DA DONNA A DONNA: CONFIDENZE ALLA GELMINI

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DI SINE SPE

Riceviamo e volentieri pubblichiamo

Gentilissima signora Ministro,
come sta? Sicuramente bene tra le mura della sua bella casa curata dalle sue colf, tra chi le cucina il pranzo, le fa il bucato, le stira i vestiti, le fa la spesa. In fondo è giusto che sia così: ha più tempo da dedicare al suo lavoro e alla sua famiglia. Beata lei!
Io no, io non sto tanto bene. Lavo, stiro, cucino, faccio la spesa, pulisco la casa, e tutto moltiplicato per quattro, perché tanti siamo in famiglia. Così mi succede che la sera sono veramente stanca e mi addormento come un masso. Non riesco neppure a leggere due righe di un libro che ho da mesi sul comodino e che mi piacerebbe tanto finire. Ma prima o poi ci riuscirò.
Lo so, tutto sommato la mia vita è abbastanza monotona, a rischio d’esaurimento; meno male che ogni tanto faccio qualcosa di diverso che mi solleva un po’. Lo sa? Ogni tanto insegno.Prima mi chiamavano più di frequente, ora invece sono quasi due anni che non mi chiamano più e questo mi dispiace non poco perché, sa, quei soldini, per quanto pochi, facevano proprio comodo.
Quanto prende lei di stipendio, signora ministro? Presumo un bel po’ visto le responsabilità che ha. Anche se è appena arrivata. 15-20.000 euro al mese? A cui sicuramente vanno sommati i vari aggiuntivi, i privilegi e altre cosettine così. Fortunata lei!
Beh, io invece, dopo undici anni, prendevo circa 580 euro perché ero part-time. Solo dieci ore d’inglese a settimana. Ora non prendo più nemmeno quelli visto che non ricevo nessuna nomina annuale. Cerchiamo di andare avanti con lo stipendio di mio marito che fa l’impiegato postale.

Non è certo un grosso stipendio, solo 1200-1300 euro al mese e, a dire la verità, si arriva sempre con l’acqua alla gola, quando si arriva, ma cerco sempre di risparmiare su ogni cosa. Meno male che non devo pagare l’affitto di casa altrimenti non arriveremmo neanche a metà mese. Con tante cose da comprare per le ragazze, qualche medicine sempre da pagare o qualche altro imprevisto che non manca mai, veramente non saprei come fare. Abbiamo aggiustato alla meglio il vecchio appartamento dei miei suoceri, ma le ragazze devono accontentarsi di dormire ancora nei letti a castello perché la loro stanzetta l’abbiamo ricavata da uno sgabuzzino ed è proprio piccola. Bah, alla meno peggio!
Finché lavoravo anch’io, col mio stipendietto e qualche piccolo prestito, siamo riusciti a mandare all’università tutte e due le figlie, ma ora la più piccola, subito dopo la laurea triennale, si è dovuta fermare perché, al momento, la specialistica era un po’ troppo cara per noi. Aspetteremo tempi migliori.
Che dice, arriveranno?

Certo che qui in Campania le cose vanno proprio maluccio, siamo circa dodicimila ad aspettare una chiamata e sembra che quest’anno saremo ancora di più. Altri 35.000 tagli in tutt’ Italia mi sembra di aver sentito….
E se mi trasferissi al nord? Che dice, avrei qualche possibilità in più di ricevere quella chiamata? Forse non subito perché andrei in coda, ma ci potrei provare. Chissà! Però dovrei trovare comunque un altro lavoro perché come farei con le spese? Dovrei comunque dormire da qualche parte e pagare un affitto, mangiare, vestirmi, pagare le bollette. E la mia casa? La mia famiglia? Cosa ne sarebbe di loro? Di noi? … No, forse non è una buona idea.

Signora ministro, che cos’è per lei una persona?

Per alcuni le persone sono come pedine di una scacchiera. Servono solo a giocare una partita; poi, quando non servono più, si mettono da parte. Per me le persone sono sacre; perché ognuna ha un valore intrinseco. Con le loro storie sono come tante pietre che servono a costruire la Storia. Anche le pietre più invisibili e nascoste. Forse sono le più necessarie perché servono a tenere insieme tutta la struttura, ma bisogna fornirle di una storia, della possibilità di viverla e raccontarla. Se non le viene data questa possibilità la loro sacralità decade, la loro consistenza si sbriciola e invece di contenere la struttura la indeboliscono, la minano. Sarebbe un vero pericolo, non pensa?

Signora Ministro, che cos’è per lei lo Stato?

Per alcuni è solo una parola con la S maiuscola. Per altri è un insieme di potenti che dettano leggi agli altri. Per altri ancora è la copertura ideale per i propri affari.
Per me lo Stato è un dispensatore di diritti. Come un padre, dovrebbe far sì che tutti i suoi figli avessero quella parte di eredità che gli spetta. Però, è vero, c’è sempre qualche figlio più ingordo dell’altro che cerca di accaparrarsi la parte più grande e non si cura dei suoi fratelli. In questo caso, lo Stato, come padre, dovrebbe intervenire a portare un po’ di equilibrio tra le parti, difendendo i figli più deboli. Non è così che facciamo noi mamme? Non mettiamo mai nulla da parte pur di non far mancare il necessario ai figli; perché sono più importanti di un gruzzoletto accantonato. Ma lei questi problemi non li ha. Firma un assegno e il problema è risolto. Io non firmo assegni perché non possiedo un conto corrente. Non possiedo nemmeno un conto. Cosa ci metterei dentro?
Mah, che altro dirle? Ho ormai la mia bella età. Quanti anni ancora posso campare? Dieci? Venti?
E sono tantissimi anni che vivo in bilico tra il si ed il no. Forse non avrò il tempo neanche di sperare. Per le mie figlie almeno.

Ecco, mi piacerebbe che lo Stato si trasformasse almeno in dispensatore di speranze, per non far perdere la fiducia ai figli, altrimenti che padre sarebbe! Tristi quei figli che non hanno più fiducia nel proprio padre; ancora più tristi quando realizzano che quel padre si è trasformato in patrigno!
Ora la lascio al suo lavoro. Questi futili problemi sicuramente non fanno parte della sua vita, ma almeno posso dire che è una persona che sa ascoltare.

Sa ascoltare, vero?…. La saluto

Sine Spe, precaria

5.09.2010

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