DI ROBERT BIBEAU
mondialisation.ca
Contrariamente a quanto declamato da molti analisti, l’obiettivo dell’operazione speculativa atta a far vacillare l’euro, non è di attentare alla “democrazia europea”. Cito qui di seguito l’estratto di un testo apparso questa settimana sul quotidiano Le Monde: “Questa amministrazione finanziaria mondiale (proposta dal presidente del FMI) con la messa sotto tutela delle economie nazionali e la distruzione delle democrazie”(1). Tutti ricorderanno che la creazione dell’Unione Europea e dell’euro fu una vera e propria operazione antidemocratica e antinazionale. Quando il popolo francese rifiutò Maastricht con il referendum(2), il governo francese e i dirigenti europei immaginarono il trattato di Lisbona e lo fecero adottare dall’assemblea nazionale francese senza referendum per paura che fosse rigettato dal popolo come accaduto con quello irlandese.(3)Il fatto di portare a termine il movimento di mondializzazione dell’economia e del libero scambio, suo corollario, con la distruzione delle barriere tariffarie protettrici delle industrie nazionali; il fatto di mondializzare la produzione e gli scambi non costituisce un cambio di direzione antidemocratica ma una conclusione inevitabile dell’apocalisse innescata anni fa da Kennedy e gli accordi del GATT, seguiti dall’Uruguay.
L’articolo pretende che i dirigenti del FMI e delle banche centrali così come gli speculatori di Borsa sognano di approfittare della crisi finanziaria, il cui deficit ricorrente dei budget nazionali dei paesi dell’Unione europea sarà servito da scambio per lanciare, alla fine, una moneta internazionale ed una banca internazionale comune, in breve per rilanciare il progetto Bancor.(4) Questa apprensione è errata.
Il presidente del FMI, Dominique Strauss Khan ha sondato di recente l’opinione al fine di posizionarsi in questa saga finanziaria in previsione della sua candidatura all’elezione presidenziale francese del 2012.(5)Quest’uomo sa meglio di chiunque altro che questa moneta internazionale esiste già è il dollaro americano e che questa banca internazionale esiste già o quasi, ed è la Federal Reserve System.(6) Non contate su questo amico degli americani per creare una moneta internazionale concorrente del dollaro USA.(7) Per aver tentato di farlo, alcuni paesi, tra cui la Francia, insieme ad alcuni altri emergenti, come la Cina, sono oggi al centro della tormenta finanziaria.
Il sistema finanziario “Bancor” immaginato nel 1944 da John Maynard Keynes, un ardente difensore delle economie nazionali equilibrate, puntava giustamente a rinforzare l’economia nazionale di ognuno degli stati membri del consorzio bancario mondiale assicurandosi che nessuna economia diventi un’economia di sovraconsumo (debitrice) ne’ di sovraproduzione (creditrice) come fa fede l’estratto che cita giustamente il sig. Nouchi su Le Monde: “Un sistema internazionale di pagamento che penalizza i paesi che importano o esportano troppo. Se un paese si allontana da questo equilibrio, è forzato a rivalutare o ad autorizzare a svalutare, cosa che l’euro non permette”.(8)
E’ proprio per evitare di essere penalizzato per troppa esportazione o per troppa importazione, dunque per essere penalizzato per la propria dipendenza rispetto a prodotti o mercati esterni che le potenze imperialiste del tempo, Usa su tutti, hanno rifiutato il sistema “Bancor”. Non contate su queste potenze per ristabilire il protezionismo che hanno rifiutato nel ’44 e che si ingegnano oggi a distruggere.
E’ il libero scambio integrale che cercano gli americani, libero scambio dove ogni economia nazionale gioca un proprio ruolo internazionale dipendente e infeudato, l’Arabia fornendo il petrolio a buon mercato, la Cina fornendo i prodotti manifatturieri a basso valore aggiunto, il Giappone e la Germania fornendo prodotti ad alta tecnologia e di buona qualità, la Francia fornendo Champagne, cognac e altri prodotti di lusso, il Canada fornendo alberi e alluminio, la Giamaica fornendo la bauxite, ecc, e tutti questi paesi alimentando alcuni mercati privilegiati, per primi quelli americani, dell’Europa occidentale, Giappone e alcuni protettorati come Australia, Canada, Nuova Zelanda e Israele. Tutti questi paesi per definizione esportano o importano troppo. Il dollaro, moneta mondiale, regola più o meno il tutto e gli americani emettono quanti dollari sono richiesti, finanziando così, sulla pelle degli altri, i loro proprio deficit.
Per cogliere qual’ è la sorgente primaria delle crisi finanziarie che periodicamente fanno tremare il sistema economico mondiale bisogna capire la contraddizione fondamentale che sospinge l’economia da quando la mondializzazione si è erta sulla distruzione delle economie nazionali.
Questo è il paradosso tra la crescente offerta di beni e servizi grazie ai premi di produttività e la domanda in diminuzione perché i benefici dello sviluppo economico e degli aumenti di produttività non sono più ridistribuiti tra tutti gli attori sociali ma accaparrati voracemente da una minoranza sempre piu’ ricca ma che non può consumare più di quanto già non faccia- rispetto ad una massa di consumatori sempre più impoveriti, indebitati, incapaci di consumare se non a credito e per un tempo limitato.
Più il “credo” liberoscambista s’impone a livello internazionale, più si constata una contrazione della produzione mondiale perché il consumo (la domanda) non regge.(9) Le economie nazionali sono distrutte, le capacita’ di produzione nazionali sono liquidate, sacrificate sull’altare della produttività, gli abbassamenti dei salari e le riduzioni dei costi, gli impieghi sono distrutti, esportati nei paesi emergenti del Sud dove la manodopera sottopagata non può compensare i mercati persi del Nord.
La ricetta proposta dagli economisti ben pensanti: ridurre i deficit budgetari comprimendo le spese governative porterà più sospensione dal lavoro, meno ritorni nelle tasche dei lavoratori- consumatori e dunque meno rientri per lo stato (tasse al consumo in ribasso, diminuzione delle entrate della TVA e delle imposte sui salari, ecc.) e maggiori costi sociali per il sostegno alle famiglie indigenti. In breve, la soluzione proposta allontana ancora di più i governi dalla possibilità di raggiungere l’equilibrio budgetario.
E’ per sfuggire a questo tragico sistema che porta tutte le economie nazionali al fallimento che alcuni paesi hanno cercato di immaginare, non una nuova moneta universale, inutile, ma un nuovo sistema di conversione delle monete le une in rapporto alle altre, un paniere di alcune valute forti tra cui yen, euro, real, yuan, real, calcolato sull’oro, un bene rifugio, tallone di conversione, fluttuante in funzione del mercato. Un tale sistema perfettamente concepibile e praticabile, permetterebbe un’uscita temporanea dalla crisi monetaria e dalla dipendenza dell’economia mondiale nei confronti del dollaro americano piombato dal più titanico debito a lungo termine e il più gigantesco deficit budgetario corrente e dal più colossale deficit commerciale della storia.
I grandi e piccoli speculatori di Borsa non cercano di distruggere l’euro ma di metterlo sotto tallone, a parità con il dollaro di modo che l’euro non aspiri più a presentarsi come l’alternativa al dollaro decadente. Dopo questa operazione la Cina, il Giappone, la Russia, il Venezuela e l’Iran saranno messi al pari così come tutti coloro che sperano di far uscire la loro economia dall’influenza del libero scambio.
Questi paesi che cercano di uscire dalla dominazione del dollaro purtroppo non risolvono la contraddizione fondamentale dell’economia mondiale tra l’offerta crescente e la domanda solvibile decrescente. Non fanno che applicare una soluzione “dollaro” senza dollaro.
Gli analisti non hanno del tutto torto nell’affermare che: “ i mondialisti, incluso DSK ( Dominique Strauss-Khan) vogliono sfruttare la crisi economica che hanno sapientemente orchestrato con i loro cambi nel mondo della finanza e della speculazione e che continuano ad esacerbare, per centralizzare ancora più a livello mondiale la potenza regolatrice finanziaria nelle mani di alcuni a detrimento di popoli e nazioni sovrane”.(10)
Si sbagliano semplicemente di data, la sovranità delle nazioni non esiste praticamente più, è stata largamente sacrificata al momento della loro adesione agli accordi del GATT e di altri, e per l’Europa, al momento della sua adesione a Maastricht e al trattato di Lisbona. I popoli e le nazioni d’Europa devono oggi riconquistare la loro sovranità e allora forse riusciranno a rendere nuovamente dinamica la loro economia nazionale e a sviluppare gli scambi bilaterali tra paesi sovrani e commercianti, fuori dal libero- scambio distruttore.
Robert Bibeau
Fonte: www.mondialisation.ca
Link: http://www.mondialisation.ca/PrintArticle.php?articleId=19388
28.06.2010
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cira di MICOL BARBA
Note:
(1) et (8) Franck Nouchi http://www.lemonde.fr/opinions/article/2010/05/03/le-temps-du-bancor-par-franck-nouchi_1345954_3232.html
(2) http://fr.wikipedia.org/wiki/Trait%C3%A9_sur_l’Union_europ%C3%A9enne
(3)http://www.marianne2.fr/Les-Irlandais-ont-rejete-le-traite-de-Lisbonne-So-what_a88166.html
(4) http://fr.wikipedia.org/wiki/Bancor
(5 http://www.planetenonviolence.org/DSK-Appelle-A-La-Creation-D-Une-Monnaie-Mondiale-D-une-Banque-Centrale-Mondiale-Bref-D-une-Dictature-Mondiale_a2192.html
(6)http://fr.wikipedia.org/wiki/R%C3%A9serve_f%C3%A9d%C3%A9rale_des_%C3%89tats-Unis
(7) http://www.planetenonviolence.org/
(9) A titolo esemplificativo la produzione di automobili e’ passata da 35 milioni di unita’ nel 1990 à 32 milioni nel 1993.
(10) http://www.planetenonviolence.org/
Fonte: Mondialisation.ca, 28 maggio 2010