DI DEBORA BILLI
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La TAV è uno degli argomenti preferiti di questo blog. Nulla come la TAV dimostra, per fare un paragone attualissimo, la “Maddalenizzazione” del nostro Paese. Ovvero: opere inutili, magari mai finite, che servono solo a far contenti i cementificatori e a far girare un po’ di milioni nelle tasche degli amici. La TAV, più di altri, è bipartizan (ovvero i prenditori di turno sono “amici” dell’una e dell’altra parte), ed è per questo che ci viene disperatamente venduta dalla stampa come indispensabile, con slogan insensati quali “ci serve per entrare in Europa”.
Stanotte i NoTAV hanno avuto un’altra delle periodiche razioni di botte, per non volersi piegare al diktat cementifero.“Non è un movimento che ripiegherà” ricorda saggiamente Megachip: i valsusini sono i veterani dei movimenti popolari territoriali in Italia, avvezzi ahinoi al manganello. Ma hanno assaporato il gusto della vittoria, seppure momentanea, e questo li aiuta a tenere duro e a credere ancora in ciò che fanno.
Certo, vedere signore cinquantenni col volto coperto di sangue può scoraggiare; così come può scoraggiare leggere il giorno dopo, su La Stampa, articoli che usano frasi tipo: “I NoTAV, tra cui un centinaio di antagonisti…” oppure “un giovane legato alla galassia anarco-insurrezionalista…”
Non credo che i NoTAV si scoraggeranno tanto facilmente. Ma già è in atto la sempre serpeggiante polemica “dobbiamo essere nonviolenti?”: rompere il vetro di un’ambulanza, nel trambusto, è comprensibile? Oppure sarà foriero di tali discussioni da rompere il compatto fronte della protesta?
Vorrei ricordare ai valsusini un articoletto che scrissi all’epoca dei disordini di Chaiano, nel tentativo di spiegare la precisa strategia che viene attuata ogni volta che i cittadini si dimostrano fermi. E’ una strategia coordinata tra la stampa e le forze dell’ordine, probabilmente persino codificata da qualche parte, tanto viene regolarmente applicata. Riporto qui, per ribadire:
-C’è una ribellione popolare che coinvolge un’intera zona, cittadini qualsiasi, famiglie, amministratori pubblici. Spesso c’è un presidio permanente mantenuto da queste persone.
–Passo 1: si attacca inaspettatamente il Presidio. Lo scopo è unicamente quello di terrorizzare i presenti, gente qualsiasi e non ultrà avvezzi ai moti di piazza. Per terrorizzarli ben bene, si attaccano i più indifesi: donne, anziani, giovanissimi. Si consente che le immagini relative siano diffuse dai media.
–Risultato: l’attività di ribellione e il presidio si ridimensionano. I padri di famiglia non consentono più che mogli e madri partecipino ai presidi, le stesse donne temono per sé stesse e i loro figli. A questo punto, a presidi e manifestazioni partecipano solo giovani uomini. Intanto, le immagini diffuse hanno fatto sì che nel luogo arrivino politici di professione e attivisti di altre “zone calde”, confluiti per portare solidarietà e aiuto.
–Passo 2: a questo punto, la fregatura è servita. Ai prossimi scontri, i giovani uomini rimasti reagiranno. Gli attivisti parteciperanno. E sarà facilissimo trasformare quella che era una protesta popolare di cittadini in un presidio di rivoltosi, blac bloc, autonomi e pseudo terroristi. Le vecchiette non ci sono più, verranno diffuse le immagini dei ragazzi col volto coperto. Qualche molotov piazzata alla bisogna, qualche amico infiltrato, aiuteranno.
–Risultato: fine dell’appoggio popolare alla protesta. Arresti tra “gli autonomi”. I media, che pochi giorni prima mostravano le manganellate, ora parlano di “infiltrazioni estremiste”. I sindaci ci cascano e “si dissociano dai violenti”, il fronte popolare si spezza tra le polemiche.
(Glossario giornalistico.)
“Antagonista”. Sostantivo ormai lasciato all’interpretazione del lettore, senza più precisare “antagonista di chi o di cosa”. “Antagonista”, in neolingua, significa dunque “esaltato per principio, che rompe le vetrine”.
“Galassia anarco-insurrezionalista”. Locuzione di stile fantascientifico-astronomico, usata per definire una non meglio precisata (leggi:inesistente) e misteriosa organizzazione il cui scopo è esprimere pseudoterroristi che spuntano dal nulla dove serve fare casino. Per capirci, gli anarco-insurrezionalisti si sono materializzati persino nei letti dell’Eutelia occupata.
“Nonviolenta”. Definizione usata per manifestazione di protesta consistita in balli, canti e tamburelli in mezzo alla strada, e poi tutti a casa. I giornali lodano i bravi partecipanti, indi si procede tranquillamente ad implementare senza indugi ciò contro cui i cittadini hanno protestato.