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La Redazione

 

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VOGLIAMO I COLONNELLI? NO, GRAZIE, CI BASTANO I SOLDI

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A cura di Davide
Il 2 Aprile 2014
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DI SERGIO DI CORI MODIGLIANI
Libero pensiero

Blitz all’alba dei carabinieri del Ros di Brescia, che hanno eseguito 24 ordini di custodia cautelare (due sono arresti domiciliari) – 15 in Veneto – , e 33 perquisizioni, a carico di un gruppo di persone accusate di terrorismo ed eversione del sistema democratico, oltre che alla fabbricazione di armi. Gli arresti riguardano numerosi veneti che militano tra le file del movimento indipendentista, tra cui l’ex parlamentare e fondatore della Liga Veneta Franco Rocchetta, gli ex Serenissimi Luigi Faccia e Flavio Contin e il leader dei Forconi Lucio Chiavegato. Secondo le indagini del Ros, coordinate dalla procura bresciana le persone arrestate farebbero parte di «un gruppo riconducibile a diverse ideologie di tipo secessionista che aveva progettato iniziative anche violente finalizzate a sollecitare l’indipendenza del Veneto e di altre parti del territorio nazionale». http://corrieredelveneto.corriere.it

Circa trent’anni fa, il grande regista italiano Mario Monicelli firmò un gustoso film di acuta satira politica che si intitolava “Vogliamo i colonnelli”, interpretato da Ugo Tognazzi. Era una commedia di costume che pescava nella tradizione classica della cultura cinematografica dell’epoca (quando ancora esisteva chi produceva, finanziava, distribuiva, realizzava, pensava e scriveva film) e pur pescando nell’attualità di quel momento, poneva l’accento su un concetto base dell’italianità di sempre: il cialtronismo becero, la vera firma del patrio tricolore.

Nella foto: Il nuovo «Tanko» sequestrato nel Padovano

Il film si rifaceva a una tragedia vera istituzionale: il coinvolgimento di apparati dello Stato al servizio di gruppi occulti dell’estrema destra che volevano organizzare un golpe in Italia, guidato dal generale De Lorenzo e dal colonnello Amos Spiazzi. Il golpe abortì e i militari vennero travolti da un gigantesco scandalo politico che fece tremare l’intera impalcatura istituzionale.

Finì nel nulla del consueto dimenticatoio.

Sempre in bilico e privi di equilibrio, sospesi sul baratro che ci divide tra la farsa e la tragedia, noi cittadini assistiamo sgomenti -come in un film di fantascienza- al ripetersi di episodi sconcertanti che si ripropongono a seconda delle decadi seguendo lo stesso identico copione. Cambiano gli attori comprimari, le comparse, la scenografia, la regione, le mode, ma la sceneggiatura è sempre la stessa.

L’arresto operato dai carabinieri questa mattina dei 24 secessionisti veneti, compreso il sequestro di un aspirante carro armato da guerra, a mio avviso si inseriscono molto bene in questo teatro pecoreccio, proprio come nel film di Monicelli (andatevelo a vedere, ve lo consiglio, credo fosse del 1973). Matteo Salvini, il sedicente leader della Lega Nord, un individuo che non ha capito di essere più vicino a Ugo Tognazzi che a Federico Barbarossa, ha dichiarato con gli occhi luccicanti: “Lo Stato non ci fa paura”.
Lo credo bene. Ha ragione,

Non si capisce per quale astruso motivo i leghisti dovrebbero avere paura di uno stato che li ha sostenuti, finanziati, sovvenzionati, alimentati, custoditi, esaltati ed eccitati, dato che la loro storia politica -sulla carta con documenti alla mano- ruota soltanto intorno ad appalti, nomine in enti pubblici decotti lombardi, piemontesi, veneti, emiliani; privilegi abnormi, giganteschi sprechi di danaro pubblico dei contribuenti a beneficio di famiglie private leghiste. E’ stato davvero buono e generoso lo Stato con i leghisti, è un loro amicone, è il loro sponsor più fedele, perchè mai dovrebbero averne paura?

Non si capisce neppure perchè concorrano all’attuale tornata elettorale europea, visto che nel periodo 2009-2014 su 412 riunioni ufficiali della specifica commissione di Bruxelles che si occupava di problemi dell’agricoltura e dell’industria riguardanti anche l’Italia, Matteo Salvini abbia segnato una partecipazione nell’ordine dello 0,1%. Si è visto soltanto alla 412esima riunione, l’ultima in calendario, quando è stato sbeffeggiato dal Presidente che gli ha detto “lei è un vero fannullone, non è mai venuto a lavorare neppure un giorno; nessuno l’ha mai visto a Bruxelles”.

In compenso l’abbiamo sempre visto in televisione, ospite fisso di tutti i talk show, per 5 anni.
E’ il suo vero e unico lavoro.
Quello è l’investimento della Lega Nord, così come quello del PD e di Forza Italia.
Matteo Salvini è il BPT dei sedicenti secessionisti.
BPT è un acronimo che sta per Buoni Poliennali del Tesoro.
In questo caso sta per Bambolotti Promozionali Televisivi: è tutto ciò che sono.
Dietro non c’è nulla.

Così come non c’è niente dietro questa cosiddetta secessione, se non il dato sociologico che a me interessa: la cupola mediatica ha annunciato in televisione il risultato del referendum che dava 3 milioni di voti ai veneti amanti della rottura, mostrandoci sindaci con la banda diagonale di un inedito colore, mentre poi andando a fare i conti è venuto fuori che i votanti erano stati 128.000 di cui -curiosamente- ben 32.000 provenienti dalla Repubblica del Cile nell’estremo Sud America, nobile nazione che non ci risulta abbia niente a che spartire con i dogi di Venezia.
Quindi, il risultato autentico è stato moltiplicato per trenta volte.

E’ come dire che Il M5s alle ultime elezioni ha ottenuto 265 milioni di voti validi: tanto per rendersi conto della folle idiozia del teatro becero che stanno costruendo.

Si tratta di prove generali di falsificazione mediatica pilotata, di cui avevamo avuto già i primi accenni con Silvio Berlusconi e i suoi “personal bpt” che alla tivvù urlavano che lo avevano votato in più di 10 milioni quando erano stati, invece, 7, 3 milioni. Nessun giornalista ha mai neppure accennato a una correzione. Così come nessuno ha corretto Matteo Renzi quando sosteneva che al governo ci è andato perchè glie lo hanno chiesto i 3 milioni di votanti alle primarie, mentre invece lui ha preso soltanto 1 milione e 850 mila voti. Neppure Civati e Cuperlo che erano stati votati hanno osato ricordare l’esistenza dei propri elettori.
Così come Saccomanni aveva detto che la crisi era finita.
Così come oggi ci spiegano che la ripresa è iniziata e l’Italia sta cambiando.
Sono prove generali di falsificazione mediatica, tutto qui.
Tanto abboccano tutti.

Nessuno ricorda nulla, nessuno mantiene memoria di nessun evento o persona, nessuno custodisce i dati della realtà oggettiva perchè ciò che conta è l’ordine di scuderia del momento.

Due sere fa, Lilly Gruber ha titolato la sua trasmissione 8 e 1/2 così: “Tremonti: l’anti Grillo”. In studio c’era il giornalista Giannini di Repubblica. Entrambi i membri onorari della cupola mediatica hanno presentato agli italiani la novità della stagione, Giulio Tremonti, come se stessero parlando di una new entry nella politica nazionale, senza neppure menzionare o ricordare che nel 2011 era Ministro dell’economia e ha portato l’Italia sull’orlo della bancarotta, difendendo l’euro con tutto se stesso. Adesso, questa novità elettorale ha scritto un libro per spiegare perchè l’euro non va bene, così come Salvini, Maroni, Zaia, i quali si sono battuti con il coltello tra i denti per difendere l’euro nel 2001, 2002, 2003, 2004, 2005, 2006, 2007, 2008, 2009, 2010, 2011, 2012, facendosi sovvenzionare, finanziare, sostenere e dando un solido contributo al dissesto sia nazionale che europeo. Da quando sono stati esclusi dalle manovre di palazzo (quelle oscure, clandestine e di corridoio) all’improvviso sono contro l’euro, non si comprendono le motivazioni di tale cambiamento.

Un’ora dopo la trasmissione nella quale Gruber e Giannini avevano introdotto la novità elettorale del momento, su Rai3 Giovanni Floris osava presentare una novità del Nuovo Centro Destra, il volto nuovo della politica bella del governo, l’onorevole Nunzia De Girolamo, record europeo di faccia di bronzo, cacciata a calci dal governo Letta, travolta da uno scandalo.
Non le è stata rivolta neppure una domanda su quella penosa vicenda di piccolo squallore familista locale in quel di Benevento, perchè ciò che conta è cancellare la memoria, falsificare la realtà e cercare di valorizzare i BPT di regime.

Capisco perchè Mario Monicelli, due anni fa, si sia buttato dalla finestra in seguito a disperazione esistenziale, nell’accorgersi quanto fosse attuale il suo delizioso film del 1973.
Noi abbiamo la possibilità di fare di meglio, per evitare il suicidio della nazione.
Buttiamo via dalla finestra le illusioni e la visibilità legata alla falsificazione del reale.
Ma soprattutto buttiamo via dall’Europa questi avanzi di se stessi, ricordando chi siamo e da dove veniamo, per poter avere una possibilità di comprendere dove vogliamo andare.
Euro o non euro è irrilevante, dato che ciò che davvero conta è chi controlla il meccanismo e con quale obiettivo. Che cosa ci facciamo di un ritorno alla lira se a gestirla è un fannullone?
Tutta questa cagnara è paccottiglia per palati beceri.
Cerchiamo di affrontare la complessità del reale e parlare dei temi che contano per davvero.

La borsa di Milano vola.
Confindustria adesso è contenta.
Le banche pure.
Il governo anche.
In compenso l’Istat ci comunica che la disoccupazione è aumentata ancora toccando il 13,2%.
Alla fine di quest’anno raggiungerà il 14%.
Per loro non conta.
Per noi sì.

In Europa bisogna andarci con un unico chiaro obiettivo: pretendere di cambiare rotta e subito, per rilanciare investimenti massicci e produrre lavoro e occupazione. Il resto non conta.

I programmi ci sono, i soldi anche, le idee operative pure: questa è la realtà.

Parliamo di questo invece dei secessionisti inventati dai BPT.

Come dicono a Venezia, queste non sono altro che ciacole da comare.

La farsa diventa tragedia quando ci si accorge che la gente pensa che siano cose serie. Questo sì è davvero Questo si che è davvero tragico.

Sergio Di Cori Modigliani

Fonte: http://sergiodicorimodiglianji.blogspot.it

02.04.2014

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