DI MICHELE IMPERIO
lanotteonline.com
Sicuramente se ci sarà questo esito della vicenda greca si riaprirà il dibattito in Italia su euro si e su euro no. Non conosco gli esatti termini della questione greca ma ritengo che siano gli stessi di quella italiana.
In Italia non è l’euro in sé che ha fatto danni, quanto il modo con cui siamo entrati nell’euro con un cambio 1 euro = 1.900 lire.
Anche l’uomo della strada si è reso conto che questa quotazione era artefatta, che un euro valeva in realtà 1.000 lire e non 1.900 lire, quanto allora è stato quotato.
Com’è noto però i parametri di Maastricht prescrivevano che per entrare nell’euro il debito pubblico non doveva essere superiore al 60% rispetto al p.i.l.
Dunque l’ingresso nell’euro andava rinviato a quando il rapporto debito/pil fosse stato ridotto. Gli altri nostri parametri erano invece in linea con quelli degli altri paesi europei : le entrate delle nostre amministrazioni pubbliche erano pari al 46% del prodotto interno lordo, quindi rispetto agli altri stati europei erano inferiori di 1 punto, le spese primarie pari al 40%,e gli interessi, erano rispettivamente, inferiori e superiori di 3 e 73 punti gli interessi pari al 6%. Con un indebitamento annuale ormai molto contenuto, inferiore al 2%, L’unica grande divaricazione rispetto agli altri paesi europei era riconducibile alla dimensione del debito pubblico: la media europea era pari a 61% del prodotto interno lordo contro il valore di 109% riferito all’Italia. Se quindi avessimo attuato un piano di risanamento del debito e fossimo rimasti nella lira, il debito si sarebbe potuto risanare, nonostante le grandi rapine straniere attuate nel 1993 attraverso le stragi e il crollo della lira.
Ora però se noi avessimo cambiato un euro a mille lire il nostro debito pubblico sarebbe rimasto tal quale. Invece cambiando mille lire a mezzo euro il nostro debito pubblico si dovrebbe essere dimezzato. E quindi per questo siamo potuti entrare da subito nell’euro.
Sappiamo e ricordiamo tutti come andò. Tutti quei virtuosi parametri saltarono per aria. Il debito pubblico anzichè dimezzarsi si dilatò, lo Stato per effetto della bolla speculativa immobiliare dovette raddoppiare gli stipendi dei pubblici dipendenti e tutte le pensioni e quindi dovette raddoppiare anche la pressione fiscale, la spesa pubblica crollò, i consumi crollarono. Gli imprenditori dovettero raddoppiare i salari e dimezzare il personale. Ma non vi voglio ulteriormente affliggere. Guardiamo al domani.
Alcuni dicono che noi non dovevamo entrare nell’euro ma che essendoci entrati non possiamo più uscirne. E’ vero invece il contrario: non dovevamo entrare nell’euro con quel cambio scellerato ma siccome ci siamo entrati solo una nuova moneta ci può salvare a condizione però che nel passare alla nuova moneta attuiamo un cambio che elimini la distorsione creata dal vecchio cambio dell’euro: cioè dobbiamo cambiare un euro = mille nuove lire, se andassimo a un euro = duemila nuove lire, non avremmo concluso niente..
Questa sarebbe una misura forte che può rilanciare le economie dei due paesi (Grecia e Italia). E che le organizzazioni internazionali dovrebbero favorire e non ostacolare. E’ risibile che le organizzazioni internazionali pretendano la’umento dell’iva in una nazione in cui molti hano perso il lavoro poi hanno perso la casa e ora dormono nei cartoni.e che si sostiuiscano alle classi dirigenti nazionali nel dettare le politiche di bilancio facendo i ragionieri. Le organizzazioni internazionali possono al più favorire misure come il taglio del debito, le politiche monetarie espansive e quant’altro è nelle loro possibilità per fornire aiuti concreti alla soluzione del debito,
Nel caso specifico la Grecia ha una situazione del tutto particolare. Ha debiti per 350 miliardi di euro (che per la Grecia sono un’enormità) ma ha anche risorse gasifere che da sole valgono sul mercato 700 miliardi di euro (cioè il doppio).
Su queste risorse scoperte nel 2010, finora si è perso tempo si sono fatti i sondaggi, si sono fatte le ricerche vere e proprie e solo da poco sono partite le gare internazionali per l’estrazione. Ma non mi pare che le organizzazioni internazionali vogliano la valorizzazione di quelle risorse quando ne chiedono le privatizzazioni e quindi il, passaggio in mani straniere.
La produzione e il commercio per prosperare hanno bisogno del consumo. Impoverire la gente col taglio delle pensioni con gli inasprimenti fiscali con l’aumento dell’IVA significa deprimere l’economia e la domanda interna che è quella cui si rivolgono le nuove aziende quando nascono (l’esportazione appartiene a una fase successiva) e quindi significa scoraggiare i nuovi investimenti. Quindi la domanda interna va sostenuta per sollecitare la nascita di nuove aziende e non mortificata.
Mi pare quindi più vantaggiosa per la Grecia la proposta che fa la Russia: costituire delle joint venture per l’estrazione e per la commercializzazione del gas e con le risorse che ne derivano pagare il debito con meno interessi con più dilazioni, debito che quindi andrebbe a saldarsi e non a rimanere per l’eternità come una spada di Damocle sulla testa dei poveri greci. Perché qui sta il punto: nell’era della globalizzazione non basta che il debito sia contenuto, occorre che sia eliminato completamente!
Michele Imperio
Fonte: http://lanotteonline.com/
Link: http://lanotteonline.com/2015/06/16/uscita-della-grecia-dalleuro-ripercussioni-per-litalia/
16.06.2015