La ex moglie di DSK, da parte sua sta pubblicamente “rigurgitando” il suo “disgusto” per il presunto antisemitismo di Ferrara (una forzatura) e la sua misoginia (già più plausibile), ma non lo querelerà. Come sanno anche i sassi, tutto il bordello (in tutti i sensi) giudiziario è stato sistemato in maniera molto confidenziale alla fine del 2012.
Dovete comunque amare questa accozzaglia di isteria, sperma e PR – che in qualche modo riflette gli accadimenti reali del 2011 (leggete Sex, power and American justice, Asia Times Online, 19/05/2011). Welcome to New York ha avuto la sua ultrapubblicizzata premiere mondiale a margine del Festival di Cannes lo scorso Sabato – sotto un tendone a Nikki Beach, di fronte al leggendario Carlton, seguita da una conferenza stampa di Depardieu in cui ha addirittura citato Shakespeare.
La marachella ha anche creato una bella guerra old school tra testate giornalistiche: Le Monde si è aggiudicato lo scoop, vedendo la pellicola prima di chiunque altro (e gli è piaciuta molto), Liberation l’ha detestato e Le Figaro per non essere da meno, ne ha denunciato il “nauseante antisemitismo”; Simone mostra che il suo avatar di Anne Sinclair è una donna ossessiva e potente, che aiuta attivamente lo stato di Israele “con amore e devozione”, pure venendo da una famiglia che ha fatto una fortuna sospetta durante la seconda guerra mondiale (una delle battute migliori di Depardieu/Devereaux è “il 1945 è stato un buon anno”).
Nel frattempo la vita reale è tornata dolce per la ex coppia. La Sinclair è di nuovo alla ribalta per essere editrice della versione francese dell’Huffington Post e DSK si è mostrato alcuni giorni fa in un network su France 2 pontificando di politica ed economia.
CALORE CORPOREO
Non è un segreto a Parigi che la Sinclair e il suo squadrone di avvocati abbiano cercato in tutti i modi di impedire la realizzazione di questo film. Ferrara si è lamentato del fatto che nessun produttore francese volesse investire nemmeno un euro, usando la scusa che era “troppo politico” e peggio ancora: i banchieri francesi sono “amici della Sinclair”, secondo lui.
Welcome to New York è costato solo 3 milioni di dollari; la metà dei quali messi dalla casa di produzione Wild Bunch e il resto da un consorzio di investitori privati guidato da Depardieu, più mezzo milione di dollari di crediti sulle tasse da parte della città di New York. Economico? Senza dubbio, sotto più di un punto di vista.
Non c’è da stupirsi che un prodotto così esplosivo non venga presentato nella competizione ufficiale al politically correct festival di Cannes, sia che la ultra-ammanicata Sinclair si metta di mezzo oppure no, quindi alla fine dei conti cosa ci si guadagna a distribuire Welcome to New York per sette Euro o circa 10 dollari ad un gran numero di piattaforme di piattaforme di video on demand in Francia e, al momento, pochi altri paesi europei? Una macchina del sesso – senza lo swing di James Brown. Dimenticatevi del brillante intelletto di Devereaux/DSK, l’uomo che diventerebbe presidente. Per Ferrara – che ha dovuto montare una seconda volta la pellicola – questo è nudo sesso come nudo è il potere, senza intermediari. O sesso paragonato alla politica per qualcuno che non ha mai letto Focault.
Unidimensionale com’è, tutta la faccenda sta ancora facendo scalpore per la fenomenale interpretazione di Depardieu, che impersona il più potente dei broker come un enorme maiale (c’è un tocco di Pasolini in tutto ciò): ringhia, mugugna e grugnisce scopandosi – o almeno provando a farlo – qualsiasi cosa respiri e a malapena spiccicando qualche frase in “Franglese” resa piccante da un sacco di inglese razzista. La domanda sorge spontanea: come è riuscito un maiale a diventare capo del FMI?
Il confronto sessuale che coinvolge l’afro-musulmana dipendente del Sofitel – una delle scene più fantasticate negli annali del gossip moderno – dura soltanto un minuto sullo schermo. Subito dopo Devereaux va a pranzo con sua figlia e la sua fidanzata canadese, definendo una bouillabaisse come “un’orgia con il pesce”.
Ferrara, tuttavia, non va preso per ingenuo, è molto più sovversivo di così. Simone/Sinclair è sicuramente raffigurata con nonchalance come la metafora dell’assoluto potere dei soldi in grado di corrompere qualsiasi cosa.
In uno dei rari scambi drammatici di tutto il film, DSK/Devereaux si lamenta che è un sogno di lei il fatto che lui diventi presidente (“Non ne sono capace”), per di più, lei ha raggiunto solo un obiettivo in tutti quegli anni: portarlo ad odiare se stesso. Quello che traspare è che il povero ragazzo cercava di sfuggire lo stivale di una genitrice imperiosa comportandosi come un grottesco maiale per il quale ogni donna è una puttana, per poi però ritornare da mammina ogni volta.
Durante i ruggenti anni 80 Baudrillard pose la famosa domanda “Cosa fai dopo l’orgia?”, la risposta di Ferrara nell’era di Instagram è stata una serie di instagrammate in serie del corpo obeso e flaccido di Depardieu spinto al limite, esposto, scomposto e scartato dal mondo dello spettacolo. Più o meno la metafora sessuale di questi inutili, volgari e scadenti tempi.
Pepe Escobar è l’autore di Globalistan: How the Globalized World is Dissolving into Liquid War (Nimble Books, 2007), Red Zone Blues: a snapshot of Baghdad during the surge (Nimble Books, 2007), and Obama does Globalistan (Nimble Books, 2009). Può essere contattato a [email protected]
Fonte: www.atimes.com
Link: http://www.atimes.com/atimes/World/WOR-01-210514.html
22.05.14
TRADUZIONE PER www.comedonchisciotte.org a cura di FA RANCO