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VITTIME DI GUERRA: L'ECONOMIA STATUNITENSE

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A cura di Truman
Il 4 Agosto 2005
140 Views
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Le guerre in Iraq e in Afghanistan sono già costate ai contribuenti americani 314 miliardi di dollari, e l’Ufficio Economico del Congresso prevede una spesa addizionale di circa 450 miliardi per i prossimi 10 anni.
Questo fa delle due campagne combinate, e soprattutto di quella in Iraq, la maggior spesa militare degli ultimi 60 anni, causando anche critiche da parte di qualche conservatore riguardo l’impegno militare indeterminato verso un traguardo sfuggente.
L’interesse principale riguarda i costi sempre crescenti i quali, pur avendo avuto poco peso finora, possono giocare un ruolo sempre crescente nelle decisioni strategiche americane, proprio per il loro impatto fiscale.
“Osama (bin Laden) non deve vincere; lui ci dissanguerà solamente” dice Michael Scheuer, uno dei primi ufficiali dell’antiterrorismo alla CIA, che ha guidato la caccia a bin Laden e che si è ritirato recentemente dopo aver scritto due libri critici sulle amministrazioni Bush e Clinton. “Bin Laden sta seguendo al meglio la strada per raggiungere il suo scopo”.

costo della guerra in Iraq

Il Centro per le Valutazioni Strategiche e di Bilancio, un gruppo indipendente da Washington, ha stimato che la Guerra di Corea è costata circa 430 miliardi e la Guerra del Vietnam circa 600 miliardi, in valuta corrente. Secondo le ultime stime, il costo della guerra in Iraq potrebbe superare i 700 miliardi di dollari. Mettendola semplicemente, dicono i critici, questa guerra non sta rendendo più sicuri gli Stati Uniti e sta danneggiando i contribuenti americani caricandoli di un enorme pesante debito, fin da quando la guerra si sta finanziando attraverso la spesa pubblica.

Una delle voci più critiche dei Repubblicani è stata quella del Senatore Chuck Hagel del Nebraska, il quale ha dichiarato che il costo della guerra – molto maggiore di quello che la Casa Bianca aveva stimato nel 2003 – sta trascinando le priorità fiscali degli Stati Uniti fuori dal bilancio.

“E’ pericolosamente irresponsabile,” ha sostenuto Hagel in Febbraio riguardo la spesa pubblica per la guerra.
Più tardi ha raccontato a U.S. News & World Report: “La Casa Bianca è completamente disconnessa dalla realtà.”. Ha aggiunto poi che l’apparente mancanza di un piano concreto per difendersi dalle rivolte e per provvedere alla stabilità in Iraq, fanno sembrare “che si stia costruendo la pace man mano che si procede”.

I Democratici hanno inoltre sollevato l’interesse riguardo l’apparente mancanza di una “strategia di uscita” e riguardo i costi vorticosamente crescenti, in particolar modo da quando il Presidente Bush ha scelto di pagare la guerra attingendo da uno stanziamento supplementare speciale, estraneo ai normali procedimenti di bilancio.

Alcuni Democratici hanno poi affermato che, per coprire le spese di guerra, il presidente avrebbe dovuto proporre riduzioni comparabili in altri programmi di governo, in parte per essere fiscalmente responsabile e in parte per rendere il costo della guerra più evidente, tangibile.

“Non dobbiamo limitare il supporto alle nostre truppe”, ha dichiarato il Repubblicano John Spratt, uno dei membri anziani delle commissioni per il Budget e per le Forze Armate. “Il minimo che possiamo fare è essere sicuri che abbiano il necessario per fare il loro lavoro. D’altra parte, è necessario comprendere il costo sul lungo termine. Dobbiamo conoscerlo per stendere dei bilanci onesti.”.

“Esistono compensazioni, bilanciamenti che possiamo fare per pagare questi costi? Noi dobbiamo cercarli. Perchè questa guerra sta durando molto più a lungo e si sta dimostrando più intensa di quanto chiunque avesse anticipato”.

Alcuni esperti tra i conservatori al di fuori del Congresso hanno cominciato a chiedersi se questa guerra e la sua incerta conclusione valgano il loro costo, in denaro e in sangue versato.

“L’obiettivo è sempre stato di instaurare un governo amichevole,” ha dichiarato Charles V. Peña, direttore della sezione di studi di difesa al Cato Institute in Washington, un gruppo appartenente al partito dei Libertarian. “I costi di questa guerra valgono tanto? No, perchè non è qualcosa che possiamo completare nel lungo termine. Tutto questo continuerà solamente a prosciugare le tasche dei contribuenti americani. Io non riesco a vedere come tutto possa concludersi meglio. Può solamente finire peggio.”.

James Jay Carafano, un membro anziano per la sicurezza nazionale e della patria alla Heritage Foundation, che supporta il presidente per la maggior parte dei problemi, ha avvertito che le spese di guerra potranno solamente aumentare, per la crescente necessità di riparare e sostituire il malconcio equipaggiamento militare, dagli elicotteri agli Humvees (veicoli corazzati). Inoltre, il crescente numero di morti sta rendendo più difficile il reclutamento di nuovi soldati, e il lungo periodo di servizio richiesto, sta abbattendo il morale della Guardia Nazionale e delle unità riserviste inviate in Iraq.

Se la Casa Bianca non aumenta la spesa militare, avverte Carafano, per gli Stati Uniti potrebbe profilarsi una conclusione con un enorme disastro in Iraq ed un indebolimento delle forze militari.

“Io non credo che abbiamo abbastanza denaro per continuare quest’azione militare, basata su quello che loro ci richiedono,” asserisce Carafano. “Se non aumentiamo la spesa militare, possiamo anche scavare una fossa per i nostri soldati”.
Aggiunge poi che la guerra stessa, sempre più in aumento, appare come un cattivo investimento: “Io penso che ci sia un punto in cui si ribaltino i rendimenti in Iraq. C’è un momento in cui si sprechino solamente soldi per il problema. Francamente, io penso che siamo al punto di ribaltamento.”.

Da quando la guerra lampo in Iraq è cominciata, nel Marzo del 2003, 1.763 soldati Americani sono stati uccisi in Iraq, e almeno 13.336 sono stati feriti, secondo i dati forniti dall’Iraq Index, i quali sono stati assemblati dal Brookings Institution in Washington.

Nel Settembre 2002, l’Ufficio del Congresso per il Bilancio, un braccio di ricerca indipendente del Congresso, stimò che la guerra sarebbe costata tra 1,5 e 4 miliardi di dollari per mese. Nei fatti, la guerra costa tra i 5 e gli 8 miliardi di dollari al mese.

Il Pentagono afferma che il “burn rate” – il costo operativo della guerra – è stato mediamente di 5.6 miliardi di dollari per mese nel corrente anno fiscale, ma questo non contempla alcun costo per il mantenimento e il rifornimento degli equipaggiamenti e alcun costo di per l’addestramento e la ricostruzione, affermano gli esperti.

Secondo un’analisi del gruppo democratico della Commissione Bilancio, dall’inizio della guerra nel Marzo 2003, attraverso l’anno fiscale (che scade il 30 Settembre), l’amministrazione Bush ha ricevuto un totale di 314 miliardi di dollari in stanziamenti speciali per la guerra.

Diversamente dalla Guerra del Golfo contro l’Iraq nel 1991, gli Stati Uniti sono giunti a questa spesa totale, completamente da soli. Il Servizio di Ricerca del Congresso ha riportato che dai primi di Giugno, i 26 stati con forze militari in Iraq avevano compiuto un piccola divisione dalle truppe americane: di circa 140.000 unità; altre 11 nazioni hanno già lasciato l’Iraq.

Solo per il corrente anno fiscale, l’amministrazione ha ricevuto 107 miliardi di dollari in stanziamenti speciali, secondo il Centro per gli Accertamenti Strategici e di Bilancio, circa 87 miliardi di questi erano direttamente legati ad operazioni militari. La maggior parte dei rimanenti sono stai spesi per l’addestramento e l’equipaggiamento delle forze Irachene.

Ma i contribuenti americani devono coprire anche altre spese. Per esempio, gli Stati Uniti stanno spendendo 658 milioni di dollari per costruire un’ambasciata a Baghdad, la quale, con i costi iniziali dell’operazione, potrebbe portare la spesa per questa installazione super sicura intorno ai 1,3 miliardi di dollari al momento in cui questa diventasse funzionante, tra diversi anni.

“Due anni fa, nessuno si aspettava che la guerra sarebbe durata così a lungo,” afferma Steven Kosiak, direttore degli studi di budget al Centro per gli Accertamenti Strategici e di Bilancio. “Calcolando il costo per singola truppa, il costo di questa guerra si è allontanato molto dalle aspettative, quasi il doppio delle stime.”.

Edward Luttwak, membro anziano del Centro per Studi Strategici e Internazionali in Washington e consulente militare per entrambe le amministrazioni Democratica e Repubblicana, afferma che l’inaspettato alto costo mostra l’inappropriatezza delle priorità militari in Iraq. Egli afferma che è stato speso fin troppo per operare con armamenti altamente tecnologici (come caccia da combattimento e flotte da battaglia navale) e non abbastanza per le truppe, che sono l’arma migliore per combattere elusivamente le rivolte. Questo prova ulteriormente che l’esercito statunitense è il migliore al mondo per combattere in guerre convenzionali, ma anche che è uno dei peggiori nel mantenimento dell’ordine e nel respingere rivolte, afferma Luttwak. Per esempio, egli nota che i caccia dell’Aeronautica, come l’ F-15E, sono stati usati per missioni di esplorazione aeree e ricognizioni, quando aeromobili meno costosi avrebbero funzionato anche meglio. Luttwak si chiede come mai un’enorme flotta navale, la quale include anche una porta-aerei, sia stazionata vicino all’Iraq, quando offre un aiuto veramente modesto nel combattere una rivolta largamente nascosta nelle piccole cittadine Irachene.

“E’ molto importante guardare al costo della guerra, quasi indipendentemente dal contare i soldi, che è sostanziale,” afferma Luttwak. “E’ un buon modo per accertarsi di quello che sta succedendo. Ciò non vale il prezzo che stiamo pagando”.

Fonte:http://iraqwar.mirror-world.ru
Link:http://iraqwar.mirror-world.ru/article/57106
17.07.05

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di EGON SCHIELE

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