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DI WILLIAM BLUM
Counterpunch

Non guardare indietro!

L’orrore grottesco della politica estera del sindacato del crimine di Bush è sufficiente a rendere gli americani nostalgici del passato. E che Bill Clinton ricorra nel paese e nel mondo intero associato a cause “nobili”, è sufficiente a evocare riminescenze in molta gente di sinistra che lo dovrebbe ricordare meglio. Qui proponiamo un piccolo promemoria di ciò che era la sua politica estera. Conservatelo, nel caso che Lady Macbeth decida di presentarsi nel 2008 e cerchi di trarre beneficio dal passato del suo maritino. Yugoslavia. Negli anni novanta gli Stati Uniti hanno giocato un ruolo fondamentale nella distruzione, una repubblica dietro l’altra, di questa nazione e l’infamia peggiore è stato il terribile bombardamento sulla popolazione civile del 1999 durato 78 giorni. No, non è stato un atto “umanitario”. È stato mero imperialismo, globalizzazione corporativa, una liberazione dall’“ultimo governo comunista d’Europa”, il mantenimento in vita della NATO, con il darle uno scopo dopo la fine della guerra fredda. Non c’è stata una finalità umanitaria dietro la politica americana. Il presidente yugoslavo destituito, Slodoban Milosevic, di solito è etichettato come “autoritario” (rispetto a chi? Ai bolscevici?), ma non ha avuto niente a che vedere con questo. Il grande esodo dei kosovari è stato una conseguenza dei bombardamenti, non della “pulizia etnica” serba, e mentre salvava i kosovari, il governo di Clinton favoriva il massacro dei curdi in Turchia. La NATO ha ammesso (sic) di avere attaccato ripetutamente e deliberatamente civili, tra gli altri crimini di guerra.

Somalia. L’intervento del 1993 è stato presentato come una missione di aiuto per sfamare la popolazione. Gli Stati Uniti iniziarono, però, fin da subito a prendere posizione nella guerra civile tra clan, cercando di riconfigurare lo scacchiere politico del paese eliminando Mohamed Aidid, il più importante signore della guerra, e la sua base del potere. In molte occasioni gli elicotteri americani hanno mitragliato i gruppi dei simpatizzanti di Aidid, o li hanno bombardati con missili; hanno lanciato missili contro un ospedale nel quale pensavano fossero nascoste le milizie di Aidid; addirittura contro una casa privata, nella quale vi erano riuniti membri del movimento politico di Aidid; infine, un tentativo americano di sequestrare due dirigenti del clan di Aidid portò a un’orrenda e sanguinosa battaglia. Solo quest’ultima azione costò la vita a più di mille somali, e un numero ancora più elevato di feriti.

E’ dubbio che il portare cibo alla popolazione sia stato tanto importante quanto il fatto che quattro giganti americani del petrolio possedevano i diritti di sfruttamento di grandi aree del territorio somalo e aspettavano l’intervento delle milizie degli Stati Uniti per mettere fine al caos che minacciava i loro costosi investimenti.

Equador. Nel 2000, alcuni contadini indigeni oppressi si ribellarono nuovamente contro le sofferenze causate dalle politiche globalizzatrici degli Stati Uniti e del FMI, come, per esempio, la privatizzazione. I sindacati e alcuni giovani ufficiali dell’esercito si unirono agli indigeni, obbligando il presidente a dimettersi. Washington si allarmò. Funzionari Nordamericani di Quito e Washington scatenarono una guerra lampo di minacce contro il governo ecuadoregno e gli ufficiali militari. Fu la fine della rivoluzione ecuadoriana.

Sudan. A Kartum, nel 1998, gli Stati Uniti bombardarono intenzionalmente e distrussero una fabbrica di medicinali, convinti che fosse una fabbrica per produrre armi chimiche per i terroristi. In realtà la fabbrica produceva quasi il 90% delle medicine utilizzate per curare le più mortali malattie di questo paese disperatamente povero; secondo le informazioni si trattava di una delle più grandi e migliori nel suo genere in Africa. E non aveva niente a che fare con le armi chimiche.

Sierra Leone. Nel 1998, Clinton mandò Jesse Jackson come inviato speciale in Liberia e Sierra Leone. Quest’ultimo paese stava vivendo uno dei più grandi orrori del ventesimo secolo: un esercito, formato in prevalenza da ragazzini, il Fronte Unito Rivoluzionario (RUF, dalle iniziali in inglese) violentava e tagliava braccia e gambe alla gente. L’opinione pubblica africana e mondiale si indignò con il RUF, impegnato a proteggere le miniere di diamanti che controllava. Il presidente liberiano, Charles Taylor, era un alleato fondamentale del RUF e Jackson un suo vecchio amico. Jesse non fu inviato nella regione per cercare di fermare le atrocità del RUF, nè per fare pressione su Taylor per porre fine alle sistematiche violazioni dei diritti umani, al contrario: nel giugno del 1999 Jackson e altri funzionari americani stipularono le parti fondamentali di un accordo che portò il capo del RUF, Foday Sankoh, alla vicepresidenza della Sierra Leone, e gli affidò il controllo ufficiale delle miniere di diamante, la principale fonte di ricchezza del paese.

Iraq. Otto ulteriori anni di sanzioni economiche che il Segretario Nazionale della Sicurezza del governo Clinton, Sandy Berger, definì “le sanzioni più pesanti mai imposte a una nazione nella storia dell’umanità”, distrussero ogni aspetto della vita del popolo iracheno, particolarmente le sue condizioni di salute; una vera e propria arma di distruzione di massa.

Cuba. Otto ulteriori anni di sanzioni economiche, antagonismo politico e protezione dei terroristi anti-castristi in Florida. Nel 1999, Cuba presentò un esposto contro gli Stati Uniti per 181.100 milioni di dollari come ricompensa per le perdite economiche e umane causate dai primi quarant’anni di quest’aggressione. L’esposto responsabilizza Washington della morte di 3.478 cubani e del ferimento e invalidità di altri 2.099.

Solo le potenze imperialiste possono imporre sanzioni ed esserne, allo stesso tempo, immuni.

Per quello che riguarda la politica interna di Clinton bisogna inoltre ricordare queste due perle: l’ “Effective Death Penalty Act” [Legge per una pena di morte efficace] e il “Welfare reform act” [Legge per la riforma del benessere pubblico].

Senza dimenticare il massacro di Waco, Texas.

William Blum è autore di “Killing Hope: U.S. Military and CIA Interventions Since World War II, Rogue State: a guide to the World’s Only Super Power”, e di “West-Bloc Dissident: a Cold War Political Memoir”.

William Blum
Fonte: http://www.counterpunch.org
Link: http://www.counterpunch.org/blum10202006.html
20-22.10.2006

Traduzione per www.comedonchisciotte.org di FABRIZIO FORNARA

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