Chi ha rubato le elezioni presidenziali del 2020?

Antony Blinken e altri devono rispondere di molte cose.

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Di Philip Girardi, unz.com

La corruzione messa in atto dalla leadership del Partito Democratico sembra non avere fine e nessuno viene mai ritenuto responsabile. Un recente rapporto ha descritto come Michael Morell, l’ex direttore ad interim della Central Intelligence Agency (CIA), abbia complottato con Antony Blinken, all’epoca funzionario di alto livello della campagna presidenziale 2020 di Joe Biden, per preparare e trovare i firmatari di una lettera per screditare coloro che cercavano di sfruttare lo scandalo emergente del computer portatile di Hunter Biden, che minacciava di danneggiare realmente le prospettive elettorali di Biden. Seguendo le orme della campagna di Hillary Clinton del 2016, che cercò di utilizzare le informazioni falsificate del dossier Steele per diffamare Donald Trump e alcuni dei suoi consiglieri, Blinken ha suggerito a Morell di promuovere l’argomentazione secondo cui la storia del laptop coinvolgeva la Russia e doveva essere liquidata come poco più di un’operazione di disinformazione ordinata dal Presidente Vladimir Putin. All’epoca, non c’erano prove di alcun tipo che suggerissero che la Russia avesse avuto a che fare con la diffusione di informazioni inventate su Hunter Biden o sul suo computer portatile, ma ciò era considerato irrilevante.

La cospirazione per utilizzare una falsa narrativa per influenzare in modo corrotto l’esito delle elezioni, perché di questo si trattava, è stata recentemente rivelata nella testimonianza di Morell alla Commissione Giudiziaria della Camera, guidata dal Rappresentante repubblicano Jim Jordan. Morell ha descritto come sia stato determinante nel convincere altri 50 ex colleghi dell’intelligence e della sicurezza nazionale a firmare la lettera che aveva redatto. Morell ha raccontato alla commissione che Blinken, agendo per la campagna di Biden, ha aiutato a definire le strategie per la tempistica e la  diffusione della lettera e ha descritto come i suoi due obiettivi della stesura e del rilascio della dichiarazione fossero “aiutare l’allora Vice Presidente Biden nell’imminente dibattito presidenziale e contribuire a fargli vincere le elezioni”.

Presumibilmente Morell, noto per la sua ambizione e spietatezza, si aspettava che Biden lo avrebbe poi nominato capo della CIA nel dopo elezioni, una volta arrivato il momento di distribuire le cariche e le ricompense. Per quanto riguarda le sue ambizioni e inclinazioni politiche, si ricorda che nel 2016 Morell scrisse un editoriale sul New York Times che titolava: “Ho diretto la CIA: ora sostengo Hillary Clinton“. Sfruttando le sue connessioni di alto livello all’interno dell’Agenzia, cinque dei firmatari della lettera di Morell erano ex Direttori della stessa CIA. La lettera includeva l’affermazione dei firmatari di essere “profondamente insospettiti dal fatto che il Governo russo abbia svolto un ruolo significativo in questo caso… Se abbiamo ragione, la Russia sta cercando di influenzare il modo in cui gli americani voteranno in queste elezioni, e crediamo fermamente che gli americani debbano esserne consapevoli“. Il documento concludeva affermando che le accuse relative ai computer portatili presentavano “tutti i classici segni di un’operazione di intelligence russa“.

Dopo la preparazione della lettera, Blinken ha consigliato la tempistica più vantaggiosa per Morell, indicando una data vicina alle elezioni, in modo da avere il massimo effetto. La stessa storia del laptop era apparsa sul New York Post il 14 ottobre, rivelando le e-mail che dimostravano come il Vicepresidente Joe Biden sembrava aver esercitato pressioni sui funzionari ucraini affinché licenziassero un procuratore che stava indagando sulla corruzione nella società energetica Burisma. Joe Biden si era incontrato con un alto funzionario dell’azienda, il che aveva portato alla nomina nel consiglio di amministrazione di Burisma di suo figlio Hunter,  posizione di prestigio da 50.000 dollari al mese. Il materiale contenuto nel computer portatile ha rivelato la scarsa moralità e l’uso di droghe da parte di Hunter.

La confutazione di Morell comparve su Politico cinque giorni dopo, due settimane prima delle elezioni, il 19 ottobre, e fu ripresa dai principali media degli Stati Uniti. Anche Joe Biden usò il materiale nel suo dibattito con Trump il 22 ottobre, accusando Mosca di aver preso di mira suo figlio in un’elaborata operazione di propaganda, affermando che la storia del laptop era “spazzatura” e parte di un “piano russo”. Biden fece riferimento alle numerose firme sulla lettera dell’intelligence per dichiarare che “nessuno crede” che il laptop sia autentico. E la smentita ebbe un impatto reale sulla campagna. Dopo la pubblicazione della lettera di Morell, quasi tutte le principali piattaforme di social media e di news che avevano permesso il dibattere sulla storia del computer portatile di Hunter avevano censurato completamente il materiale o ne avevano limitato l’accesso, pubblicando anche avvisi che la storia era stata smentita da esperti. Va anche considerato come la lettera Blinken-Morell abbia alimentato la falsa percezione che la Russia e Putin stessero sostenendo Trump con mezzi clandestini e subdoli.

Il giornalista investigativo Jim Bovard, scrivendo sul New York Post, riporta ironicamente come il Segretario di Stato Antony Blinken, nel discorso di chiusura del Summit per la Democrazia del mese scorso, abbia “proclamato con devozione” che “come ha detto il Presidente Biden, la democrazia non avviene per caso. Richiede un impegno costante”. E poco dopo essere diventato Segretario di Stato, Blinken ebbe il coraggio di affermare che il Governo degli Stati Uniti non nasconde i problemi “sotto il tappeto… Li affrontiamo alla luce del sole, con piena trasparenza”. In effetti, Blinken potrebbe essere stato premiato da Biden nominandolo ministro dopo il successo della sua azione plausibilmente illegale. A quanto pare, è stata premiata anche una firmataria della lettera di Morell, Avril Haines, che ora è Direttore dell’Intelligence Nazionale.

Per essere sicuri, l'”onorevole” Segretario di Stato Antony Blinken dovrebbe invece rassegnare le sue dimissioni a causa dell’esposizione del suo palese – e forse riuscito – tentativo di alterare l’esito di un’elezione, cospirando per corrompere il processo elettorale con false informazioni per influenzare gli elettori. Bovard spiega come la lettera di Morell abbia disinnescato quella che era diventata “la più grande minaccia per la campagna presidenziale di Biden… I sondaggi mostrano che Biden avrebbe perso le elezioni se i media avessero riportato accuratamente il contenuto di quel portatile”.

E c’è dell’altro nella storia di Hunter Biden e della mano corrotta del governo. Un dipendente dell’IRS ha recentemente fatto la spia e ha dichiarato che la sua Agenzia si è mossa con lentezza nell’ambito di un’indagine su Hunter riguardante l’evasione fiscale relativa a redditi esteri derivati in gran parte dall’Ucraina e dalla Cina. E sostiene che un altro funzionario di alto livello nominato da Biden è coinvolto in questa situazione motivata da ragioni politiche. Niente meno che il Procuratore Generale Merrick Garland è stato identificato come l’alto funzionario, al tempo senza nome, la cui testimonianza giurata davanti a una commissione del Congresso è stata messa in discussione in una lettera dell’avvocato di un informatore che denuncia un insabbiamento dell’indagine penale di Hunter Biden.

L’avvocato Mark Lytle ha scritto che il dipendente dell’IRS vorrebbe fornire informazioni ai leader del Congresso per “contraddire la testimonianza giurata al Congresso di un alto funzionario politico” – ora identificato come Garland – e anche per fornire dettagli sul presunto “trattamento preferenziale” nell’indagine penale su Hunter.

Un’altra storia che potrebbe illustrare dove sta andando questo Paese sotto Joe Biden e compagnia, dove gli interessi di partito e personali sono tutto ciò che conta per una leadership che considera l'”integrità” come una parola sporca.

In effetti, il governo è diventato sempre più intollerante nei confronti del dibattito pubblico o degli articoli che in qualche modo mettono in discussione il suo potere, espongono la sua corruzione, rivelano le sue menzogne e incoraggiano i cittadini a resistere alla prevaricazione del governo.

L’Amministrazione Biden ha recentemente incriminato quattro americani e li ha accusati di cospirazione per diffondere la propaganda russa e di aver agito come agenti russi non registrati ai sensi del Foreign Agents Registration Act (FARA) del 1938. I quattro sono membri del Partito Socialista del Popolo Africano, che dal 1971 critica e si oppone alla politica estera degli Stati Uniti e attualmente si oppone alla promozione da parte di Washington della guerra contro la Russia in Ucraina. Rischiano potenzialmente 15 anni di carcere. Questo sfruttamento di “lawfare” plausibilmente incostituzionale non è una novità, in quanto nella mia esperienza personale, il Dipartimento di Giustizia (sic) si è mosso per mettere a tacere gli americani che scrivono per siti di informazione russi, minacciandoli con multe enormi o addirittura con il carcere. Si tratta di una tendenza che purtroppo non è esclusiva di una particolare amministrazione presidenziale e che si è sviluppata a partire dall’11 settembre, anche se è diventata molto più grave sotto Joe Biden e Merrick Garland.

In nessun caso di cui sono a conoscenza, nessuno di coloro che ha subito pressioni o e’ stato  accusato ha effettivamente ricevuto direttive o benefici segreti dal governo russo.

Tutto ciò significa il concetto di illegalita‘ è stato notevolmente ampliato negli ultimi tempi.

L’Amministrazione Biden ha condotto attivamente una campagna per sradicare ciò che sceglie di chiamare “disinformazione”, per includere coloro che presumibilmente condividono con i terroristi “narrazioni e teorie cospirative false o fuorvianti, e altre forme di dis-informazione e mal-informazione”. In realtà, è il governo degli Stati Uniti il maggior fornitore di disinformazione al mondo, compresa l’adozione della pratica israeliana di definire terrorista chiunque si opponga all’egemonia statunitense. Per esempio, è così che il Dipartimento di Giustizia etichetta i cosiddetti suprematisti bianchi come “terroristi interni”.

E, naturalmente, il governo è assistito e protetto dal fatto che quasi tutte le storie negative su Biden e la sua squadra sono state prevedibilmente soppresse dai media tradizionali, che sono diventati di fatto un partner del programma di disinformazione della Casa Bianca. Si pensi, ad esempio, alle rivelazioni di Seymour Hersh sull’orrendo “atto di guerra” della distruzione del gasdotto Nord Stream e sulla corruzione in Ucraina, o alla rivelazione della disinformazione sulla stessa guerra in Ucraina esposta dal leaker Jack Teixeira, o ai biolabs in Ucraina, o alle incessanti bugie che denigrano la Russia e la sua leadership. E dove si può criticare legittimamente lo sconsiderato impegno diretto della Casa Bianca in Ucraina, che potrebbe sfociare in un conflitto nucleare, anche se non è a sostegno di alcun interesse nazionale reale? O la sconsiderata minaccia della Cina su Taiwan? E che dire del Dipartimento di Stato che utilizza le ambasciate all’estero per promuovere il “woke-ismo” piuttosto che proteggere i viaggiatori e gli interessi americani? Tutte queste storie vengono prese di mira e sminuite deliberatamente, per poi uscire di scena.

Quindi non dovrebbe sorprendere nessuno il fatto che la Casa Bianca e i media stiano cercando in questo momento di eliminare l’esposizione di come Blinken e Morell abbiano rigirato la storia del computer portatile di Hunter, perché ciò confermerebbe i sospetti che Joe Biden possa aver effettivamente rubato le elezioni del 2020. E il retroscena è che il materiale fabbricato dalle campagne di Clinton e Biden nel 2016 e nel 2020 sia stato realizzato solo grazie alla abdicazione da parte dei media dal loro tradizionale ruolo di smascheratori di crimini ed elusioni governative. La falsa lettera dell’intelligence di Morell e le sue possibili conseguenze sono uno scandalo di proporzioni enormi che un tempo avrebbe portato a dimissioni, impeachment e molti anni di carcere per tutte le persone coinvolte, ma – ad oggi – Michael Morell e Antony Blinken non sono stati nemmeno sfiorati o interrogati dall’FBI. Nemmeno gli altri cinquanta burattini della sicurezza nazionale che hanno firmato le affermazioni contenute in un documento che dovevano sapere essere inventato per motivi politici hanno provato alcun disagio. Non hanno vergogna e sono tutti disonesti rispetto al giuramento di fedeltà alla Costituzione che hanno prestato. E il vero pericolo è che se il governo e i media senza scrupoli continueranno a insabbiare le vicende che non ritengono di loro convenienza, gli Stati Uniti cesseranno di essere una democrazia funzionante e ogni elezione ventura sarà poco più di una farsa.

Di Philip Girardi, unz.com

02.05.2023

Philip M. Giraldi, Ph.D., è Direttore Esecutivo del Consiglio per l’Interesse Nazionale, una fondazione educativa deducibile dalle tasse che cerca una politica estera degli Stati Uniti più basata sugli interessi in Medio Oriente. Il sito web è councilforthenationalinterest.org.

 

Fonte: https://www.unz.com/pgiraldi/who-stole-the-2020-presidential-election/

Tradotto dalla Redazione di ComedonChisciotte.org

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