40 Milioni di Russi alle “Prove di un Disastro Nucleare” … qualche giorno dopo che gli USA hanno parlato di Guerra con Mosca

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DI TYLER DURDEN

Zerohedge.com

Ecco come si sgretolano le relazioni tra Russia e USA per effetto della escalation di una guerra per procura in Siria, che oggi ha raggiunto il suo apice con lo stop dato da Putin al negoziato con gli USA per lo smaltimento del Plutonio,  poco prima che il Dipartimento di Stato USA annunciasse che avrebbe bloccato i negoziati , con la Russia, sulla Siria: Domani, per la prima volta, 40 milioni di cittadini russi, oltre a 200.000 specialisti delle ” divisioni della protezione civile” e di 50.000 macchinari prenderanno parte ad una dimostrazione della protezione civile  su evacuazione in caso di disastri, come si legge sul sito Web  del Ministero della Protezione Civile russo.

Secondo il ministero, una esercitazione della protezione civile coinvolgerà tutte le autorità esecutive federali, regionali e dei governi locali di tutta la Russia con il nome “dimostrazione della protezione civile in caso di grande disastro naturale o causato dall’uomo nella federazione russa”, che avrà luogo da domani, fino al 7 ottobre. Dato che il Ministero non specifica a che tipo di “disastro causato dall’uomo” si stia riferendo, da dover movimentare ben 40 milioni di russi e da farli prendere parte ad una esercitazione di emergenza, cercheremo di comprendere – dalle linee guida della emergenza –  a cosa si stia “preparando” la Russia.

Il sito aggiunge che “l’obiettivo principale dell’esercitazione è mettere alla prova l’organizzazione della gestione degli eventi della protezione civile e della gestione delle emergenze degli incendi, per verificare il grado di preparazione delle istituzioni e delle forze della protezione civile a tutti i livelli, in caso di disastri naturali o artificiali e per mettere in atto le misure di protezione civile”.

Oleg Manuilov, Direttore del Ministero della Difesa Civile ha spiegato che questa esercitazione sarà una prova di come la popolazione dovrà rispondere ad un “disastro” in una situazione di “emergenza”.

Maggiori dettagli sull’esercitazione , sulle  Fasi 3- 4 :

Fase  I : Organizzazione delle azioni di difesa civile

In questa fase di notifica saranno convocati gli alti funzionari esecutivi delle autorità federali, regionali, dei governi locali e delle forze di protezione civile,  per implementare il sistema di gestione della protezione civile a tutti i livelli e per stabilire il metodo di comunicazione e notifica della protezione civile. Dopo che il Centro Nazionale di Gestione  Crisi avrà dato l’allarme a tutti gli organi di gestione, verranno allertate le autorità statali, le forze e le strutture di servizio e la  popolazione utilizzando tutti i sistemi di notifica disponibili.

Fase II : Programmazione e l’organizzazione delle azioni di difesa civile. Preparazione di una squadra di difesa civile e delle strutture necessarie per rispondere a grandi calamità e incendi

La fase prevede di implementare una inter-agenzia mobile multifunzionale tra le forze di protezione civile e le strutture di ogni distretto federale, per portare soccorsi e altre operazioni urgenti, per mettere in atto azioni di protezione civile e per dislocare speciali unità di protezione civile nei territori costituenti; mettendo in stand-by unità militari di soccorso, divisioni del servizio antincendio federale e unità di soccorso. Questa fase prevede di costituire una squadra, di attivare centri di controllo di backup e di raccogliere e scambiare informazioni nel settore della protezione civile.

Fase III : Organizzazione della gestione di azioni  della protezione civile e delle altre forze per rispondere a grandi disastri e incendi.

Questa fase si occuperà di gestire l’utilizzo delle squadre di protezione civile che contrasteranno grandi calamità e incendi, creeranno centri di controllo aerei e mobili, controlleranno lo stato delle strade per permettere l’evacuazione della popolazione, organizzeranno i servizi vitali; daranno il via alle unità di soccorso dei vigili del fuoco federali e dirigeranno le operazioni di monitoraggio nei siti potenzialmente pericolosi, lavorando a stretto contatto con le amministrazioni territoriali.

L’esercitazione metterà alla prova le protezioni dalle radiazioni, chimiche e biologiche a cui potrà essere esposto il personale e la popolazione in caso di emergenza presso strutture vitali e potenzialmente pericolose. Saranno controllati anche i sistemi di sicurezza antincendio, di protezione civile e di protezione umana delle istituzioni sociali e degli edifici pubblici. Saranno allestite unità di risposta e centri di monitoraggio radiologico, chimico e biologico e testati i messaggi igienico-sanitari da inviare alle aree di emergenza e alle reti di controllo dei laboratori in stand-by.

Il fatto che tra le misure preposte sia prevista una squadra di protezione civile per  “disastri e incendi” e dei test per le  “radiazioni, chimiche e per la protezione biologica”, è come una dichiarazione che la Russia sta mettendo in atto la sua più importante esercitazione di guerra nucleare, mai avvenuta dopo la fine della guerra fredda.

Perché ora? Forse perché, oltre al forte deterioramento delle relazioni tra la Russia e l’Occidente – le tensioni sono ormai ai livelli della guerra fredda –  un’altra risposta può venire da Joseph Dunford, Presidente del Joint Chiefs of Staff, che la settimana scorsa ha lanciato un monito al Congresso sul fatto che una No Fly Zone in Siria, come proposta recentemente da John Kerry, e il voler mettere al centro di tutto la strategia di politica estera di Hillary, si tradurrebbe in una terza guerra mondiale.

Durante  una sua testimonianza al Senate Committee on Armed Services, la scorsa settimana il Gen. Joseph Dunford  ha suonato l’allarme sul fatto che il cambiamento politico  che sta guadagnando consensi all’interno delle sale di Washington, dopo la fine del cessate il fuoco mediato degli Stati Uniti e della Russia, in Siria, potrebbe tradursi in una grande guerra internazionale e che per questo motivo (lui) non sarebbe disposto ad appoggiare la proposta per una No.Fly Zone, chiesta dal Sen. Roger Wicker, del Mississippi, su proposta di Hillary Clinton, come risposta alle dichiarazioni della Russia e della Siria che hanno intensificato i bombardamenti aerei dei ribelli della zona orientale di Aleppo, dopo la dichiarazione del cessate il fuoco.

«E  che cosa ne pensa della possibilità di controllare tutto lo spazio aereo per evitare che si buttino altre bombe? Cosa ne pensa di questa opzione?” – ha chiesto Wicker –  “In questo momento, Sig. Senatore, per noi controllare lo spazio aereo della Siria vorrebbe dire andare in guerra contro la Siria e contro la Russia. Si tratta di una decisione abbastanza determinante che certamente io non ho intenzione di prendere”, ha detto il Presidente dei Capi di Stato Maggiore, intendendo che quel tioi di politica è sembrata troppo aggressiva, anche per i capi militari.

Tanto per ricordare, Hillary Clinton ha sostenuto fortemente una NO-Fly Zone sin da ottobre 2015,  subito dopo l’iniziato della campagna di bombardamenti aerei russa per mantenere la stabilità del governo siriano. “Io personalmente sosterrei fin d’ora una No Fly Zone e corridoi umanitari per cercare di fermare la carneficina da terra e dal cielo, per cercare di capire che cosa sta accadendo e per cercare di arginare il flusso di profughi ” disse la Clinton in un’intervista alla NBC a  ottobre 2015.

Nonostante questi moniti, l’ex Segretario di Stato – e ora candidata presidenziale -mantiene la sua nota posizione aggressiva verso un cambio di regime e tutto ciò che riguarda  la Russia ed ha continuato a sostenere questi punti, che stanno guadagnando consensi, nelle ultime settimane, fra i più alti diplomatici USA.

Ma la Clinton non è la sola: come ha scritto il WSJ  a giugno, più di 50 diplomatici USA hanno firmato una nota di dissenso, chiedendo che l’amministrazione Obama si impegnasse in opzioni militari contro Assad, come ad esempio proclamando una NoFlyZone, se non addirittura un attacco diretto contro il regime siriano. La motivazione dei diplomatici è che la situazione in Siria continuerà a peggiorare senza un’azione diretta da parte dei militari USA, una argomentazione di dubbia legalità, se intrapresa unilateralmente, senza nessuna risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.  Come scrive  Sputnik,  però l’ambasciatore americano all’ONU Samantha Power ha già buttato le basi per far applicare il “diritto di proteggere”, la  controversa teoria di diritto internazionale, in cui si sostiene che l’opposizione russa a questa risoluzione dovrebbe essere ignorata, in quanto la Russia è una parte nel conflitto.

La Russia, a sua volta, ha replicato che, se il regime di Assad dovesse cadere sarebbero i gruppi terroristici, tra cui l’ ISIS e al-Nusra che, probabilmente,  colmerebbero il vuoto di potere che scenderebbe sul paese  e lo trasformerebbe ancor di più in un grande porto del terrorismo internazionale. In ultima analisi, il conflitto siriano è fondamentalmente dovuto al passaggio e al trasporto dell’energia, e se la Russia debba mantenere – o no – il suo dominio sulle importazioni di gas naturale verso l’ Europa, o se – una volta deposto il regime siriano – si potrà costruire una conduttura di gas naturale del Qatar – attraverso la Siria – per arrivare in Europa.

Per quanto riguarda l’esercitazione per la guerra nucleare in Russia, possiamo solo sperare che certe idee su una guerra nucleare rimangano solo  nel regno della pura teoria.

 

Fonte: http://www.zerohedge.com/

Link : http://www.zerohedge.com/news/2016-10-03/40-million-russians-take-part-radiation-disaster-drill-days-after-us-general-warns-w

3.10.2016

 

Il testo di questo articolo è liberamente utilizzabile a scopi non commerciali, citando la fonte comedonchisciotte.org e l’autore della traduzione Bosque Primario

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