DI GABRIELE ADINOLFI
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I rischi di strage jihadista in Italia e in particolare a Roma sembrano alti.
Ce lo dicono le varie intelligences e con veemenza quelle che le sovrastano tutte e che tutti i terrorismi controllano e indirizzano: ovvero la Cia e il Mossad. Assomiglia tanto a un avvertimento che ci fa pensare che non gliela faremo proprio ad evitare l’attacco terrorista.
C’è di più: siamo nel pieno dell’offensiva angloamericana anti-euro; in Europa, tra il riconoscimento dello Stato di Palestina da parte francese e la messa sotto inchiesta all’Aja d’Israele per crimini di guerra, stiamo osando un po’ troppo. Infine c’è la ristrutturazione geo-energetica che ricalca, paro paro, lo schema del Pentagono dello “scontro di civiltà” e prevede per l’Europa lacrime e sangue. Che non sia semplice teoria ce lo dimostrano gli americani che oggi mandano altri quattrocento istruttori a inquadrare i tagliagole dell’internazionalismo islamista per aiutarli a rovesciare Assad che resiste da solo nella guerra al terrorismo e che resta però il “cattivo”, forse proprio per questo.
La Cia ha accompagnato l’ulteriore mossa americana a sostegno del terrorismo annunciando che in Europa esistono almeno venti cellule pronte ad agire. A essere pignoli più che di un annuncio sa tanto di un’esortazione. Posto che tutto il terrorismo (quello islamista oggi come quello marxista ieri) vive di connivenze e d’incroci ad alto livello, quest’affermazione sembra un messaggio allo stato maggiore partigiano perché si muova “Les sanglots longs des violons de l’automne bercent mon cœur d’une langueur monotone“ trasmisero prima dello sbarco in Normandia….
Noi che diamo loro la massima agibilità
L’Italia ha un rischio valutato sette su dieci, è considerata l’obiettivo più probabile e imminente dello stragismo jihadista. E cosa fa per contrastarlo? Il doppio gioco. Già lo fece in passato ai tempi del Lodo Moro (che in realtà gli pre-esisteva), ossia dell’accordo preso con i palestinesi che si accompagnava però alla carta bianca concessa agli israeliani. Stare bene con tutti era la concezione politica italiana, approfittando dell’ombrello americano e delle buone relazioni con Mosca si poteva guadagnare stando in mezzo. Poi Kissinger chiuse l’ombrello e Moro fu travolto.
Non diversamente ci si comporta oggi, visto che siamo stati capaci di cambiare campo con disinvoltura assoluta e passare con quelli che in Libia attaccavano noi! Pensiamo di cavarcela fiancheggiando la politica americana di costruzione dello jihadismo offrendo ai pericolosi alleati/burattini del Pentagono e della Tsahal la massima agibilità europea. Nell’evidente auspicio piccolo piccolo che, stando tranquilli da noi, colpiscano altrove e non qui.
Qui si devono proprio sentire al sicuro visto che la cellula belga braccata e arrestata a Chambéry, in Savoia, stava riparando precisamente in Italia.
Da noi l’happening insurrezionalista
Agli inizi delle “primavere arabe” l’incontro mondiale di sostegno fu organizzato dall’UCOII (Unione delle comunità islamiche in Italia) a Bellaria in Romagna. Tra gli intervenuti, leggiamo dal loro comunicato dell’epoca (tre anni fa esatti): “Safwat Hijazy, uno degli intellettuali di riferimento dei fratelli Musulmani dell’Egitto che stanno conducendo una difficile trattativa per far sì che lo spirito di Tahrir possa avere la meglio sugli interessi della Giunta Militare al potere, Emad el Bennani, dirigente di primo piano della stessa tendenza in Libia, il dr. Nazir Hakim del Consiglio Nazionale siriano, l’organismo che rappresenta in Europa la rivolta contro il regime degli Assad, Abdelrazzak Makri esponente di primo piano del maggior partito d’ispirazione islamica dell’Algeria e il dr. Ahmed Labyed, membro dell’assemblea costituente tunisina.”
Un vero e proprio happening a sostegno dell’insurrezionalismo fondamentalista da cui verrà in seguito partorita l’Isis.
Nazir Hakim non è propriamente l’ultimo arrivato dato che è uno dei massimi dirigenti dell’offensiva siriana e opera dalla Turchia.
D’altronde siamo nel pieno triangolo rosso, dove il genius loci ha familiarità con le stragi, dove, peraltro, si stabilì il Comando Unificato Miliare Emilia Romagna fatto di partigiani comunisti e agenti americani, ideatori ed esecutori di stragi nel ’44. Vi troviamo anche dei profughi siriani che fanno propaganda e proselitismo per la causa islamista anti-Assad ai massimi livelli in Europa.
Così all’epoca il giornalista Giovanni Sarubi de ildialogo.org presentava il suo intervistato, uno degli uomini di punta dell’islamismo anti-Assad:”Il dott. Dachan Mohamed Nour è delegato per l’Italia della Coalizione Siriana di Sostegno alla Rivolta Siriana. E’ nato ad Aleppo in Siria 65 anni fa e da 45 anni vive in Italia. E’ laureato in Medicina e Chirurgia, ha diverse specializzazioni e lavora come medico di famiglia. Attualmente è presidente emerito dell’Unione delle Comunità Islamiche d’Italia (U.CO.I.I.) di cui è stato fra i fondatori e di cui è stato presidente effettivo fino a due anni fa. Recentemente ha partecipato all’incontro del Consiglio Nazionale Siriano con il ministro degli esteri italiano Giulio Maria Terzi di Sant’Agata.”
Oriente o Grande Oriente?
Giulio Maria Terzi di Sant’Agata, per chi lo avesse dimenticato, è stato Rappresentante dell’Onu a New York, ambasciatore italiano in Israele, è poi l’uomo che ha organizzato il viaggio di Fini a Tel Aviv, quello stesso Fini che era stato lanciato contro Berlusconi per cercare di rovesciarlo con il golpe interno di cui avrebbe beneficiato Monti, presso il quale il prode Terzi aveva ottenuto nel frattempo il ministero degli Esteri. L’intelligenza di amorosi sensi è chiarissima. C’è stato persino chi ha parlato d’intreccio islamico-massonico. Lo Sai Medio Oriente su facebook mostra uno spezzone rai (qui). In esso, al minuto 3.08, Dachan “nel rituale della Gran loggia della massoneria del Grande Oriente di Italia ” ci spiega come gli intenti jihadisti e massonici coincidano. Ci affidiamo alla clemenza
In conclusione, in Italia, copiamo da apprendisti stregoni le politiche francesi di tanti anni fa.
A suo tempo la Francia copriva il Réseau Curiel, comunista e di obbedienza sovietica, che coordinava tutte le “lotte di liberazione” nel mondo; Parigi aveva fatto il calcolo che, in tal modo, avrebbe esercitato influenze sui governi futuri ed evitato stragi nel suo territorio. Sul secondo punto si sbagliò. Da noi dovrebbe essere differente? Se si mantiene un humus favorevole, in quest’humus nascono cellule spontanee che possono agire anche all’insaputa dei Dachan così come agirono allora all’insaputa di Curiel. Si ribatterà che un’attenta intelligence, se particolarmente concentrata e attivata intorno all’humus, può sventare queste minacce. Sì ma solo se i suoi referenti politici non sono servili verso i padroni di entrambi (dei nostri governi e del loro terrorismo) o non sono furbi doppiogiochisti. In caso contrario – che ci sembra il più probabile – l’unica speranza che non si verifichino stragi jihadiste a Roma e in Italia non risiede nella nostra intelligence, puntualmente neutralizzata dai suoi superiori, ma nella speranza che le motivazioni ideologiche dei terroristi e quelle strategiche dei loro protettori abbiano meno peso del loro interesse a mantenere qui delle condizioni di quieto vivere, di tranquillità, d’impunità.
Puntare su questo sarà un giusto calcolo, misera Italia?
Gabriele Adinolfi
Fonte: www.noreporter.org
18.01.2015