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La Redazione

 

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Uno studio clinico dimostra l’efficacia del Nitazoxanide contro il covid19.

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A cura di CptHook
Il 29 Dicembre 2020
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28/12/2020 – Redazione Portal NovoNorte

 

È stato appena pubblicato dalla rivista scientifica European Respiratory Journal uno studio clinico coordinato e finanziato dal Ministero della Scienza, Tecnologia e Innovazione (MCTI) sull’uso del farmaco nitazoxanide nei pazienti affetti da Covid-19. Lo studio conferma che il farmaco antivirale nitazoxanide è in grado di ridurre la carica virale in pazienti se somministrato entro un massimo di 3 giorni di malattia confermata in corso. A tal fine, deve essere somministrato ad un dosaggio di 500 mg ogni 8 ore per 5 giorni.

La pubblicazione dello studio clinico è un regalo di Natale della scienza brasiliana al mondo. È un’ottima notizia di fine dell’anno che consente di iniziare il 2021 con ancora più determinazione ad affrontare questa pandemia utilizzando l’unica arma possibile per sconfiggerla, la scienza. Il Brasile ha eccellenti scienziati e ricercatori che producono conoscenze scientifiche all’avanguardia e questo studio con il nitazoxanide dimostra che possiamo aiutare non solo il Paese, ma anche il pianeta. Abbiamo terminato lo studio e abbiamo fatto pubblicare questo contributo per poter adottare nuovi protocolli di trattamento preventivo o di prescrizione medica“, ha dichiarato il ministro del MCTI, Marcos Pontes.

Secondo, la professoressa Patrícia Rocco, titolare dell’Università Federale di Rio de Janeiro (UFRJ) e coordinatrice dello studio, la riduzione della carica virale rappresenta una minore possibilità di contagio nei pazienti trattati e previene il peggioramento delle condizioni di salute.

La definizione del nitazoxanide come antivirale è avvenuta dopo test su duemila farmaci, condotti utilizzando l’intelligenza artificiale, dal Centro Nazionale per la Ricerca sull’Energia e i Materiali (CNPEM), un’organizzazione sociale legata all’MCTI. I test hanno identificato cinque farmaci potenzialmente in grado di combattere la replicazione del nuovo coronavirus. Uno di questi, il nitazoxanide, ha ridotto del 94% la carica virale nelle cellule infettate in vitro.

Successivamente, con l’approvazione della Commissione Nazionale di Etica della Ricerca (CONEP), il ministero ha avviato il protocollo di studi clinici con il nitaxozanide nel trattamento di pazienti con sintomi precoci di Covid-19, come febbre, tosse e stanchezza. Così, è stata lanciata la campagna #500VoluntáriosJá, che ha fornito i mezzi per ricevere i partecipanti agli studi nelle città di Ceilândia (DF), Bauru, Sorocaba, Barueri, Guarulhos e São Caetano do Sul, a San Paolo, e Juiz de Fora (MG).

Lo studio, che ha visto la partecipazione di 1.575 volontari in 7 città del Paese, è stato condotto in un gruppo di controllo multicentrico, randomizzato e “a doppio cieco”, in cui né i pazienti né i medici erano a conoscenza del farmaco utilizzato e potevano ricevere il nitazoxanide o il placebo.

Il Segretario della Ricerca e della Formazione Scientifica del MCTI, Dr. Marcelo Morales ha sottolineato che la sperimentazione clinica è stata condotta con il nitazoxanide, un farmaco già in commercio che non è stato creato con lo scopo di combattere il Covid-19. “Il riposizionamento del farmaco è stata solo una delle linee d’azione suggerite dai ricercatori di RedeVírus MCTI a causa dell’emergenza della pandemia e già evidenziando la grande possibilità di trovare una soluzione interessante per una domanda mondiale. La pubblicazione dello studio clinico su una rinomata rivista scientifica dà ancora più credibilità alla ricerca e permette a questa conoscenza costruita da ricercatori e scienziati brasiliani di aiutare il pianeta”, ha detto.

La segretaria per l’organizzazione e la promozione della scienza del MCTI, Christiane Corrêa, ha ringraziato e sottolineato l’importanza dei volontari, dei medici, degli infermieri, degli ospedali accreditati e di tutti coloro che hanno collaborato allo studio clinico, non dimenticando neppure il Servizio Postale per l’indispensabile supporto logistico al Paese nella realizzazione dello studio.

Secondo l’Istituto Nazionale per il Cancro (INCA) collegato al Ministero della Salute, se si considerano le fasi della ricerca sperimentale e clinica, il tempo totale di sviluppo di un nuovo farmaco può superare i 10 anni, e di ogni 10.000 molecole testate, solo una di esse diventa un farmaco commercializzato.

 

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Scelto e tradotto da Arrigo de Angeli per ComeDonChisciotte

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