Fornire le nostre materie prime all’Unione Europea e agli Stati Uniti ed essere pagati in dollari, euro e altre valute non ha più senso per noi. Pertanto, ho deciso di prendere una serie di misure […] per convertire i pagamenti per il nostro gas naturale fornito ai cosiddetti paesi ostili in rubli russi nel più breve tempo possibile.
Parole lapidarie quelle pronunciate dal presidente russo Vladimir Putin oggi, mercoledì 23 marzo, durante una videoconferenza con i membri del governo. Parole che non lasciano spazio a interpretazioni e confermano la chiara volontà della Russia di non sottomettersi alle sanzioni occidentali che da anni e anni oramai l’attanagliano.
Dopo aver visto congelati i suoi beni dalle banche americane e inglesi, ora la Russia corre ai ripari, conscia del fatto che dipendiamo da lei più di quanto non vogliamo far credere, e da oggi ci obbliga a pagare il gas in rubli.
Putin infatti ci ha tenuto a sottolineare che “la Russia continuerà a fornire gas naturale in base ai volumi e ai prezzi fissati nei contratti conclusi in precedenza” ma questa volta per averlo dovremo cambiare valuta, mossa che indebolisce sia l’euro che il dollaro, mentre potenzia l’affidabilità del rublo.
Questa mossa, che ha già sortito l’effetto di far scendere il dollaro sotto la soglia di 100 rubli, se guardata nell’ottica anche del rafforzamento dello yuan cinese – alcuni paesi dell’OPEC stanno pensando di abbandonare il Dio dollaro – rafforza nuovamente la prospettiva di un mondo multipolare non più sotto il controllo di un’unica valuta.
Massimo A. Cascone, 32.03.2022
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