UN'ALTRA TEORIA DELLA COSPIRAZIONE DIVENTA REALTA': IL COLLASSO DEL PETROLIO PER SPEZZARE IL CONTROLLO RUSSO SULLA SIRIA

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FONTE: ZEROHEDGE

Il crollo dei prezzi del Petrolio deve arrivare a far perdere alla Russia il Controllo sulla Siria. Mentre i mercati stanno ancora dibattendo se il prezzo del petrolio sia più influenzato dalle pompe che estraggono troppo greggio da una parte o dalla mancanza di domanda dall’altra, o se tutto sia causato solo da una compressione-tecnica dei prezzi provocata, momento per momento, dai calcoli di algoritmi HFT che stabiliscono in quale frazione di millesimo di secondo acquistare, prima delle 14:30, noi vorremmo invece riportare l’attenzione dei lettori ad una osservazione che alcuni mesi fa fu subito smontata come una teoria della cospirazione più profonda.

Allora scrivemmo di una certa visita dell’ 11 sett. di John Kerry in Arabia Saudita per negoziare un accordo segreto con re Abdullah ed ottenere una “green-light” per lanciare attacchi aerei contro l’ ISIS, o meglio, sui territori iracheni e siriani e, ancora una volta, fu il destino di Assad ad essere messo sul piatto della bilancia, come merce di scambio per tirare i sauditi dalla parte degli USA. Per lanciare una incursione sul territorio sovrano siriano “ci sono voluti mesi e mesi di lavoro dietro le quinte svolto dagli Stati Uniti e dai leader arabi, prima di convenire sulla necessità di cooperare contro lo Stato islamico, senza decidere però né come, né quando. Questa trattativa però ha permesso ai sauditi di strappare un rinnovato impegno degli Stati Uniti per mandare rinforzi per l’addestramento dei ribelli che combattono Assad, la cui caduta per i sauditi è ancora una priorità assoluta.

Quindi:

Detto in un altro modo, la libbra di carne che ha richiesto l’Arabia Saudita – per dare la suabenedizione” agli attacchi aerei americani e per farli apparire come un atto di una qualche coalizione – è l’abbattimento del regime di Assad. Perché? Perché – come abbiamo spiegato l’anno scorsole grandi multinazionali dei giacimenti di gas naturale del Qatar possano finalmente riuscire ad entrare in Europa, cosa che – per inciso piace anche agli americani Quale modo migliore si potrebbe trovare per punire Putin per le sue ultime scelte se non distruggere il canale principale di influenza che il Cremlino può esercitare sull’Europa?

Perché alla fine della giornata si tratta sempre del settore energetico. L’abbiamo detto molto chiaramente anche un mese dopo, a metà ottobre “Se il prezzo del petrolio continua a crollare “è adesso che comincia il panico” per le Shale Companies USA.” Il panico è cominciato da parecchio ormai, ma questo hanno cominciato a capirlo un po’ tutti solo parecchio tempo dopo che noi ne avevamo parlato…

Mentre noi cerchiamo di capire se l’Arabia Saudita stia mettendo in campo una strategia di dumping per punire il Cremlino, secondo quanto previsto dall’ “accordocon la Casa Bianca di Obama, molto presto si alzeranno le voci, voci molto alte e molti insolventi della comunità che lavora con lo scisto nazionale americano, che pretenderà delle risposte dall’amministrazione Obama, perché i “costi” che dovevano servire per punire la Russia finiranno per paralizzare anche l’unica vera industria che si è sviluppata sotto questa presidenza.

Tanto per rinfrescare la memoria, l’ultima volta che Obama ha usato i “costi” per minacciare la Russia, ha fatto sprofondare l’Europa in una triplarecessione.

Sarebbe davvero il coronamento della carriera di Obama se, incredibilmente – subito dopo – riuscisse anche a mandare in bancarotta anche il “miracolo dello shale americano.

Naturalmente, tutto quello di cui avevamo parlato avrebbe dovuto essere solo nel regno della fantasia, perché l’ultima cosa che l’amministrazione potrebbe ammettere è che il negoziato con l’Arabia Saudita usato per mettere in campo la propria politica estera (in gran parte fallita) contro l’ ISIS (che è cresciuta da quando è cominciata la campagna della coalizione) ha messo a rischio tutto intero il miracolo dello shale USA, un miracolo che sta evaporando davanti agli occhi di tutti. E tutto grazie al suo “miglior alleato” che gli Stati Uniti hanno in medio oriente: l’Arabia Saudita.

Era il regno della fantasia, cioè lo era almeno fino ad oggi, fino a quando il NYT che ha scoperchiato la pentola e ancora una volta una teoria della cospirazione è diventata un fatto reale, secondo un reportLArabia Saudita ha provato a far pressioni sul Presidente russo Vladimir V. Putin per fargli ritirare l’appoggio al Presidente della Siria Bashar, facendo pesare il suo predominio sul mercato mondiale del petrolio, proprio nel momento in cui il governo russo si sta riprendendo dagli effetti negativi prodotti dal crollo dei prezzi del petrolio.”

Dal NYT:

L’ Arabia Saudita a la Russia si sono incontrate numerose volte nel corso degli ultimi mesi per mettere a punto tutti i dettagli su una svolta significativa, secondo quanto affermato da diplomatici dei due paesi. Non è chiaro comunque come abbiano fatto i sauditi a collegare il petrolio al tema della Siria, durante le loro conversazioni alcuni diplomatici sauditi hanno detto — e lo hanno detto anche gli USA — che questo collegamento potrebbe avere una qualche influenza su Mr. Putin, per effetto della loro capacità di condizionare la fornitura del petrolio e per la possibilità di far salire i prezzi.”

Come avevamo correttamente previsto già lo scorso settembre: tutto dipendeva dalla Siria:

“Se il petrolio potrà servire per portare la pace in Siria, non vedo come l’Arabia Saudita potrebbe evitare di raggiungere un accordo” ha detto un diplomatico saudita. Ne hanno parlato una serie di diplomatici, dei funzionari politici e dell’intelligence USA e del M.O. in forma anonima, come prevede il protocollo diplomatico.

Allora, cosa ci vorrebbe per far saltare finalmente il prezzo del petrolio? Non molto: Basterebbe un annuncio di Putin che dica che il leader siriano Bashar non è più un alleato strategico della Russia.

Qualsiasi indebolimento dell’appoggio russo ad Assad potrebbe essere uno dei primi segnali che i tumulti del mercato del petrolio stanno raccogliendo il loro impatto sul gioco del governo globale. Alti funzionari sauditi hanno pubblicamente detto che il prezzo del petrolio riflette solo l’offerta e la domanda globale ed hanno insistito che l’Arabia Saudita non permetterà alla geopolitica di controllare la sua agenda economica. Ma credono anche che l’attuale strategia del paese potrebbe portare altri benefici diplomatici minori, se il prezzo del petrolio resterà basso – compresa la possibilità di cominciare a negoziare una uscita di Assad.

“La Russia è stata uno dei paesi che hanno più tenacemente sostenuto il presidente siriano, vendendo per anni attrezzature militari per rafforzare le milizie di Assad nella loro battaglia contro i gruppi ribelli, incluso lo Stato islamico, fornendo di tutto, dai pezzi di ricambio ai carburanti speciali, fino all’addestramento dei cecchini e alla manutenzione degli elicotteri.

Ma Putin cederà?

Putin, comunque, ha mostrato frequentemente di preferire di affrontare delle difficoltà economiche piuttosto che dover accettare pressioni esterne per cambiare le sue politiche. Le sanzioni imposte dagli Stati Uniti e dai paesi europei non hanno convinto Mosca a mettere fine al suo coinvolgimento militare in Ucraina, e Putin ha continuato con il suo sostegno costante ad Assad, che vede come un baluardo in una regione resa sempre più instabile per effetto dell’estremismo islamico.

In realtà non è questo: la Siria, per come ci è stato spiegato da quasi due anni è diventata la zona cruciale di transito del gasdotto che parte dal Qatar, e che potrebbe terminare in qualche parte dell’Europa centrale. Lo stesso Qatar è stato il misterioso sponsor che ha fornito armi e soldi ai ribelli mercenari siriani, quelli che poi sono diventati ISIS. Lo stesso Qatar che ora finanzia direttamente l’ISIS. Naturalmente, se Putin volesse consegnare la Siria ai principi sauditi (e al Qatar), sarebbe come se si sparasse un colpo di pistola sui piedi e la Gazprom perderebbe qualsiasi influenza sull’ Europa.

Anche questo fatto è ben chiaro a Putin che per il momento ha dimostrato di non avere nessuna intenzione di abbandonare la Siria o di voler perdere una leva fondamentale che gli permette di essere il fornitore di gas di ultima istanza in Europa:

I sauditi hanno fatto offerte piene di lusinghe economiche ai leader russi in cambio di concessioni su questioni locali, regionali, come la Siria, ma mai mentre i prezzi del petrolio erano tanto bassi come oggi. Non è chiaro quale effetto, se né può produrre qualcuno, stanno avendo le discussioni in corso. Mentre gli Stati Uniti sarebbero a favore di qualsiasi iniziativa pur di mettere uno stop al sostegno russo per Assad, qualsiasi successo che possano ottenere i sauditi per tagliare la produzione globale di petrolio e per far riaumentare i prezzi, potrebbe creare danni in qualche settore dell’economia americana.

Alla fine dell’incontro a Mosca nel mese di novembre con il Ministro degli esteri saudita, principe Saud al-Faisal, il Ministro degli Esteri russo, Sergey V. Lavrov ha respinto l’idea che la politica internazionale dovrebbe avere un ruolo nella definizione del prezzo del petrolio

“Ci siamo visti faccia a faccia con i nostri colleghi sauditi e riteniamo che il mercato del petrolio dovrebbe essere basato sul bilanciamento della domanda e dell’offerta,” ha detto Mr. Lavrov e che dovrebbe essere estraneo a qualsiasi tentativo di influenza politica o geopolitica“.

Cosa che, in retrospettiva, mette il conflitto in Ucraina, e l’isolamento della Russia da parte dell’Occidente sotto un riflettore unico il punto è quello di far soffrire quanto più possibile Putin, fino a costringerlo a non avere altra scelta che consegnare la Siria.

La Russia è sogetta a problemi finanziari e ad un isolamento diplomatico a causa delle sanzioni internazionali “che derivano dalle sue incursioni in Crimea e in Ucraina orientale” – hanno detto alcuni alti funzionari americani. Ma Putin ha ancora voglia di essere visto come un giocatore chiave in Medio Oriente. La settimana scorsa a Mosca i russi hanno ospitato una conferenza tra il governo Assad e alcuni gruppi di opposizione in Siria, anche se pochi analisti ritengono che questi colloqui serviranno a qualcosa, soprattutto perché molti dei gruppi di opposizione hanno boicottato questo incontro. Alcuni esperti sulla Russia hanno un forte scetticismo che Putin resti sensibile e che possa stipulare un qualsiasi accordo per togliere il suo appoggio ad Assad, per farlo cadere.

La potenza della leva di cui dispone l’Arabia Saudita dipende da quanto sia seria la prospettiva che ha davanti Mosca per il calo dei ricavi del petrolio. “Se fossero messi tanto male e se avessero subito bisogno della ripresa del business del petrolio, i sauditi sarebbero in buona posizione per mettere sul tavolo anche il prezzo geopolitico” – ha detto F. Gregory Gause III, uno specialista di Medio Oriente della Texas A&M’s Bush School of Government and Public Service.

Per quanto riguarda Assad, il Presidente siriano “non ha dimostrato nessuna volontà di farsi da parte. In una recente intervista sul Foreign Affairs magazine ha detto che la vera minaccia in Siria proviene dai gruppi dello Stato islamico, affiliati a al Qaeda – parole sue – che costituiscono la maggioranza” delle forze di ribellione. Diplomatici americani e arabi hanno detto che anche se la Russia dovesse abbandonare Assad, il Presidente siriano manterrebbe ancora le sue relazioni con il suo benefattore più generoso, l’Iran. Gli aiuti iraniani al governo siriano sono stati uno dei principali motivi che hanno permesso ad Assad di restare al potere, mentre altri autocrati in Medio Oriente sono stati deposti.

Ma anche l’Iran, uno dei maggiori produttori di petrolio, trarrebbe forti benefici se l’Arabia Saudita contribuisse a spingere in alto i prezzi del petrolio, come parte di un suo affare con la Russia.

State rendendo più forte il vostro nemico. Che vi piaccia o no, e gli iraniani non stanno mostrando nessuna flessibilità” – Ha detto Mustafa Alani, analista del Centro di Ricerca del Golfo – vicino alla famiglia reale saudita.

Ma l’aiuto militare che la Russia sta portando in Siria è abbastanza diverso da quello che Damasco riceve dall’Iran, il suo maggior supporter, e “se la Russia dovesse ritirare tutto il suo sostegno militare, non credo che l’esercito siriano potrebbe continuare a funzionare“, ha detto un alto funzionario dell’amministrazione Obama.

La conclusione:

Un certo numero di paesi arabi sta spingendo sia i sauditi che i russi i due estremi nelle loro posizioni su Assad pur di trovare un terreno comune per segnare la fine della carneficina della guerra civile in Siria, che ormai dura da quasi quattro anni. Ma, come ha ammesso un diplomatico arabo “La decisione finale sta nelle mani di Putin.

E, Signore e Signori, questo è tutto sulla grande crisi del collasso del prezzo del petrolio 2014/2015. Per tutti quelli che volessero sapere quando converrà comprare il petrolio, la risposta è semplice: subito dopo (o idealmente subito prima) dell’annuncio di Putin che non sosterrà più il regime di Assad.

Cioè, se dovesse decidere di farlo, perché questo gesto non gli servirebbe a nulla se non a distruggere tutti gli strumenti di cui dispone per far leva sull’Europa, e per avviare il processo che porrebbe fine piuttosto prematuramente alla sua carriera.

Fino ad allora, ogni singolo picco a cui può arrivare il prezzo del petrolio per effetto degli algoritmi-HFT, in ultima analisi, sarà solo una speculazione sbiadita di quello che è già successo negli ultimi mesi, perché sono solo i sauditi a stabilire il prezzo, e sembra chiaro che non accettaranno un NO come risposta alle loro richieste, anche se questo dovesse portare alla paralisi tutta l’industria dello SHALE americano che si porterebbe dietro anche l’industria energetica.

Fonte: http://www.zerohedge.com

Link: http://www.zerohedge.com/news/2015-02-03/another-conspiracy-theory-becomes-fact-entire-oil-collapse-all-about-crushing-russia

3.02.2015

Il testo di questo articolo è liberamente utilizzabile a scopi non commerciali, citando la fonte comedonchisciotte.org e l’autore della traduzione Bosque Primario

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