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La Redazione

 

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DUE DONNE SOLE IN IRAN: QUELLO CHE GLI UOMINI NON DICONO

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A cura di Davide
Il 28 Agosto 2015
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DI GIULIA INNOCENZI E MADDALENA OLIVA
giuliainnocenzi.blogspot.it

Capisci di essere arrivata in Iran perché quelle stesse donne che, PRIMA, allo scalo di Istanbul, ti avevano stupito per gli abiti attillati su fisici scolpiti e scollature pronunciate, DOPO, sull’aereo appena atterrato a Teheran, indossano camicioni, a nascondere braccia e forme, e – con un moto sincronizzato – srotolano veli e foulard per coprire il capo.

Le due facce della stessa medaglia saranno il leitmotiv del viaggio: benvenuti in Iran.

“Benvenuti in Iran” è anche la frase che abbiamo sentito di più: nel primo taxi, preso all’aeroporto; nei saluti delle persone che ti fermano per strada anche solo per chiederti da dove vieni; dal fornaio, che ha cercato con un sorriso di rifilarci il pane per dieci volte il suo prezzo.
Un benvenuto dalle persone, prima di tutto. Ma anche dalla bellezza delle moschee e dai palazzi degli Scià che ci hanno accompagnato durante tutto il viaggio. Purtroppo, però, abbiamo scoperto presto, e sulla nostra pelle, che non proprio tutti sono benvenuti allo stesso modo.
Abbiamo viaggiato molto tutte e due, quasi sempre zaino in spalla, e una di noi ha visitato diversi paesi in Medio Oriente. Ma le esperienze che abbiamo vissuto in Iran hanno scioccato entrambe, e profondamente influenzato lo spirito della nostra vacanza. È per questo che abbiamo deciso di condividere, pubblicando questo post, l’esperienza di due donne che hanno viaggiato sole in Iran – dispiace dirlo, la Lonely Planet è stranamente molto carente su questo punto, e neanche su internet abbiamo trovato molto – così che saprete cosa potrebbe succedere, e decidere con coscienza se partire o no. O quantomeno: come evitare esperienze molto negative.
Palpate al sedere
I bazar sono molto affollati, diventano quindi il paradiso per chi ama palpare il fondoschiena, in particolare delle donne (ma non esclusivamente!). Un uomo comincia a seguirti e a un certo punto ti tocca il sedere, per poi disperdersi nella folla. Per la prima settimana ci è successo tutte le volte che abbiamo visitato un bazar. Non può essere quindi un caso.
Inseguimenti
È capitato a Teheran, la capitale. Sempre nel bazar. Prima, una mano che sfiora la schiena. Ti giri, e dietro di te c’è un uomo che ti guarda. Dopo venti minuti, in metropolitana, ce lo ritroviamo dietro. A gesti, non fa segreto dei suoi desiderata: vuole andare a letto con una di noi due. All’inizio diciamo no diverse volte, poi proviamo a ignorarlo. Non funziona. Arrivate ai tornelli, scopriamo purtroppo che neanche quelli riescono a fermarlo: li salta aspettando di capire su che treno saliremo. Non ci è restato che chiamare la sicurezza.
Uomini che fanno mostra del proprio pene
Ci trovavamo nella più grande moschea dell’Iran, a Isfahan. L’inserviente della moschea ci dà il benvenuto e ci chiede da dove veniamo. Finita la visita alla moschea, decidiamo di sederci all’ingresso per mangiare della frutta. Passa l’inserviente che ci vede sedute lì, torna indietro e… Voilà! Ci omaggia tirando il pene fuori dai pantaloni e passeggiando davanti a noi affinché possiamo vederlo. Incredibile. Il tutto a 5 metri dalla biglietteria.
Aggressione fisica – questa è la cosa peggiore che ci è successa
Eravamo appena arrivate a Kashan e volevamo visitare delle storiche case tradizionali. Era un venerdì, giorno di preghiera, e in giro c’erano solo pochissime persone (quasi tutti uomini). Erano le quattro del pomeriggio. Un ragazzo in motorino comincia a seguirci: a ogni incrocio era lì immobile a fissarci. Giriamo in una via secondaria, sempre seguendo il nostro itinerario. Il ragazzo col motorino accelera e ci supera, poi gira da qualche parte. Abbiamo difficoltà a trovare la nuova meta del nostro pellegrinaggio, un’altra dimora storica, così decidiamo di tornare sulla strada principale. A un tratto lui si palesa alle nostra spalle e dal motorino afferra per il sedere una di noi. Poi si ferma davanti a noi bloccando la via d’uscita, e comincia a masturbarsi. Una di noi due si mette a urlare contro parolacce in italiano, avanzando con fare minaccioso, ma lui come nulla fosse continua. Così ci si è buttati su un più internazionale: “Help! Help! Help!” a squarciagola. Fortunatamente, ha funzionato.
A causa di questi episodi, non ci siamo sentite sicure per tutto il viaggio. Abbiamo deciso di non rivolgerci mai alla polizia perché non volevamo avere ulteriori problemi. Non sarebbe stato facile spiegare, in un paese dove uomo e donna prima del matrimonio non possono nemmeno sfiorarsi, tutto ciò che ci stava capitando. Lo abbiamo però detto a tutti gli iraniani che chiedevano le nostre impressioni sul paese. E “Succede anche a Roma o a Napoli, no?” è stata la reazione della maggioranza delle persone. Veramente no, non succede anche a Roma o a Napoli. Non succede così, almeno. Finalmente, in un’altra bellissima città dalle strade molto strette (= potenziale pericolo), decidiamo di prendere una guida, e chiediamo esplicitamente che sia donna. Cominciamo a raccontarle quello che ci stava succedendo, chiedendo se stessimo facendo qualcosa di sbagliato, o magari se, in quanto straniere, potessimo rappresentare un bersaglio particolare. All’inizio lei cambiava discorso. Dopo tante insistenze, alla fine risponde, eccome. Riempiendo i nostri cuori di dolore. E racconta del tentato stupro subito durante il liceo. Era mattina presto, e un vecchio che aveva il negozio in una di quelle stradine strette la prese di forza e si abbassò i pantaloni. Fortunatamente un altro uomo accorse e la salvò. Suo padre non poté fare altro che vendere casa per comprarne una nuova in un quartiere con vie più larghe. La guida ci ha confessato così la normalità della violenza e delle molestie verso le donne, quasi come fosse naturale. Potrebbe esserci successo diverse volte proprio perché una di noi sembra iraniana. Non c’è molto che si possa fare, aggiunge la guida, se non portare con sé lo spray al peperoncino, evitare vie strette e gli orari in cui in giro non c’è nessuno, anche se di giorno. Racconta di aver avuto anche diversi problemi mentre era in giro con turiste. Una volta era seduta con un gruppo davanti a un monumento. A un certo punto un gruppo di giovani in motorino cominciò a girare in cerchio intorno a loro, se non fosse intervenuto sul posto un uomo attirato da tutto quel frastuono sarebbe successo il peggio. Anche i bambini non sono immuni dalle molestie. Eravamo scioccate, ma finalmente avevamo trovato qualcuno che non provava a minimizzare i fatti, al contrario aveva condiviso con noi una sofferenza dolorosa e intima. Ed eravamo sorprese anche dal sentire il racconto di due turisti cinesi, ambedue palpati da uomini. Alla faccia dell’ex Presidente Ahmadinejad, che qualche tempo fa dichiarò che in Iran non c’erano omosessuali.
L’Iran ha ancora molta strada da fare. E non solo perché la Repubblica islamica vuole portare il flusso di turisti nel paese dai tre milioni l’anno ai venti milioni nei prossimi dieci anni. Ma soprattutto per le donne iraniane. Quelle che vivono nelle grandi città come Teheran o Shiraz piegano le regole del regime, spingendo il velo il più indietro possibile, trasformando i loro visi con un trucco pesantissimo e con una chirurgia estetica ai limiti del pacchiano (in Iran i ritocchini superano di sette volte quelli degli Stati Uniti) e accompagnandosi con uomini anche se non sono loro parenti o mariti. Ma la maggior parte delle donne che vive nei villaggi è costretta a una vita molto più repressa. Non appena arrivate nella casa della famiglia che ci avrebbe ospitato nei pressi del deserto, ci siamo sorprese: “Se siete lesbiche non preoccupatevi, potete anche unire i letti”. Non è certo quello che ti aspetteresti di sentire in un paese dove gli omosessuali rischiano la pena di morte! E il nostro ospite aggiunge anche che in casa avremmo potuto girare tranquillamente senza velo. Beh, nonostante vivano in mezzo al nulla, la convivenza con turisti da tutto il mondo li avrà portati a essere aperti di mente, abbiamo pensato. Sì, finché non è arrivata l’ora della cena. Ci chiedevamo perché la loro figlia quattordicenne non cenasse con noi. Non avrà fame, ci siamo dette. Poi, mentre sparecchiavamo, l’abbiamo trovata in cucina, seduta tutta sola dietro la porta, con indosso il velo. Con noi c’erano due turisti maschi, quindi lei non poteva sedere nella stessa stanza. Per restare intatta, preservata per il suo futuro matrimonio.
È stata una liberazione togliere il velo non appena abbiamo messo piede sull’aereo che ci avrebbe riportate a casa. Non si tratta solo di essere costrette a coprire il capo, piuttosto di una sensazione costante di valere meno e di essere vulnerabili a istinti primordiali. Tutto questo diventa soffocante. Soprattutto è la consapevolezza che tu sei stata lì solo per due settimane, in vacanza, mentre ci sono donne costrette a vivere così la loro intera esistenza. Non dimenticheremo mai una ragazza che abbiamo incontrato. Stava seduta di fronte a una moschea a Kashan, con un chador che però non copriva completamente la sua faccia sorridente, mentre studiava per l’esame per la patente di guida. Stava lì in attesa di qualche turista con cui poter parlare. Aveva diciotto anni e con il suo inglese fluente ci ha fatto molte domande dirette: se per noi fosse un problema indossare il velo, e quale fosse il nostro giudizio sull’islam. Era anche molto appassionata di geopolitica. “Cosa vorresti studiare all’università?”, le abbiamo chiesto. “Scienze politiche. Ma i miei genitori non vogliono, quindi studierò psicologia”. Ci siamo fatte un selfie insieme e l’abbiamo salutata. Abbiamo cominciato a pensare a quante cose avrebbe potuto fare nella vita una donna brillante e curiosa come lei. Se solo fosse stata libera. Se solo avesse avuto il diritto di essere se stessa.
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L’ex Ambasciata americana, oggi chiamata Covo dello Spionaggio, con i suoi famosi murales.
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Un bazar a Teheran in un pomeriggio deserto.
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Donne in attesa di salire sulla metro nelle carrozze a loro destinate: molto utili per un viaggio a prova di palpata.

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Sali sulle carrozze riservate alle donne e sei salva!
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Il bellissimo parco Abo-o-Atash nella parte nord di Teheran. Perfetto per rilassarsi guardando gli iraniani che fanno i picnic e i bambini che giocano con l’acqua.
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Il bellissimo palazzo Golestan a Teheran.
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Un ottimo ristorante nella parte nord di Teheran: buon cibo, musica speciale. Peccato che non si possa ballare.
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Ci spostavamo da una città all’altra sempre con i pullman: comodi, puntuali, MOLTO economici.
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Per le vie di Kashan.
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Il bazar di Kashan / 1
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Il bazar di Kashan / 2
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Il bazar di Kashan / 3

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L’affascinante hammam di Kashan.
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I tetti di Kashan.

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A Kashan servirebbe qualche opera di ristrutturazione 😉
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Gustando un ottimo dessert a base di riso e acqua di rose nella splendida piazza di Isfahan.

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La piazza di Isfahan.
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L’Iran ha il record mondiale di nasi rifatti, e ne vanno anche molto orgogliosi. Qui una ragazza che mette in mostra il cerotto frutto del suo ultimo ritocchino.
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I bellissimi ponti di Isfahan.
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Il famoso Abbasi hotel di Isfahan, molto in voga anche fra la gente del posto.
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E se capitate all’Abbasi hotel, non dimenticate di provare la zuppa di tagliolini con fagioli. Un toccasana per i poveri vegetariani perseguitati dal kebab!

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Nella moschea di Isfahan.

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Camminando nel deserto fra Isfahan e Yazd.
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Mangiare e dormire come loro – per terra.

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L’immagine di Khomeini ovunque.
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Questo uccellino che guarda la piscina dalla sua gabbia ci ha ricordato simbolicamente l’Iran.
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Yazd.

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Le notti poetiche di Yazd.

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In bici per le strade di Yazd.
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Il tempio zoroastriano di Yazd con la sua fiamma eterna, che brucerebbe da oltre 1500 anni.

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Yazd.
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Persepolis.
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Lost in Persepolis.
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E’ tutto in ristrutturazione in Iran, pronti per quando arriveranno le masse di turisti a scoprire questo bellissimo paese.
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Le facce dei martiri della guerra Iran-Iraq sono ovunque nel paese.
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La tomba di Hafez, il poeta nel cuore di tutti gli iraniani, a Shiraz.

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Mai senza il selfie stick.
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Questo tassista era molto orgoglioso della sua macchina inglese.
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Finalmente libere dal velo sul nostro aereo verso casa!

Giulia Innocenzi e Maddalena Oliva

Fonte: http://giuliainnocenzi.blogspot.it

Link: http://giuliainnocenzi.blogspot.it/2015/08/due-donne-sole-in-iran-quello-che-gli.html

24.08.2015

LEGGI ANCHE: UN COMMENTO SULLA SOCIETA’ IRANIANA (RISPOSTA A GIULIA INNOCENZI)

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