Le macchine per il voto elettronico utilizzate in almeno 16 Stati presentano falle di sicurezza che potrebbero essere sfruttate dagli hacker, ha dichiarato questa settimana la Cybersecurity and Infrastructure Security Agency (CISA), agenzia federale degli Stati Uniti istituita nel 2018, il cui compito è coordinare i programmi di sicurezza informatica di tutti gli Stati americani e migliorare la sicurezza informatica del Governo contro gli hacker privati e degli Stati nazionali.
Secondo un rapporto dell’agenzia federale ottenuto martedì 31 maggio dall’Associated Press, sono 9 in particolare le preoccupanti falle nelle macchine prodotte da Dominion Voting Systems, che potrebbero renderle vulnerabili ad attacchi informatici se non risolte al più presto.
Nonostante ciò, la CISA sostiene di non avere prove che le falle di sicurezza siano mai state utilizzate per influenzare i risultati delle elezioni e il direttore esecutivo dell’agenzia, Brandon Wales, ha dichiarato all’AP che “le procedure di sicurezza elettorale standard degli Stati rileverebbero lo sfruttamento di queste vulnerabilità e in molti casi impedirebbero del tutto i tentativi”.
Tuttavia, senza voler riaprire il vaso di Pandora, è chiaro però che tali dichiarazioni non possono che riportare la nostra mente al testa a testa tra Trump e Biden, e ai tanti sospetti che quella votazione ha fatto nascere.
La Dominion infatti è rimasta profondamente coinvolta nella controversia sulle elezioni del 2020 – durante le quali l’ex presidente Donald Trump e i suoi alleati hanno ripetutamente affermato che le macchine dell’azienda erano state manomesse per far perdere le elezioni – e nei mesi a seguire l’azienda ha negato a gran voce che i suoi sistemi siano stati utilizzati in modo improprio. Per questo motivo ha anche avviato una serie di cause per diffamazione contro coloro che sostenevano il contrario, tra cui gli ex avvocati di Trump Rudy Giuliani e Sidney Powell.
All’epoca la posizione della Dominion è stata supportata dalla maggior parte dei funzionari elettorali statali e federali, che hanno insistito sul fatto che non si sono verificati brogli diffusi nel 2020, e una serie di cause legali che sostenevano l’esistenza di illeciti sono state archiviate o ritirate.
Nel tentativo di controllare un ritorno di fiamma di queste voci, la CISA ha comunque sottolineato che “l’esistenza di una vulnerabilità nella tecnologia elettorale non è una prova che la vulnerabilità sia stata sfruttata”, osservando che tutti i sistemi digitali contengono alcune falle nella sicurezza. “Le vulnerabilità identificate dovrebbero essere prese sul serio e le mitigazioni dovrebbero essere implementate in modo tempestivo”, ha detto l’agenzia, aggiungendo che “è importante notare che non c’è alcuna indicazione che le vulnerabilità informatiche abbiano mai contribuito a cancellare, perdere o modificare dei voti”.
Le macchine della Dominion nelle quali sono state trovate tali falle nel software sono state utilizzate in almeno 16 Stati nel 2020, nella maggior parte dei casi da coloro che non sono fisicamente in grado di compilare una scheda cartacea a mano. In alcuni Stati come la Georgia, tuttavia, “quasi tutto” il voto di persona venne effettuato, e continua a esserlo, con tali dispositivi.
Massimo A. Cascone, 02.06.2022