Reuters fa emergere le macabre storie di abusi sul lavoro da parte del gigante Amazon a danno dei suoi dipendenti, che sembrano non avere fine.
Documenti interni del tutto inediti svelano come la compagnia misurava quotidianamente le performance dei suoi lavoratori, nel dettaglio delle loro attività minuto per minuto, ed ammonendoli ogni volta che si valutassero anche solo leggermente al di sotto delle aspettative, a volte prima della fine del loro turno. In un solo anno terminato ad aprile 2020, la società ha emesso più di 13.000 cosiddetti “disciplinari” nel solo magazzino dove Bryson lavorava, così ha affermato un avvocato di Amazon nei documenti del tribunale.
La recente inchiesta (1) di Jeffrey Dastin, Jonathan Stempel, Anna Driver e Julie Marquis racconta la storia di Gerard Bryson, dipendente Amazon.
A seguito di un lavoro svolto, il suo manager gli consegno’ un “documento di feedback di supporto” dove venivano elencati ben 22 errori commessi dal lavoratore durante un’attività di inventario di 3 giorni durante la quale aveva conteggiato migliaia di articoli.
Stando a questo resoconto del 2018:
“conteggio di 19 prodotti stoccati in un contenitore dove ce n’erano 20”
Se per sei volte in un anno questo lavoratore avesse ripetuto gli stessi errori sarebbe poi stato licenziato, benché si tratti di uno dei più grandi magazzini dell’azienda, con circa 5300 dipendenti.
I registri e le interviste dei dipendenti attuali ed ex mostrano l’enorme pressione affrontata dai dipendenti Amazon per completare le attività con la precisione e la rapidità richieste dall’azienda, creando un ambiente che secondo quanto riferito al Reuters da alcuni lavoratori, ha alimentato gli sforzi di sindacalizzazione in tutto il Paese.
Amazon, il più grande rivenditore online degli Stati Uniti, ha divulgato questi documenti in risposta a un reclamo del National Labor Relations Board (NLRB) sul licenziamento di Bryson nell’aprile 2020.
Molti dei documenti in questione arrivano direttamente dal tribunale federale in cui è in corso una causa del NLRB contro le “flagranti pratiche di lavoro sleali”, altri sono emersi dalle indagini sulle politiche di gestione dei dipendenti e del loro lavoro come irrispettose della persona umana, risultando inoltre comuni a molti altri magazzini Amazon.
Bryson ha dichiarato che dopo i richiami ha cercato di velocizzare il suo lavoro mantenendo precisione ed attenzione:“Stai seduto [a casa] preoccupato se l’indomani avrai ancora il tuo lavoro perché la tua produttività non è quella che si suppone dovrebbe essere”, ha ricordato Bryson, che ora ha 59 anni. “È stato orribile”. Solo quando Bryson è arrivato alla soglia degli 8000 articoli conteggiati in quattro giorni l’azienda gli comunicato che stava facendo bene:
Le tue recenti prestazioni lavorative hanno soddisfatto o superato le aspettative di produttività
Ma questo a costo di un corpo dolente per il troppo lavoro.
Amazon ha detto al giudice del caso di Bryson che non poteva soddisfare le richieste dell’NLRB di fornire le migliaia di sanzioni disciplinari che ha consegnato ai dipendenti quell’anno, definendo il requisito “indebitamente gravoso”.
Tuttavia, ha fornito statistiche per quelle che ha chiamato “disciplinari” – che includono licenziamenti, sospensioni e avvertimenti – in tre magazzini e ha consegnato decine di fascicoli del personale.
Verdiana Siddi
15/07/2022
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