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YEMEN: ALLARME TERRORISTICO E INTERROGATIVI IRRISOLTI

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A cura di Davide
Il 8 Novembre 2010
50 Views

DI BARRY GRAY
globalresearch.ca

Venerdì i media statunitensi hanno dato lo sconvolgente allarme di una nuova minaccia terroristica, cosa ormai considerata normale nella vita pubblica americana, in particolar modo alla vigilia delle elezioni. Impossibile dire quanto c’è di vero e quanto di inventato nelle sempre più diffuse voci circa i due pacchi dallo Yemen indirizzati a due sinagoghe di Chicago e sospetti di contenere materiale esplosivo.

Ma il fatto che la decisione provenga dai ‘piani alti’, per incoraggiare l’interesse mediatico prima che venissero riportati dei dettagli concreti, e che si basi sulle insinuazioni non verificate di pubblici ufficiali anonimi, è sufficiente a suscitare un certo scetticismo.

Il tagline di una popolare serie televisiva americana su un gruppo antiterroristico “Not every conspiracy is a theory” (Non tutti gli atti di cospirazione sono solo teoria, ndt) è azzeccatissimo. Gli obiettivi segreti dell’attuale campagna del governo e dei media non sono ancora chiari, ma una cosa è certa: non c’è da da fidarsi delle informazioni che ci vengono date.

I pacchi sospetti, uno inviato tramite UPS e intercettato in un aeroporto britannico, l’altro spedito con FedEx e trovato in un aeroporto di Dubai, sono stati immediatamente etichettati come parte di un programma più ampio del braccio di Al Qaeda dello Yemen, nella penisola arabica.
 

Venerdì sera il presidente Obama ha dato la terribile notizia di una “minaccia credibile”. Con lui c’erano il suo portavoce Robert Gibbs e il primo consigliere sul terrorismo John Brennan, che ha elogiato la rapida reazione del governo e ha promesso dei provvedimenti non definiti in risposta alla presunta minaccia dello Yemen e di altri paesi.

All’incertezza sulla veridicità delle insinuazioni, si aggiungono contraddizioni e anomalie su cui c’è ancora da far chiarezza. Venerdì MSNBC ha deriso queste bombe, che si pensa fossero nascoste all’interno di cartucce per stampanti, e le ha definite rudimentali e da dilettanti. La CNN ha affermato che nessun tipo di esplosivo è stato trovato nei pacchi. Da domenica il governo statunitense e i media parlano di ordigni altamente sofisticati, roba da veri professionisti.
 

Domenica un articolo profetico del New York Times diceva: “Sabato le autorità hanno comunicato che le potenti bombe nascoste nei pacchi e destinate agli Stati Uniti erano state realizzate con maestria ed erano inaspettatamente sofisticate, ulteriore prova che gli affiliati di Al Qaeda nello Yemen stanno perfezionando di giorno in giorno la loro abilità di colpire il suolo americano”.

Secondo le autorità, a realizzare le bombe è stato Ibrahim Hassan al-Asiri, primo obiettivo delle rappresaglie degli USA. Il Times, senza forse rendersi conto della contraddizione, sostiene che questo ‘esperto’ fabbricatore di bombe è lo stesso che ha realizzato gli aggeggi ‘rudimentali’ usati nell’attentato di Detroit, nel Natale scorso, e in quello in cui un kamikaze yemenita ha tentato, senza successo, di uccidere il capo dei servizi segreti sauditi, Mohammed bin Nayef, agli inizi del 2009.
 

Domenica, John Brennan si è dichiarato d’accordo col primo ministro britannico David Cameron, secondo il quale i pacchi bomba avrebbero dovuto esplodere in aria, e non nelle sinagoghe di Chicago indicate. Nessuno, comunque, ha spiegato perché dei presunti esperti terroristi avrebbero dovuto far scoprire le loro bombe, progettate per far saltare in aria degli aerei, spedendole dallo Yemen a dei gruppi ebraici negli USA!

C’è poi un’impressionante coincidenza: l’allarme terrorismo è esploso solo due giorni dopo che il Financial Times ha pubblicato in prima pagina il seguente titolo “Il presidente della British Airways attacca gli USA sulla sicurezza negli aeroporti”. L’articolo citava il presidente della British Airways, Martin Broughton, che criticava irritato l’inutile eccesso di controlli aeroportuali e chiedeva alle autorità britanniche di smetterla di prostrarsi agli americani.

Senza dubbio, considerando le parole di Broughton, le autorità statunitensi staranno già pensando che l’attuale minaccia verrà usata per portare avanti, se non espandere, le misure di sicurezza imposte dagli USA sui vettori stranieri.

Impossibile sapere con certezza se queste insinuazioni sono fondate e se c’è un pizzico di verità, considerando tutte le bugie e le esagerazioni che si nascondono dietro ai fatti reali. Ma come sempre, è giusto chiedersi: “Chi ne trae profitto?”

A parte i vettori aerei statunitensi, desiderosi di imporre obblighi ancora più onerosi sui concorrenti esteri, ci sono anche tanti altri soggetti che avrebbero molto da guadagnare dalla diffusione della paura e dell’astio contro lo Yemen.

Sono stati i sauditi, e precisamente il capo dei servizi segreti Nayef, che giovedì hanno fatto la soffiata a Washington circa i pacchi bomba provenienti dallo Yemen. Lo sceiccato saudita vede lo Yemen, che ha un governo debole e deve affrontare la ribellione degli sciiti nelle regioni a nord, al confine con l’Arabia Saudita, come una minaccia mortale alla stabilità del regime. Come ha riportato il Times: “I sauditi vedono il gruppo di Al Qaeda nello Yemen come il peggior pericolo per la loro sicurezza, e l’intelligence saudita ha installato una rete di sorveglianza elettronica e delle spie per penetrare all’interno dell’organizzazione”.
 

Quindi, non è da escludere che le spie saudite possano aver orchestrato la minaccia terroristica per spingere ad aumentare le operazioni segrete nello Yemen, un paese di grande interesse strategico per gli USA, poiché si affaccia sul Mar Rosso e sul Mar Arabico e confina con le vitali vie di trasferimento del petrolio.
 

Per quanto riguarda gli Stati Uniti, l’emergenza terrorismo è ormai diventata una strategia per disorientare la popolazione americana e mantenere il controllo sociale.
Annunciando questa minaccia alla vigilia delle elezioni, Obama sembra seguire le orme di Bush, il quale strumentalizzò la paura per manipolare l’opinione pubblica in vista delle elezioni del 2002, del 2004 e del 2006.

Quest’anno c’è ancora di più il bisogno di distrarre l’attenzione pubblica da una crisi economica sempre più aspra e dalla crescente frustrazione e rabbia verso l’intero impianto politico. Inoltre, ci sono degli obiettivi di politica interna e estera che hanno generato un’atmosfera di paura e incertezza.

All’estero, c’è il bisogno di intensificare le violenze in Iraq e in Afghanistan, malgrado gli americani siamo sempre più contrari alla guerra, e di espandere le aggressioni militari statunitensi negli altri paesi. Sotto Obama, gli Stati Uniti hanno già aumentato le operazioni segrete nello Yemen, ma sono stati costretti a bloccare gli attacchi missilistici su insorgenti sospetti da maggio, quando uno dei missili ha ucciso il vice governatore provinciale, che voleva incoraggiare il presidente yemenita Ali Abdullah Saleh a far fermare gli attacchi.
 

Gli USA hanno pressato il regime yemenita, costringendolo a riprendere gli attacchi. Come ha fatto notare il New York Times domenica, “Le autorità americane hanno pensato di inviare dei velivoli armati nello Yemen, in risposta al Pakistan, ma questa mossa richiederebbe almeno l’approvazione del volubile Saleh.”
 

In casa, la paura del terrorirsmo è utilizzata per giustificare l’aumento delle forze di polizia dello stato e i maggiori attacchi ai diritti democratici. Uno degli aspetti più sinistri dell’attuale campagna del governo e dei media è l’accusa, senza alcuna prova certa, contro un cittadino americano, Anwar al-Awlaki, sospettato di essere la mente del progetto.
 

In un articolo di domenica il Times ha riportato “Secondo le autorità americane, è evidente che dietro ai tentativi di attacco ci sono gli alti esponenti di Al Qaeda della penisola araba, incluso il clerico radicale, nato negli USA, Anwar al-Awlaki”. Poi, il giornale ha cambiato versione, dicendo che per le autorità il complotto “potrebbe aver avuto l’approvazione degli alti vertici del braccio di Al Qaeda nello Yemen, incluso Awlaki”, e ha aggiunto: “I funzionari governativi di Washington non hanno le prove certe del coinvolgimento di Awlaki”, e “Quest’anno il cittadino americano Awlaki è stato designato dalla CIA come obiettivo di alta priorità”.
 

Quindi, uno degli obiettivi dell’attuale allarme terroristico è giustificare l’uccisione di un cittadino americano da parte del suo stesso governo. L’amministrazione Obama sta cercando di annullare un fatto riportato dall’ American Civil Liberties Union, che ha affermato che il presidente ha la facoltà di ordinare l’esecuzione di chiunque, persino di un cittadino americano considerato un terrorista.

Da parte sua, il Times, principale esponente del pensiero liberale statunitense, ha pubblicato un editoriale in difesa della Casa Bianca. (vedi:“The New York Times defends assassinations”).

Barry Grey

Fonte; www.globalresearch.ca
Link: http://www.globalresearch.ca/index.php?context=va&aid=21736
2.11.2010

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di STEFANIA MICUCCI

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