FONTE: DEDEFENSA.ORG
Non si può fermare il progresso, quindi non si può fermare la strategia della tecnica e della comunicazione messa in moto con le “rivoluzioni colorate” e nemmeno questa moda postmoderna ed egualmente basata sulla strategia della comunicazione per cambiare-i-regimi, – tutto questo si può riassume con la parola Maidan, diventata popolare dopo il colpo di stato di Kiev di febbraio 2014 – ma tutto questo non ci colpirebbe così profondamente ed in modo tanto inaspettato se non fosse che questa considerazione si riferisce ad una Maidan anti-Bibi (Netanyahou).
E’ questo quello che lascia capire la stampa pro-Likud (quella pro-Bibi Netanyahu) di fronte alla vigorosa offensiva dell’opposizione che, da un lato è piuttosto “sociale” ma, dall’altro, ha una forte connotazione militare ed è molto attenta alla sicurezza nazionale.
La cosa è guidata dall’ex direttore del Mossad, Meier Dagan, un pioniere nelle sfide di questo tipo contro gli ex capi della sicurezza nazionale (vedi 4 giugno 2011), e miracolosamente ristabilitosi dopo un grave attacco di cuore. A Tel Aviv, Dagan, lo scorso 7 marzo, ha guidato una impressionante manifestazione di circa 50.000 persone entusiaste e tutte contro Bibi. Queste sono cifre che indicano una partecipazione proporzionalmente molto importante per un paese piccolo come Israele.
Il Likud, e tutta la stampa vicina a Bibi, ha reagito secondo uno standard ormai comune nei paesi dove ci si sta preparando il campo (ad un nuovo governo), ma ancora inedito in Israele: questo attacco è finanziato dall’estero, con l’arrivo di milioni di dollari, misteriosamente arrivati al Gruppo di Dagan.
Ma da dove arrivano questi milioni di dollari?
Perché non può essere che arrivino proprio da Obama, dato che è risaputa la forte stima che lega i due uomini – lui e Bibi. The Times di Israele non si spinge fino a questo punto, ma parla di un tentativo di destabilizzazione e di un cambio di regime – è così che ormai vengono chiamate le proteste dell’opposizione nei paesi democratici del blocco BAO. Lo scopo dei complottisti è quello di instaurare un governo di sinistra appoggiato dai piccoli partiti arabi di Israele.
Gli attacchi di Dagan sono di una virulenza straordinaria, a cominciare dal tema che Israele sta attraversando la crisi più grave della sua storia, con una leadership inetta, sanza nessuna strategia contro gli avversari che circondano Israele, ma che contemporaneamente sta favorendo una situazione interna di disuguaglianza crescente, di corruzione estrema, di aumento della povertà, etc.
In breve, un paese veramente post-moderno, che ormai sta applicando e si è ben ancorato a delle norme che non si possono più definire civili e che sono in rapido sviluppo, cosa che potrebbe fornire a Dagan molti argomenti per richiedere che il paese entri nell’Unione Europea.
Alcuni estratti del discorso di Dagan (RT 8 marzo 2015), nei quali effettivamente la critica della situazione interna ci propone, con una luce insolita, i problemi di oggi che sta attraversando Israele, paese che non è, quindi, immune alla crisi generale ..
« “Ho paura per la nostra leadership. Ho paura per la mancanza di una visione e per la perdita di orientamento. Io sono spaventato per le esitazioni e per la stagnazione [del governo di Israele]. E sono spaventato, soprattutto, per la crisi di leadership. Questa è la peggior crisi che Israele abbia mai vissuto fino ad oggi” – Ha detto il Gen. Mag. Dagan ad una folla che lo ascoltava in Piazza Rabin a Tel Aviv, parlando sotto uno striscione con la scritta :Israele vuole un cambiamento. Israele è una nazione circondata da nemici, ma i nostri nemici non sono quelli che mi spaventano” ha detto Dagan incolpando Netanyahu per non aver portato avanti nemmeno una “iniziativa sincera per un vero cambiamento nella regione e per non lottare per un futuro migliore.” […]
“Nel frattempo – Dagan ha affermato che – le scelte politiche di Netanyahu hanno portato il paese lungo la strada che porta alla “fine del sogno sionista”. Ha anche criticato l’operazione Protective Edge, della scorsa estate, voluta da Netanyahu, che ha visto Israele impegnato per sette settimane con bombardamenti e operazioni di terra a Gaza contro i militanti di Hamas e che ha provocato la morte di oltre 2.200 palestinesi, soprattutto civili, e di 70 israeliani. “Abbiamo pagato un prezzo pesante in sangue per una campagna che si è conclusa in un nulla – nessuna deterrenza, zero successi diplomatici. E’ stata una campagna che ci ha fatto solo tornare indietro e che ha solo messo in moto il conto alla rovescia per il prossimo round” – ha detto Dagan. »
La lista della spesa del generale in pensione ha toccato poi anche altri aspetti critici della politica estera israeliana e principalmente si è soffermato sul problema urgente del fronte interno. “Durante il tempo del suo governo, i nostri rapporti con gli Stati Uniti, si sono deteriorati fino ad un livello mai visto” – ha detto.- “Il nostro sistema sanitario è al collasso. La crisi immobiliare ha raggiunto nuove vette. I gap socioeconomici continuano ad allargarsi. La forbice tra i più poveri delle aree rurali e il centro del paese non è mai stata tanto larga. Ogni tre bambini israeliani, uno è povero. Il quaranta per cento degli israeliani non riesce ad arrivare a fine mese. ‘”
Link : http://www.dedefensa.org/article-quoi_un_maidan_anti-bibi_en_israel_
9.03.2015
Il testo di questo articolo è liberamente utilizzabile a scopi non commerciali, citando la fonte comedonchisciotte.org e l’autore della traduzione Bosque Primario.