UNA LENTA CRESCITA ECONOMICA (PARTE I)

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Un sistema in crisi

DI PETER MONTAGUE

Negli Stati Uniti, il cosiddetto “sistema” annaspa
tra molteplici difficoltà.

** sta per finire l’era del petrolio a prezzi
accessibili.
** l’effetto serra è ormai diventata una chiara
minaccia per l’ambiente.
** le risorse idriche cominciano a scarseggiare
sia negli Stati Uniti sia nel resto del mondo.
** i ricchi rappresentano solo il 2% della
popolazione mondiale.
** molte persone sono preoccupate per la crescente
spesa sanitaria e gli alti costi dell’assicurazione
medica.
** gli individui appartenenti alla generazione del
baby-boom non potranno probabilmente usufruire di
una pensione sicura (con le inevitabili
ripercussioni sulle generazioni future).
** il sistema previdenziale, nato dopo la Grande
Depressione economica, cade letteralmente a pezzi di
anno in anno.
** le famiglie e, soprattutto, la nazione sono
indebitate pesantemente. ** una diffusa insicurezza economica è diffusa
in vasti strati della popolazione. (l’ occupazione diminuisce, i debiti aumentano e il futuro dei
giovani è incerto)

** Le famiglie sono costrette a stringere la
cinghia per andare avanti.
** lo smaltimento delle sostanze tossiche ha reso
evidenti i limiti di assorbimento da parte
dell’ambiente, mentre aumenta, in modo critico, il
costo di alcune risorse, ecc.
** Il partito politico che controlla la Casa
Bianca, il Congresso, e gran parte del potere
giudiziario, deve il proprio successo elettorale ad
una maggioranza convinta dell’imminente fine del
mondo e di conseguenza poco interessata a risolvere
i problemi terreni. Per la prima volta nella storia
americana, un partito religioso controlla il
governo. (1)

Forse il futuro è luminoso.

Forse “il sistema” riuscirà ad uscire indenne da
tutte queste crisi economiche ricorrenti o forse no.
Sembra probabile in ogni caso che gli effetti
combinati di tutti questi problemi possano
influenzare, ancor più saldamente il futuro
dell’economia, nel momento stesso in cui i tassi di
crescita potrebbero rallentare, attestandosi a
valori ben al di sotto degli attuali.

Sfortunatamente, abbiamo avuto un saggio di come
“il sistema” reagirà alla minor crescita economica.
Negli ultimi 35 anni (2,3,4,5,6) Il tasso di
crescita economica (misurato dal PIL o Gross Domestic Product, GDP, vedi http://en.wikipedia.org/wiki/Gdp) è andato rallentando e la risposta del
sistema non è stata delle più efficaci. Senza
entrare troppo in dettaglio, credo che gran parte di
quanto sia quotidianamente sventolato come “novità”
sia in una qualche misura, “una reazione del
sistema” al rallentamento della crescita economica.

Nel periodo compreso tra il 1870 ed il 1970, il
prodotto interno lordo degli Stati Uniti è cresciuto
ad un tasso annuale del 3.4%. Dal 1970 in poi, il
tasso di crescita si è ridotto al 2,3% annuo. (5,
pag. 5). Sembra una differenza minima, ma non lo è
se si pensa che i suoi effetti si vanno ad
accumulare, anno dopo anno. La differenza tra il 2%
ed il 3% non corrisponde ad un punto percentuale in
meno – bensì al 50 per cento in meno.

Esaminiamo lo sviluppo economico da un altro punto
di vista: se l’economia degli Stati Uniti avesse
mantenuto, dal 1973 al 1993, il tasso del 3.4%
invece dell’effettivo 2.3% avrebbe beneficiato di un
supplementare benessere, corrispondente a 12 mila
miliardi extra di dollari (al netto
dell’inflazione) – sufficienti per ammodernare
qualsiasi industria americana (e annesse strutture
finanziarie) e, sufficienti a ripianare il debito
della nazione, estinguere i mutui immobiliari accesi
dai privati e saldare i debiti contratti con le
carte di credito (5, pg.5).

Se la crescita economica dal 1970 in poi avesse
mantenuto i suoi livelli storici, una famiglia media
nel 1993 si sarebbe potuta ritrovare con 5.500
dollari in più da spendere, circa 50.000 dollari di
entrate annue – una cifra con la quale una giovane
coppia avrebbe potuto acquistare una prima casa, o
una famiglia a basso reddito permettersi di pagare
un’assicurazione sulla salute, o qualcun altro
pagare la retta di un corso universitario. Lo Stato
e i governi locali, nel periodo preso in esame,
avrebbero potuto incassare tasse per ben 900
miliardi di dollari—da destinare al funzionamento
delle scuole, delle biblioteche, dei parchi, del
trasporto urbano, dei servizi di emergenza, dei
servizi di polizia e dei vigili del fuoco, denaro
per rendere più accessibili le case a tutti, per lo
sviluppo economico locale, e così via. (5.
pagg.10-11).

Il caso degli Stati Uniti non è isolato. La
tendenza della diminuzione del tasso di crescita
economico lo vivono tutte le nazioni più ricche del
mondo come i 29 paesi membri dell’Ocse
(l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo
Economico). Prendendo in esame i dati del 1980
rispetto a quelli del 1970, constatiamo nei paesi
Ocse una diminuzione del tasso di crescita rispetto
al decennio precedente. (6, pag. 38). Però negli
Stati Uniti di questi tempi a soffrire per questa
situazione non è la sola famiglia media ma in modo
ancor più rilevante, i super ricchi – quell’uno
per cento di detentori del 50% della ricchezza, o
per dirla in altri termini, quel 5% di cittadini
americani possessori dei 2/3 della ricchezza
privata. (7)

Comprensibilmente, questa minoranza di ricchi dai
propri investimenti si attende un discreto guadagno,
cosa difficile da ottenere in presenza di una
crescita economica lenta.

Cosa si intende per discreto guadagno? Ecco un modo per rispondere alla domanda. Quando l’OMB
(Ufficio Presidenziale di Management e Budget) considera la presentazione di una nuova legge
(ad esempio destinata a controllare le emissioni di mercurio
negli impianti di energia elettrica) si chiede se i benefici giustificno i
costi. Si dicono, “Questo regolamento costerà all’industria X
dollari, quanto
benessere potrà essere creato da questi dollari se fossero investiti con un ritorno dell’ Y percento? In questa equazione l’ OMB di solito pone Y al 7%. L ’OMB
suppone che in genere un investimento tipico porta un ritorno del 7%. (8)

Veramente in anni recenti, la tendenza di molti
investitori è stata quella di cercare di ottenere un
guadagno superiore al 7% avvicinandosi al 20% per
cui i sette punti in più al confronto appaiono un
guadagno ridicolo.
Occorre far notare che il 7% in più corrisponde a
due volte di quanto registrato per gli investimenti
a lungo termine (calcolato sul tasso di crescita del
PIL) e a tre volte tanto quanto il tasso medio
registrato nel 1973. In questo modo gli odierni
investitori si aspettano guadagni sostanziosi molto
superiori alle medie storiche. Quindi è probabile
che nel caso i loro guadagni si attestino sulla
media storica rimarranno delusi e, doppiamente
scontenti se i guadagni registreranno un 30% in meno
rispetto alla media storica (per esempio 2.3%
anziché 3.4%). Essi ovviamente credono di meritarsi
i migliori risultati – l’America merita di meglio – il mondo merita di meglio – per cui credono che il governo debba
far aumentare in un modo o in un altro i loro
guadagni. Dopotutto, il capitalismo come
noi lo conosciamo smetterebbe di funzionare se i capitalisti smettessero di
investire, di conseguenza loro potrebbero ritenere, e avrebbero le loro ragioni, di meritare un decente tasso di guadagno.

Secondo l’ipotesi che sto qui delineando cinque
sono stati i fattori che hanno causato un’inversione
al ribasso della crescita economica negli Stati
Uniti (e nel resto del mondo industrializzato):

(1) la saturazione dell’effettiva domanda dei
consumi; chi può permettersi di acquistare ha già
tutto quello di cui ha bisogno o che si possono
permettere; infatti per aumentare di più la
domanda, l’industria americana è costretta ad
investire in pubblicità ogni anno 250 miliardi di
dollari.

(2) una diminuita richiesta di investimenti fissi
(come le stabilimenti industriali) e di capitale
circolante (soldi impiegati per pagare le spese
commerciali ed espandere le operazioni). (3; 6,
pagg. 37-39) Di questi tempi sta diventando sempre
più difficile e meno renumerativo, trovare posti nei
quali investire capitali, in parte per colpa della
saturazione dell’offerta e in parte per un’eccedenza
di capitali. (9)

(3) il totale della forza lavoro non può andare
oltre il livello attuale; (3) chi è in grado di
lavorare già ha un lavoro o è in cerca di una prima
occupazione; il resto della popolazione è costituita
da bambini, anziani e disabili.

(4) il tasso di crescita della produttività
lavorativa (per ora lavorata) è rallentato negli
ultimi anni; (6, pagg. 63-75)

(5) Sono evidenti i limiti ecologici – come per
esempio materiale tossico
derivante da lavorazioni industriali si trova dappertutto, dalle vette
più alte agli abissi degli oceani e
perfino nel latte materno. Non è più plausibile
pensare di gettar via i sottoprodotti
industriali indesiderati senza provocare danni agli
esseri umani e all’ambiente. (10,11)

Il sistema a questi dati di fatto ha risposto nei
seguenti modi:

Risposta n° 1: allentando il credito

Non c’è bisogno di ragionarci molto. Negli ultimi
anni il debito delle carte di credito, i mutui
immobiliari ed il disavanzo della nazione sono
aumentati in modo considerevole. (12.13) I debiti
sono redditizi per chi i soldi li presta, specialmente
nel caso delle carte di credito che ora raccolgono guadagni inquantificabili.
A differenza delle precedenti generazioni, i giovani
di oggi abbandonano i college (e
perfino le scuole superiori) appesantiti dai debiti.
(14) Come ha fatto giustamente notare Kevin
Phillips, negli Stati Uniti stiamo assistendo allo
“sviluppo in senso finanziario “ dell’economia. Già
nel 2000, si investiva il 20% del PIL più in borsa
rispetto a quanto investito nell’industria (14,5%).
(1, pag. 265; e vedi pagg. 265-346)

Risposta n° 2: promuovendo il flusso
internazionale dei capitali

Con ciò si intende la globalizzazione delle
aziende – rimuovendo qualunque barriera agli
eventuali investitori interessati allo sfruttamento
delle foreste pluviali in Indonesia o all’estrazione
(con cariche di cianuro) dell’oro in miniere in
America meridionale o nel Canada settentrionale.

Risposta n° 3: attuando minori restrizioni legali
per le aziende finanziarie

Le banche, gli istituti di risparmio e finanziari,
le agenzie di investimenti borsistici avevano precedentemente
per legge un proprio ambito di attività nel quale
muoversi; ora tutto ciò è stato accorpato. Cosa è
successo? Negli anni 80 si è assistito alla fusione
tra risparmio e finanza; dieci anni dopo, negli anni
‘90 si è avuto il fallimento dei siti “dot.com”; da ultimo
abbiamo avuto lo scandalo Enron-Worldcom. Sembra non
esserci fine a tutto ciò. (6)

blank

[L’arresto di Kenneth Lay della ENRON]

Risposta n° 5: Disinvestendo nelle infrastrutture
pubbliche (strade, ponti, canali, aeroporti,
impianti di trattamento delle acque di scarico).

“Le nostre infrastrutture si stanno avviando verso il tracollo ed
appaiono sconfortanti le prospettive di ripresa”, secondo William
Henry presidente della
Società Americana degli Ingegneri Civili alla presentazione in marzo del Rapporto del
2005 per le Infrastrutture in America(15). Naturalmente questa è una politica miope, ma in questo settore la ricerca del
guadagno si concentra sul prossimo quarto di secolo e non sulla prossima decade.

Risposta n° 6: aumentando il bilancio per la
difesa

La difesa è la sola politica industriale sulla
quale concordano tutti, o alla quale tutti si adeguano, forse per timore di essere
tacciati di antipatriottismo. I nemici stranieri
sono i consumatori ultimi dei nostri addestramenti
militari, cosicché si può affermare che a fronte di
una vacillante domanda di tostapane e di SUV, la
nostra economia attualmente ha bisogno di nemici stranieri.
(16) Come il Presidente stesso ha detto, subito dopo avere lanciato gli USA in una guerra perpetua contro i malvagi, “Acchiappateli tutti”. La guerra è un
buon affare, con prospettive sempre più rosee ogni
giorno che passa.

Risposta n° 7: tagliando le tasse ai più ricchi

Diminuzione delle tasse sui patrimoni, sulle
rendite, e sui guadagni societari per gli americani
più ricchi, spostando gran parte del peso fiscale
sulla classe media e la classe operaia. (17)

Risposta n° 8: Evadendo le tasse o eludendole.

Entrambi i fenomeni citati sono diffusi e
costituiscono oggetto di argomento di svariati libri
dove spiegano come fare mentre le autorità federali
chiudono un occhio. (18, 19)

Risposta n° 9: Creando nuove industrie

L’esplorazione dello spazio, l’industria delle
armi missilistiche laser spaziali, l’industria delle
scommesse, l’industria pornografica, l’industria
delle attività legate alla droga (e la sua gemella,
l’industria del sistema carcerario) – stanno a
dimostrare il rinnovato spirito imprenditoriale
dell’America di fronte ad un rallentamento della
crescita.

Risposta n° 10: Diminuendo gli Investimenti Sociali

Una minore crescita impone che le fette della
torta dei guadagni economici siano suddivise in
nuovi modi. Perciò i primi investimenti a subire
tagli sono stati gli investimenti sociali.
Tagli dei sussidi ai veterani, all’assistenza
medica, alle attività di pronto soccorso, alla
previdenza sociale, ai prestiti universitari, agli
stanziamenti di aiuto previsti per i bambini più
poveri dagli zero ai cinque anni del programma
denominato “Head Start”, ai terreni demaniali, alla
qualità dell’aria e delle acque, agli ospizi,
all’Amtrak, alle infrastrutture stradali, alla
costruzione di tunnel e ponti e a tutte le agenzie
statali ( al Servizio delle Entrate, al Dipartimento
dell’Istruzione al Dipartimento
della Salute e Servizi alla persona tra le altre) e così via
discorrendo. Non si intravede una fine ai tagli
proposti. Sola la Difesa è intoccabile (e, di recente, il suo
settore gemello, la Sicurezza Nazionale) dove il sentimento bipartisan per le speculazioni si è sviluppato nei decenni di eccellente cooperazione tra industria e mondo
militare.

Tagliare la rete di assistenza sociale ha avuto
l’effetto salutare di disciplinare la forza lavoro
ad accettare stipendi più bassi, effettuare lavoro
straordinario senza essere pagata, accettare
l’aumento dei carichi di lavoro, andare meno giorni
in ferie, accettare la diminuzione delle prestazioni
sanitarie, e a non lamentarsi per la soppressione
delle pensioni e via discorrendo (Vedere più avanti
la risposta n° 12).

Come risultato di questi cambiamenti si è avuto
negli ultimi vent’anni un appiattimento tra i due
partiti politici. I Democratici ora si ritrovano per
la prima volta nella loro storia con nessun
obiettivo politico proprio. A causa di ciò la
disaffezione degli elettori ha raggiunto storiche
proporzioni. Il Cinismo è ora molto diffuso.
L’apatia politica permette la continuazione del
sistema.

Risposta n° 11 aumentando la sfiducia nell’operato
del Governo

Dovendo ripartire le fette della torta economica
tra diversi utenti, l’obiettivo politico centrale è
stato quello di screditare l’operato del governo
perché quest’ultimo è intervenuto in diverse
occasioni a difesa dei “poveri” contro i
”ricchi”.

Tradizionalmente, il governo ha fatto alcuni tentativi per mettere tutti nelle stesse condizioni,
tenendo fede allo slogan, “Libertà e giustizia per
tutti”. Senza una basilare sicurezza economica non
sono, infatti, possibili, sia nel caso di individui
sia per le famiglie, libertà e giustizia.

Occorre ammettere la capacità innovativa di George
W. Bush . I precedenti teorici repubblicani
volevano ridurre il governo a delle dimensioni tali da poterlo far scendere in uno scarico. Il
Sig. Bush ha riconosciuto che un grosso governo inetto era di gran lunga più utile di un
piccolo governo, dal punto di vista di coloro dediti all’attuazione dell’
alto ideale e dell’ impellente necessità
nazionale di trasferire una porzione più grande della
torta dalla classe lavoratrice ai super ricchi.

La risposta federale all’uragano Katrina è stata
perfetta – un’elefantiaca burocrazia ha miseramente fallito. Quale miglior modo
per convincere la gente dell’operato senza speranza
del governo, dell’inutilità delle tasse? Chi
desidera avere una burocrazia pasticciona e corrotta
insensibile alle umane sofferenze? Buttare una tale creatura nello scarico sembra un atto fin troppo
gentile.

Nel frattempo, gli addetti che sanno come far
funzionare il sistema – per esempio, Halliburton,
Raytheon, e Boeing – fanno guadagni record ed in
questo modo sono soddisfatti due obiettivi pubblici:
i tassi dei profitti sul capitale investito
schizzano verso l’alto, almeno per i pochi ben connessi tra loro, e nello stesso tempo il governo cade
in disgrazia ed è discreditato. Gli elettori, delusi
rimangono a casa, e in questo modo il sistema
ha doppiamente assicurato il mantenimento del suo status quo.
Grazie alla straordinaria visione e leadership di questo Presidente potrebbero volerci decenni, se mai ci si riuscirà, per restaurare la fiducia nel governo come livellatore del terreno di competizione.

Risposta n° 12 tagliando gli stipendi ai
lavoratori

Nel corso degli ultimi 30 anni, si sono operati
negli Stati Uniti tagli ai salari attraverso
l’utilizzo di tecniche creative e deve essere considerato il fulcro dell’attuale sforzo nella redistribuzione della torta, mantenere le
fette destinati agli investitori rispettando i
livelli storici o ottenendo risultati migliori.

Le tecniche per la riduzione dei salari ora
prevedono:

a. Pur con la produttività lavorativa (intesa per ora
di lavoro) in aumento negli scorsi decenni i
nuovi imprenditori si sono semplicemente rifiutati
di devolvere i maggiori proventi ai lavoratori sotto
forma di aumenti salariali. Questa è una nuova eppur
ineluttabile tendenza degli ultimi 30 anni.
Se la produttività è continuata a crescere negli
ultimi tre decenni (seppur più lentamente rispetto
alla media storica), gli stipendi sono rimasti fermi
se non sono addirittura diminuiti. Gli industriali,
con un atteggiamento raccomandato perchè semplice e trasparente tengono
semplicemente molto di più per loro stessi. (20).

b. mantenimento a bassi livelli del salario minimo. Il
salario minimo stabilisce il tetto minimo al di sotto di tutti i salari, così, se non cresce con
l’aumento dell’inflazione altrimenti tutti i salari
tendono verso la stagnazione o verso il
declino. Questo è stato ottenuto attraverso un
esemplare consenso da parte dei due partiti.
L’ultimo aumento salario deciso dal Congresso risale
al 1997 (5,15 dollari l’ora per un reddito annuale
di 10,300 dollari).

c. Eliminazione dei sindacati e prevenire la
formazione di nuove sigle. I lavoratori
sindacalizzati guadagnano, mediamente, il 21% in più
per ora rispetto ai non iscritti al sindacato. Forse la cosa più importante è
che i lavoratori sindacalizzati si aspettano di
lavorare in condizioni più sicure e salutari, con una
modesta quantità di benefici sanitari, lavoro
straordinario pagato, due settimane di vacanze e in casi
estremi, persino benefici pensionistici. Quando invece la
crescita è lenta e gli imprenditori avvertono una
diminuzione ai loro guadagni, i sindacati sono visti
con il fumo negli occhi, come dei guastafeste nel tentativo di ridistribuire verso l’alto la torta. E’
quindi per questi motivi che l’Osservatorio per i
Diritti Umani ha stilato uno stringato rapporto nel
2000 accusando gli Stati Uniti di aver violato
ripetutamente i diritti dei lavoratori. (21)

[“I sindacati? vadano a farsi fottere!” Tornate al lavoro voi pigri scaricatori democratici! Le aziende hanno bisogno della loro merce! ]

d. Eliminazione di determinati benefici
pensionistici e, in un numero crescente di casi,
eliminazione del tutto delle pensioni, così come è
stato fatto di recente dalla United Airlines con il
buon aiuto di un giudice nominato da Reagan. Gli
sforzi per eliminare completamente le pensioni
stanno prendendo forza da entrambi gli schieramenti,
come ci si aspetterebbe se è corretta la mia ipotesi di crescita lenta. (22)

Con una popolazione in continua crescita, la
riduzione o l’eliminazione dei benefici relativi
alla pensioni (quali l’assistenza medica ‘Medicare’, i servizi
di pronto soccorso ‘Medicaid’, la sicurezza sociale e le
pensioni private) possono a prima vista rischiare di
far saltare la polveriera sociale. (22) Forse
l’opinione condivisa di entrambi gli schieramenti
politici è che una popolazione anziana, indigente,
spaventata e disorientata sia, in effetti, incapace
di far sentire le proprie ragioni a livello
politico. Ad ogni modo, gli sforzi per eliminare i
benefici legati alla pensione sembrano procedere
bene e rapidamente. Si potrebbe riassumere tutto
nelle parole pronunciate da quell’omino che
gettandosi dal 20° piano di un grattacielo mentre
precipitava giù diceva prima di sfracellarsi al
suolo, “Finora va tutto bene”.

e. In modo graduale la forza lavorativa degli
Stati Uniti è stata messa in diretta competizione con i lavoratori
sottopagati dei paesi del Terzo Mondo. Senza controllo o imposizioni di qualsiasi sorta questa tipo di competizione
crea inevitabilmente una “corsa al ribasso” dei
salari, delle condizioni lavorative, degli standard
ambientali – tutto ciò che “esternalizza” i costi di
produzione e in questo modo la più grande porzione
della torta rimane nelle saldi mani della classe
imprenditrice.

f. la riduzione della disponibilità della assicurazioni sanitarie.
Nel 2003, 45 milioni di Americani non avevano
l’assicurazione sulla salute, 1.4 di milioni in più
rispetto all’anno precedente e fino ad un 5.1 di
milioni in più registrati dal 2000. (23)

Risposta n° 13: promuovendo una rapida innovazione
tecnologica

Sia il mondo degli affari che il governo sono
costantemente alla ricerca “del grande affare”
sperando di dare l’avvio ad una rapida innovazione
tecnologica. E’ la ricerca dello scudo spaziale; non
è la biotecnologia; no, è la nanotecnologia; no, è
veramente “la biologia di sintesi” – la creazione di
nuove forme di vita mai conosciute prima sul pianeta
terra. Naturalmente, per definizione, una rapida
innovazione e al tempo stesso un impegno delle
risorse sono incompatibili se non si tiene conto,
prima dell’investimento, delle possibili conseguenze.
Comunque gli investimenti sbagliati sono stati la
norma per 180 anni, così ora si è pensato che sia la “normalità degli affari” facilmente giustificabile come
prezzo del progresso. Una rapida innovazione fa bene
all’economia e crea varie opportunità di guadagno –
in particolar modo durante la prima fase di
produzione di un prodotto o di un processo. E’ solo
più tardi che i problemi diventano evidenti e i
profitti diminuiscono, al punto che il
governo mette a posto i pezzi e difende gli
investitori dalle conseguenze dello loro zelo
impetuoso. (pensate ai superfondi, pensate all’energia nucleare).
Nonostante le proteste ufficiali alla versione
opposta, le politiche del governo degli Stati Uniti
generalmente incoraggiano le imprese industriali ad
“esternalizzare” i costi derivanti dai danni all’ambiente e
alla salute, e questo trend è stato accelerato in
anni recenti mentre la crescita economica ha
registrato un rallentamento. La verità è, che gran
parte delle operazioni industriali non possono
permettersi di affrontare al proprio interno i costi
e allo stesso tempo fornire un guadagno ragionevole,
cosicché essi SONO COSTRETTI ad esternalizzare i
costi. Non si può fare, in effetti, diversamente,
visto il crescente bisogno di ottenere un guadagno
dagli investimenti.
(continua la prossima settimana)

Peter Montague è il direttore responsabile
dell’importante Rachel’s Health and Democracy, dove
è apparso per la prima volta questo saggio. Può
essere contattato all’indirizzo: [email protected]

Fonte: http://www.counterpunch.org

Link: http://www.counterpunch.org/montague06032006.html

04.06.2006

Traduzione per www.comedonchisciotte.org a cura di VIVIANA

Note

[1] tra le altre fonti, consultate di Kevin Phillips “American Theocracy; The Peril and Politics of Radical Religion, Oil, and Borrowed Money”. New York: Viking,
2006. ISBN 0-670-03486-X. Secondo Phillips, circa il
55% di coloro che votarono il Sig. Bush nel 2004
credono che la fine del mondo avverrà nella
battaglia di Armageddon, come viene descritto nel
libro della Rivelazione. Come dice Phillips (pag.
vii), “… le ultime due elezioni presidenziali
hanno segnato la trasformazione del partito
Repubblicano (GOP) in un primo e vero partito
religioso della storia degli Stati Uniti”. Phillips
è un noto Repubblicano.

[2] Bernstein, Michael A., and David E. Adler. “Understanding American Economic Decline”
[Capire il Declino Economico Americano]. Cambridge:
Cambridge University Press, 1994. ISBN
0-521-45679-7.

[3] Bjork, Gordon C. “The Way It Worked and Why It Won’t; Structural Change and the Slowdown of U.S. Economic Growth” [Come ha funzionato e Perché
non Funzionerà; La Diminuita Crescita Economia
Americana e i Cambiamenti Strutturali]. Westport,
Conn.: Praeger, 1999. ISBN 0-275-96532-5.

[4] Cohen, Richard and Peter A. Wilson. “Superpowers in Economic Decline; U.S. Strategy in the Transcentury Era”.[Superpotenze Economiche in Declino; La Strategia
degli Stati Uniti alla fine del Millennio]. N.Y.:
Taylor and Francis, 1990. ISBN 0-8448-1625-6.

[5] Mardick, Jeffrey. “The End of Affluence; The Causes and Consequences of America’s Economic Dilemma” [La Fine dell’Opulenza; Le
Cause e le Conseguenze del Dilemma Economico]
Americano. N.Y.: Random House, 1995. ISBN
0-679-43623-5.

[6] Shutt, Harry. “The Trouble with Capitalism; An Enquiry into the Causes of Global Economic Failure” [Il problema del Capitalismo;
Un’inchiesta sulle Cause del Fallimento Economico
Globale]. London: Zed Books, 1998. ISBN
1-85649-566-3.

[7] Dati sulle crescente disuguaglianze del
benessere sono disponibili da diverse fonti, ma il
mio riferimento preferito è “America Beyond Capitalism; Reclaiming Our wealth, Our Liberty and Our Democracy” [L’America oltre il
Capitalismo di Gar Alperovitz; Rivendichiamo il
Benessere, I Diritti e la Democrazia] (Hoboken, N.J.:
John Wiley & Sons, Inc., 2005); vedere le pagg.
204-206. Consultate anche 6.] Chuck Collins e Felice
Yeskel, “Economic Apartheid in America” [L’Aparheid Economico in America] (New York:
New Press, 2000) versione aggiornata e corretta. disponibile qui:
http://www.ufenet.org/research/Economic_Apartheid_Data.
html#p55. Da non dimenticare, per
esempio, Edward N. Wolff, “Top Heavy; the Increasing Inequality of Wealth in American and What Can Be Done About It”[I Ranghi più Elevati; la
Crescente Disuguaglianza di Benessere in America e
Cosa può Essere Fatto Al Riguardo] (New York: The New
Press, 2002). Un altro libro eccellente è “The Working Class Majority; America’s Best Kept Secret” di Michael
Zweig [La
Maggioranza della Classe Lavoratrice; Il Miglior Segreto d’America] (Ithaca, N.Y.:
Cornell University Press, 2000); ISBN 0-8014-3637-0.

[8] “EPA Revises Regulatory Reviews To Discount Long-Term Benefits,” [“L’Agenzia per la Protezione Ambientale
Riesamina le Imposte per fare uno sconto sui
Benefici a Lungo Termine,”] All’interno dell’EPA, 8
Ottobre 2004.

[9] Floyd Norris, “Too Much Capital: Why It Is Getting Harder to Find a Good Investment,” [“Troppo Capitale: Perché è
Difficile fare un Buon Investimento”] New York Times
26 Marzo 2005, pag. C1.

[10] Peter M. Vitousek, e altri. “Human Appropriation of the Products of Photosynthesis,” [“L’Appropriazione
Umana dei Prodotti di Fotosintesi”] Bioscienza Vol.
36 No. 6 (Giugno, 1986), pagg. 368- 373. Disponibile
qui.

[11] Peter M. Vitousek e altri, “Human Domination of Earth’s Ecosystems,” [“Il Dominio Umano
sugli Ecosistemi della Terra”] Science Vol. 277 (25
Luglio 1997), pagg. 494-499; disponibile nel sito
http://www.rachel.org/library/getfile.cfm?ID=200
. Vedete inoltre di Jane Lubchenco, “Entering the Century of the Environment: A New Social Contract for Science,” [“L’Ambiente
nel Passaggio del Millennio: Un Nuovo Contratto
Sociale per la Scienza”] Science Vol. 279 (23
Gennaio 1998), pagg. 491-497, disponibile qui.

[12] Gretchen Morgenson, “After the Debt Feast Comes the Heartburn,” [“Dopo il Banchetto dei Debiti
Viene La Resa dei Conti”] New York Times Nov. 27,
2005, pagg. 3-1.

[13] Vedere Kevin Phillips, “American Theocracy; The Peril and Politics of Radical Religion, Oil, and Borrowed Money” [La Teocrazia
Americana; Il Pericolo e la Politica del Radicalismo
Religioso, Petrolio, Finanza]. New York: Viking,
2006. ISBN 0-670-03486-X. Per la III parte
riguardante “La Prosperità in prestito”, pagg.
265-387.

[14]

www.precaution.org/lib/06/prn_generation_of_debtors.060523.htm

[15] “Crumbling Infrastructure Erodes Quality of Life in U.S.,” [“Lo Sgretolamento delle Infrastrutture
Peggiora la Qualità della Vita negli Stati Uniti”],
Bollettino di Notizie Ambientali, 10 Marzo 2005.

[16] William Rivers Pitt, “The Thing We Don’t Talk About” [“Ciò di Cui Non Si
Parla”] Truthout.org 23 Giugno 2005.

[17] Robert Johnson, “Little Dogs Don’t Pay Taxes,” [“I Piccoli Imprenditori Non
Pagano le Tasse”], New York Times, 1° Agosto 2004,
Sezione Affari edizione della Domenica, pag. 2.

[18] Donald Barlett e James B. Steele, “America: Who really Pays the Taxes?” [America:
Chi Paga le Tasse?] (New York: Touchstone, 1994; ISBN
0-671-87157-9).

[19] Donald Barlett e James B. Steele, “The Great American Tax Dodge; How Spiraling Fraud and Avoidance Are Killing Fairness, Destroying the Income Tax, and Costing You” [Il Grande
Imbroglio Americano delle Tasse; Come la Spirale
della Frode e dell’Elusione Fiscale siano
drammaticamente Reali e Come Sia Stata Distrutta la
Tassa sul Reddito, e, quanto Ci Costano] (Berkeley,
Calif: University of California Press, 2002; ISBN
0520236106).

[20] Economic Policy Institute, “The State of Working America 2004/2005”[Il Mondo
Lavorativo Statunitense 2004/2005], 5 Settembre 2004.

[21] Lance Compa, “Unfair Advantage; Workers’ Freedom of Association in the United States Under International Human Rights Standards” [Vantaggio ingiusto; La libertà
di Associazione dei Lavoratori negli Stati Uniti
alla luce degli standard dei Diritti Internazionali]
(New York: Osservatorio sui Diritti Umani, Agosto
2000). ISBN 1-56432-251-3.

[22] Vedere a proposito di Eduardo Porter
e Mary Williams Walsh, “Benefits Go the Way of Pensions,” [“I Benefici Subiranno la
Stessa Sorte delle Pensioni”], New York Times 9
Febbraio 2006; ed anche di Mary
Williams Walsh, “The Nation: When Your Pension is Frozen,” [“La Nazione: Quando la Pensione è
Congelata”], New York Times 22 Gennaio 2006; sempre
di Mary Williams Walsh, “Whoops! There Goes Another Pension Plan” [“Ecco qua! Un Altro Piano
sulle Pensioni”] New York Times, 18 Settembre 2005,
pagg. 3-1; di Mary Williams Walsh, “How Wall Street Wrecked United’s Pension,” [ “Come Wall Street
ha sfasciato il Sistema Pensionistico Americano”],
New York Times, 31 Luglio 2005, pagg. 3-1.

[23] Robert Pear, “Health Leaders Seek Consensus Over Uninsured,” [“I Leaders della Sanità Cercano
il Consenso dei Non Assicurati”], New York Times 29
Maggio 2005, pag. A1.

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