DI ROSANNA SPADINI
comedonchisciotte.org
Sullo schermo nero di “Black Mirror”, serie tv britannica ideata e prodotta da Charlie Brooker, una fiction dal titolo “Messaggio al Primo Ministro” immagina che la principessa reale inglese sia stata rapita e che il sequestratore terrorista chieda come riscatto per la sua liberazione che il Primo Ministro faccia sesso con un maiale in diretta tv, sottoponendosi all’umiliazione del rapporto ripugnante davanti agli occhi disgustati dell’opinione pubblica … naturalmente con la piena approvazione della Corona inglese. In pratica dunque il Primo Ministro viene sottoposto a ricatto e sacrificato dalla Regina in nome della ragion di stato … ma ora un dubbio assale … anche David Cameron doveva far sesso con un maiale ? Forse sì.
Infatti una verità ben diversa dalla narrazione mainstream, passata su tutti gli organi di stampa di questi giorni, ci dice che David Cameron è stato l’agnello sacrificale della corona britannica e della finanza della City … altro che democrazia !! Sembra che la regina l’abbia chiesto agli ospiti durante una cena “Datemi tre ragioni perché dobbiamo restare nella Ue …” (copyrightMaurizio Blondet),
e poi l’ufficio stampa l’avrebbe prontamente divulgato ai network nazionali. God save the Queen.
Sembrava strano infatti che i Panama Papers nell’aprile 2016 se la fossero presa anche con David Cameron, visto che erano stati pilotati dagli Usa, e che l’Uk è stato da sempre il loro alleato prediletto … infatti lo scandalo sui fondi offshore conservati a Panama nei documenti trapelati dal grande studio Mossack Fonseca, aveva individuato undici milioni di documenti che coinvolgevano capi di stato, politici, attori, sportivi … ma mancavano numerose presenze americane dalla lista del network internazionale offshore, attraverso il quale riciclare denaro ed evitare di pagare tasse.
Infatti solo 200 persone con residenza negli Usa erano state trovate all’interno del leak che ha rivelato i clienti dello studio di Panama … la ragione è molto semplice, creare una società di comodo negli Stati Uniti è piuttosto facile, e così nascondere la propria identità e il proprio denaro … quindi i cittadini americani avrebbero pochissimi motivi per andarsi a impantanare a Panama o in altri paradisi fiscali, lo si può fare in ogni stato americano, in Delaware, Nevada, o Wyoming.
Ora … dopo il Brexit, abbiamo capito il motivo per cui il primo ministro inglese era stato denunciato, anche se la vicenda è piuttosto complessa, e parte da lontano. La Brexit infatti non è stata una riedizione della Grexit … mentre per i greci l’idea di Europa non è mai stata messa in discussione, presi dalla sindrome del “pennello grande”, in Gran Bretagna al contrario, la sensazione di sentirsi maestri di civiltà e padroni del globo è particolarmente condivisa, e storicamente sedimentata nella cultura british (Rudyard Kipling, Il libro della giungla).
E comunque mentre la rinuncia al Grexit è stata pilotata da sinistra (Tsipras/Syriza), il Brexit invece è stato determinato a tutti gli effetti da uno spostamento a destra del baricentro politico inglese, la campagna mediatica del “Leave” infatti è stata largamente egemonizzata dal clima di xenofobia fomentato da ampi settori del Partito conservatore, guidati dall’ex sindaco di Londra Boris Johnson … e dall’abilità propagandistica dell’Ukip di Nigel Farage … ma le vere regioni consistono nell’improbabile ed implicito patto d’acciaio tra la Corona, la City e la Cina.
Cameron infatti si è dimesso in previsione della prossima transizione della Gran Bretagna fuori dall’Europa, in favore del nuovo probabile governo Boris Johnson, un governo conservatore incalzato dalle ali più estreme, ricompattate dal successo elettorale. Cameron, definito troppo ingenuo per aver sottoposto temi di questa portata politica all’esercizio di un referendum democratico, ora è dunque costretto al sacrificio delle dimissioni … ma non certo per la sua presunta “ingenuità politica”, quanto per la sacralità della ragion di stato. E le cause di questa liturgia sacrificale risalgono all’anno precedente, quando i rapporti finanziari tra Uk e Cina si sono rivelati prossimi ad una svolta di profonda collaborazione.
Il Presidente cinese Xi Jinping, in visita di Stato nel Regno Unito nell’ottobre scorso, si è rivolto alle Camere del Parlamento riunite a Westminster, rivendicando alla storia del suo Paese profonde radici di civiltà simili a quelle britanniche, e sostenendo che la Repubblica popolare odierna, ed il comunismo attuale, non sarebbero altro che una rinnovata forma del medesimo Impero … insomma tra Imperi ci s’intende, e i giochi mondialisti negli ultimi tempi sono decisamente cambiati, perché Londra, al di là dell’inossidabile alleanza atlantica, ha vissuto un problema di emarginazione eurocratica, a partire dall’affermarsi della crisi del 2008 … poi strada facendo, il peso dell’euro ed il timore di una sua implosione, hanno assunto una centralità assoluta.
Tutte le energie dell’Eurozona di gestione teutonica si sono concentrate sulle politiche fiscali, su un possibile sistema di aiuti per nuove difficoltà (QE), sulla vigilanza bancaria ed i relativi meccanismi … dal Fiscal Compact alla Banking Union, dall’Esm al Piano Junker, la Germania ha egemonizzato la politica economica europea, al solo fine di salvare l’euro, ed il conseguente sfruttamento dei paesi Piigs. L’analisi parossistica dei problemi dell’euro, unilateralmente identificati con quelli dell’Europa hanno maturato la volontà di tagliare l’accordo ormai insostenibile tra Londra e Bruxelles.
All’interno della guerra monetaria globale del dopo crisi 2008, l’Inghilterra ha sentito l’impellente diktat d’individuare un nuovo destino al di là dell’Europa … per sé, per la sterlina e soprattutto per la City. Ma anche la Cina ha sentito la necessità di riassorbire gli squilibri globali cercando di governare la crescita mercantilistica di un’economia trainata dalla domanda estera, senza sacrificare lo sviluppo della dinamica autonoma interna.
Mentre l’urgenza della convertibilità dello yuan sul mercato dei capitali diventava sempre più pressante … per l’esigenza di trovare approdo stabile al sempre nuovo surplus estero, ma anche quella di affermare lo yuan come moneta di riserva nell’ambito del Fmi.
Le economie dei due Paesi si presentano complementari in questo momento storico: l’Uk possiede una tradizione plurisecolare nella gestione della finanza globale, ed ha un’industria finanziaria che produce un saldo estero attivo per 80 miliardi di euro annui … la Cina ha un enorme apparato produttivo nel settore manifatturiero.
Certo la Cina non trae alcun vantaggio dall’implosione dell’Europa e dell’euro, perché ciò favorirebbe il potere del dollaro, moneta di riserva globale … per questo Xi Jinping ha sollecitato il Regno Unito a non abbandonare l’Unione Europea, ed anzi a farsi promotore di più strette relazioni di questa con la Cina … ma la Corona inglese, alleata con la City, sente la necessità di ritrovare la propria autonomia e di sganciarsi dalla presa guerrafondaia degli Usa, soprattutto nel suo intento di allestire un attacco simulato alla Russia …
Ma il Brexit preoccupa soprattutto il mondo economico tedesco, l’Uk è per volumi di merci il terzo partner commerciale, e perché secondo i dati della Bundesbank riportati dal quotidiano Die Welt, il volume del commercio bilaterale si è attestato nel 2015 sui 183 miliardi di euro, con una crescita del 7 per cento rispetto al 2014 … la parte del leone l’ha fatta il protezionismo tedesco, il valore delle merci tedesche esportate oltre Manica è stato complessivamente di 95 miliardi di euro, ai quali vanno aggiunti altri 23 miliardi di euro in servizi … viceversa i britannici hanno venduto merci ai tedeschi per un controvalore di 41 miliardi di euro e servizi per 23 miliardi di euro. In un’intervista allo Spiegel online, il presidente di Euler Hermes Ron van Het ha sottolineato che “gli esportatori tedeschi sarebbero i primi a perderci in modo significativo” … solo l’industria automobilistica segnerebbe un meno 2 miliardi di euro, mentre quella chimica e quella meccanica, rispettivamente tra 1 e 2 miliardi di euro.
E comunque ha contribuito al Brexit anche “l’elettorato anziano e provinciale, poco istruito e più spaventato, povero di speranze e di reddito … l’Europa degli Erasmus e delle città cosmopolite è stata sconfitta da un’Europa periferica e di contado, invecchiata, sottoccupata e incattivita” … scrive oggi Michele Serra su “L’amaca”.
Il quale forse si è reso conto che ormai siamo prossimi al collasso Ue … ma mentre riversa tutto il suo disprezzo verso le folle periferiche, abbruttite dalla misera responsabilità del referendum, non si accorge che la campagna per il Brexit è stata ampiamente sostenuta dalla Gentry e da Buckingham Palace, che hanno mobilitato gli organi di stampa per riprendersi l’indipendenza del paese.
Il Brexit è stato una risposta al declino degli Stati Uniti, e alla possibile prossima implosione dell’euro … le élites economico finanziarie cercano in primo luogo di riguadagnare la loro sovranità nazionale e di far pagare ai leader dell’Europa occidentale il maltolto degli ultimi anni. È anche probabile che francesi, olandesi, danesi e altri ancora cercheranno nell’imminente di rompere con l’Ue … in ogni caso, nel caos sociale e istituzionale incombente, anche le lotte dei lavoratori francesi contro la Loi Travail saranno determinanti per la destabilizzazione sociale, a differenza della scelta silente e disorganizzata dei loro compagni inglesi e italiani.
E al contrario di quello che scrive la stampa europea, la City di Londra potrà utilizzare la sovranità acquisita per sviluppare il mercato dello yuan, grazie ad un accordo con la Banca centrale della Cina … e poi potrebbe sviluppare le sue progressive mansioni di paradiso fiscale … è probabile che l’Inghilterra possa ottenere rapidamente il massimo profitto in questo senso.
Però anche se il Brexit è un ritorno alla sovranità nazionale, non garantisce certo la “sovranità popolare”, e dunque quello che s’intende con il termine “democrazia”. E mentre stiamo assistendo ad una criminalizzazione del dissenso senza precedenti, tramite il discredito verso vecchi ed ignoranti (quando il 64% dei giovani non ha votato), condotto da molti gazzettieri nostrani … Severgnini, Saviano, Serra, Gramellini, Scalfari, Padellaro … il Brexit rappresenta l’hub di tutti i dissensi elettorali contro l’Europa, a partire da: Danimarca 1993 sul trattato di Maastricth, Irlanda 2001 su quello di Nizza, Irlanda 2008 sul trattato di Lisbona, Francia e Olanda nel 2005 sulla costituzione europea, Grecia con il referendum 2015.
Cos’è dunque la “democrazia”? Se non quel vizio assurdo in nome del quale si sono giustificate tutte le moderne guerre imperialistiche euroatlantiche della Nato? Ed ora che l’Inghilterra decide di uscire dall’Ue col referendum, la democrazia d’improvviso appare un sistema antiquato, desueto, un esercizio sgradito e un vizio insensato. Ma il tempo del big bang si avvicina, ed ora più che mai il carrozzone dell’Europa si trova dinnanzi ad una scelta obbligata, tra cambiamento ed estinzione, data l’insostenibilità di un progetto condotto unicamente al fine di soddisfare le istanze economico finanziarie dei potentati d’interesse, delle banche e delle corporation internazionali.
Quindi il Brexit non ha raccontato certo un esercizio democratico, quanto piuttosto, ancora una volta, un progetto di tipo massonico finanziario, condotto da parte della Corona inglese, alleata con i centri finanziari della City, che prendono accordi d’interesse con la Cina, per arginare il protezionismo tedesco, evitare la prossima implosione dell’euro e controllare l’ingerenza militare della Nato, sempre più affamata di contingenti finanziari per la guerra contro Assad ed eventualmente anche contro Putin … altro che democrazia !!
Rosanna Spadini
Fonte: www.comedonchisciotte.org
27.03.2016
Riferimenti
http://megachip.globalist.it/Detail_News_Display?ID=126120&typeb=0&il-brexit-ridistribuisce-la-geopolitica-globale