A proposito de La menzogna di Ulisse di Paul Rassinier
Agli inizi del corrente mese, abbiamo ricevuto, da parte della UTET di Torino, una richiesta di autorizzazione alla pubblicazione, in un volume di documenti della Storia della Shoah, di un brano tratto da La menzogna di Ulisse di Paul Rassinier (nella foto). Il 4 maggio abbiamo risposto che non avevamo obiezioni e volevamo solo visionare la bozza di stampa del brano estratto dal libro, con relativo commento, specificando che ci ponevamo il problema di tutelare l’onorabilità e serietà dell’autore, nei confronti del quale è in atto da anni un’indegna campagna denigratoria. La UTET ci ha fornito le bozze del brano e il testo introduttivo. Riproduciamo quest’ultimo assieme alla nostra risposta.
Testo introduttivo della UTET all’estratto de La menzogna di Ulisse
Paul Rassinier, comunista negli anni Venti passato poi nella sinistra socialista, aveva accettato nel 1940, al pari di molti parlamentari socialisti francesi, il governo di Vichy come male minore. Nel 1943 era stato comunque deportato a Buchenwald. Nel secondo dopoguerra, alla seconda Assemblea Costituente (1946), venne eletto deputato socialista, incarico che ricoprì per meno di un anno. Entrato in polemica con i comunisti, che, a suo dire, strumentalizzavano i morti della Shoah, scrisse il testo protonegazionista La menzogna di Ulisse (1950). Nel corso degli anni Cinquanta si accostò, infine, all’estrema destra francese, che si appropriò delle sue tesi negazioniste.
Le osservazioni della Graphos
Vi ringraziamo per l’invio del testo introduttivo al brano de La menzogna di Ulisse di Paul Rassinier che ci avete chiesto di pubblicare nella parte documentaria della Storia della Shoah. Dobbiamo osservare che esso contiene un certo numero di quelli che, in linea di fatto, si devono considerare errori e tali da collocare la figura dell’autore in una prospettiva radicalmente deformante.
1) La prima frase del vostro testo introduttivo, per come è formulata, lascia intendere che Rassinier abbia preso parte in modo attivo al regime di Vichy. È supponibile, ma non documentato, che, al pari di gran parte se non della totalità degli esponenti della SFIO (partito socialista), egli abbia considerato l’ascesa al potere del generale Pétain come un male minore reso necessario dal pericolo incombente di un’occupazione totale del territorio francese da parte dei nazisti. È certo che in Rassinier, a definire questo atteggiamento, abbia contribuito un pacifismo spinto fino alle estreme conseguenze, che era poi quello prevalente nelle file della sinistra del tempo. D’altra parte, l’ascesa al potere di Pétain avvenne con il consenso della totalità dei partiti rappresentati nel parlamento. È certo anche che questo consenso gli sarebbe venuto dallo stesso Partito Comunista se la legge di proscrizione emanata dal governo Daladier non avesse posto fuorilegge il partito, il cui atteggiamento, come è ben noto, mutò solo con lo scoppio del conflitto russo-tedesco.
Pacifista integrale, Rassinier scrisse nel 1942 un unico articolo (su Charles Péguy) per una rivista pubblicata da un esponente socialista che aderiva al regime in atto. Si può supporre che a tale articolo Rassinier assegnasse la funzione di precostituirgli un alibi. Infatti, egli aveva aderito nel frattempo alla Resistenza antitedesca. Questa adesione era stata accompagnata, in conformità con le sue idee, dal rifiuto di effettuare qualsiasi atto violento e da un’attività, svolta clandestinamente, intesa a fornire documenti di identità falsi a persone perseguitate dalle autorità. Arrestato per questo dagli occupanti, fu torturato per giorni e poi avviato al campo di detenzione di Buchenwald.
2) La menzogna di Ulisse non tratta della Shoah, come lascia intendere il vostro testo introduttivo. L’opera è una rassegna critica della letteratura concentrazionaria fiorita dopo il 1945. Rassinier vi spiega l’alta mortalità a carico dei detenuti dei lager con gli effetti crudelmente selettivi derivanti dall’impiego, ad opera dei nazisti, di parte dei detenuti in funzioni amministrative, utilizzandone, se non il consenso, la connivenza di fatto. La messa in luce di questo dato strutturale è ciò che fa di quest’opera un testo fondamentale della sociologia del fenomeno concentrazionario. È da notare che i vantaggi selettivi della pratica suddetta favorivano direttamente o indirettamente non più del dieci per cento dei deportati e sfavorivano tutti gli altri.
Il tema della realtà o non-realtà dello sterminio pianificato e attuato nei lager soprattutto mediante camere a gas ai danni degli ebrei è un tema che compare abbastanza tardivamente negli scritti di Rassinier. Le Drame des Juifs européens risale infatti al 1964. Di fronte a quella che sarebbe stata poi chiamata la Shoah, Rassinier si è comportato esattamente come si è comportato di fronte all’alto tasso di mortalità imperversante tra i detenuti non ebrei. Il che significa che egli ha tentato una critica delle fonti, una critica dei testi e una critica delle testimonianze. In questo modo, si è posto alle origini di un filone di ricerca del quale si possono non condividere i risultati, ma non si può contestare la legittimità sul piano dell’indagine storica.
3) Un’ultima osservazione: il vostro testo introduttivo afferma che Rassinier si accostò all’estrema destra. La realtà è del tutto diversa: esponente, come avete ricordato, della SFIO, Rassinier si avvicinò sempre più al movimento anarchico.
Significativa, sotto questo profilo, fu la sua collaborazione alla rivista «Défense de l’homme» di Louis Lecoin. Tuttavia, data la situazione generale del tempo, spazi editoriali egli poteva trovarne solo in ambienti di destra. Forse che oggi non vediamo qualche personaggio politico, del cui antiberlusconismo non si può dubitare, che però, pur avendo accesso anche ad altre sigle editoriali, pubblica i suoi libri presso la Mondadori, la cui proprietà, lungi dall’essere un fatto sconosciuto, è nota a tutti?
Detto ciò, se il vostro testo introduttivo verrà modificato nel senso di rispettare la verità delle cose (non, beninteso, la nostra opinione), confermeremo la disponibilità a farvi pubblicare il brano de La menzogna di Ulisse (fermo restando che il riferimento bibliografico deve essere alla nostra edizione del 2004, rispetto alla quale le vostre bozze contengono solo un errore: scrivete pp. 257-258, ma dovete correggere in pp. 257-259).
Nel caso in cui decideste di non tener conto della nostra richiesta di modifica del testo introduttivo, saremmo costretti a rifiutare il permesso di pubblicazione.
In attesa di una risposta, vi ringraziamo dell’attenzione. Cordiali saluti
Corrado Basile
Genova, 15 maggio 2006
La decisione della UTET
Nella stessa data ci è stato comunicato per posta elettronica: Il brano di Paul Rassiner tratto da La menzogna di Ulisse è stato espunto dal V volume della nostra Storia della Shoah, in quanto non possiamo apportare le correzioni da voi richieste.
No comment.