Controlli e schedature per i membri di 27 stati europei, tra cui Italia, Gran Bretagna, Francia, e alcuni stati del Pacifico, come Giappone e Australia. I 27 Paesi “amici”, originariamente esenti dalla procedura, sono stati invece inclusi per la cittadinanza europea di molti terroristi islamici.
Newark, NYC, 7:00 pm: Jerome era appena atterrato, anchilosato dal viaggio ed esausto dal jet-lag, non vedeva l'ora di sbrigare le procedure di sbarco e arrivare in albergo. Diverse rampe di scale dopo, era in coda per il check-out. E' il suo turno: posiziona il dito indice sinistro sul dispositivo, poi quello destro, ora lo scanner facciale. La macchinetta sputa la ricevuta. Jerome consegna il foglio al poliziotto.
“Mi dispiace, signor… Lessard, ma deve seguirmi. Non puo' essere ammesso.”
“Come non posso essere ammesso? Cosa c'e' che non va?”
“Beh, vede, e' strano… ma dai dati biometrici risulta che esiste gia' una persona col suo nome, cognome e passaporto negli Stati Uniti. Mi segua per favore…“
Non e' l'incipit di un racconto di fantascienza, ma quello che potrebbe succedere attraverso l'uso della biometria.
Da circa un anno gli Stati Uniti hanno implementato il sistema US Visit, che sta per United States Visitor and Immigrant Status Indicator Technology, e permette di schedare tutti i cittadini stranieri che varcano i confini con gli USA.
Attraverso la raccolta delle impronte digitali dei due indici e una fotografia del volto, il sistema permette di collezionare i dati fisici e “biologici” del viaggiatore, che vengono poi incrociati coi database federali contenenti l'elenco dei ricercati o non desiderati in territorio statunitense. Il sistema automaticamente verifica l'autenticita' del passaporto o del visto e la sua effettiva appartenenza al proprietario, inoltre archivia tutte le informazioni raccolte all'interno di un database chiamato IDENT.
Pensato come soluzione alle falle di sicurezza interna che l'11 settembre aveva smascherato in modo tragico, il programma ha contato finora 372 tra arresti e non ammissioni in tutto il 2004: a sorpresa pero', tra le persone arrestate non figurano soggetti legati al terrorismo, bensi' in gran parte immigrati clandestini con visti falsi, ricercati per il mancato rispetto delle leggi di immigrazione, alcuni trafficanti di droga, qualche rapinatore e evaso dalle prigioni.
Costato 700 milioni di dollari, il programma non e' cosi' efficace: non sono presenti infatti dispositivi di controllo per le procedure di uscita dagli USA. Secondo invece Asa Hutchinson, sottosegretario del Dipartimento per la Sicurezza dei Confini e dei Trasporti, rappresenterebbe il “gold standard” in fatto di sicurezza e convenienza, ed e' solo una parte del piu' ambizioso programma di controllo che il dipartimento vorrebbe attuare.
Secondo il Los Angeles Times sono in tutto 115 aeroporti, 15 porti di mare e 50 punti di accesso via terra dotati di questa tecnologia. I rimanenti 115 sono in piano di attuazione per quest'anno. E proprio in questi giorni il programma e' stato esteso a 50 tra i piu' trafficati accessi sui confini di Messico e Canada, piu' sei checkpoint in California.
Peccato che a essere sottoposti al controllo biometrico non sono la maggioranza dei cittadini canadesi o messicani: i primi con un documento valido e i secondi con la border crossing card, rilasciata dal Dipartimento di Stato, possono entrare in territorio USA senza ulteriori procedure.
I controllati e schedati sono invece i membri di 27 stati europei, tra cui Italia, Gran Bretagna, Francia, e alcuni stati del Pacifico, come Giappone e Australia. I 27 Paesi “amici”, originariamente esenti dalla procedura, sono stati invece inclusi per la cittadinanza europea di molti terroristi islamici.
Uno smacco che probabilmente non facilitera' i rapporti con Gran Bretagna in particolare, e con l'intera l'Unione Europea, in materia di trattamento e termini di conservazione dei dati. Alla luce anche della decisione della UE di adottare uno standard europeo diverso e indipendente da quello americano, nella comunicazione dei dati biometrici.
Alcuni cittadini europei hanno indirizzato al parlamento dell'Unione una lettera in cui chiedono la sospensione della raccolta di impronte massificata.
Domandano infatti della liceita' di prendere abitualmente le impronte digitali a persone che non sono criminali; avvertono che questo sistema non riduce i rischi, anzi fa sentire il cittadino piu' esposto ad abusi, anche perche' la misura e' applicata senza il consenso del soggetto. Avanzano infine il dubbio che in questo sistema di controllo ci sia discriminazione razziale e che il trattamento di dati sensibili, tutelato dalle leggi europee sulla privacy, non venga rispettato.
Gli interrogativi sorgono spontanei sulla garanzia che questo sistema non possa venire manipolato. Come vengono clonate le carte di credito, cosa ci assicura che non potrebbero avvenire furti di identita'?
Beatrice Ferrario
Articolo tratto da Zeus News, notiziario libero e
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Fonte:
www.zeusnews.it
12.01.05