VERSO IL MONDO NANOTECNOLOGICO

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blank DI CARMELO RUIZ MARRERO
Rebelion

Immaginate dei robot minuscoli, troppo piccoli per essere visti persino al microscopio, che navigano nel vostro flusso sanguigno uccidendo microbi dannosi e cellule cancerogene; ora immaginateli fuori dal vostro corpo mentre fabbricano, atomo dopo atomo, prodotti più versatili, resistenti e duraturi di qualsiasi altra cosa oggi conosciuta; immaginate che la tecnologia su cui si basano questi robot rivoluzioni in maniera drastica e senza precedenti i campi della manifattura, dell’intelligenza artificiale, della produzione e della catena alimentare e perfino il viaggio nello spazio. Immaginate, ora, queste macchinette che fabbricano copie di se stesse le quali creano altre copie di se stesse e così all’infinito…. Benvenuti nel mondo della nanotecnologia.

Qualcuno affermerà che questo scenario è fantascienza e che non è altro che il sogno di futuroidi inetti, ma un numero sempre maggiore di scienziati, imprese e governi stanno scommettendo sul futuro nanotecnologico.La nanotecnologia promette (o minaccia) di cambiare l’economia mondiale e la vita umana più radicalmente della rivoluzione industriale. I suoi sostenitori affermano che, oltre a tutti gli altri innumerevoli benefici, aiuterà a combattere l’inquinamento ambientale, a eliminare le malattie e la fame nel mondo . I critici e gli scettici temono invece che questa nuova tecnologia possa scatenare rischi inimmaginabili per l’ambiente e la salute umana.

La nanotecnologia è la manipolazione della materia su scala nanometrica. Per darvi un’idea delle proporzioni:

* Un nanometro è la milionesima parte di un millimetro.

* Dieci atomi di idrogeno in fila indiana fanno un nanometro

* La doppia elica della molecola del DNA è larga 2,5 nanometri

* Un globulo rosso di sangue umano ha un diametro di 5mila nanometri, 16 di queste cellule in fila indiana (80mila nanometri) equivalgono come spessore a un pelo umano.

* Alcune delle singole parti dei transistor prodotti dalla compagnia Intel misurano 130 nanometri, per questo entrano 42 milioni di transistor in ogni chip Pentium 4

Ancora non esistono nanorobot autoreplicanti e alcuni esperti pensano che mai ci saranno. La nanotecnologia, però, è un’attività e una realtà economica in continuo aumento. Più di cento imprese producono nanoparticelle, parti di sostanze o elementi come oro o carbonio, tagliati in frammenti di misura nanometrica ( 900 milioni di questi entrano nella cruna di un ago). Le nanoparticelle possono essere sotto forma di polvere o di soluzione liquida e si stanno già usando in centinaia di prodotti come lubrificanti industriali, saponi, palline da golf, cere per automobili, pneumatici, schermi televisivi, chip elettronici, telefoni cellulari, cosmetici, creme solari, occhiali, vestiti (gli articoli Nanotex della Eddie Bauer) e persino contraccettivi.

Cosa hanno di speciale le nanoparticelle? Solo le loro dimensioni. Quando i materiali vengono frammentati fino alla nanoscala, le loro proprietà fisiche cambiano radicalmente. Sotto i 50 nanometri non sono più applicabili le leggi della fisica classica, che associamo ai macro-oggetti che vediamo e tocchiamo nel nostro vivere quotidiano, e vengono rimpiazzate da quelle della fisica quantistica. Caratteristiche come colore, durezza, reattività chimica e conduttività elettrica possono variare tra oggetti in nanoscala e oggetti di dimensioni maggiori benché siano fatti della stessa materia. Una sostanza gialla può diventare rossa quando viene frammentata in pezzi di pochi nanometri di spessore, come accade per l’oro. Anche un materiale chimicamente ed elettricamente piuttosto inerte può diventare fortemente reattivo se portato a livello nano.

Un esempio di questo è il diossido di titanio che è l’ingrediente attivo delle creme solari in quanto impedisce il passaggio dei raggi ultravioletti. Questa sostanza è bianca, ma quando le sue particelle sono in nanoscala diventa trasparente. Esistono già sul mercato creme solari trasparenti contenenti nanoparticelle di diossido di titanio.

In altro ambito, il carbonio possiede proprietà molto interessanti a livello nano. Ci sono scienziati decisi a sviluppare applicazioni pratiche per i nanotubi, molecole di carbonio di forma cilindrica. I nanotubi sono cento volte più resistenti dell’acciaio e sei volte più leggeri e inoltre conducono l’elettricità meglio del rame. Le applicazioni di questo innovativo materiale in medicina, manifattura e computer potrebbero essere praticamente illimitate.

Attualmente il governo degli Stati Uniti investe mille milioni di dollari l’anno nello sviluppo della nanotecnologia, una tale somma di denaro pubblico non veniva impiegata in una ricerca scientifica dal programma spaziale Apollo. Fin dalla sua fondazione, nel 2000, l’Iniziativa Nazionale di Nanotecnologia (www.nano.gov/) ha la supervisione del finanziamento federale per tutto quello che ha il prefisso in “nano”. I governi statali fanno la loro parte investendo circa 400 milioni di dollari l’anno per cercare di diventare la” Sylicon Valley” della nanotecnologia; nel settore privato praticamente tutte le imprese nella lista di Fortune 500 hanno investimenti nella nanotecnologia, incluse IBM, Exxon Mobil, Dow Chemical, Xerox, Eli Lilly, Dupont e 3M.

I concorrenti degli Stati Uniti non dormono. Le compagnie giapponesi Sony, Toyota, Mitsubishi e Toshiba e quelle europee Philips, L’Oreal e Nestlè, tra le molte altre, si sono già lanciate in pieno nella corsa nanotecnologica. Almeno 35 paesi hanno investimenti statali in questo settore inclusi Messico, Argentina e Cina.

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La grandezza del piccolo

Nell’ambiente scientifico si parla di nanotecnologia almeno dal 1959, quando il fisico Richard Feynman (Premio Nobel 1965) ipotizzò la manipolazione di singoli atomi in una pubblicazione intitolata “There’s Plenty of Room at the Bottom”. Nel 1986 lo scienziato Eric Drexler pubblicò The Engines of Creation, considerato ancora oggi la bibbia dei nanotecnologi.

I nanotecnologi già stanno guardando oltre la produzione in massa di nanoparticelle e prendendo in considerazione applicazioni ancora più ambiziose. Alcuni di loro si stanno preparando a fabbricare dei robot in nanoscala (nanobots) capaci di eseguire un’infinità di azioni, inclusa l’autoriproduzione.

Secondo l’inventore Ray Kurzweil ( www.kurzweiltech.com) “cibo, indumenti, anelli con diamante, edifici potrebbero auto-assemblarsi molecola per molecola. Qualsiasi genere di prodotto potrebbe essere creato all’istante dove e quando ritenuto necessario. Di fatto, il mondo potrebbe ‘auto-assembrarsi’ per soddisfare le nostre mutevoli necessità, fantasie e desideri. Per la fine del XXI secolo, la nanotecnologia permetterà di cambiare l’aspetto e altre caratteristiche – sostanzialmente tramutare in qualcos’altro – oggetti come mobili, edifici, indumenti, addirittura persone, in una frazione di secondo.

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APPLICAZIONI PRESENTI E FUTURE

Medicina e salute

Secondo la Fondazione Nazionale delle Scienze degli Stati Uniti, nel 2015 la metà della produzione farmaceutica dipenderà dalla nanotecnologia.

Le applicazioni mediche della nanotecnologia, attualmente in sviluppo, tra le molte esistenti, includono: definizione più precisa del profilo genetico del paziente, nuovi metodi per somministrare medicine direttamente in organi e tessuti specifici, possibilità di intervento chirurgico su parti del corpo prima inaccessibili, tessuti e organi artificiali che non provocano rigetto, biomateriali “intelligenti” per arti artificiali, bio-sensori per la diagnosi precoce delle malattie.

Alcuni sostenitori della nanotecnologia, come l’inventore Ray Kurzweil, affermano che entro la prima metà di questo secolo: “ Dei nanobot introdotti nel nostro flusso sanguigno potrebbero essere un complemento del nostro sistema immunitario per cercare e distruggere agenti patogeni, cellule cancerogene e altri agenti responsabili di malattie”. Kurzweil aggiunge che “ Potremo ricostruire ognuno dei nostri organi e sistemi, o tutti, e farlo a livello cellulare”.

Acqua

Sistemi biologici, i nostri reni come un bosco di mangrovia, filtrano l’acqua e la purificano. Il geologo Stephen Gillet, dell’Università del Nevada, sostiene che la nanotecnologia può essere usata per purificare l’acqua imitando i sistemi biologici e aumentare così l’efficacia di tecnologie di membrana come l’osmosi inversa e l’elettrodialisi.

La KX Industries produce filtri con membrane nanotecnologiche antivirali e antibatteriche. I pori di questa membrana sono così minuscoli che possono filtrare anche i microbi più piccoli. L’azienda Argonide fabbrica nanofibre di alluminio la cui carica elettrica positiva attrae i germi con carica negativa. Esistono anche dei materiali fotocatalitici, che sottopongono l’acqua filtrata a raggi ultravioletti, che potrebbero distruggere solventi industriali, pesticidi e batteri.

Zvi Yaniv, presidente dell’Applied Nanotechnology, assicura che si possono creare nuovi materiali con polimeri che si auto-assemblano in membrane. La sua azienda in collaborazione con una società giapponese produce colonne nanometriche in ossido di titanio che dovrebbero servire come potenti fotocatalizzatori. Un’altra tecnologia della sua compagnia si basa su sensori costruiti con nanotubi di carbonio ricoperti da enzimi che reagiscono in presenza di fattori contaminanti.

La guerra

La maggior parte degli investimenti del governo statunitense è diretta alle forze armate. Nel 2002 l’esercito e il Massachussetts Institute of Thecnology hanno fondato l’Institute for Soldier Nanotechnologies (http:/web.it.edo/isn/). Il principale obiettivo di questo progetto è creare un’uniforme leggera, comoda e a prova di proiettile e, inoltre, in grado di moltiplicare la capacità di combattere del soldato. Attualmente il tipico soldato di fanteria porta un equipaggiamento di 100-140 libbre, con i progressi della nano-miniaturizzazione, invece, l’uniforme potrebbe combinare, in un sistema integrato, protezione antiproiettile, monitoraggio medico e comunicazione. La mantella impermeabile potrebbe essere rimpiazzata da un nano-mantello che costituirebbe tutto l’equipaggiamento impermeabile del soldato.

Altri nano-progressi attualmente in via di realizzazione sono: nano-mimetizzazione per rendere invisibili sul campo di battaglia, sensori miniaturizzati per rilevare armi chimiche o biologiche, un “esoscheletro” che darebbe capacità sovraumane al soldato, munizioni e missili fatti con nanotubi di carbonio; e molto altro.

Esplorazione spaziale

La nanotecnologia potrebbe trasformare in modo fondamentale l’esplorazione spaziale. Già si parla di usarla per produrre combustibili di propulsione, mantelli protettivi e materiali strutturali più leggeri, efficienti e potenti di qualsiasi cosa oggi conosciuta. Secondo l’utopista Eric Drexler, considerato il guru della nanotecnologia, si potrebbero fare abiti spaziali ultraleggeri e comodi di solo uno o due millimetri di spessore.

La parte esterna delle navi spaziali potrebbe essere dotata di nanosensori e di nanobots che monitorerebbero costantemente la sua integrità strutturale e, se necessario, eseguirebbero riparazioni automaticamente senza bisogno dell’intervento dell’equipaggio.

Da diversi decenni si parla di un ascensore spaziale in orbita sopra la terra che potrebbe trasportare da qualche punto dell’equatore fino allo spazio carichi di varie tonnellate, se costruito e funzionante potrebbe facilitare e accelerare la colonizzazione dello spazio in questo secolo. Nel giugno 2004 si è tenuta, a Washington DC, la terza conferenza per discutere questa proposta (www.isr.us./Spaceelevatorconference/) ed esiste un’azienda, The LiftPort Group (www.liftport.com), appositamente organizzata per realizzare le tecnologie necessarie a costruire l’ascensore. La ricerca e lo sviluppo di nanotubi super resistenti potrebbero rendere questo ascensore cosmico una realtà molto prima del previsto.

Alimentazione

“Diversi cibi e generi alimentari contenenti additivi in nanoscala, senza che sia specificato sull’etichetta, già si trovano sugli scaffali dei supermercati” lo afferma il Gruppo ETC (www.etcgroup.org), organizzazione senza fini di lucro, che analizza l’impatto delle nuove tecnologie.

La maggior parte delle più grandi aziende di alimenti e bibite del mondo – incluse Unilever, Nestlè e Kraft- stanno sviluppando tecnologie in nanoscala per delineare, produrre, impacchettare e distribuire gli alimenti e gli ingredienti nutritivi. La Kraft possiede un laboratorio di nanotecnologia per alimenti e nel 2000 ha fondato la compagnia Nanotek attraverso la quale collabora con 15 università e vari laboratori federali. Questa società è pronta a produrre alimenti personalizzati che riconoscono il profilo nutrizionale e lo stato di salute del consumatore e anche involucri e pacchetti in grado di rilevare e correggere le deficienze nutrizionali dell’individuo.

Stanno anche lavorando all’ideazione di bibite con sapore e odore rinchiusi in nanocapsule che si aprirebbero solo in risposta a uno stimolo esterno, come per esempio una specifica frequenza di microonde. Un consumatore assetato comprerebbe una lattina dal liquido incolore e insapore, sceglierebbe il colore e il sapore preferiti e li attiverebbe con microonde di frequenza specifica. Le nano-capsule contenenti altri colori e sapori rimarrebbero chiuse.

Un altro progetto è la creazione di involucri con nanosensori capaci di rilevare le trilionesime parti delle sostanze, permettendo al consumatore di sapere, per esempio, se la carne è contaminata da batteri.

Il nuovo agro-nanotecnologico

Società agrochimiche come Monsanto, Syngenta e Bayer Cropscience stanno progettando pesticidi nanoincapsulati. Queste nanocapsule si potrebbero “programmare” per aprirsi in risposta a uno stimolo esterno, per esempio il contatto con l’acqua, un aumento di temperatura, un diverso PH, il contatto con qualche sostanza o proteina particolare, l’esposizione a un campo magnetico o la ricezione di un “comando” trasmesso con ultrasuoni. Si spera che questi progressi migliorino la precisione di applicazione dei prodotti agrochimici e ne riducano l’impatto ambientale.

“Tutte le società che detengono il controllo del commercio mondiale dei transgenici stanno investendo nella nanotecnologia” ha detto nel 2004 Silvia Ribeiro, del Gruppo ETC, in un articolo pubblicato sul quotidiano messicano La Jornada. “La Monsanto ha un accordo con la società Flamel per progettare la nuova formulazione in nano-capsule del suo erbicida Roundup… Pharmacia (ora parte della Pfizer) ha i brevetti per fabbricare nanocapsule a lento rilascio usate in agenti biologici come farmaci, insetticidi, fungicidi, erbicidi e fertilizzanti. Syngenta ha brevettato la tecnologia Zeon, microcapsule di 250 nanometri che contengono pesticidi che si liberano al contatto con le foglie. Sono già in vendita con l’insetticida Karate da usare per riso, peperoni, pomodori e mais. Syngenta ha anche il brevetto di una nanocapsula che libera il suo contenuto al contatto con lo stomaco di certi insetti”.

Il Ministero dell’Agricoltura degli Stati Uniti sta progettando un “Smart Field System” con nanosensori senza fili da usare nelle tenute agricole per raccogliere dati su fattori come temperatura, umidità, acidità dei terreni, presenza di insetti o di agenti patogeni e trasmetterli all’agricoltore. Inoltre la società Intel sta elaborando sistemi di “informatica proattiva” per uso agricolo che permetterebbe ai nanosensori di anticipare le necessità dell’agricoltore e di agire per “conto proprio”.

Secondo il parere del Gruppo ETC esiste “un’ampia gamma di attività di ricerca e sviluppo che comprende: semi atomicamente modificati, nanosensori per agricoltura di precisione, piante che producono nanoparticelle metalliche, nano vaccini per pesci d’allevamento, nano codici a barre per monitorare e controllare i prodotti commestibili e molto altro”.

E I RISCHI?

Nanotossicità

Le nanoparticelle possono danneggiare la salute umana? Già nel 2001 scienziati del Centro di Nanotecnologia Biologica e Ambientale dell’Università di Rice, Stati Uniti, avvertirono che le nanoparticelle si accumulano nel fegato degli animali da laboratorio. Questo significa che queste particelle possono percorrere la catena alimentare e accumularsi così nei tessuti animali e umani. Due anni dopo, uno studio pubblicato sulla rivista scientifica Nature ha dimostrato che le nanoparticelle possono essere assorbite dai lombrichi e altri organismi del suolo.

Ricerche effettuate dall’immunologa francese Silvana Fiorito dimostrano che le cellule reagiscono all’ingresso di particelle estranee se sono in scala micrometrica (un micrometro sono mille nanometri o un millesimo di millimetro), ma non reagiscono a particelle nanometriche anche se composte della stessa sostanza. “La capacità di eludere il sistema immunitario può essere auspicabile per somministrare medicine, ma, avverte il Gruppo ETC, che succede quando bussano alla porta nanoparticelle non invitate?” Saranno le nanoparticelle ‘l’incontrollabile’ del XXI secolo?

Nel 2005 sono emerse diverse informazioni preoccupanti sugli impatti delle nanoparticelle:

* Il National Institute of Occupational Safety and Health degli Stati Uniti ha dichiarato che sono stati trovati danni rilevanti nel DNA di cuore e arterie di topi esposti a nanotubi di carbonio.

* A marzo il Comitato Consultivo su Scienza e Tecnologia del Presidente Bush ha pubblicato un esteso rapporto sulla nanotecnologia che pone dei seri interrogativi. Il documento avverte che i consumatori sono già esposti alle nanoparticelle con prodotti come creme solari e lozioni per neonati, ma che non viene eseguita nessuna indagine per verificarne il grado di sicurezza e che la nanotecnologia è in pratica senza controllo e priva di qualsiasi regolamentazione.

* Uno studio della NASA ha dimostrato che iniettare nanotubi di carbonio provoca danni importanti ai polmoni dei topi. I ricercatori hanno detto che la dose iniettata era equivalente a 17 giorni di esposizione di un lavoratore in una nano fabbrica.

* Scienziati dell’Università di Rochester hanno riportato che nei conigli che hanno inalato nanosfere di carbonio si è verificato un aumento della predisposizione a sviluppare coaguli di sangue.

* Nella riunione dell’Associazione Chimica degli Stati Uniti è stata presentata una relazione che dimostra che le nanoparticelle di carbonio si dissolvono nell’acqua, contrariamente a quanto si credeva, e che anche in minime concentrazioni sono tossiche per i batteri del suolo.

Secondo il Gruppo ETC “nei prossimi anni gli scienziati creeranno nuove materie, probabilmente riorganizzeranno e combineranno elementi in un modo che oggi non riusciamo a immaginare. È impossibile calcolare le possibili implicazioni socioeconomiche e ambientali di nuove forme di materia-materiali mai viste prima sulla terra”.

“I governi e l’industria hanno permesso l’entrata incontrastata dei nano-prodotti nel mercato, senza la supervisione di autorità preposte alla regolamentazione” ha affermato Hope Shand, del gruppo ETC, in un’intervista concessa al quotidiano portoricano El Nuevo Dia. “Oltre 475 prodotti con invisibili particelle in nanoscala, non controllati e senza etichetta, sono già in commercio, ma nessun governo ha adottato una regolamentazione in merito”.

”Esistono solo pochi studi tossicologici sulle nanoparticelle artificiali, ha aggiunto Shand, ma sembra che queste siano più tossiche della versione più grande dello stesso composto a causa della loro aumentata mobilità e reattività”.

Il Foresight Institute (www.foresight.org/), che è a favore della nanotecnología, non condivide i timori del gruppo ETC e di altri settori. La sua vicepresidente Christine Peterson dichiara che le nanoparticelle non sono state ancora definite con precisione e di conseguenza è prematuro imporre regolamentazioni e protocolli di sicurezza”. “Cos’è esattamente una nanoparticella? Dipende da come lei la definisce -continua la Peterson nell’intervista- “ molti prodotti naturali, così come sostanze chimiche e additivi nei nostri alimenti, che vengono usati già da molto tempo contengono nanoparticelle”.

E’ suo parere che fino a quando le nanoparticelle non saranno definite in maniera appropriata, qualunque regolamentazione sarà inadeguata. Afferma che ci sono diverse istituzioni, americane e internazionali, che si occupano di questo problema, incluse l’American National Standards Institute, l’American Standards Organization e l’International Accreditation Forum.

Nano-invasione

Che cosa succederebbe se dei nanobot autoreplicanti si riproducessero senza controllo? In questo caso dovremmo affrontare pericoli e forme d’inquinamento ambientale impossibili da immaginare oggi. Fin dal 1991 lo scrittore Jerry Mander, il preferito dai lettori ecologisti e dagli oppositori della globalizzazione neoliberale, mise in guardia sui rischi della nanotecnologia nel suo libro “In the Absence of the Sacred”. Bill Joy, il più importante scienziato della Sun Microsystems Corporation, ha manifestato preoccupazione sui potenziali pericoli di questa tecnologia nel suo saggio dal tetro titolo “Why the Future Doesn’t Need Us”, pubblicato, nel 2000, sulla rivista scientifica Wired.

Secondo Joy “Le tecnologie del XXI secolo – genetica, nanotecnologia e robotica (GNR) – sono talmente potenti che possono provocare nuovi tipi di abusi e d’incidenti”. Nel suo saggio sostiene che non abbiamo considerato che queste tre tecnologie “rappresentano una minaccia diversa dalle precedenti tecnologie” poichè i nanobot e gli organismi transgenici possono autoriprodursi. “Una bomba può esplodere una sola volta, ma un bot può trasformarsi in molti e andare rapidamente fuori controllo”.

Mooney ipotizza che “In un mondo bionico in cui si fondono nanotecnologia e biotecnologia, vedremo biocomputer in nanoscala e biosensori capaci di monitorare tutto, dai meccanismi regolatori della crescita delle piante alle riunioni politiche… Che succede se non si possono fermare i nanobot? Quali sono le implicazioni per i piani militari e il terrorismo, specialmente il terrorismo di Stato? La possibilità che offre la nanotecnologia di fare tutto, cose fisiche, visibili e invisibili, in modo economico e inesauribile è anche la più grande minaccia che comporta”.

Nanobrevetti

Ci sono, inoltre, rischi di natura sociale e politica. La nanotecnologia è avviata sulla stessa strada della biotecnologia per quanto riguarda i brevetti delle materie della natura. Mark Lemley, dell’Università di Standford, afferma che “i brevetti getteranno un’ombra sulla nanotecnologia molto più grande di quella che hanno altre scienze al medesimo stadio di sviluppo”. Già nel 1964 Glenn Seaborg, premio Nobel per la Fisica, stabilì un precedente preoccupante brevettando due elementi della tavola periodica: l’Americio (95) e il Curio (96). La corsa ai nanobrevetti è già sfrenata: tra il 2000 e il 2003 il numero dei brevetti concessi dall’Ufficio Brevetti degli Stati Uniti è aumentato del 50% arrivando a 8.630 nel 2003.

Ribeiro (La Jornada, 30/9/05) ha raccolto i seguenti esempi di neobrevetti:

* In Cina il ricercatore Yang Mengjun, ha ottenuto 900 brevetti su erbe utilizzate nella medicina tradizionale cinese allegando formulazioni nanotecnologiche.

* Charles Liebner, dell’Università di Harvard, ha avuto un brevetto (ceduto in esclusiva alla Nanosys Inc.) per delle nanobarre di ossidi composti da metalli. Il brevetto riguarda, oltre gli ossidi di un solo metallo, altri 33 elementi della tavola periodica (approssimativamente un terzo del totale) vale a dire 11 dei 18 gruppi degli elementi esistenti. Queste barre vengono usate in molte industrie, compresa quella biomedica, e questo brevetto è stato classificato, da vari avvocati che si occupano di brevetti, tra i 10 che condizioneranno in modo decisivo lo sviluppo dell’industria nanotecnologica.

*L’università del Kansas ha ottenuto il brevetto per altri procedimenti nanotecnologici con cui si è aggiudicata l’esclusiva del loro uso nell’industria farmaceutica, alimentare, chimica, elettronica, di catalizzatori, polimeri, pesticidi, esplosivi e rivestimenti.

“Non si era mai visto prima un uso così esteso di uno strumento di monopolio come nel caso dei brevetti nanotecnologici” commenta Ribeiro. “Chi crede che la nanotecnologia possa essere usata per scopi utili come ipotetici risparmi di energia e di risorse o nel campo medico o che, illusione ancora più grande, “aiuterà i poveri”, dovrebbe ripensarci di fronte a questo panorama. Basta vedere come si comportano le multinazionali farmaceutiche nei confronti delle necessità della salute pubblica, specialmente nel terzo mondo, controllando brevetti che non coprono neppure una nanofrazione della loro portata”.

Guardare avanti

Nessuna campagna di protesta fermerà la nanotecnologia, è troppo tardi ormai. Verrà usata, bene o male, e rivoluzionerà tutti gli aspetti dell’economia mondiale e della vita umana, che ci piaccia o no.

Cosa possono fare, allora, quelle persone consapevoli che si preoccupano degli impatti negativi che può avere questa tecnologia sulla salute umana e sull’ambiente? “La società civile e i movimenti sociali devono richiedere un ampio chiarimento sulla nanotecnologia e le sue molteplici implicazioni economiche, ambientali e di salute” consiglia Shand. “I governi e l’industria non dovrebbero commettere l’errore di confinare le discussioni alle riunioni di ‘esperti’ o limitarle strettamente agli aspetti della nanotecnologia riguardanti salute e sicurezza, devono essere presi in considerazione anche gli aspetti sociali ed economici”.

La storia, però, non finisce qui perché è sempre più vicina la convergenza delle tecnologie. I governi e le società che stanno sviluppando tecnologie di punta si apprestano a unire la nanotecnologia con la biotecnologia, l’intelligenza artificiale con la robotica e a portarci verso un futuro cibernetico che oggi non possiamo neanche immaginare. Ma questo sarebbe argomento per un altro articolo.

Carmelo Ruiz Marrero, direttore del Progetto di Biosicurezza del Portorico (http://bioseguridad.blogspot.com/), è l’autore del libro”Balada transgénica: biotecnología, globalización y el choque de paradigmas”( “ballata transgenica: biotecnologia, globalizzazione e lo scontro dei paradigmi”) e anche il creatore della pagina Web “Haciendo punto en otro blog” (http://carmeloruiz.blogspot.com/).

Carmelo Ruiz Marrero
Fonte: http://www.rebelion.org
Link: http://www.rebelion.org/noticia.php?id=34009
04.07.2006

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di EV

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