Di Belisario per ComeDonChisciotte.org
Donald Trump, il miliardario di New York tanto odiato dalla sinistra americana e europea, è stato il primo Presidente degli USA in oltre 90 anni a non aver iniziato una guerra durante il suo mandato. Prima di Trump, per un record simile bisogna risalire alle Presidenze repubblicane di Herbert Hoover (1929-1933) e di Calvin Coolidge (1923-29).
I Presidenti che trascinarono gli USA in due guerre mondiali, Woodrow Wilson e Franklin D. Roosevelt, entrambi inizialmente eletti su piattaforme elettorali pacifiste – un classico storico del Partito Democratico – furono entrambi democratici. Roosevelt, come molti ignorano, fu eletto per 4 mandati consecutivi (1933-1945). Anche la guerra del Vietnam fu iniziata nel 1964 da un Presidente democratico, Lyndon Johnson, grazie al famoso, falso incidente bellico del Golfo del Tonkino.
Il record di Donald Trump è obiettivamente impressionante sotto il profilo storico, per un Paese obiettivamente guerrafondaio come gli USA, in diretta eredità dalla Gran Bretagna. Sono oggi solo poche decine i Paesi del mondo che non sono mai stati attaccati, invasi o occupati da GB e/o USA. I lunghissimi elenchi delle molteplici guerre Anglo Sassoni sono disponibili per chiunque su Google in inglese.
E come naturale per un Paese con tali “consolidate tradizioni”, anche i Presidenti repubblicani hanno fatto la loro parte: vedasi, in particolare, la seconda invasione dell’Iraq (2003-2006) da parte del Presidente George W. Bush, una vera e propria aggressione che ha sterminato circa 700.000 civili iracheni (1).
Come noto, il composito partito dei guerrafondai USA, articolato nelle diverse componenti politiche, militari, industriali e mediatiche e guidato dall’ideologia neo trotskista (espansione del capitalismo imperialista a suon di bombe) dei notori “intellettuali” neocons (Wolfowitz, Perle, Kagan, etc), dopo le Presidenze Bush (2003-2009) si è rapidamente spostato e riciclato quasi interamente nel Partito Democratico.
Con le Presidenze Obama/Clinton (2009-2017), il mantra vincente dei Dem USA è stato molto semplice: parlare sempre di pace, ma fare la guerra (Libia, Siria, colpo di stato in Ucraina del 2014).
E’ la storica linea iper ipocrita del The Economist: sempre contro le guerre – “in linea di principio”: ma, guarda caso, tutte le concretissime guerre di turno hanno sempre ricevuto il corale, entusiastico sostegno del The Economist: Vietnam, Grenada, Panama, Serbia, Afghanistan, Iraq, Siria, Libia – non hanno mai mancato di sostenerne una! Ma non sono guerrafondai, per carità’!
Durante la Presidenza di Donald Trump (2017-2021), salva l’uccisione del Generale iraniano Soleimani, il mondo ha effettivamente goduto di un ininterrotto quadriennio di pace. Ma siccome Trump è un miliardario newyorkese ed un americano di destra, questo record, semplicemente, non viene riconosciuto dai circoli della (presunta) intelligentsia cattolica, postmarxista e neoglobal.
Nell’autunno del prossimo anno, il 2024, ci saranno le elezioni presidenziali USA, precedute, nell’estate, dalla fine del mandato della Presidente della Commissione Albrecht Von der Leyen, che tanto si è spesa durante il suo intero mandato per assicurare l’ aborto preventivo di qualunque negoziato utile a terminare la guerra russo-ucraina.
Anche i proverbiali muri dovrebbero aver compreso che la Russia, con l’annessione del 25% del territorio ucraino (un’area grande quanto mezza Italia), peraltro da sempre popolata all’80% da russofoni, ha già vinto la guerra, e che l’Ucraina l’ha già persa.
Quando è’ finita la guerra serbo-croata? Quando i territori misti disputati con le armi da due parti che si odiavano fino ad uccidersi a vista sono stati definitivamente separati secondo nuovi confini ritagliati sulla maggioritaria appartenenza nazionale – ma si fa finta di dimenticarlo, anzi si continua (USA, Nato, UE) a dichiarare l’indisponibilità a riconoscere nuovi confini.
Guarda che caso, Croazia e Serbia sono oggi gli unici Paesi europei autenticamente neutrali nella guerra russo-ucraina.
La via d’uscita negoziale alla guerra russo-ucraina è semplice: come dichiarato anche da Silvio Berlusconi, basterebbe che l’Occidente interrompesse l’incessante fornitura di armi al regime chiaramente dittatoriale del Presidente Zelensky e lo costringesse al negoziato.
Ma tale volontà deve provenire da Washington: i nanetti europei si alineerebbero subito, ne siamo certi – Italia ovviamente inclusa.
In tale sconfortante quadro, le dichiarazioni rese da Donald Trump (2) il 4 marzo scorso nella Conservative Political Action Conference (CPAC) aprono notevoli speranze.
Secondo Trump, “avevamo un Partito Repubblicano governato da freaks, neocons, globalisti, pro confini aperti, e da stupidi, ma non torneremo mai indietro al partito di Paul Ryan, Karl Rove e Jeb Bush”. Ancora: “Con voi al mio fianco, demoliremo il deep state e espelleremo i guerrafondai”.
Con riferimento alla riforma della social security proposta anche da alcuni repubblicani, Trump ha aggiunto che “non permetteremo la distruzione del nostro grande sistema di sicurezza sociale”, contro “coloro che vogliono elevare l’età minima per la sicurezza sociale a 70, 75 o anche 80 anni”, per terminare giurando che “non ritorneremo mai indietro ad un partito che vuole risorse illimitate per combattere guerre – guerre stupide e senza fine”.
Dichiarazioni che appaiono come un autentico raggio di sole per l’opinione pubblica europea, secondo tutti i sondaggi contraria alla continua fornitura di armi all’ Ucraina, e favorevole invece all’apertura di negoziati di pace.
Le avete per caso lette sulla nostra “libera stampa” ?
Ovvio che no: ringraziate i nanetti europei – nei media sono ancora più numerosi che nei Governi.
Di Belisario per ComeDonChisciotte.org
08.03.2023
NOTE
(1) Lancet surveys of Iraq War casualties – Wikipedia
(2) Trump: ‘We Are Never Going Back’ to the GOP of Ryan, Rove, Bush (breitbart.com)