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VANDANA SHIVA HA PARLATO DI GUERRE, DI ARMI, DI UOMINI E DI PACE

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A cura di Bosque Primario
Il 10 Giugno 2012
171 Views
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DI ERNESTO CELESTINI
peacelink.it

dal Forum “Proposte di pace- Giustizia e pace al tempo delle crisi”
Roma 8-9-10 Giugno

Durante i tre giorni del Forum in cui si sono riuniti i rappresentanti di almeno centoventi associazioni per discutere aspetti e cause delle crisi che viviamo in questi tempi si sono succeduti anche gli interventi di organizzatori e di ospiti previsti, ed imprevisti.

Le conclusioni e le proposte del Forum non erano ancora state presentate quando, con parole semplici e chiare, Vandana Shiva in mezz’ora è riuscita a coinvolgere tutti i presenti nel suo ragionamento che ha espresso, sviluppato e sintetizzato il tema del Forum.

È stata posta una domanda a Vandana Shiva: “Come si costruisce la pace”?

Bisogna cominciare dalle nostre menti – ha cominciato Vandana Shiva – e dimenticare quei paradigmi di guerra che ci hanno insegnato da bambini e che mettono tutti in concorrenza l’uno con l’altro e cosa contro cosa. La cultura attuale ha insegnato all’uomo di dover essere sempre pronto a difendersi in qualsiasi momento e maggiormente in tempi di crisi.

Questo atteggiamento di prevenzione e difesa è sintomo di una violenza latente che può emergere nei modi e nei luoghi più imprevedibili. Per esempio, nel mio paese, l’ India, si è lavorato moltissimo per almeno 10 anni per sviluppare l’agricoltura con nuove tecnologie per consentire una produzione più abbondante, un miglior livello di vita per i produttori e raccolti più abbondanti per sfamare la popolazione.

Queste nuove tecnologie, e il modo in cui sono state introdotte, hanno prodotto squilibri sociali e proteste che sono sfociate in reazioni locali e, in una escalation di violenza, hanno determinato l’omicidio di Indira Gandhi. Quindi da un processo messo in atto con buoni propositi di crescita e di pace è nato un processo di violenza.

È cominciato con l’introduzione dei pesticidi in agricoltura, con gli OGM, con le reazioni di chi non accettava di cambiare le proprie consuetudini e con le pressioni dei gruppi economici che invece volevano imporre i loro prodotti. È cominciato un processo, che voleva essenzialmente portare benessere a popolazioni avvezzate a soffrire fame e disagi da sempre, ma che invece è sfuggito di mano ed è diventato un’arma che ha portato alla morte. Morte per l’avvelenamento dei cibi irrorati da pesticidi, morte per gli innumerevoli suicidi dei contadini che hanno visto le loro terre diventare improduttive, e che si sono ammazzati per i troppi debiti che non avebbero mai potuto pagare. Sono tutte attività che si svolgono nei campi più disparati della produzione e che non possono essere definite vere armi da guerra, ma che realmente, con tutta la loro forza di distruzione di massa, possono creare danni ben più gravi e incontrollabili di una guerra dichiarata.

L’agricoltura, che dovrebbe essere un elemento portante di benessere, ormai è soggetta non solo alle intemperie climatiche ma soprattutto alle restrizioni imposte dalle multinazionali che regolano i prezzi, dalle leggi che incentivano o disincentivano le produzioni, dalla criminalità mafiosa che indirizza la scelta delle coltivazioni e si è trasformata in un’arma di guerra tanto, che nel mondo ci sono almeno 2 miliardi di persone che soffrono la fame o che si alimentano con Junk Food.

Un conflitto locale minore spesso viene preso a pretesto per essere trasformato in un conflitto nazionale, sociale, religioso, razziale o viene strumentalizzato per contrastare l’immigrazione.

La primavera araba cominciò casualmente con il ritiro di una permesso da venditore a un ambulante tunisino e da questo piccolo incidente, ha avuto inizio una rivoluzione, che era già nell’aria, ma che aveva bisogno di un pretesto per iniziare. In Egitto tutto è cominciato per l’aumento del prezzo del riso. Il prezzo del riso e del pane hanno causato un effetto domino che ha prodotto l’aumento dei prezzi di tutti alimentari, dei trasporti, delle case, ecc….

Anche in Siria è cominciato tutto con la protesta degli agricoltori che avevano subito danni dai cambiamenti climatici. I poveri contadini, che sono l’anello più debole della catena economica e i più vulnerabili in caso di calamità di qualsiasi genere, come il clima, sono quelli che soffrono sempre di più. Quindi – dice  Vandana Shiva – in un certo senso la ribellione, degenerata fino alla guerra civile, con decine di migliaia di morti è stata scatenata per “colpa del maltempo“.

La globalizzazione, attuata senza nessun controllo, non ha portato nessuno dei benefici promessi ma è finita con l’essere il fattore determinante di tutte le crisi che sono più catastrofiche delle guerre dichiarate.

Tornando al mio paese l’India- ha proseguito Vandana Shiva – la crescita del PIL è al 9%, quindi, leggendo i dati, sembrerebbe un paese in espansione dove il benessere è a portata di mano, sembrerebbe che a tutti vada bene, ma non si guarda mai o non si racconta come vive la gente comune. Ad esempio, negli ultimi anni ci sono stati 250.000 suicidi http://wownews.co.uk/news/638-250000-farmers-commit-suicide-in-india-largest-wave-of-suicides-in-history.html ) tra gli agricoltori che non riuscivano più a raccogliere dai loro campi il necessario per sostenere se stessi e la propria famiglia.

Ad esempio, passa quasi inosservato che un bambino su due non è alimentato quanto basta a sviluppare completamente il proprio corpo e il proprio cervello: è la denutrizione il primo passo che crea povertà ed infermità, che ferma l’educazione e rende l’uomo schiavo di chi ha di più e che, per questo, può sfruttare il prossimo.

Bisogna poi farsi un’altra domanda: ma è veramente così importante il consumismo?

Tutti i cibi che mangiamo e che compriamo in un supermercato devono essere incartati, ricoperti di una pellicola trasparente o di alluminio e spesso venduti in un contenitore di cartone o polistirolo. Tutto questo richiede lavoro e impiego di risorse della terra come petrolio, bauxite, carbone e alberi.  Tutto questo lavoro e questo spreco di risorse naturali è permesso, anzi previsto, dalla legge e per questo motivo si continua a violare e distruggere, senza un reale bisogno, tutte le risorse del pianeta.

E poi è naturale e spontaneo che ci siano delle manifestazioni di protesta che chiedono di riflettere sulla reale utilità di certe leggi che autorizzano l’uso, anzi l’abuso indiscriminato delle risorse naturali. Ma proprio queste proteste costituiscono un pretesto per distruggere anche la democrazia perché, come si è visto in molti paesi contro le proteste di gente che tenta di difendere i propri diritti, i governi inviano le truppe e applicano leggi speciali, antiterrorismo.

C’è stato e continua ad esserci un utilizzo improprio del termine “Green Economy”, dove diventa verde tutto quello che non serve più all’economia, quello che distrugge l’economia, come stanno comunicando i media quando entrano nel tema del rapporto dell’uomo con l’ecologia come si cercherà di imporre anche alla prossima conferenza Rio+20 dove si proverà di nuovo a far credere che la privatizzazione di tutte le risorse ambientali inclusa l’acqua, gli alberi e la possibilità di respirare aria pura è l’unica strada per proteggere veramente la natura.

È questa la vera guerra di oggi, è la guerra contro la gente e contro il pianeta. Dopo secoli di lotta i movimenti democratici erano riusciti a tenere separato il potere economico da quello politico ma questo lungo processo è stato spazzato via e distrutto dalla globalizzazione e così gli Stati sono diventati come delle aziende, delle corporation.

Poi Vandana Shiva abbassa la voce e quasi con vergogna, fa un riferimento al Governo italiano che, come altri paesi, deve far quadrare i conti, senza curarsi di come vivono i suoi cittadini, come una qualsiasi azienda, senza poter tenere conto che le finalità di uno Stato non sono le stesse di una impresa commerciale.

Se non interverranno drastici cambi di rotta, imposti dalle proteste popolari o da chi rappresenta i veri interessi delle popolazioni, quando sarà terminata l’emergenza di queste crisi, il modello economico sarà già cambiato ed evoluto tanto che sembrerà spontanea la trasformazzione degli attuali Stati democratici in nuove forme di Stati militari che potranno agire legalmente contro le minoranze che tenteranno di opporsi alle scelte di governi-azienda e nessuno si potrà ribellare per la ridotta libertà dei cittadini, come previsto dalle leggi approvate dal governo per fermare chiunque agisca per ostacolare il profitto delle grandi organizzazioni multinazionali.

Uno dei sistemi che potrebbero rendere l’uomo meno dipendente da questi sistemi, sempre più coercitivi dei governi che devono imporre, per eseguire i compiti assegnati dai veri detentori del potere (quello economico-finanziario) è quello di riavvicinare l’uomo alla terra stringendo nuovamente quel vincolo che in passato  lo aveva sempre tenuto unito alle sue radici, che gli ha permesso di procurarsi direttamente gli alimenti con cui sfamarsi, di restare legato al proprio territorio e ai propri simili con cui ha costituito la società.

È questo come io intendo si possa costruire la pace- termina la sua conferenza la Dr. Vandana Shiva– con la difesa dei beni comuni e delle comunità locali, orientandoci tutti verso una pace che sia dentro di noi e sia reciproca non solo con il prossimo ma anche con la natura.

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In questi tempi di crisi “globale” abbiamo una grande opportunità per ridisegnare un futuro differente, senza sprechi, con più rispetto e con una nuova speranza.

Non possiamo perdere questo treno.

Vandana Shiva
Dirige il Centro per la Scienza, Tecnologia e Politica delle Risorse Naturali di Dehra Dun in India. È considerata la teorica più nota di una nuova scienza: l’ecologia sociale ed è una dei leader dell’International Forum on Globalization.  Nata nel 1952 a Dehra Dun, nell’India del nord, da una famiglia progressista. Ha studiato in Inghilterra e Stati Uniti, laureandosi in fisica. Tornata in India al termine degli studi, rimase scioccata nel rivedere l’Himalaya: aveva lasciato una montagna verde e abitata da gente felice, ma dopo l’arrivo dell’ “aiuto” della Banca Mondiale per la costruzione di una grande diga, quella parte dell’Himalaya era diventato un posto di miseria, di polvere e smog, dove la  gente si era impoverita non solo materialmente. Abbandonata la fisica nucleare si dedicò all’ecologia.   

Fonte : http://www.peacelink.it
Link : http://www.peacelink.it/sociale/a/36376.html
10.06.2012

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