Cronache di un virus: il mainstream, il governo ed il popolo vessato

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Bilancio conclusivo dell’iniziativa patrocinata da CDC Spegniamo la Tv: campagna nazionale di resistenza

“Astensione Nazionale Televisione e Stampa”  – Progetto La Mente Indipendente

Di Giacomo Ferri

Il 9 novembre è stato l’ultimo giorno dell’iniziativa “Astensione Nazionale Televisione e Stampa” ed oggi, ad una settimana di distanza, tiriamo le somme su questa iniziativa.

Come ho riportato, già a qualche giorno dalla fine, nel video “The VIP Horror Show – Secondo Atto”, considerando che il profilo Facebook è stato appositamente creato per questo progetto ed il canale di Youtube aveva soltanto 6 o 7 iscritti, abbiamo raggiunto un numero incredibile di persone, molti più di quanto potevamo sperare senza alcun mezzo economico dalla nostra parte.

I due video promozionali su Youtube sono stati visti, complessivamente, da più di 1500 persone, mentre tramite Facebook il messaggio ha raggiunto oltre 9000 utenti, senza dimenticare l’articolo apparso su ComeDonChisciotte, che ringrazio di cuore, letto da oltre 3500 persone.

Altresì importante è stata la divulgazione dell’iniziativa con le locandine virtuali, inviate mediante email, Whatsapp e Telegram, sia a singoli contatti che a gruppi, pertanto mi sento tranquillamente di asserire che abbiamo raggiunto e superato le 15.000 persone, un numero veramente alto, certo, ma sempre troppo basso per creare un movimento che possa influenzare il sistema.

Devo anche ringraziare alcuni personaggi che hanno risposto positivamente ed in modo rapido a questa iniziativa ma che, per una questione di tempi stretti, non hanno potuto aderire e collaborare alla sua divulgazione, personaggi tra i quali spiccano i nomi di Massimo Mazzucco, Matteo Gracis, il gen. Antonio Pappalardo ed infine l’avv. Edoardo Polacco.

L’appoggio morale ha dato comunque un contributo all’iniziativa ed al fatto che avevamo intrapreso una strada giusta, incarnando le impressioni di molte più persone di quante realmente ne abbiamo raggiunte durante i giorni di promozione e divulgazione del materiale.

Se questa esperienza ha insegnato qualcosa è che per realizzare certi risultati non si deve fare tutto con fretta e 15 giorni di anticipo non sono sufficienti a promuovere un’iniziativa di questo calibro, oltre al fatto che promuovere senza spendere un soldo, purtroppo, non fa aumentare la visibilità e quest’ultima è essenziale ad aumentare il numero dei contatti da raggiungere.

Ad ogni modo, durante questi 25 giorni di astensione dalla televisione e dai giornali, grazie ai social abbiamo visto quanti messaggi e quanti video parlassero di un raggiungimento del limite di sopportazione da parte dei normali telespettatori che, chi prima e chi dopo, hanno iniziato ad allontanarsi dai telegiornali e dalle trasmissioni di approfondimento dei vari canali televisivi, notando quanto simili, se non identiche, fossero le notizie e quanto ristretto, o totalmente assente, fosse il dibattito circa le notizie del momento.

Quello che noi abbiamo voluto dire, o meglio imputare, a questi signori che si autoelevano ad “unici professionisti dell’informazione” è che in realtà la loro informazione è totalmente faziosa, censurata, artefatta e, laddove vi sono stati dei confronti con coloro che affermavano il contrario rispetto alle notizie di “regime”, i loro interventi sono stati messi in minoranza e manovrati, sminuendone qualsiasi valore, oltre ad essere riadattati e decontestualizzati nei casi in cui le interviste fossero registrate ed analizzate in studio, con gli ospiti, senza possibilità di contraddittorio della controparte.

Dalla parte della stampa, abbiamo anche in questo evidenziato una modalità di notizia partigiana, dove in alcuni giornali vi è un atteggiamento di totale accondiscendenza al governo ed alle sue decisioni, in altri, come in particolare per la stampa appartenente al gruppo GEDI, ovvero il gruppo di proprietà di John Elkann, si ha un evidente conflitto di interesse che non porterà mai questo gruppo a creare un interrogativo sull’utilità, o meno, delle mascherine e sulla nocività del loro uso prolungato, come più volte affermato da decine di scienziati e medici, sia italiani che non, che hanno evidenziato entrambe gli aspetti negativi di questi dispositivi. Perché non leggeremo mai questo tipo di notizie? Perché l’editore, ovvero colui che redarguisce il direttore della testata giornalistica, è lo stesso che produce e vende mascherine allo Stato italiano e che avrà soltanto vantaggi dalla loro diffusione e da qualsiasi invito a portarle, ma non il contrario!

Già nel primo articolo dell’ultimo D.L. e, successivamente, nei vari D.P.C.M. si evidenzia che

“[…] è fatto obbligo sull’intero territorio nazionale di avere sempre con sé dispositivi di protezione delle vie respiratorie, nonché obbligo di indossarle […] in tutti i luoghi all’aperto ad eccezione dei casi in cui […] sia garantita in modo continuativo la condizione di isolamento rispetto a persone non conviventi […]”,

con questa modalità la mascherina è diventata indispensabile per potersi muovere liberamente in Italia, ma alle televisioni piace suggerire il comportamento da tenere che loro ritengono più opportuno, infatti siamo arrivati a vedere, quotidianamente e pressoché ovunque, che il 90% delle persone che girano per strada, che si siedono nel parco e, talvolta, coloro che vanno in bicicletta, indossa la mascherina a protezione di bocca e naso (quest’ultimo spesso opinabile), nonostante il D.L. ed i D.P.C.M. non lo riportino.

La persona che cammina per strada è sottoposta ad obbligo di indossare la mascherina solo quando si crea assembramento, ma questo non lo si crea camminando sul marciapiede ed incontrando altre persone, bensì lo si crea quando non vi è la distanza “di sicurezza” e, in mancanza di quest’ultima, ci si ferma a parlare con altri, viene ragionevole cercar di capire il motivo per il quale la televisione interpreti a modo suo le parole del governo.

Seguendo questo ragionamento, ci viene altresì naturale domandarci: “ma i medici e gli infermieri, perennemente bardati di protezioni usa e getta come tute con estremità elastiche, compreso il cappuccio, mascherine, visiere od occhiali, cuffie, guanti e doppi guanti, copriscarpe e copri copriscarpe e chi più ne ha più ne metta, come hanno fatto ad ammalarsi?”, oppure, “se veramente gli sprovveduti ed incoscienti sono coloro che si permettono di girare per strada senza mascherina ed automaticamente vengono eletti a “untori”, subendo offese e disappunti delle altre persone, come mai essi continuano a girare per strada senza mascherina, senza ammalarsi, e quelli che vengono chiamati “eroi” si ammalano e muoiono?”.

Successivamente a quel fatidico 30 gennaio, dove furono trovati i due turisti cinesi malati a Roma, a cui seguirono una serie di video e messaggi ingiuriosi nei confronti dei cinesi e, molto spesso, degli asiatici in generale ed ancora, una settimana dopo, al primo caso italiano ricoverato allo Spallanzani, è nato quello che sarebbe stato poi definito come terrorismo mediatico e, direi, psicologico, che si è ingigantito a dismisura dopo il caso di Codogno, fino ad arrivare alla chiusura in quarantena di tutto il Paese.

Partendo dal presupposto che le restrizioni e le norme create fin dall’inizio fossero indispensabili alla circoscrizione di questo Covid-19, davvero gli italiani sono così stupidi e superficiali da aver avuto bisogno che qualcuno mettesse in atto un sistema mediatico che li ha ridotti in uno stato di paura, ansia e depressione?

Davvero gli unici mezzi erano quelli di inondare le strade, i centri storici, i boschi e le spiagge di forze dell’ordine, con l’imperativo di elargire sanzioni con cifre tali che, spesso, equiparavano e superavano lo stipendio o la pensione della maggior parte delle persone multate e creare, contemporaneamente, un messaggio mediatico tale da assoggettare la gente?

Immagini come un elicottero intervenuto per sanzionare un subacqueo, droni per scoprire ed identificare una famiglia che faceva la grigliata sul tetto del palazzo, fuoristrada della forestale che si addentravano in percorsi di montagna per multare un ciclista o un camminatore solitario e tanti altri episodi, rigorosamente filmati e divulgati in rete, quasi a testimoniare che il “grande fratello” non dorme mai e vede tutti.

Ma soprattutto, era davvero necessario il quotidiano martellamento mediatico relativo al numero di quanti venivano infettati e poi morivano, prima in Cina e poi in Italia, per intimorire e, anche qui, deprimere le persone, come se l’unico mezzo, l’unico deterrente, fosse la paura?

Di sicuro, se non vi fosse stato tutto questo clima di timore, artificiosamente creato e divulgato ad hoc, la gente avrebbe iniziato molto prima a pensare con la propria testa ed a mettere in dubbio gli aspetti più controversi legati alla diffusione del virus, alle restrizioni e le regole di prevenzione, alle cure adottate ed alla raccolta dei dati scientifici relativi ad infetti e deceduti.

Il sistema creato dal governo e gestito dai media ha fatto sì che le persone psicologicamente più deboli, tra cui gli ipocondriaci ed i misofobici (germofobici), fossero i primi ad andare letteralmente nel panico, spingendoli all’isolamento estremo e, in alcuni casi, al suicidio.

Successivamente, con la condizione prolungata di quarantena ed isolamento, molte più persone hanno avuto problemi psicologici e, com’è stato riportato da diverse fonti, è aumentato il numero delle persone che si sono rivolte ad esperti del settore per avere conforto e, in alcuni casi, lenire gli effetti con l’uso di psicofarmaci.

Ai suddetti casi si aggiungono gli anziani, che in molti casi hanno assistito alla fuga delle badanti, rimanendo così soli, senza assistenza o aiuto e senza la loro routine quotidiana fatta di piccole cose anche all’esterno della loro abitazione, come il contatto con il vicinato e con i commercianti, privati di quel poco di libertà e ritrovandosi così in condizioni di disagio fisico e psichico.

In ultimo, ma non meno importante, tutto quello che le restrizioni “sanitarie” ferree abbinate al continuo battage mediatico hanno portato nei confronti delle piccole e medie imprese che si sono viste chiudere, con pochissimo preavviso, riducendo o annichilendo interamente le loro entrate economiche e senza alcuna forma di rimborso serio, senza una sospensione immediata del pagamento di bollette, tasse ed imposte, senza il pagamento, da parte dello Stato, dell’affitto dei locali della loro attività.

I media hanno continuamente divulgato lo slogan del “restate a casa”, come se in Italia vi fossero soltanto dipendenti pubblici, ai quali le restrizioni non hanno cambiato la vita, dal punto di vista economico ma, anzi, in molti casi proprio grazie a quello che viene definito “smart working”, hanno visto diminuire notevolmente le spese quotidiane e con esse è sfumata quella microeconomia che viveva proprio attorno agli impiegati pubblici.

L’uscita dell’Italia dalla quarantena, il 18 maggio, ha disteso notevolmente i nervi dei tanti reclusi, ma questo non ha portato ad una rinascita economica delle attività delle persone, in particolare per quelle aziende aperte nelle zone frequentate e battute dai turisti che, purtroppo, non ci sono stati.

Alberghi, ristoranti, bar, negozi di souvenir, negozi di moda, abbigliamento ed accessori, gallerie d’arte, gioiellerie ed argenterie, botteghe artigiane e tutto ciò che gira attorno al turismo, a vari livelli economici, è venuto a mancare e questo non ha aiutato le imprese già gravemente colpite dalla chiusura di due mesi e mezzo; a questo aggiungiamo gli impiegati pubblici, di cui parlavo sopra, che non sono mai rientrati a lavoro, continuando la formula dello “smart working”, pertanto se da una parte sono mancanti i turisti, dall’altra sono mancati anche i clienti abituali (pre-quarantena).

Tornando ai mass media, nello specifico la televisione, questa ha platealmente influenzato le persone, utilizzando un’informazione a senso unico; tramite trasmissioni di approfondimento dove, come ho già detto, non vi era alcun dialogo tra i sostenitori dell’una e dell’altra tesi, ma un messaggio chiaro e diretto che sosteneva l’unica tesi; attraverso trasmissioni ludiche e pubblicità, grazie a messaggi più o meno velati, atti a far passare come normalità le regole del distanziamento sociale e della mascherina.

Questa epidemia è stata spesso paragonata ad un conflitto bellico, ad una guerra, ma con la sola variante, che la guerra prima o dopo finisce e le regole della guerra terminano con essa, qua si vuol far passare il messaggio assolutamente negativo che questo virus non se ne andrà mai, che le regole di comportamento attuali valgono per adesso e varranno anche per gli anni a venire e che bisogna abituarsi a quella che molti hanno definito “nuova normalità”. Personalmente rigetto con forza quest’ultima visione e rigetterò qualsiasi atto coattivo che miri a cambiare radicalmente il mio modo di essere in funzione di un virus che, per quanto ne sappiamo, potrebbe abbassare drasticamente la sua carica virale da qui ai prossimi mesi, tanto da non rappresentare una minaccia.

Tutto quello che stiamo percependo adesso è distorto al punto che, giorno per giorno, vogliono influenzarci grazie all’andamento dei numeri legati ai positivi ad un tampone, come se stessimo vivendo gli accadimenti di febbraio, marzo e aprile, con lo stesso tipo di narrazione, ma con una sostanziale differenza: all’inizio del 2020 i contagiati erano in gran parte malati, adesso i contagiati sono al 90% persone sane che risultano positive ad un virus, i restanti si dividono in gran percentuale tra paucisintomatici ed il resto in sintomatici. Ma se la maggior parte degli esperti, tranne i membri del CTS del governo, sostengono che “positivo” non vuol dire malato, per quale motivo continuano a volerci malati? Per quale motivo la cronaca sbatte in prima pagina i numeri dei “contagiati” in aumento e non sottolinea che i tamponi, anch’essi incrementati, hanno raggiunto lo strabiliante numero 300.000 al giorno?

Perché non ci spiegano nel dettaglio che coloro che effettuano il tampone, quasi sempre, ne fanno almeno due o tre e finiscono lo stesso nel conteggio dei “contagiati”?

Perché non ci spiegano come mai nel bugiardino del tampone c’è scritto che il risultato del tampone non è sufficiente, da solo, a dichiarare la malattia nel soggetto e questo va accompagnato da altre prove?

Per quale motivo in caso di risultato incerto viene automaticamente attribuito lo stato di positivo ed invece non viene richiesto subito un secondo tampone per avere un risultato chiaro?

Molte domande alle quali mancano le risposte e sempre più persone aspettano di riceverle, in modo chiaro, inequivocabile.

L’unica cosa chiara è che i media, quelli del mainstream, hanno giocato una partita truccata e fanno di tutto per ignorare gli interrogativi della gente, fingendo che niente sia cambiato e che tutti, ancora, stiano seguendo ciò che loro dicono ed anche il governo, come loro, continua a fingere di non vedere il popolo furente ed affamato.

Se Luigi XVI e Maria Antonietta hanno imparato qualcosa, prima di perdere la testa, è che il prezzo della libertà di un popolo che ha fame, non lo si paga con le brioches.

Giacomo Ferri

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VIDEO

Pubblicato da Jacopo Brogi per ComeDonChisciotte.org

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