USA-IRAN: ECCO L'ACCORDO MA SI CONTINUA A TESSERE LA TELA

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DI PEPE ESCOBAR
atimes.com

Quel muro di diffidenza durato 34 anni tra Stati Uniti e Iran ha cominciato a crollare domenica notte alle tre, ora di Ginevra.
Oppure no ?

Dopo tutto, si tratta solo di soluzione che entrambi i paesi hanno definito “primo passo” – un accordo per avviare i negoziati (ecco il testo completo) ma le condizioni, per l’Iran, sono dure.
All’Iran sarà concesso di ricominciare a scambiare oro, petrolchimica, auto e parti aeronautiche, e
saranno scongelati circa 4,2 miliardi di dollari per vendite petrolifere, ma c’è ancora una fortuna che resterà congelata – tra cui 10 miliardi di dollari nelle banche europee. E ci sono ancora 50 miliardi di dollari che l’Iran non ha incassato dai clienti asiatici – Cina , India, Giappone , Corea del Sud , Turchia – tutti soldi che ancora non possono tornare a casa.

Nel corso dei prossimi sei mesi l’Iran dovrà bloccare l’arricchimento di uranio oltre il 5%; diluire il suo stock di uranio arricchito al 20%; non installare nessun altra centrifuga nucleare; astenersi dall’alimentare il reattore ad acqua pesante di Arak e accettare tutte le ispezioni dell’Agenzia Internazionale dell’Energia Atomica (AIEA) – che comunque non ha mai trovato nessuna prova di uranio destinato ad uso militare).

Com’era prevedibile, la guerra, scatenata a Ginevra, verteva tutta sul diritto dell’Iran ad arricchire l’uranio. Il Segretario di Stato americano John Kerry ha detto di no, ha detto che questo non è un risultato implicito nel documento. Il Ministro degli Esteri iraniano Javad Zarif ha detto sì, che questo punto è implicito nel contratto e nel Trattato di non Proliferazione Nucleare (TNP).

Nel migliore dei mondi possibili e ipotizzabili, saremmo solo nella fase iniziale di una road map verso un accordo definitivo che consentirà all’Iran di mettere in atto il suo legittimo e pacifico programma nucleare ( arricchimento incluso) sotto un continuo monitoraggio dell’AIEA e ben lontano dalla possibilità di arrivare a produrre armi nucleari.

Uno dei punti chiave della transazione è che il P5 +1 (Stati Uniti , Gran Bretagna, Francia , Russia e Cina più la Germania ) “non imporranno nuove sanzioni, per sei mesi, per i materiali nucleari, se l’Iran manterrà gli impegni presi con questo accordo, per quanto sarà possibile mantenerli, compatibilmente con i vincoli del sistema politico.”

Sarebbe quindi “ammissibile” per il Congresso degli Stati Uniti – che ha in mano il controllo remoto dei petrodollari israeliani e wahhabiti – emettere altre sanzioni e ostacolare gli accordi futuri ?
Questa è una possibilità.

Quindi dipende tutto dalla politica dell’amministrazione Obama evitarlo.

Quindi, teoricamente, da maggio 2014 potrebbero esistere tutti i presupposti per la fine delle principali sanzioni di ONU & USA che, de facto, sono il vero blocco dell’Iran sia per il petrolio, che per le banche.

Attenti ad evitare atti isterici

Ma adesso la domanda da un miliardo di dollari è questa: “ L’amministrazione Obama ha veramente abbandonato l’idea di rovesciare il regime di Teheran ?”

Potrebbe essere troppo presto per dirlo. Si potrebbe dire che a Teheran è stata fatta una proposta ” lose- lose” – dove tutti perdono qualcosa. Se Teheran darà seguito a tutto quello che ha promesso – come farà – da maggio 2014 non ci sarà più molto da chiedere e non ci saranno forti motivazioni per ricominciare a discutere su un accordo definitivo.

E se i sostenitori della linea dura di Teheran riprenderanno vigore allora l’Iran ricomincerà ad arricchire l’uranio al 20 %. E questo sarà bollato come una rottura dell’accordo.

E arriverà un altro pesante pacchetto di sanzioni, per non parlare di tutti i cani della guerra che ricominceranno a latrare. Il presidente iraniano Hassan Rouhani e il suo team hanno ripetutamente messo in chiaro con i negoziatori americani che esiste solo una piccola finestra di opportunità aperta sulla linea dura delle Guardie della Rivoluzione, che stanno cercando di ritornare al conflitto.

Subito dopo la firma dell’accordo, Rouhani ancora una volta ha sottolineato che Teheran non voleva e non vorrà mai costruire armi nucleari; ci sarebbe da ricordare però la “ fatwa” del leader supremo Ayatollah Khamenei che considerava la minaccia nucleare come anti-islamica.

E pensare che tutto questo poteva già essere firmato 10 anni fa, all’inizio del 2003, quando l’amministrazione Khatami di Teheran – con l’intermediazione svizzera – aveva messo tutto sul tavolo, il programma nucleare, Hezbollah e anche la normalizzazione con Israele.

Com’era prevedibile, la cabala neocon, guidata da Dick, Rummy e Wolfie, aveva rifiutato assolutamente qualsiasi negoziazione con un paese dell ‘”asse del male” (come l’aveva definito nel 2002 George W. Bush). Quegli incompetenti neocon erano ancora inebriati dal loro sogno che aveva fatto fuori Saddam Hussein e pensavano già alla prossima avventura del tipo: ” uomini veri da mandare a Teheran “.
Stavolta Teheran ha fatto tutto da sé e Kerry ha potuto fare poco più che convocare il meeting a Ginevra, per aggiungere qualcosa di suo a quella che sarà ricordata come la più grande vittoria della politica estera della seconda amministrazioni Obama.

Com’era prevedibile, quei pochi che erano contrari all’idea di Ginevra, si sono dimostrati completamente fuori di testa. Cominciando dai neo-conservatori e da tanti repubblicani di vario genere che hanno cavalcato qualsiasi cavallo pazzo che è passato nella recente storia geopolitica, dall’embrione di al-Qaeda in Afghanistan del 1980, ai Contras in Nicaragua, dal Mujahideen-el-Khalq “esiliato” in Iraq agli scagnozzi di Bush mandati a liberare la Siria.

Sul fronte dei petrodollari wahhabiti, alla vigilia della svolta a Ginevra, la Casa di Saud di re Abdullah aveva già avuto un incontro urgente a Riyadh con l’ex emiro del Qatar, lo sceicco Hamad bin Khalifa al-Thani e con lo sceicco Sabah del Kuwait.

E poi c’è quel sociopatico messo fare il Primo Ministro di Israele, Bibi Netanyahu. Possiamo immaginare la sua reazione quando ha letto il verbale sui rapporti che si erano scongelati, dopo tanti mesi di negoziati segreti USA –Iran, condotti in Oman. [ 1 ] Il punto di arrivo : Bibi è stato surgelato nel Nuovo Grande Gioco dell’Eurasia dell’amministrazione Obama.

Negli Stati Uniti, sono al lavoro delle teste matte che vorrebbero far alzare il livello dell’isteria, chiedendo a Israele di bombardare l’Iran. [ 2 ] Come se una nazione armata fino ai denti – con armi nucleari – che non ha mai firmato il TNP e non consente le ispezioni dell’AIEA – potesse attaccare una nazione non-nucleare, che ha firmato il TNP e ha permesso una valanga di ispezioni anche intrusive. Questo dovrebbe far capire ancora meglio a tutto il pianeta che lo stato canaglia qui è Israele.

La vigilanza, comunque, resta essenziale e quei desperati del Likud, benché isolati, tenteranno di tutto per far fallire Ginevra, anche con una serie di false flag.

Se non funziona in Persia salta tutto

Ora, per gli adulti. In politica estera la Russia ha inanellato una serie di vittorie: Siria, Ucraina e ora l’Iran. Il Ministro degli Esteri Sergey Lavrov è un uomo che non può sbagliare, soprattutto nel mondo in via di sviluppo e, come la maggioranza assoluta dei Paesi del Movimento Non Allineati ( NAM ), sostiene i legittimi diritti nucleari dell’Iran.

Russia e Cina ( nel loro solito silenzio possente) considerano che una economia iraniana forte – insieme a una Siria stabile – siano punti di supremo interesse nazionale. Entrambi i paesi aborriscono la possibilità che sicari di Bandar-Bush possano fuoriuscire dalla Siria per arrivare al Caucaso o a Xinjiang.
Entrambi vogliono un Iran normalizzato verso l’Occidente, come fattore cruciale di stabilizzazione di tutto il sud-ovest asiatico. La questione è se l’occidente , Padrone dell’Universo finanziario consentirà che un Iran sovrano e indipendente sieda nella stessa lega di Russia e Cina. Questa sarebbe una vittoria ancora più solidificata nell’integrazione asiatica del Nuovo Grande Gioco di Eurasia.

Il vero test comincia adesso. Dobbiamo sempre sottolineare che il blocco occidentale contro l’Iran – sia finanziario che per le vendite di petrolio – è ancora in pieno vigore. Teheran ha ancora il limite per esportare solo 1 milione di barili di petrolio al giorno. Anche se potrebbe essere forte la tentazione, di una grande fascia di cinici, di scommettere che l’amministrazione Obama si renderà conto del fatto che tutto il sud-ovest asiatico ruota attorno all’Iran.

E ancora una volta io dico la mia: non si può tenere in equilibrio un‘Asia traballante, senza farla poggiare sulla Persia.

Pepe Escobar è l’autore di “Globalistan: How the Globalized World is Dissolving into Liquid War” (Nimble Books, 2007) e “Red Zone Blues: a snapshot of Baghdad during the surge”. Il suo ultimo libro è “Obama does Globalistan” (Nimble Books, 2009).)

Fonte: www.atimes.com

Link: http://www.atimes.com/atimes/Middle_East/MID-01-251113.html
24.11.2013

Traduzione per ComeDonChisciotte.org a cura di Bosque Primario

Note:

1. U.S., Iran held secret talks on march to nuclear deal, November 24, 2013.
2. Abject Surrender by the United States, November 24, 2013.

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