DI VICENC NAVARRO
vnavarro.org
Questo articolo analizza la posizione del maggiore partito dell’opposizione nel Parlamento greco, il partito Syriza (Coalizione della Sinistra Radicale n.d.t.), relativamente alla continuità e permanenza della Grecia nell’Eurozona. L’articolo evidenzia che, nonostante sia possibile, è poco probabile che la struttura di governo dell’euro possa consentire i cambiamenti proposti dal partito. Sarebbe auspicabile che Syriza, una volta assunto il governo, considerasse l’alternativa di uscire dall’euro, utilizzando tale misura come una strategia per rafforzare la posizione della Grecia nei confronti dell’establishment dell’Eurozona.
Alexis Tsipras (nella foto), dirigente del partito greco Syriza, ha visitato gli Stati Uniti tenendo dibattiti in diversi centri accademici e gruppi di riflessione, presentando le proposte del suo partito affinché il suo paese esca dall’enorme crisi nella quale si trova.Questo partito è quello che ha un maggiore consenso popolare, ed è probabile che vinca le prossime elezioni. Infatti, la crescita di questo partito è stata straordinaria, è passato dal 4,6% di preferenze nel 2009 al 27% nel 2012.
Ora mi trovo negli U.S.A., dove insegno all’Università di Hopkins. E devo ammettere che ascoltare Tsipras è stato come un afflato di aria fresca. La nota distintiva della sua analisi risiede nel porre le radici del problema nella compagine di potere della Grecia (che ha originato e perpetua le cause della crisi) così come nelle politiche neoliberali promosse dalla Tròika – la Commissione Europea, la Banca Centrale Europea ed il Fondo Monetario Internazionale – che tengono il paese soffocato ed imbrigliato, politiche sviluppate poi dai Governi greci di orientamento liberale, espressione degli establishments finanziari ed economici del paese, i quali sono chiaramente avviluppati con lo Stato greco, in conseguenza dell’enorme supremazia che le forze conservatrici hanno avuto storicamente in Grecia.
La conseguenza di tutto questo è che la Grecia ha un Stato povero, con politiche fiscali estremamente regressive, che introita scarse risorse (anche per la spesa militare che è sproporzionatamente alta, in conseguenza del conflitto con la Turchia) e con la classe dominante che a mala pena paga le imposte (la sua frode fiscale raggiunge niente meno che l’86% di quello che lo Stato dovrebbe raccogliere, una percentuale molto maggiore della media dell’OCDE, un 12%). (OCDE = OCSE – Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico – n.d.t.). Questa è stata una delle cause dell’enorme indebitamento dello Stato, indebitamento che è avvenuto con l’incentivazione e la complicità della banca europea e in particolare della banca tedesca.
Per uscire da tale indebitamento, la Tròika sta imponendo alcune politiche di austerità che hanno introdotto tagli eccessivi ed una diminuzione marcata dei salari creando un enorme problema di calo della domanda, responsabile della flessione dell’economia greca del 20% dal 2008. Oggi, la disoccupazione (26,7% ) è maggiore di quella Spagnola (26,1%), senza prospettive di miglioramento.
Di fronte a questa situazione, il partito Syriza ha avanzato proposte concrete che transitano per due ambiti, quello nazionale, e quello europeo. Il primo include politiche pubbliche avviate a correggere l’enorme squilibrio di potere esistente in Grecia, che ha una distribuzione dei redditi e della proprietà estremamente concentrata, che, congiuntamente alla frode fiscale, giustifica gli enormi déficits di entrate allo Stato.
Ed a livello europeo, la misura di maggiore urgenza ed importanza è quella di rinegoziare il debito pubblico, impossibile da pagare per la Grecia, e che sta agendo come un freno allo sviluppo economico. Ed ancora, questo debito, come molti stiamo segnalando, è un debito artificialmente elevato, che non concorda con le necessità e le realtà del paese. Non è solo inefficiente economicamente, ma anche immorale, perché il suo incremento risponde agli interessi particolari e non a quelli generali di quel paese, interessi specifici che investono principalmente la banca europea, ed in particolare la banca tedesca.
Un aspetto evidenziato dal signor Alexis Tsipras è che il problema del debito è un problema di tutta l’Eurozona e non solo della Grecia, chiedendo al resto di paesi di tale area monetaria di convocare una conferenza per discutere il problema del debito pubblico, non solo della Grecia, bensì di tutti i paesi. Il dirigente di Syriza ha inoltre proposto azioni di stimolo a livello greco e a livello europeo, proponendo di cessare le politiche di austerità che sono causa della forte recessione che l’Eurozona sta attraversando.
Mi è piaciuta la sua esposizione, benché avrei preferito ritrovare maggiori specificità in queste ultime proposte di incentivo dell’economia, dato che ci sono molti modi per farlo. Credo che le sinistre dovrebbero recuperare l’impegno per raggiungere la piena occupazione attraverso lo stimolo economico, poiché l’economia può essere stimolata senza un grande impatto nella creazione di impiego.
Ma la brevità dell’esposizione ha limitato all’espositore maggiori approfondimenti.
SAREBBE MEGLIO PER LA GRECIA USCIRE DALL’EURO?
Quello che è stato interessante è stata la risposta alla domanda perché Syriza non ha considerato come alternativa uscire dall’euro. Ha spiegato che la popolazione greca non l’approverebbe ed ha giudicato un errore porre la questione adesso. Mi è sembrata una risposta intelligente e perfino convincente. Però mi sembra un errore che tale alternativa non venga presa in considerazione, almeno come tattica di negoziazione con la Tròika, perché contrariamente a quello che costantemente si dice, l’uscita della Grecia dell’euro è l’ultimo desiderio della Tròika (e del Governo Merkel). Ed ancora, Mark Weisbrot, del Center for Economic and Policy Research (economista e giornalista americano del Centro per l’economia e la ricerca politica, americano – CEPR – n.d.t.), ha enfatizzato che è più che improbabile che il sistema di Governo dell’Eurozona arrivi a rispondere alle legittime istanze di Syriza. Ed in tale evenienza, bisognerebbe convincere la cittadinanza che, nel caso di risposta sfavorevole della Tròika, l’uscita dell’euro sarebbe l’unica possibilità per la Grecia per uscire dalla crisi. Mark Weisbrot ha evidenziato che (come il fondatore del partito socialdemocratico PASOK – Movimento Socialista Panellenico n.d.t. -, Andreas Georgios Papandreu, padre dell’attuale leader del partito Georgios Andreas Papandreu, aveva indicato), l’entrata della Grecia nell’euro era stata un errore. Mark Weisbrot ha fatto riferimento all’esperienza dell’Argentina quando ruppe con la parità col dollaro. Contro tutti i vaticini di disastro, l’economia si rimise rapidamente, molto più rapidamente di quello che sarebbe successo nel caso in cui non si fosse rotta la parità del peso (valuta argentina n.d.t.) col dollaro. A partire dal 2002, l’Argentina si rimise rapidamente, con un’elevata crescita economica e diminuzione della povertà (si diminuì un 70%). E questo recupero non si basò su una crescita delle esportazioni, bensì su uno stimolo della domanda ed investimento interni. Lo Stato argentino recuperò, non solo il suo controllo sulla politica monetaria, ma anche su quella fiscale, che è quello che manca alla Grecia per uscire dalla crisi.
In realtà, ha sottolineato Mark Weisbrot, la Grecia è in una condizione migliore di quella Argentina per potere rompere con la parità dell’euro. Il suo PIB (PIL – Prodotto Interno Lordo n.d.t.) pro capite è tre volte superiore a quello dell’Argentina. E le esportazioni sono il doppio di quelle dell’Argentina. La svalutazione della sua moneta faciliterebbe tali esportazioni. E per pagare le importazioni può ottenere i fondi necessari da altre fonti, che non sono quelle che oggi li somministrano ad interessi esagerati. C’è oggi maggiore pluralità di fondi rispetto al 2002, quando l’Argentina ruppe col dollaro. Mark Weisbrot aggiunge che, in realtà, le necessità di capitale esterno in Grecia sono molto minori di quello che costantemente viene riportato. Se non fosse per il pagamento del debito, la Grecia avrebbe una bilancia dei pagamenti quasi equilibrata, con un deficit del solo 0,3% del PIB (PIL n.d.t.). Col gran calo che implicherebbe la svalutazione dell’euro, ci sarebbe un enorme flusso di investimenti in quel paese. Mark Weisbrot aggiunge che non è necessario guardare solo all’Argentina. La Malesia, la Corea del Sud e la Tailandia (durante la crisi finanziaria asiatica) ruppero con le direttrici date dal FMI (Fondo Monetario Internazionale n.d.t.) ed uscirono dalle loro crisi molto più rapidamente di quello che le proiezioni che il FMI hanno previsto per la Grecia.
La cosa sorprendente del caso è, così come segnala Mark Weisbrot, che nessuna forza politica con possibilità di governo sta oggi esplorando la possibilità di uscire dall’euro, assenza di dibattito, questa, che indebolisce la Grecia nella sua posizione negoziatrice di fronte alla Tròika. Una cosa simile accade in Spagna, dove l’argomento che costantemente si usa nei maggiori mezzi di informazione e persuasione è che l’uscita sarebbe un disastro, ignorando, per quanto visto, che il disastro vi è già, con l’aggravante che, se non si fa niente, questo continuerà per molti, molti anni.
Da qui l’urgenza che si introducano nel dibattito nuove alternative, includendo l’uscita della Spagna dall’euro.
Vicenc Navarro
Fonte: www.vnavarro.org
Link: http://www.vnavarro.org/index.php?p=8497
15.03.2013
Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di FABIO BARRACO