DI ANTONELLA RANDAZZO
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In un mondo sempre più inquietante, dove ogni giorno siamo alle prese con mille problemi e contrattempi, cosa può farci davvero bene?
Secondo i ragazzi degli “abbracci in dono”, un semplice abbraccio!
Sono persone vanno in giro ad offrire “abbracci in regalo” a tutti, ovvero a tutti quelli che li vogliono.
Si tratta di una nuova moda? Di uno scherzo? Di qualcosa di troppo melenso?
In realtà, stando ad alcune ricerche scientifiche, l’abbraccio sarebbe un modo per ottenere benefici psicofisici senza medicine, senza fatica e senza conseguenze negative.Secondo uno studio condotto da ricercatori dell’Università della Carolina del Nord, pubblicato sulla rivista dell'”American Psychosomatic Society” (una delle più importanti riviste di medicina psicosomatica), il semplice atto di abbracciarsi produrrebbe effetti benefici sul cuore e sulla pressione sanguigna. (1)
La ricerca prendeva ad esame 38 coppie eterosessuali, che avrebbero trascorso del tempo insieme e poi si sarebbero abbracciate. Alcuni test clinici venivano fatti prima e dopo gli incontri.
E’ risultato che abbracciarsi è un gesto che produce effetti benefici, per tutti, maschi e femmine, perché aumenta il livello di oxitocina, un ormone che contrasta lo stress.
Sembrerebbe che coloro che vivono un rapporto di coppia stabile, in cui sono frequenti le conversazioni costruttive e gli abbracci, possano meglio contrastare lo stress.
Sarebbe salutare anche abbracciare persone sconosciute. Il fenomeno degli “abbracci gratis” è iniziato a Sidney nell’agosto del 2004, quando un uomo chiamato Jaun Mann andò lungo la Pitt Street Mall, una via del centro di Sydney, con un cartello con su scritto “Hugs Free”, dando abbracci ai passanti.
In un mondo in cui tutti facciamo ormai le stesse cose, il fatto deve essere sembrato perlomeno singolare.
Intervenne la polizia, che cercò di bloccare il giovane (evidentemente, c’era il controllo anche sugli abbracci).
Hanno dovuto fare una petizione e raccogliere 10mila firme, per annullare i divieti, allontanare i poliziotti, ed essere abbracciati.
Se ne occupò persino il “Sydney Morning Herald” del 6 novembre 2004.
Il 22 settembre 2006 il filmato sugli abbracci di Juan Mann fu messo on-line su youtube (http://www.youtube.com/watch?v=vr3x_RRJdd4&translated=1). Da allora il fenomeno ha avuto una continua espansione in molti paesi del mondo.
Il video è stato visto da quasi 5 milioni di persone nel mondo. Il fenomeno dei “free hugs” è diventato un movimento internazionale, nato spontaneamente e che oggi ha coinvolto 24 nazioni, Italia compresa.
Ci ha provato con molto successo anche un 24enne di Shangai, che regalava abbracci nella sua città, prima di essere arrestato.
Insomma, in un mondo in cui molti sono presi da diverse preoccupazioni, e altri da mille ansie, persino un abbraccio fra sconosciuti avrebbe un valore. Un atto molto semplice, e fatto senza alcuno scopo riconducibile al sistema: né per profitto, né per accettazione sociale, né per altri vantaggi. Soltanto per sentirsi bene e far sentire meglio gli altri.
Gesto inutile? Non opportuno fra sconosciuti?
Non per chi lo pratica, che racconta:
“Quando me lo hanno proposto da parte mia è partito un “no!” secco… sono molto timida e pensavo di non esser capace ad avvicinare e coinvolgere persone sconosciute. Ho avuto poi modo di guardare in rete vari video abbracciosi e mi sono commossa, ho sentito qualcosa di davvero importante dentro. Mi ha dato coraggio il fatto che eravamo in gruppo e … dopo la prima persona che si è avvicinata ricambiando un abbraccio forte e sentito ho respirato profondamente, mi sentivo benissimo, sì ero pronta! (Iolanda Alberti)”
“Mi chiedi di scriverti a caldo le mie sensazioni, le mie impressioni.. se dovessi veramente farlo, come me lo chiedi, dovrei chiederti di entrare nel mio cuore e di vedere gli spasmi che volta per volta mi irrorano, dovrei chiederti di vedere con i miei occhi, lucidi, quello che mi circonda, dovrei chiederti di capire e accettare, come faccio io, chi mi sta vicino, dovrei chiederti di sentire il profumo del contatto che mi riempie i polmoni. Se dovessi veramente farlo sicuramente il modo migliore che potrei usare sarebbe quello di abbracciarti e regalarti in una volta sola il mondo. (Gabriele)”
“E’ stato stupendo, un’esperienza bellissima e’ difficile spiegare a parole, eravamo molto titubanti sulla reazione dei padovani..e invece…..siamo tornati a casa con il cuore colmo di gioia.. e un grazie particolare a chi ha abbracciato con me… e soparattutto a chi si e’ fatto abbracciare un pensiero particolare ad una signora che ci ha detto “non sapete quanto bisogno ne avevo” e aveva le lacrime agli occhi……..un’esperienza da rifare al piu’ presto
vi abbraccio tutti (Terry)
Sono davvero commossa..si è creata nella piazza un’atmosfera gioiosa, positiva, di festa.. ovunque ti giravi vedevi abbracci e sorrisi. I turisti chiedevano anche la foto. Io poi mi son montata su due ali da angioletta-fatina, fatte con le mie mani la sera prima, ma non credevo che avrei avuto il coraggio di indossarle, e invece.. La cosa meravigliosa è che davvero ti senti UNO con tutto e tutti..e respiri ARMONIA, GIOIA..UNIONE. (Cecilia)” (2)
Il fenomeno è diventato un “grande abbraccio che gira per il mondo”, finalizzato ad avvicinare le persone, a far sentire loro che non è proprio vero che siamo “estranei”.
Gli “abbracci gratis” si sono visti anche in diverse città italiane, come Roma, Napoli, Milano e Bari.
Gli elargitori di abbracci usano lo pseudonimo di “one mann” e hanno reso meno tetro anche il cielo di Milano. Racconta un “one mann” di Varese, che ha regalato abbracci a Milano:
“In un periodo di così tanta indifferenza, distacco a volte, un abbraccio è tutto ciò di cui abbiamo bisogno… perchè tutti possiamo essere portatori di un gesto semplice e gentile, come l’abbraccio, senza bisogno di un’identità precisa”.
Spiega Michele Luciano, uno degli organizzatori degli abbraccia gratis di Napoli: “Vogliamo mettere in circolo la gioia e la voglia di vivere, l’abbraccio rappresenta uno shock energetico… Noi diamo soltanto l’input. Chi riceve è subito pronto a donare, a sua volta, una piccola manifestazione di affetto”. Dice un’altra volontaria: “C’è chi ha i figli lontano, chi ha appena litigato, chi ci racconta i problemi di tutti i giorni, ma tutti ci lasciano con un sorriso e ci ringraziano per un gesto di cui avevano bisogno”. (3)
Dal 2004 si sono avute parecchie “Giornate abbracciose”, più facili nei periodi natalizi, in cui tutti cerchiamo di essere più buoni e vicini agli altri.
Sono nati diversi siti che promuovono gli abbracci gratis, e alcuni “Free Hugs” hanno deciso di fare viaggi per promuovere la pace, dall’Italia a Gerusalemme, portando gli abbracci in Bosnia, Turchia, Siria, Libano, Israele e Palestina.
Nel nostro paese c’è Pietro Abbondanza, che ha creato il sito www.abbracciliberi.it, per diffondere il movimento del “Free Hugs” in Italia. Spiega Pietro:
“All’inizio ho provato un po’ di imbarazzo e avevo anche il timore che nessuno potesse rispondere favorevolmente alla mia offerta di farsi abbracciare, ma poi dopo il primo abbraccio, ho rotto il ghiaccio, e tutto è diventato più facile… La sensazione particolarissima che si prova già dal momento in cui uno sconosciuto ti si avvicina a braccia aperte è quella di incontro con l’altro, un incontro che rompe all’istante qualsiasi barriera e che non te lo fa più percepire come sconosciuto ma come un amico… in tantissimi hanno accolto la nostra offerta abbracciandoci, per alcuni invece eravamo trasparenti, ci passavano davanti e non ci vedevano, (purtroppo nella loro realtà queste cose non succedono), ma la gran parte di quelli che non si sono fatti abbracciare hanno comunque accolto la nostra iniziativa con un sorriso. Questo, a mio parere, è la cartina tornasole di un’umanità, che sta risvegliando la propria coscienza planetaria e che sta gettando le basi per un mondo di domani che non potrà che essere, a mio giudizio, migliore.
In questa epoca, che secondo gli occhi di tv e giornali sembra immerso nel caos più totale, ogni abbraccio donato è un piccolo seme di questa nuova umanità… Tanti piccoli semi trasportati da un lieve e caldo vento di gioia, pace e speranza per un mondo migliore… Nell’abbraccio c’è il gesto del perdono, un perdono che viene rivolto prima a se stessi e che consente di lasciarsi andare, di rivedere le proprie certezze, oltrepassare le proprie barriere mentali che ci impediscono di entrare in contatto profondo con chi abbiamo di fronte. Quando accettiamo di rompere i nostri schemi e ci apriamo fiduciosi alla vita e all’umanità, ecco che si innesca in noi un processo di guarigione per la nostra anima, perché entriamo nella dimensione dell’unità, liberandoci dalla gabbia mentale della separazione… L’esperienza degli abbracci per me è stata davvero importante e attraverso di essa ho rafforzato il rapporto con mia madre, che non vedo spesso perché vive in un’altra regione. Sono riuscito a coinvolgerla dapprima facendole vedere i video e successivamente invitandola a fare insieme l’esperienza. Devo dire che è stato un momento di condivisione straordinaria che ci ha riavvicinati moltissimo… da allora ogni volta che ci incontriamo io e la mia mammina come prima cosa ci salutiamo con un forte e caloroso abbraccio… Fantastico no?” (4)
Sul sito
http://www.abbracciliberi.it/ si legge:
“Abbracciare è…”stringere nelle proprie braccia premendo verso il proprio petto in una espressione di amore e di affetto”
é “non siamo soli”
é “io sono uguale a Te”
é “ritrovarsi Cuore a Cuore”
é “siamo i figli di uno stesso cielo”
é “io ci sono, sono qui con te adesso”…
é “sentirsi tutti uniti”…
Come si reagisce ad un abbraccio inaspettato da parte di una persona sconosciuta?
Di solito la prima reazione è di sorpresa, stupore, ma molti poi rispondono positivamente, aderendo all’iniziativa. Ovviamente c’è chi si ritrae diffidente o impaurito dallo strano fenomeno.
Forse un abbraccio ha a che fare con molto di più di quello che crediamo. Paradossalmente, forse persino la situazione economico-politica attuale, potrebbe averne a che fare. Esagerazione? Assurdità?
E che dire del fatto che per avere una situazione stabile e armonica all’esterno dobbiamo prima essere in armonia con noi stessi e i nostri simili? Un paese diviso, in cui ci sono rivalità e contrasti fra i sessi, in base all’appartenenza religiosa o al colore della pelle, non può essere un paese in pace e in armonia.
Qualcuno può dire: ma cosa c’entra l’abbraccio?
Abbracciarsi è un segnale di vicinanza (non solo fisica), di pace, di voler comunicare con l’altro. L’umanità vuole la felicità, ma non potrà averla se non quando tutti si rispecchieranno in tutti, e cesseranno le guerre e gli odi legati all’appartenenza ad un gruppo (religioso, etnico, ecc.).
Quando ci si abbraccia si rilascia tensione, si fa scorrere liberamente energia. L’abbraccio è un gesto di accettazione: ci si sente accettati dall’altro e si accetta l’altro.
Abbracciarsi dà un senso di appartenenza, di essere amati. Si tratta di bisogni fondamentali degli esseri umani.
Tali bisogni producono emozioni, e le emozioni sono la base dei nostri vissuti e della possibilità di crescita.
La nostra cultura ci ha imposto di tenerle sotto controllo, anche quando potevano esprimere semplicemente le nostre peculiarità creative. La repressione emozionale, da molti non riconosciuta, sarebbe alla base di molti conflitti e scompensi. Chi non accetta e non fa crescere le sue emozioni, si reprime, e sperimenta che in lui c’è qualcosa che non va, non si ama, e se non si ama non può amare gli altri.
Abbiamo vissuto per molto tempo in una cultura di guerra, che ci ha inculcato che dobbiamo amare quelli che appartengono al nostro “gruppo”, che sentiamo simili a noi, e possiamo escludere gli altri, giudicarli sulla base di caratteristiche “esteriori”. Ma una cultura di pace e armonia esige altro: esige la nostra capacità di percepire anche chi ci appare diverso da noi come nostro simile. In effetti, egli lo è.
In Oriente si dice “Siamo tutti foglie dello stesso albero” ad indicare che c’è uno stretto legame fra noi e gli altri, e non è un legame inventato da dottrine religiose o da ideologie, è un legame reale, dovuto al fatto che siamo fatti della medesima essenza. Capire questo significa cercare di capirsi, far prevalere il desiderio di vicinanza all’altro piuttosto che l’ostilità o l’indifferenza. Può emergere l’esigenza dell’ascolto, di accettare l’altro così com’è o di guardare in lui i pregi piuttosto che i difetti. Vuol dire anche imparare a gestire i conflitti con i nostri genitori, il nostro partner, i nostri figli o i nostri colleghi.
In poche parole, far nascere una nuova cultura, che non può essere definita soltanto cultura della pace, essa è anche una cultura del vero legame fra tutti gli esseri umani. Quel legame che tutti sentiamo nei nostri cuori, ma che forse soltanto poche volte ci siamo permessi di vivere fino in fondo.
Se ci percepiamo “simili” non può esistere in noi alcuna pulsione bellica. Come scrive la psicologa e giornalista Marcella Danon:
“Il miglior antidoto contro la guerra è l’avvicinarsi della gente: quando l’altro non è più l’archetipo del nemico, ma viene riconosciuto simile a noi, nella sua umanità… Le guerre diventeranno sempre più anacronistiche, perché l’umanità si sta mescolando sempre di più, presunti buoni e cattivi non abitano più in terre lontane, ma la gente, vivendo insieme, sta imparando a conoscersi e a riconoscersi. La guerra è, per definizione, contro i cattivi, contro lo straniero, contro il nemico, contro l'”ombra”, che altro non è il famoso “lato ombra” presente in ognuno di noi, di cui parla Jung. Quanto meno si conosce l’altro, tanto più diventa facile attribuirgli tutti i difetti di questo mondo… L’impegno per la pace è, quindi, nell’accelerare questo processo e imparare a conoscersi bene. Conoscere se stessi, prima di tutto, per familiarizzare con una ricca, complessa e contraddittoria natura umana, e conoscere gli altri, riconosciuti molto più simili a noi di quanto sembri, una volta che siamo capaci di vederci per quello che veramente siamo.”(5)
Come concludere un articolo del genere?
Buoni abbracci a tutti!
Antonella Randazzo
Fonte: http://lanuovaenergia.blogspot.com
Link:http://lanuovaenergia.blogspot.com/2009/09/abbracci-tutti-per-i-baci-ce-sempre.html
10.09.2009
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NOTE
1) KM Grewen et al, Psychosomatic Medicine 2005, 67:532-538
http://www.psychosomaticmedicine.org/cgi/content/abstract/67/4/531
2) Tratti dai siti italiani www.freehugscampaign.org |
siti italiani:
| www.regaloabbracci.it |
| www.abbracci-gratis.it |
| www.donoabbracci.it |
| freehugs.splinder.com |
| mi sono regalata un abbraccio |
| Animasemplice for Free hugs Campaign |
3) http://genagenar.spaces.live.com/blog/cns!6D08F056C79FE5FA!531.entry?&_c02_owner=1%3F%3F
4) http://www.lamentemente.com/2009/04/19/forza-abbraccio-gesto-che-puo-cambiare-la-vita/
5) http://www.lifegate.it/essere/articolo.php?id_articolo=1021