella polis è ai massimi livelli, così come nelle
fabbriche o nella cultura – 3) l’eliminazione dei partiti minori a favore dei
grandi schieramenti ha imbavagliato diverse forze politiche ed eliminato del
tutto altre – 4) la sensazione a livello di cittadinanza è che il governo
ignori sempre e cronicamente le istanze reclamate dai cittadini attivi e dai
gruppi che non siano lobby di potere. Ergo, le istruzioni di Huntington, Crozier e Watanuki combaciano in tutto con il presente.

Essi dissero al Potere che “l’idea democratica secondo cui
il governo deve rispondere ai cittadini, crea
in questi
aspettative
di soddisfazione dei bisogni e di eliminazione dei mali che
affliggono certi gruppi nella società
”, e che “curare la democrazia con ancor
più democrazia è come aggiungere benzina al fuoco
”. Parole incredibili, ma
hanno però di fatto modellato le nostre vite fino a oggi. Naturalmente ogni
idea di Stato Sociale che “avrebbe dato ai lavoratori
garanzie
e avrebbe alleviato la disoccupazione” veniva tacciata di
essere “una deriva disastrosa… poiché avrebbe dato origine a un periodo di caos
sociale
”. Nel testo si avvertono i potenti che “L’impulso della democrazia è di
diminuire il potere del governo, di aumentare le sue funzioni, e di diminuire
la sua autorità
”, che è esattamente ciò che invece doveva accadere se le nostre
democrazie fossero rimaste sane.

The Crisis of
Democracy proclama che la risposta a questi ‘mali’
democratici doveva essere una sola: il ritorno al governo delle elite. Huntington,
Crozier e Watanuki iniziano
ricordando l’esempio illuminante del Presidente americano Truman, che “era
stato in grado di governare il Paese grazie all’aiuto di
un
piccolo numero di avvocati
e di banchieri di Wall
Street
”. Infatti, “la democrazia è solo una delle fonti
dell’autorità e non è neppure sempre applicabile
. In diverse istanze”, scrivono gli autori, “chi è più esperto, o più
anziano nella gerarchia, o più bravo può mettere da parte la legittimazione
democratica nel reclamare per sé l’autorità
”. Faccio notare che queste parole
scandalose furono nella realtà il fondamento ideologico di ciò che avverrà in
Europa 34 anni dopo con la creazione della nuova
Europa sancita dal Trattato di Lisbona, che infatti decreta che noi europei
verremo tutti governati in futuro da una elite di burocrati super specializzati
che nessuno di noi potrà eleggere, avendo appunto messo da parte ogni
legittimazione democratica. Capite da dove viene l’attacco
alla democrazia di oggi
?

La trappola.

I sindacati, e ogni altra forma di associazione di cittadini
attivi, erano ovviamente un problema da affrontare. Qui gli autori diedero il
meglio di sé, con una delle trovate più insidiose della storia politica
moderna: la cooptazione. Compresero che nelle democrazie evolute era ormai
controproducente mantenere uno scontro frontale con i sindacati o con altre organizzazione similari, e con le loro parole
diedero inizio a una delle epoche più infami dei rapporti fra Potere e mondo
dei lavoratori/cittadini, quella che nel giro di pochi decenni porterà i
sindacati dalla loro storica tradizione di lotta per ottenere sempre maggiori
diritti, alla miserevole condizione odierna, dove essi ormai possono solo contrattate sul ‘grado di abolizione dei
diritti’
. Huntington, Crozier e Watanuki
scrissero: “Le richieste crescenti e le pressioni sui governi impongono una
collaborazione maggiore
. Potremmo escogitare mezzi per
assicurarci sostegno e risorse… dai sindacati e dalle associazioni civiche
.
Si faccia attenzione: queste parole vengono scritte
agli albori degli anni ’70, in un’epoca in cui la sola idea di un sindacato che
assicurasse sostegno e risorse” al governo avrebbe attratto derisione da una
parte se non grida di alto tradimento e sommosse violente nelle fabbriche di
tutta Italia. Ma è successo, ce l’hanno fatto fare, e
non è necessario riassumere qui la vergognosa parabola in quel senso di CGIL,
CISL e UIL perennemente impegnate a togliere le castagne dal fuoco a governi e
imprese, o addirittura a finanziare partiti che saranno poi parte dei governi
che dovrebbero monitorare. La medesima cosa è accaduta per le cosiddette
organizzazioni di cittadinanza attiva, le ONLUS e altri, che oggi sempre più
sono cooptati nella spartizione delle torte dei servizi alla cittadinanza,
dimentiche che la loro funzione era di vigilare e di combattere le
amministrazioni, non di banchettarvi assieme. Ma
tornando ai sindacati, The Crisis of
Democracy aveva in serbo un altro siluro. Gli autori
compresero che la forza delle formazioni sindacali
stava nell’ideologia radicale, poiché “quando essa perde forza, diminuisce il
potere dei sindacati di ottenere risultati
”. E quale potesse essere l’antidoto
all’ideologia, gli apparve subito chiaro: la concertazione. Scrissero infatti:
“(Essa) produce disaffezione da parte dei lavoratori, che non si riconoscono in
quel processo burocratico e tendono a distanziarsene, e questo significa che
più i sindacati accettano la concertazione più diventano deboli e meno capaci
di mobilitare i lavoratori, e di metter pressione sui governi
”. La
concertazione nacque dunque per disabilitare i sindacati. Questi ragionamenti
sono inseriti in un contesto più ampio nel testo, ma
colpisce come un fulmine il fatto che quei germi della futura disgregazione
sindacale fossero così lucidamente chiari a coloro che trentaquattro anni fa
pianificavano l’esecuzione capitale della Sinistra in tutto l’Occidente. E non era
solo necessario cooptare i sindacati e chiuderli nella trappola della
concertazione; bisognava anche privilegiare quelli più
grossi e autoritari nella leadership, poiché “nello Stato moderno i capi
potenti dei sindacati… capaci di comandare i propri membri, sono una minaccia
inferiore all’autorità dei leader politici e sono persino un aiuto ad essa
”. Il
motivo era chiaro: “Se i sindacati sono disorganizzati, se i membri sono
ribelli, se le rivendicazioni estreme e gli scioperi selvaggi sono frequenti, l’applicazione
di una politica nazionale dei salari diventa impossibile… contribuendo
all’indebolimento del governo
(non dei lavoratori!, nda)”, dunque ben venga il sindacato corporazione, più
facile da domare.

Questi concetti raccontano, come in un percorso prestampato,
tutto ciò che è avvenuto poi, fino alla miserrima condizione odierna dove i
sindacati “potenti e capaci di comandare i propri membri” hanno svenduto il
Diritto Umano al lavoro e hanno del tutto abbandonato il radicalismo necessario
a impedire una tale sciagurata deriva. Di nuovo, ciò dimostra che se vogliamo
combattere anche questo trionfo del Potere sul mondo del lavoro di oggi, è
inutile prendersela con gli affari parrocchiali di questo o quel governo
italiano, di questo o quel leader sindacale. Essi sono
solo esecutori volenti o nolenti, nulla di più. Gli esempi si sprecano, come la
cocciuta insistenza di ogni nostro esecutivo negli ultimi dieci anni
nell’innalzamento dell’età pensionabile, a fronte del fatto che i contabili di
Stato continuano a dire che i conti delle casse previdenziali
sono invece sanissimi. Perché allora quell’insistenza? Perché devono eseguire
ordini dall’alto, ordini concepiti più di trent’anni
fa in altri luoghi del mondo. E allora vanno combattuti i mandanti, che oggi
come allora non si chiamano Tremonti, Ichino o
Epifani.

Social Control.

Come risulta chiaro, il Potere già
allora possedeva una visuale cristallina dei problemi seri da affrontare, o di
quelli irrilevanti nonostante le apparenze. Fra questi ultimi c’era la
massiccia presenza comunista negli Stati europei come l’Italia, che veniva liquidata già nel 1975 con queste parole: “I partiti
comunisti hanno perso terreno quasi ovunque nell’Europa occidentale. La loro
ideologia è sbiadita, e appare come una Chiesa omologata il cui carisma è in
parte scomparso.
Perché mai partiti così sedati e moderati
dovrebbero costituire una minaccia alla democrazia proprio quando ne rispettano
le fondamenta?
. Liberi dal
pericolo di un’effettiva resistenza da parte dei ‘rossi’ (14 anni prima del
crollo del Muro di Berlino), i Padroni del Vapore
dovevano concentrarsi su elementi assai più moderni, come i media. La Tv fra
tutti doveva essere controllata, poiché “vi sono prove massicce che ci dicono
che lo sviluppo del giornalismo televisivo ha contribuito all’indebolimento
dell’autorità dei governi
”, e che anche la stampa “ha assunto un ruolo sempre
più critico verso i governanti e i loro funzionari
”. L’avvento
dei media disposti
a sfidare l’autorità era per gli autori una minaccia al
funzionamento stesso degli esecutivi, poiché “ha reso quasi impossibile il
mantenimento del distacco per governare
”, e oltre tutto “l’etica democratica
rende difficile oggi impedire
(ai media) l’accesso e decurtare l’informazione”.
Lamentabile era in particolare “il crescente potere dei giornalisti a discapito
di quello degli editori o dei padroni
”, e questo obbrobrio
veniva affermato senza l’ombra della vergogna. Dunque qualcosa andava fatto,
urgentemente, e The Crisis of
Democracy decreta cosa: “Occorrono misure importanti
per ristabilire il giusto equilibrio fra la stampa, il governo e altre
istituzioni
”, un concetto che suona come una bestemmia a chiunque abbia chiaro
che imporre tale equilibrio significa imbavagliare il
ruolo di controllo dell’informazione sui poteri. Superfluo elencare ora come
questi precetti si sono di nuovo trasformati in realtà, e come gli esecutori
come Murdoch o Berlusconi ancora oggi lavorino per eseguire quegli ordini.

Il lavoro di cui stiamo trattando mantiene tuttavia la focale
ben puntata sui cittadini di quell’epoca, che erano usciti dai turbolenti e
rivoluzionari anni ’60 rinvigoriti nell’attivismo politico, gente che “siccome
richiede
(ai governi) maggiori interventi per risolvere i loro problemi, necessita di ancor più controllo
sociale
”. L’attivismo di quei
tempi era democrazia partecipativa,
ed essa era la Speranza, ovvero la Sinistra, che
andava decapitata. Nel decalogo della riscossa del Potere di
Huntington, Crozier e Watanuki, il controllo sociale è una delle ghigliottine.
Anzi, più precisamente si parlò il controllo sociale indiretto sull’individuo, quello che sappiamo essere il più subdolo
e il meno plateale, il più difficile da contrastare. Uno strumento già oliato
in parte negli USA, ma semi sconosciuto in Europa,
dove la disciplina sociale non è adorata come in Giappone, e dove le forme
indirette di controllo sociale sviluppate in America non sono presenti
”, in
particolare in Italia. Il pericolo di tale mancanza di
controlli sociali è che “le classi lavoratrici non vengano del tutto assimilate
nel ‘gioco sociale’, specialmente nelle nazioni latine
”. In altre parole: se
non li si include nel grande popolo dei consumatori,
non li potremo controllare mai e continueranno a partecipare. E nelle nuove democrazie consumistiche, sentenziano Huntington, Crozier e Watanuki, sarà necessario “sperimentare metodi più
flessibili che producano maggior controllo sociale con minore coercizione
”.
Dodici parole, dodici stringate parole che prescrivono al Potere uno dei processi di ingegneria sociale più devastanti della
Storia, finalizzato al controllo di tutti noi: l’Esistenza Commerciale e la
Cultura delle Visibilità, cioè le masse dei cittadini ridotti a
consumatori/spettatori del tutto disattivati, e che infatti verrà rilanciato
con immane potenza di fuoco a partire dalla decade successiva, fino a oggi.

The Crisis of
Democracy fu discusso dall’assemblea plenaria della
Commissione Trilaterale il 31 maggio del 1975. Le voci di
dissenso
a questo processo alla democrazia partecipativa vi furono anche in seno alla Commissione stessa, ma
di fatto i tre autori diverranno da lì a poco membri dell’amministrazione di
Jimmy Carter e le loro idee prenderanno il volo, per atterrare oggi sui
davanzali delle nostre case, assieme a quelle dell’avvocato Lewis Powell. Ecco
come morì la Sinistra, ecco chi veramente decide come la gente deve vivere. La lista dei manovratori del mondo non si ferma ovviamente a
quelli menzionati, ve ne sono altri (WTO, IMF, gli investitori internazionali,
le grandi banche d’affari come Goldman Sachs, la Commissione Europea, il gruppo
Bilderberg, le Think Tank
economiche ecc.), ma sono sempre membri dello stesso club, una elite ristretta
che dopo due secoli di sconfitte è tornata sul trono. Ecco chi è il Potere,
quello che telecomanda tutto ciò che i nostri politici e amministratori fanno
di fondamentale.

Conclusione.

Cosa fare in concreto? Innanzi
tutto, l’attivismo italiano deve essere meno egocentrico. Oggi in Italia
viviamo una sciagurata deriva pilotata da approfittatori in malafede, che
vorrebbero convincerci che i problemi capitali di sessanta milioni di italiani sono quelli percepiti da loro e dalla minoranza
di borghesi o studenti col sedere protetto che li seguono, e cioè i problemi
relativi a Berlusconi e ai sui guai giudiziari, o alle sue presunte connivenze
con le mafie regionali, o al suo mediocre conflitto d’interessi ecc. Queste
sono sciocchezze se paragonate a quanto sopra descritto, che al contrario
domina in modo devastante la vita concreta degli italiani nei sei ambiti vitali:
Lavoro, Alloggi, Sanità, (Non) potere di decidere la propria economia,
Istruzione, e Possibilità di partecipare alla polis. Decine di milioni di italiani ogni mattina affrontano veri drammi in questi
sei campi, drammi che ne decidono la vita e quella dei loro figli, che li
angosciano, e che li hanno resi del tutto inerti e impotenti, esattamente come
voleva il Potere. Chi si definisce attivista dovrebbe accettare che certe
‘manie’ di moda non sono i problemi capitali delle persone, che gli odiati
target di moda non sono le cause primarie del male degli italiani, e infine che è del
tutto inutile incitare i cittadini alla partecipazione se essi sono stati
scientificamente disabilitati da più di trentacinque anni di lavoro dell’Esistenza Commerciale e della Cultura della Visibilità.
Va trovato l’antidoto alla loro
paralisi, inutile urlargli addosso con l’Industria della Denuncia e
dell’Indignazione.
O si comprende questo oppure siamo finiti.

La lotta va fatta con la stessa intelligenza e con la stessa immensa perizia con cui il Potere ha riconquistato il
mondo, e che ho sopra descritto. Contro il bersaglio giusto.

Paolo Barnard
Fonte: www.paolobarnard.info
Link: http://www.paolobarnard.info/intervento_mostra_go.php?id=151
20.10.2009

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