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La Redazione

 

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UNA COMETA STA PER DISTRUGGERE LA TERRA ?

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A cura di Davide
Il 18 Settembre 2015
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DI GRAHAM HANCOCK

The Daily Mail

UN BEST-SELLER DI GRAHAM HANCOCK SOSTIENE CHE UN’ESPLOSIONE COSMICA SCATENERA’ DELLE EPICHE INONDAZIONI

. Nel giro di vent’anni la terra sarà colpita da una cometa abbastanza grande da porre fine alla vita per come noi la conosciamo

. Graham Hancock sostiene che l’impatto innescherà delle epiche inondazioni

. Duecento miti dell’antichità raccontano di una civiltà umana che si è estinta a causa di un incendio

. Evidenze scientifiche dimostrano che questi miti sono basati su fatti realmente accaduti

In tutto il mondo, dall’Alaska all’Indonesia, più di 200 miti dell’antichità raccontano di una civiltà umana che si estinse a causa di inondazioni ed incendi. Le convincenti prove scientifiche, emerse a partire dal 2007, indicano che queste storie – come ad esempio quella di Noè e della sua arca – si basano su fatti realmente accaduti.

Un cataclisma scosse il nostro pianeta, 12.800 anni fa, causando l’estinzione di massa dei grandi animali – come ad esempio i mammut e gli orsi labiati – ma risparmiando la nostra razza. Fu cancellato un intero capitolo della storia umana, che non era fatto di rudi cacciatori-raccoglitori, ma di tecnologia avanzata. Si trattò di un “Extinction Level Event” [https://en.wikipedia.org/wiki/Extinction_Level_Event]?

Tutti i segnali indicano che i sopravvissuti di quella civiltà lottarono [per salvare la loro cultura], sostenuti da quei pochi individui che erano ancora a conoscenza dei “segreti” dell’età precedente. Ai loro primitivi contemporanei sembrava che essi possedessero dei magici e sacri poteri – erano coloro che io ho chiamato i “Magicians of the Gods”.

I “Magicians” non ci hanno lasciato un messaggio metaforico e spirituale, ma un avvertimento urgente e diretto. Quello che è già successo può accadere di nuovo, quello che ha distrutto il loro mondo può distruggere anche il nostro.

Questi avvertimenti sono rimasti inascoltati per millenni. Ma ora abbiamo le evidenze scientifiche che ci permettono di decodificarli, anche se è già quasi troppo tardi.

Entro i prossimi 20 anni la Terra si troverà a dover affrontare una catastrofe mille volte peggiore della detonazione di tutte le armi nucleari del pianeta – una collisione con i resti di una cometa grandi abbastanza per porre fine a tutta la vita per come noi la conosciamo.

Per capire cos’è che tutto questo potrebbe significare abbiamo bisogno di guardare all’indietro, all’epoca tumultuosa compresa tra il 10.800 ac ed il 9.600 ac, che i geologi chiamano “Younger Dryas”.

Questo fu un periodo di cambiamenti straordinari per il clima mondiale. Ma quello più devastante ebbe luogo quando le calotte di ghiaccio si sciolsero improvvisamente, scaricando tutta l’acqua che contenevano negli oceani e generando uno tsunami che sconvolse tutti i continenti.

Come vedremo, era l’effetto di una cometa schiantatasi contro la Terra: “… un cataclisma sconvolse il nostro pianeta 12.800 anni fa causando l’estinzione di massa dei grandi animali, come ad esempio i mammut e gli orsi labiati, ma risparmiando la nostra razza” [brano tratto dal best seller sopra citato: Graham Hancock – Magicians of the Gods: The Forgotten Wisdom of Earth’s Lost Civilisation – The Sequel to Fingerprints of the Gods]. Molti racconti tramandati attraverso le generazioni dalle tribù di nativi americani descrivono questa devastazione. Il popolo Brulé della “Nazione Lakota”, sita nel moderno South Dakota, tramanda questa vivida leggenda: “un’esplosione di fuoco scosse il mondo intero, rovesciando catene montuose e bruciando boschi e praterie. Anche le rocce diventarono roventi, gli animali giganti e le persone malvagie bruciarono ovunque si trovassero”.

Dopo la distruzione dovuta al fuoco vennero le inondazioni: “i fiumi strariparono ed inondarono i territori. Il Creatore spaccò la Terra con un grande terremoto ed inviò torrenti d’acqua nel mondo intero. Solo poche vette rimasero al di sopra delle acque”.

Non si tratta di un mito isolato. I Cowichan della British Columbia, i Pima dell’Arizona, gli Inuit dell’Alaska ed i Luiseno della California tramandano storie simili. Ma sono le leggende degli Ojibwa, un popolo delle praterie canadesi, ad essere le più credibili, ad un livello quasi scientifico.

I suoi narratori ricordano che una cometa chiamata “Long-Tailed Heavenly Climbing Star” [stella celeste dalla lunga coda] attraversò i cieli e bruciò la Terra, lasciando dietro di sé un mondo diverso. Dopo quest’evento la sopravvivenza diventò veramente difficile. Il clima era molto più freddo rispetto a prima. Gli Ojibwa credevano che tutto questo fosse solo l’assaggio dell’apocalisse a venire.

Essi tramandano una profezia molto cruda, predetta dai loro “uomini della medicina”: “La stella dalla coda lunga e larga distruggerà il mondo, quando passerà di nuovo sull’orizzonte”.

Ma è solo dal 20° secolo che gli scienziati considerano la possibilità che gli antichi miti americani possano essere basati su eventi reali.

J. Harlen Bretz, un noto geologo degli anni ’20, cominciò ad indagare la nozione di “diluvio preistorico” quando scoprì centinaia di “massi erratici” – massi di dimensioni colossali che non appartengono al paesaggio – sparsi per i rocciosi Scablands dello Stato di Washington. Bretz esaminò un fenomeno colossale, una depressione di 600 miglia quadrate [ca. 1.554 kmq] piena di limo di basalto, dello spessore di 400 piedi [ca. 122 mt].

Per il geologo c’era una sola possibile spiegazione: la depressione fu attraversata da un’alluvione spettacolare, cominciata e finita in modo brusco.

Il geologo dilettante Randall Carlson ha ripreso il lavoro di Bretz. Ci recammo insieme a “Dry Falls in Grant County”, Washington, per osservare la prova più spettacolare di questo diluvio.

Le “cascate senz’acqua” sul “Grand Coulee” sono un profondo taglio nel terreno limitato da due pareti ripide, profondo centinaia di piedi e lungo circa 60 miglia [ca. 97 km] – come se Dio avesse preso uno scalpello e scolpito il paesaggio.

Questo scalpello non era fatto di metallo, ma di enormi e turbolente quantità d’acqua cariche di detriti, defluite per intere settimane in tutte le direzioni. Attraversando la prateria lasciarono milioni di frastagliati massi di basalto, alcuni non più grandi di un pallone da calcio, altri della dimensione di una vettura familiare. Le cascate senz’acqua di “Dry Falls” sono quasi tre volte più alte e quasi sei volte più larghe di quelle del Niagara.

Randall ha affermato che le acque che 12.800 anni fa scavarono questa vasta scogliera erano simili ad una spessa poltiglia di fango che conteneva intere foreste strappate dalle loro radici ed intere flotte di icebergs. Nel suo cammino staccava dei blocchi interi dalla roccia basaltica trascinandoli a valle.

Potrebbe anche essere stata la più grande inondazione mai capitata sulla Terra, ma senz’altro non è stata l’unica. Molte volte degli autentici oceani di ghiaccio si sono sciolti scatenando alluvioni in tutto il mondo.

Randall crede che il motivo più probabile per quel biblico diluvio sia stato l’impatto di una cometa – come tramandato dagli Ojibwa.

Una cometa gigante che attraversava il sistema solare interno si spezzò in mille frammenti e alcuni di questi – almeno quattro più grandi di un miglio – si infransero nelle calotte di ghiaccio della “Cordigliera e della Laurentide” [Montagne Rocciose e qui: https://it.wikipedia.org/wiki/Ghiacciaio_Laurentide], che coprivano tutto il Nord America nel 10.800 ac.

Il calore dell’impatto sciolse il ghiaccio. Ma non solo, vaste nubi di polvere e fuliggine furono spinte nell’atmosfera superiore, cancellando i raggi del sole. Le temperature precipitarono in tutta la Terra, dando inizio ad una nuova Era Glaciale che durò 1.200 anni.

Non si tratta di ipotesi o di mera speculazione. Nel Settembre del 2014 il “Journal of Geology” ha presentato un notevole numero di prove sull’abbondante presenza di nano-diamonds all’interno di campioni presi nello “strato limite” [boundary layer] dello “Younger Dryas”. Lo “strato limite” è il deposito lasciato da un evento geologico [https://en.wikipedia.org/wiki/Boundary_layer].

I nano-diamonds sono gemme microscopiche che si formano conseguentemente a rari e fortissimi shocks di pressione e calore. Sono considerati un effetto del potentissimo impatto di comete ed asteroidi.

La grande questione, comunque, non è quella dell’impatto [ovvero se sia o meno avvenuto, 12.800 anni fa], ma del motivo per cui non lasciò alcun cratere.

La spiegazione, tuttavia, è parecchio semplice: mentre le particelle più piccole della cometa esplosero nell’atmosfera, i frammenti più grandi colpirono calotte di ghiaccio spesse due miglia. I crateri che essi lasciarono si sciolsero, semplicemente, alla fine dell’ultima era glaciale.

Quel lungo inverno è stato ricordato in molte leggende e testi sacri.

La religione zoroastriana, diffusa nel Medio Oriente, parla ad esempio di un “terribile freddo” e di un “inverno fatale” che afflisse tutta la Terra a causa di uno “spirito maligno” che “a mezzogiorno rese il mondo buio come una notte oscura”.

Dall’altra parte del mondo, l’antico popolo “Quiche Maya” del Guatemala parla di un diluvio con “molta grandine, pioggia nera, nebbia ed un freddo indescrivibile”.

Ma i testi raccontano anche di “condottieri” che arrivarono ​​sulla scia del disastro, armati di una conoscenza eccezionale. Sono queste le persone che ho chiamato “Magicians of the Gods”.

I “Magicians” spiegarono come costruire edifici su grande scala, come organizzarsi, governare e realizzare strumenti di notevole raffinatezza. Alcune delle tecnologie descritte sembrano rivaleggiare con la moderna “stregoneria elettronica”.

Il “saggio” dello zoroastrismo, Yima, si diceva possedesse una tazza miracolosa, in cui poteva vedere tutto ciò che stava accadendo in qualsiasi parte del mondo, ed un carro di vetro in grado di volare.

Nelle sculture scoperte in remoti siti antichi, come ad esempio nella Turchia e nel Messico, questi “condottieri” sono rappresentati con costumi stranamente simili: uomini barbuti in possesso di un sacchetto o di un secchio dal manico ricurvo, con teste di uccello o di pesce.

Il sacerdote babilonese Berossus, scrivendo nel 3° secolo ac, descrisse una figura mitica che era arrivata in Mesopotamia. Il suo nome era Oannes e: “aveva in basso il corpo di un pesce. Attaccata alla testa del pesce ce n’era un’altra, ma umana. Dalla coda del pesce spuntavano dei piedi come quelli di un uomo, e aveva una voce umana”.

Sembra che Oannes fosse davvero un essere umano. Egli indossava un elaborato costume a forma di pesce, che avrebbe potuto essere una veste sacra o semplicemente una specie di “messa in scena”.

Nel tempio semi-sotterraneo di Tiahuanaco nella parte occidentale della Bolivia, in Sud America, sono raffigurate figure sciamaniche simili che indossano abiti, dalla vita in giù, modellati a squame di pesce.

Gli esperti non sono d’accordo sull’età di queste incisioni. Ma anch’esse, tuttavia, mostrano animali che sembrano essere dei “tossodonti” – giganteschi animali simil-rinoceronte estinti circa 12.000 anni fa.

I “Magicians of the Gods”, a quanto pare, vagavano in tutto il mondo.

In Medio Oriente, Oannes era accompagnato da sette saggi, ripetutamente descritti come prestigiatori, maghi e stregoni, padroni della chimica e della medicina, esperti di carpenteria, taglio della pietra e lavorazione dei metalli.

“Magicians” come questi trasformarono allo stesso tempo anche l’Egitto. Nel Tempio di Horus, nella città egiziana di Edfu, alcune iscrizioni note come “Testi di Edfu” descrivono gli dei come esseri rifugiatisi sulla Terra e provenienti da un’isola sacra distrutta da incendi e inondazioni.

La loro casa, la “dimora degli dei”, fu completamente distrutta e la loro civiltà spazzata via. I pochi superstiti si trovavano in mare, quando il disastro ebbe luogo.

Essi salparono a bordo di alcune navi e cominciarono a vagare nel mondo con un unico scopo: reinventare la loro patria. Come raccontato dai “Testi di Edfu”, il loro obiettivo era “la resurrezione del precedente mondo degli dei”.

I sette saggi che arrivarono in Medio Oriente capirono come realizzare le fondazioni per costruire dei grandi edifici. Erano a tal punto immersi nella conoscenza che i popoli primitivi che li veneravano credevano fossero più saggi e potenti dei loro stessi antichi dèi.

La tradizione araba afferma che i segreti di queste tecnologie furono sepolti nelle piramidi di Giza, nei millenni successivi.

Lo storico del 9° secolo, Ibn Abd El Hakem, ritiene che le piramidi siano state concepite non come tombe, ma come luoghi per la custodia dei “libri della conoscenza”, che risalivano a prima del Diluvio Universale.

Questi libri contenevano “le scienze profonde, l’astrologia, l’aritmetica, la geometria e la medicina … armi che non arrugginiscono ed un vetro che può essere piegato senza rompersi”.

Prove di una civiltà molto più antica di quella dei Babilonesi e degli Egiziani, andata completamente distrutta per l’impatto di una cometa, 12.800 anni fa. Ci sono, tuttavia, altri siti storici, mozzafiato come le piramidi, ma molto meno conosciuti.

“Gobekli Tepe”, Turchia, è uno di questi. Letteralmente significa “collina dalla grande pancia”. E’ la più antica opera di architettura monumentale esistente al mondo, ed è enorme.

E’ qui, secondo l’archeologo Prof. Klaus Schmidt, che l’uomo del neolitico scoprì l’agricoltura. E’ questo il luogo dove gli antichi esseri umani realizzarono per la prima volta delle sculture megalitiche su pietra, erigendo pilastri che pesavano 20 tonnellate.

E’ un’architettura sulla stessa scala di Stonehenge, ma molto più sofisticata – solo che, mentre quest’ultima è vecchia di 4.600 anni, “Gobekli Tepe” lo è di almeno 12.000 anni.

Stranamente, per quanto gli archeologi possano dire al riguardo, i sorprendenti progressi nello sviluppo umano fatti a “Gobekli Tepe” vennero fuori dal nulla. E’ come se la sua gente avesse improvvisamente “inventato”, nello stesso momento, sia l’agricoltura che l’architettura monumentale.

Sembra impensabile, però, che dei primitivi cacciatori-raccoglitori abbiano improvvisamente potuto finanche sognare tutta la tecnologia e il know-how necessario [per quei sorprendenti progressi], senza alcun processo di sperimentazione.

“Gobekli Tepe” può certamente essere considerata come un’importante prova della “conoscenza” trasmessa da una civiltà precedente alla popolazione locale.

Ma il sito è significativo anche per un’altra ragione, molto più inquietante. In uno dei suoi pilastri di pietra calcarea sono inscritti dei complessi segni zodiacali, che incorporano dati astronomici che furono scoperti solo qualche migliaio di anni più tardi.

Ancor più sconcertante, però, è la posizione delle stelle. Non proprio dove sarebbero dovute stare, ovvero nel cielo di 12.000 anni fa, ma esattamente dove si trovano oggi. E’ come se questi misteriosi costruttori abbiano costruito il loro tempio, incredibilmente, come se si trovassero al giorno d’oggi.

I “Magicians of the Gods”, evidentemente, avevano un messaggio per i nostri tempi, che noi non possiamo permetterci d’ignorare.

La potenza esplosiva della cometa che ha colpito la Terra nello “Younger Dryas” era dell’ordine dei 10 milioni di megatons, 2 milioni di volte superiore a quella della più grande bomba nucleare mai fatta esplodere e 1.000 volte più potente di tutti gli ordigni atomici stoccati sulla Terra.

Ma, quando la Terra uscì dal percorso dello sciame di detriti [della cometa], 12.800 anni fa, non era alla fine della sua storia.

La mia intuizione è che il pilastro di “Gobekli Tepe” sia un messaggio in codice per il futuro – ovvero per il nostro presente – relativo ad un secondo impatto della cometa.

Già nel 1990, ben prima che fosse provato che l’Era Glaciale era stata causata dai frammenti della cometa, due lungimiranti scienziati britannici lanciarono l’allarme. L’astrofisico Victor Clube e l’astronomo Bill Napier sostennero che una cometa-gigante invisibile stia ora dirigendosi verso di noi attraverso lo spazio. E’ nascosta all’interno di una nuvola di detriti cosmici, nota agli astronomi come “sciame meteorico delle Tauridi” [https://it.wikipedia.org/wiki/Beta_Tauridi].

Esiste quindi un doppio pericolo: potremmo essere colpiti sia da una delle milioni di rocce spaziali contenute nello sciame, che da pezzi molto più grandi della “cometa invisibile”, se e quando dovesse esplodere. E potrebbe farlo in qualsiasi momento. Si tratta a tutti gli effetti di una bomba interplanetaria.

Sigillata nel suo spesso guscio, è come se ci trovassimo davanti ad una massa ribollente di pece e catrame che, gradualmente, aumenta di pressione fino a quando, come una caldaia surriscaldata senza valvola di rilascio, la cometa esploderà, rilasciando frammenti grandi un miglio o poco più che attraverseranno il Sistema Solare a velocità di decine di migliaia di miglia all’ora.

Non possiamo sapere con certezza quando avverrà l’esplosione. Quello di cui siamo invece sicuri è che fra circa quindici anni la Terra attraverserà ancora una volta lo sciame meteorico delle “Tauridi”, quella specie di autostrada fatta di detriti cosmici, proprio nel punto verso il quale sono diretti quelli più grandi e numerosi.

Alcuni di essi hanno dimensioni tre volte superiori all’asteroide che ha colpito la Terra 65 milioni di anni fa scatenando una tempesta di fuoco globale che determinò l’estinzione dei dinosauri.

E’ proprio quello il momento in cui sarà più grave il rischio di collisione. E’ proprio quello il momento in cui la profezia del popolo Ojibwa si avvererà: “La stella dalla coda lunga e larga distruggerà il mondo, quando passerà di nuovo sull’orizzonte”.

Non possiamo dire di non essere stati avvertiti. I “Magicians of the Gods” cercarono di inviare un messaggio attraverso i secoli, fino a qui, fino a noi, fino al 21° secolo. Abbiamo l’assoluto dovere di ascoltare.

Graham Hancock

Fonte: www.dailymail.co.uk

Link: http://www.dailymail.co.uk/news/article-3230040/Best-selling-author-Graham-Hancock-argues-cosmic-explosion-soon-strike-Earth.html

10.09.2015

Traduzione per www.comeonchisciotte.org a cura di FRANCO

Fra parentesi quadra [ … ] le note del Traduttore.

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