Niccolò Magnani
Ilsussisidario.net
Primario dell’Unità Operativa di Anestesia e Rianimazione Generale e Cardio-Toraco-Vascolare dell’Istituto San Raffaele di Milano ma anche referente direzionale delle Aree Cliniche dello stesso ospedale, infine medico di fama internazionale: è Alberto Zangrillo che, dopo le polemiche enormi per le sue dichiarazioni in estate («il virus è clinicamente morto», «il virus clinicamente non esiste più»), torna a rilasciare una vasta intervista su Libero Quotidiano per parlare dei suoi colleghi, dei propri errori e dell’andamento di questa seconda ondata di COVID-19. «Tra i virologi è in corso uno scontro ideologico? Sì ma quelli che non sbagliano mai sono coloro che stanno sul divano di casa, dietro a una telecamere e davanti ad una scrivania». Li definisce “tele-medici” alcuni professori che pontificano e terrorizzano sul Covid, ma in generale Zangrillo “assolve” anche quelli che l’hanno pesantemente attaccato nei mesi scorsi: «Dal 22 febbraio ho tre punti di riferimento: la proprietà del mio gruppo, che mi ha dato mandato pieno nel fronteggiare la crisi, il professor Sileri, membro del governo e medico straordinario, il mio gruppo di lavoro composto di infermieri e medici unici». Per Zangrillo però i veri responsabili del “terrore” mediatico sono gli stessi giornalisti che già nella prima ondata volevano chiudere tutto e per tanto: «Certa stampa, politicamente trasversale, ha gravi responsabilità: se terrorizziamo le persone, non le renderemo mai responsabili. Mio padre mi ha insegnato l’importanza della carità».
ZANGRILLO: “NON TORNA L’EMERGENZA DI MARZO”
Certo, qualche sassolino Zangrillo se lo toglie per esempio quando pone distanza tra sé e i “virologi dello schermo”: «Guardi che Remuzzi, Gattinoni, Richeldi, Bassetti, Lorini, Ippolito e il sottoscritto non sono virologi», sottolinea ancora l’anestesista del San Raffaele. Il Sars-CoV-2 secondo Zangrillo ha messo in linea di produzione «una serie di scienziati privi dei necessari parametri per essere definiti e riconosciuti come tali». Da qui poi alcune ammissioni, anche sugli errori di comunicazioni effettuati negli scorsi mesi. «ho sbagliato nel modus ma ho detto “clinicamente non esiste più”. Era il 31 maggio e ho descritto quello che accadeva allora». Poi però la seconda ondata è arrivata, ma Zangrillo resta ottimista: l’emergenza c’è, non è inventata, ma al momento riesce ad essere abbastanza controllata in Lombardia: «torneremo come a marzo? Non credo. Stiamo affrontando il problema con metodo e l’approccio terapeutico corretto sta diffondendosi negli ospedali e sul territorio», spiega ancora a Senaldi l’anestesista e medico personale di Silvio Berlusconi. Si tiene però sulla linea di Bassetti che parla di «terrorismo mediatico sul virus» e aggiunge «ho fatto di tutto per raccontare la verità ma è molto più figo far credere che moriremo tutti». Bisogna convivere con il virus e imparare a farlo, nello stesso tempo occorre continuare a seguire le regole per poter riprender la normalità delle proprie vite: «Criticano la sanità lombarda? Il sistema sanitario lombardo punta sull’azione sinergica del pubblico col privato. È ampiamente dimostrato che il privato non sottrae risorse al pubblico. Qui mi fermo perché tutto il resto è politica», conclude Zangrillo a “Libero”.