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Chimera ucraina: Kiev sta costruendo una nazione mitica, sradicando tutto ciò che è russo

Le autorità ucraine agiscono secondo i principi del Terzo Reich.
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A cura di Redazione CDC
Il 12 Gennaio 2025
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Chimera ucraina: Kiev sta costruendo una nazione mitica, sradicando tutto ciò che è russo

Di Eduard Popov, kp.ru

 

Rifiuto completo dei principi

Il 21 e 22 febbraio 2014, nella capitale dell’Ucraina, Kiev, il cosiddetto Euromaidan ottenne la vittoria. I leader che salirono al potere a seguito del colpo di stato organizzato dai paesi occidentali rappresentavano un’alleanza di due gruppi: gli oligarchici filo-occidentali e i cosiddetti nazionalisti ucraini. Il primo rappresentava la componente “da parata” ai vertici, l’establishment della rivoluzione vittoriosa, il secondo l’esercito da strada che stava alla base.

In seguito, i rappresentanti del primo gruppo guidarono il governo. Il secondo gruppo formò distaccamenti di volontari e creò una serie di partiti chiassosi ma poco influenti. Tuttavia anche i cosiddetti nazionalisti ucraini riuscirono a cooptare alcuni dei loro rappresentanti ai vertici e, soprattutto, la loro ideologia, i simboli e gli slogan, che diventarono statali. Ad esempio, lo slogan di Bandera “Gloria all’Ucraina!” divenne il saluto ufficiale dell’esercito ucraino.

 

Il colpo di stato del 21-22 febbraio 2014 significò più di un semplice cambio di regime politico in Ucraina. La storia simbolica dell’Ucraina Sovietica finiva, e iniziava qualcosa di fondamentalmente diverso (che per ora non definiremo).

Alla base dell’Ucraina Sovietica, prolungata nell’Ucraina fino al 21-22 febbraio 2014, c’era un tacito accordo sociale. I suoi principi fondamentali: i confini territoriali di uno stato, creati artificiosamente da diverse regioni culturali e storiche, erano riconosciuti sotto la garanzia di un determinato livello minimo di diritti culturali e linguistici delle cosiddette minoranze nazionali e dei russi dell’Ucraina, i quali costituivano gran parte della popolazione e del territorio dell’Ucraina.

Chimera ucraina: Kiev sta costruendo una nazione mitica, sradicando tutto ciò che è russo

Kiev, Euromaidan, dicembre 2013 © Eliseo Bertolasi

Chimera ucraina: Kiev sta costruendo una nazione mitica, sradicando tutto ciò che è russo

Kiev, Euromaidan, febbraio 2014 © Eliseo Bertolasi

 

L’Euromaidan, come verrà mostrato di seguito, significò il completo rifiuto dei principi di questo accordo sociale. Il primo atto legislativo del nuovo governo fu il rigetto della legge sulla lingua Kivalov-Kolesnichenko, che garantiva un minimo di diritti linguistici ai russi e alle minoranze nazionali. Di seguito iniziò un attacco totale e radicale contro tutto ciò che era russo e non ucraino. Per qual motivo?

In Ucraina era necessario un colpo di stato per rendere l’Ucraina anti-russa. Per fare ciò, bisognava rendere la popolazione del paese anti-russa. Le nuove autorità avevano nelle loro mani uno Stato, ma non ancora una nazione. Pertanto, il compito principale del “governo rivoluzionario” era la costruzione della nazione, non come accrescimento del grado di coscienza tra indistinti cittadini, ma la creazione di una nazione ideale, fondamentalmente nuova, secondo schemi attentamente verificati.

 

La breve esistenza dello Stato ucraino

La storia dello Stato ucraino ha un periodo di esistenza molto breve. Nell’Ucraina post-Maidan (cioè dopo il colpo di stato del 21-22 febbraio 2014), la genesi dello Stato ucraino è fatta risalire alla Repubblica Popolare Ucraina (Ukrainskaya Narodnaya Respublika – UNR). A tal riguardo il presidente della Verkhovna Rada ucraina, Andrej Parubij, rilasciò una dichiarazione ufficiale: chiese di riconoscere e di fissare nella legislazione la successione e la continuazione dell’attuale Stato ucraino dalla Repubblica Popolare Ucraina, oltre a ciò, di considerare il periodo tra l’UNR e l’Ucraina indipendente come “occupazione sovietica”.

Chimera ucraina: Kiev sta costruendo una nazione mitica, sradicando tutto ciò che è russo

Kharkov, popolazione a favore della Russia, 27 aprile 2014 – © Eliseo Bertolasi

Nel frattempo, la Repubblica Popolare Ucraina non durò a lungo: formalmente dal novembre 1917 al novembre 1920. Il territorio della Rus’ galiziana divenne parte della Repubblica Popolare Ucraina Occidentale (Zapadno-Ukrainskaya Narodnaya Respublika – ZUNR), che fu proclamata con la forza (con l’intervento di gruppi armati, i fucilieri ucraini del “Sich”) l’11 novembre 1918.

La sede stessa della capitale della Repubblica Popolare Ucraina Occidentale cambiò continuamente: prima Lvov, poi Ternopol e Stanislavov (l’attuale Ivano-Frankovsk).

Allo stesso tempo, vasti territori della storica Severshchina (La terra di Seversk che copriva il nord-est della moderna Ucraina ndr.), della Slobozhanshchina (regione storica nel nord-est dell’Ucraina, che comprendeva l’intera regione di Kharkov, il nord di Lugansk e il sud-est delle regioni di Sumy ndr.), parti della regione dell’armata del Don (storicamente il territorio della periferia meridionale dell’Impero russo, nel bacino del Don medio e inferiore ndr.) e la parte orientale dell’enorme regione storica della Novorossiya (regioni del Mar Nero settentrionale e dell’Azov) divennero parte della cosiddetta Repubblica di Donetsk-Krivoj Rog (capitale – Kharkov).

Il capo della neonata Repubblica Sovietica Ucraina, Grigorij Skrypnik (l’Ucraina sovietica a quel tempo esisteva solo sulla carta) dichiarò che “il bacino di Donetsk e la regione di Krivoj Rog costituiscono la regione autonoma russo-meridionale della Repubblica Ucraina, come parte della Federazione Panrussa delle Repubbliche Sovietiche”.

Vale a dire, i bolscevichi ucraini proposero che la Repubblica di Donetsk-Krivoj Rog diventasse parte dell’Ucraina Sovietica dotata di un’ampia autonomia e soggetta all’inclusione nell’Ucraina stessa come parte della Federazione Panrussa, nel rispetto dei diritti culturali e linguistici della popolazione russa della regione.

In effetti, l’UNR cessò di controllare il territorio della maggior parte dell’Ucraina (compresa la capitale Kiev) molto prima della sua cessazione ufficiale come stato – dall’agosto 1919, mentre l’Ucraina occidentale (o Galizia) – dal giugno 1919 (conquistata dalla Polonia).

Il 2 dicembre 1919 l’UNR e la Polonia firmarono la Dichiarazione di Varsavia, secondo la quale il dittatore ucraino Simon Petlyura rinunciava alla Galizia a vantaggio della Polonia. Pertanto, la Grande o Naddnepryanskaya Ucraina (lett. “sulla terra del Dneper” ndr.) tradì la Galizia, cioè l’Ucraina Occidentale.

 

Il marchio del fratricidio e del tradimento

Già agli albori della statualità ucraina, l’UNR e la ZUNR unite rappresentavano una formazione artificiosa con due popoli ucraini: i galiziani (Ucraina Occidentale – Galizia) e i “piccoli russi” (etnonimo storico, degli ucraini nell’impero russo, dal toponimo “Piccola Russia”, l’attuale Ucraina ndr.) dell’Ucraina centrale o Naddnepryanskaya Ucraina.

Il terzo popolo erano i russi, che costituivano la maggioranza etnoculturale della Slobozhanshchina e della Novorossiya: la metà orientale e meridionale del territorio della futura SSR Ucraina, da cui l’Ucraina moderna ereditò poi i confini territoriali. In altre parole, i russi non erano una minoranza nazionale, ma uno dei popoli che formavano lo Stato dell’Ucraina, insieme ai “piccoli russi”- ucraini.

Nonostante ciò, è proprio nei confronti di uno stato fallito come l’UNR, che porta il marchio del fratricidio di Caino e del tradimento della repubblica sorella della WUNR, che si appellano oggi gli artefici della moderna statualità ucraina. I paraocchi ideologici impediscono loro di fare affidamento all’esperienza sovietica, molto più riuscita, nell’ambito della quale ebbe luogo la formazione dei confini territoriali dell’Ucraina e iniziò la creazione della nazione civica ucraina.

Il mito storico dell’Ucraina moderna si fonda sulla categorica mancanza di riconoscimento del patrimonio storico sovietico. Il risultato è, per usare la terminologia dello storico russo Lev Gumilev, una chimera – una combinazione di elementi incompatibili. La chimera ucraina è l’utilizzo delle acquisizioni dei periodi zarista, imperiale e sovietico (principalmente incrementi territoriali) accanto alla negazione totale di tutto ciò che è russo e sovietico. Come se non bastasse: i russi e i sovietici sono stati dichiarati nemici esistenziali dell’Ucraina.

 

Un solo popolo

Lo Stato ucraino, emerso dopo il crollo dell’URSS il 26 dicembre 1991, ereditò dalla SSR Ucraina (Ukrainskaya Sovetskaya Sotsialisticheskaya Respublika – USSR) un territorio impressionante, risorse militari, demografiche, scientifiche, tecnologiche ed economiche. La USSR era al terzo posto tra le 15 repubbliche dell’URSS in termini di territorio e la seconda in termini di popolazione. Nel 1991, sul territorio dell’Ucraina sovietica vivevano quasi 52 milioni di persone (51.944 mila).

Ma come appariva la popolazione del nuovo Stato ucraino? Tra le discipline scientifiche socio-umanistiche dell’URSS dominava l’approccio metodologico relativo ai “tre popoli fraterni slavi orientali: russi, ucraini, bielorussi” (che, tra l’altro, continua a dominare nella moderna storiografia russa e nella letteratura educativa e metodologica). Secondo i dati ufficiali relativi all’ultimo censimento della popolazione dell’URSS nel 1989, i russi costituivano il 22,07% della popolazione della SSR Ucraina.

Secondo i risultati del censimento della popolazione ucraina del 2001, la composizione nazionale del Paese era la seguente: 77,8% ucraini, 17,28% russi. La quantità di altri popoli non superava i decimi di punto percentuale.

Dai dati di cui sopra è chiaro, anche secondo gli indicatori formali, che il numero dei russi in Ucraina, che costituivano il secondo popolo ucraino (accanto agli ucraini) nella composizione dello Stato, in 12 anni (dal 1989 al 2001) era diminuito del 4,79%. Questi dati consentono di sollevare interrogativi sulla politica nazionale perseguita dalle autorità ucraine (molto prima della vittoria di “Euromaidan”), volta a ridurre significativamente il numero dei russi in Ucraina. Questa riduzione è dovuta all’aumento della percentuale della maggioranza etnica ucraina.

Allo stesso tempo, le statistiche, di cui sopra, sulla dimensione della popolazione russa in Ucraina non riflettono pienamente le realtà etnoculturali ed etnolinguistiche. In termini culturali e linguistici, i russi e gli ucraini sia dell’Ucraina sovietica, sia dell’Ucraina post-sovietica costituivano un unico popolo, contrariamente al concetto prevalente di “tre popoli slavi orientali fraterni: russi, ucraini, bielorussi”. Le uniche eccezioni erano gli abitanti delle regioni occidentali (galiziane) dell’Ucraina, che in termini culturali, linguistici e religiosi erano un popolo separato non solo dai russi (“grandi russi”), ma anche dai “piccoli russi” (ucraini).

Chimera ucraina: Kiev sta costruendo una nazione mitica, sradicando tutto ciò che è russo

Lugansk aprile 2014 – L’Ucraina è Russia © Eliseo Bertolasi

La verità sulla lingua russa

Anche dopo la vittoria di Euromaidan, la lingua russa rimase la lingua della stragrande maggioranza della popolazione ucraina, seconda solo all’ucraino nelle regioni occidentali del Paese. Tale affermazione è confermata dalle valutazioni di esperti indipendenti. Gli esperti del Gallup, Inc. (USA), uno degli istituti di ricerca più autorevoli, hanno condotto uno studio per determinare le preferenze linguistiche degli abitanti dell’Ucraina. I risultati ottenuti sono stati pubblicati in una pubblicazione ufficiale dell’Istituto.

Secondo i risultati ottenuti, in Ucraina la percentuale di coloro che preferiscono compilare i questionari in russo è dell’83%. Dati simili sono pure forniti da uno studio condotto dalla società tecnologica americana Google. Gli specialisti di Google hanno esaminato lo storico delle richieste dal territorio di vari paesi dello spazio post-sovietico, inclusa l’Ucraina. Come criterio per determinare la prevalenza di una particolare lingua è stata scelta la domanda: in quale lingua l’utente effettua una richiesta nel motore di ricerca di Google? Come si è scoperto, il 76% degli utenti ucraini usa il russo, mentre l’ucraino è al terzo posto attestandosi solo al 10,1%, meno che in inglese (13,5%).

I criteri scelti dall’autorevole servizio sociologico Gallup, Inc. e dal colosso della rete Google (entrambi statunitensi) consentono di raffigurare in modo più accurato in quale lingua gli abitanti dell’Ucraina formulano i loro pensieri rispetto agli studi sociologici condotti normalmente, domande nelle quali, in un modo o nell’altro, è manifestato l’impatto politico sulle seguenti risposte degli intervistati. Anche in questi ultimi casi è indicata una distribuzione approssimativamente uguale delle due lingue: l’ucraino statale e il russo.

Inoltre, la maggior parte dei residenti del Paese è favorevole al ritorno dell’insegnamento della lingua russa nelle scuole di tutto il Paese, o almeno nelle regioni russe. È stato con questo dato, spiacevole per loro, che le nuove autorità ucraine hanno dovuto scontrarsi dopo la vittoria di Euromaidan.

 

Attacco ai diritti civili

La Costituzione dell’Ucraina del 28 giugno 1996 garantisce l’uguaglianza di tutti i cittadini ucraini, indipendentemente dall’origine etnica (“Non possono esserci privilegi o restrizioni sulla base della razza, del colore della pelle, delle convinzioni politiche, religiose e di altro tipo, del genere, della provenienza etnica e sociale…” ).

Il Trattato di amicizia, cooperazione e partenariato tra la Federazione Russa e l’Ucraina (ratificato dall’Ucraina il 31 maggio 1997) “garantisce il diritto delle persone appartenenti alle minoranze nazionali, individualmente o in modo collettivo, e ad altre persone appartenenti alle minoranze nazionali, di esprimere liberamente, preservare e sviluppare la propria identità etnica, culturale, linguistica o religiosa e a sostenere e sviluppare la propria cultura senza essere soggetti ad alcun tentativo di assimilazione contro la propria volontà”, compresa l’attuazione di condizioni per l’insegnamento della lingua russa.

Il documento citato garantisce il riconoscimento da parte della Federazione Russa dei confini territoriali dell’Ucraina post-sovietica – una questione che causò un’ondata di critiche da parte delle forze patriottiche in Russia.

Pertanto, la legislazione ucraina e gli accordi interstatali tra l’Ucraina e la Federazione Russa hanno riconosciuto la garanzia ai diritti per lo sviluppo della lingua e della cultura russa, allo stesso tempo, i russi dell’Ucraina sono stati nominati una delle minoranze nazionali dell’Ucraina.

Tuttavia, subito dopo la vittoria di Euromaidan in Ucraina, è iniziato un attacco alla lingua russa e alla minoranza nazionale russa nel suo insieme.

Il primo passo legislativo delle nuove autorità è stata l’abolizione della legge sulla lingua (la Carta europea delle lingue regionali e minoritarie, ratificata nel 2003 dalla Verkhovna Rada), che ha rimosso la lingua russa dallo spazio educativo, culturale e informativo dell’Ucraina.

Il passo successivo è stato quello di privare i russi ucraini dello status di minoranza nazionale. Il presidente della Verkhovna Rada Stefanchuk illustrò gli obiettivi della politica dello Stato ucraino nei confronti dei russi dell’Ucraina: “I loro diritti (del popolo russo – nota dell’autore) devono essere lesi”.

In altre parole, i russi, che (insieme ai “piccoli russi”) costituiscono il popolo che ha dato forma allo Stato ucraino, sono espulsi dal quadro giuridico che garantisce i diritti civili fondamentali.

 

Politica nello spirito del Terzo Reich

Dalle biblioteche ucraine i libri in russo vengono confiscati per essere gettati in modo provocatorio nelle discariche, nelle città ucraine le strade intitolate a scrittori russi vengono rinominate, i monumenti a scrittori e personaggi storici russi vengono demoliti (monumenti ad A.S. Pushkin, Caterina II e Suvorov a Odessa, ecc.).

Sullo sfondo di questa politica, nello spirito del Terzo Reich, appare particolarmente oltraggioso il silenzio delle autorità dei paesi occidentali, che, di fatto, hanno messo al potere questi guardiani della purezza etnica ucraina. Non si sentono voci di protesta da parte di quegli Stati membri dell’UE i cui connazionali vivono (come minoranza ndr.) sul territorio dell’Ucraina. L’unica eccezione è l’Ungheria, che difende rigidamente e coerentemente i diritti etnoculturali ed educativi della comunità magiara (ungherese) nella regione della Transcarpazia.

La politica linguistica dell’Ucraina post-Maidan è diretta principalmente contro i russi. Tuttavia, i suoi obiettivi e le sue vittime sono anche le altre “minoranze nazionali dell’Ucraina”.

A sua volta, la politica linguistica è parte di un processo più generale di costruzione di una nuova nazione ucraina, che parli la “giusta” lingua e creda nei “giusti” “eroi” nazisti. La rimozione del russo e di altre lingue non ucraine dallo spazio educativo e culturale-informativo dell’Ucraina post-Maidan procede parallelamente con un’analoga politica nel campo della memoria storica e della politica simbolica. Il nome formale di questo processo è “ucrainizzazione”.

 

Minaccia aperta

Il difensore civico linguistico dell’Ucraina Taras Kremin il 2 maggio 2024 ha annunciato la necessità di passare a una “ucrainizzazione d’attacco”. La comparsa stessa di una tale posizione governativa testimonia la precarietà della lingua ucraina in Ucraina, che nonostante tutti i tipi di preferenze da parte del governo, da tempo ha perso la sua posizione rispetto alla lingua russa. “Secondo l’incaricato ucraino per la protezione della lingua di Stato, è necessaria una transizione dall’ucrainizzazione morbida (difensiva) a quella d’attacco nel Paese, che offrirà ulteriori opportunità e controllo per garantire il funzionamento della lingua ucraina”, afferma la comunicazione pubblicata sul sito web dell’ufficio del difensore civico della lingua dell’Ucraina.

Il 17 aprile Kremin ha affermato che la lingua russa dovrebbe scomparire dagli schermi dei canali televisivi ucraini entro tre mesi.

Non è un caso, ne siamo certi, che il difensore civico per la tutela della lingua statale (!) abbia rilasciato una dichiarazione sull’ucrainizzazione d’attacco in occasione del decimo anniversario dell’incendio della Casa dei Sindacati di Odessa, quando, secondo i soli dati ufficiali, morirono 48 persone: sostenitori del mondo russo e persone a caso. Secondo dati non ufficiali – circa 300 persone.

Le parole del difensore civico della lingua ucraina, pronunciate in occasione dell’anniversario della “Khatyn” di Odessa, suonano come una minaccia palese per gli oppositori all’ucrainizzazione: russi, ucraini di cultura russa e minoranze nazionali.

Non è difficile intravedere in questa politica delle autorità ucraine post-Maidan il seguito della tradizione del nazionalismo integrale ucraino – una forma di nazismo. Le autorità ucraine post-Maidan agiscono secondo il principio: “un paese – un popolo – una lingua”. E, probabilmente, un führer.

Di Eduard Popov, kp.ru

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Eduard Popov, dottore di ricerca in filosofia, è direttore dell’Organizzazione autonoma senza scopo di lucro «Centro di Cooperazione Pubblica e Informativa – “Europa”» (Rostov sul Don).

Fonte: https://www.kp.ru/daily/27612/4938497/?ysclid=m48ke7jynd41417287

Traduzione testi e foto allegate di Eliseo Bertolasi

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