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di Gianluca Riccio
Oggi il Nevada annuncia una controversa proposta di legge per consentire alle aziende tecnologiche di creare piccoli “governi locali”.
Il governatore del Nevada Steve Sisolak annuncerà oggi una legge che potrebbe consentire alle principali società tecnologiche di formare dei veri e propri tecno-governi.
Sisolak ha menzionato per la prima volta la proposta di creare “Zone di innovazione” lo scorso 19 gennaio. “ Nuove aziende che creano tecnologie innovative possono venire in Nevada per sviluppare le loro industrie”. Sebbene la proposta di legge non darebbe sussidi pubblici, la sua bozza mostra che alle principali aziende tecnologiche sarebbe data l’autorità per formare i loro tecno-governi indipendenti all’interno del Nevada. “Avrebbero la stessa autorità di una contea, inclusa la capacità di imporre tasse, formare distretti scolastici e tribunali di giustizia e fornire servizi governativi, per citare alcuni compiti”, riferisce il Las Vegas Review-Journal.
La prima enclave delle Big Tech: Blockchains LLC
Tra le sue osservazioni a gennaio, il governatore Sisolak ha menzionato specificamente la società Blockchains, LLC come già impegnata a creare un tecno-governo basato totalmente sulla tecnologia blockchain. Questo, dice Sisolak, renderebbe il Nevada “l’epicentro di questo settore emergente e della creazione di posti di lavoro ben pagati”.
La società citata esplicitamente dal governatore Sisolak, Blockchains, LLC, è stata fondata nel 2014 dall’avvocato per la protezione dei consumatori e milionario Jeffrey Berns. La Blockchains, LLC possiede attualmente oltre 270 chilometri quadrati a Storey County, nel Nevada. Un decimo della Val d’Aosta, a occhio e croce. L’azienda dice di voler convertire questa terra nella “comunità e società high-tech più avanzata per imprese e residenti nel paese”.
“Blockchains vuole mostrare come lo sviluppo di business, vita residenziale e commercio possono prosperare insieme alle tecnologie che cambiano il mondo. Per farlo, dobbiamo iniziare con una tabula rasa. Altrimenti, proveremmo semplicemente a inserire tecnologie intelligenti in dispositivi che non sono, beh, “intelligenti”. Questo è ciò che si legge nel piano “Road to Development” dell’azienda.
Una proposta di legge che viene da lontano
Secondo i registri statali del Nevada, già nel 2018 Blockchains ha acquistato 67.125 acri di terreno disabitato presso il centro industriale di Tahoe Reno. Prezzo: 160 milioni di euro. Dopo l’acquisto della terra, Blockchains ha fatto pressioni per ottenere una proposta di legge che consentisse alla società di formare il proprio tecno-governo. Il primo passo è stato la donazione di 50.000 dollari ad un comitato di azione politica, Home Means Nevada, che ha contribuito all’elezione del governatore. I registri della campagna elettorale di Sisolak mostrano che lo stesso governatore ha ricevuto 10.000 dollari dall’azienda, e si contano diverse donazioni, anche personali da parte del CEO dell’azienda.
Contattata più volte, la Blockchains, LLC non commenta queste notizie.
Ad ogni modo, il governatore del Nevada presenterà ufficialmente la proposta di legge oggi alle 22:30 ora italiana.
Cosa prevede la proposta di legge sulla creazione dei tecno-governi
La bozza della proposta di legge afferma che il modello tradizionale di governo locale era “inadeguato da solo a fornire flessibilità e risorse per rendere lo Stato un leader nello sviluppo di tecnologie emergenti e industrie innovative “. La creazione di tecno-governi o “forme alternative di governo locale”, dice sempre la bozza della proposta di legge, “sono necessarie per aiutare lo sviluppo economico all’interno dello Stato.”
Quali sono i requisiti per poter creare un “tecno-governo”? La bozza di proposta di legge include che il richiedente abbia almeno 50.000 acri di terra non sviluppata e disabitata, il tutto all’interno di una singola contea ma separata da qualsiasi città, cittadina o area di incremento fiscale. La società di Big Tech che vuole avviare un suo “tecno-governo” dovrebbe anche impegnare almeno 250 milioni di dollari per lo sviluppo iniziale, con un piano per investire un ulteriore miliardo di dollari in dieci anni.
Come funzionerebbe un “tecno-governo”? Le principali aziende tecnologiche funzionerebbero come un proprio ente governativo indipendente, con un consiglio di supervisione di tre membri che avrebbe la stessa autorità del consiglio di commissari di una contea. La bozza della proposta di legge suggerisce che le aziende tecnologiche avrebbero voce in capitolo su chi siede nel consiglio di amministrazione del tecno-governo.
È la strada giusta? Dare alle BigTech più autonomia per ottenere più entrate e lavoro?
Il motivo principale alla base di questa proposta di legge sta nella speranza che questa iniziativa possa potenziare l’economia di un luogo. Prendiamo proprio il Nevada, lo stato che potrebbe essere apripista: la sua economia è stata devastata dal Covid. Il turismo rappresentava quasi il 25% dei suoi introiti e portava un lavoro su tre. Las Vegas, seconda industria del turismo in tutti gli USA, portava al PIL del Nevada 19 miliardi di dollari l’anno. Il Brookings Institute ha scoperto che l’economia di due città del Nevada, Las Vegas e Reno, era tra le prime tre più colpite in assoluto. Oggi il tasso di disoccupazione del Nevada (9,2%) è il secondo più alto negli USA.
Al contrario, gli hub metropolitani specializzati in tecnologia, come Seattle e San Francisco, hanno prosperato e beneficiato con il Covid.
Le vendite online sono aumentate del 15% da novembre 2019 a novembre 2020. Amazon, con sede a Seattle, ha quasi raddoppiato la sua forza lavoro, aggiungendo 400.000 posti di lavoro nel 2020. Facebook ha annunciato l’intenzione di assumere altri 10.000 lavoratori nell’aprile 2020.
Consentendo alle principali società tecnologiche di formare i loro tecno-governi, con questa proposta di legge il Nevada cercherà di catturare alcune tra le industrie più ricche di questo settore.
Ma è la scelta giusta? Cosa pensa l’opinione pubblica di questa proposta di legge?
Se i benefici economici sembrano allettanti, dall’altro lato ci sono parecchie preoccupazioni dell’opinione pubblica sull’idea che alle Big Tech sia consentito di formare una propria governance “sovrana”.
In un saggio del 2018, l’analista tecnologico Jamie Bartlett ha avvertito che i monopoli tecnologici rappresentano una vera minaccia per le democrazie. “La tecnologia è solo l’ultimo veicolo per persone molto ricche di utilizzare tecniche ben collaudate per acquistare influenza politica, comportamenti monopolistici ed evitare le leggi”, ha scritto Bartlett.
I BigTech stanno raggiungendo egemonia culturale. Danno e tolgono microfoni e visibilità, anche tra i capi di Stato. E hanno già provato anche a battere moneta. Hanno tutto il potenziale per dominare le idee e le opinioni pubbliche. In altri termini, la società.
E quello di oggi può essere il primo passo.
Pubblicato il 20.01.2021