DI KRISTEN GWYNNE
AlterNet
Uno dei più giovani pazienti dell’Oregon, in cura con marijuana terapeutica per leucemia, solleva controversie
Mykayla Comstock (nella foto), sette anni, ha ricevuto la diagnosi di leucemia l’anno scorso. Per combattere gli effetti collaterali debilitanti della chemioterapia, Mykayla si è rivolta ad un’altra medicina: l’olio di Cannabis.
“Mi aiuta a dormire” dice Mykayla a Oregonian (1) “La chemioterapia ti fa sentire come se volessi stare in piedi tutta la notte”. La cannabis è stata inoltre largamente accreditata come in grado di ridurre il dolore, la nausea e il vomito nei pazienti chemioterapici, benefici che la madre di Mykayla, Erin Purchase, definisce come impossibili da ignorare.
“Oggi [Mykayla] è come era prima” ha detto la Purchase ad Oregonian. “Una bambina normale”. A sua volta paziente in cura con marijuana terapeutica, la Purchase coltiva la sua medicina e somministra giornalmente a Mykayla pillole di olio di cannabis. La donna attribuisce alla pianta il recupero della figlia.
Secondo ABC News, Erin Purchase ha inserito Mykayla nel programma per la marijuana terapeutica dell’Oregon in meno di tre giorni dalla diagnosi di leucemia, lo scorso Luglio. Inizialmente i medici erano preoccupati per la scarsa risposta al trattamento della bambina e suggerirono un suo probabile bisogno di trapianto di midollo osseo. Mykayla iniziò ad assumere le pillole di olio di cannabis e la Purchase dichiara che per i primi giorni di Agosto la bambina era in remissione e che il trapianto non era più necessario. “Non credo sia una semplice coincidenza” dice la madre “Credo che la Cannabis l’abbia aiutata – almeno quello – a eliminare il cancro dal suo corpo”.
Tuttavia, il pensiero di un paziente così giovane che assume marijuana terapeutica non è comodo per tutti. Dopo aver visitato la figlia in Agosto, il padre di Mykayla Jesse Comstock, che vive in Nord Dakota, ha preso in carico il problema. “Era completamente intontita” dice Comstock “Tutto ciò che voleva era starsene a letto a giocare ai videogiochi”. Comstock chiese aiuto ad un laboratorio privato, che riscontrò la presenza di THC (2) nell’organismo della figlia. Si mise allora in contatto con la polizia di Gladstone. Dopo aver esaminato i documenti per la marijuana terapeutica di Mykayla, il dipartimento disse a Jesse di avere le mani legate.
Per iscrivere un minore nel programma per la marijuana terapeutica nell’Oregon è necessario il consenso di un tutore. La Purchase dichiara che continuerà a dare a Mykayla derivati della Cannabis per i due o tre anni che le rimangono di chemioterapia.
Il padre contesta “Non ha una malattia terminale” “Sopravviverà a tutto questo ma, con tutta quell’erba, rallenteranno la crescita del suo cervello. Le sue scelte di vita verranno limitate per via delle decisioni prese dalla madre nei suoi confronti”.
Un video di Mykayla dipinge però un quadro diverso del suo uso di Cannabis. In uno spezzone postato sulla pagina FB “Brave Mykayla (3)”, la bambina articola una visione infantile di come “la cannabis cura la malattia” dicendo che “ti aiuta a mangiare, ti può aiutare a dormire… e ti aiuta anche a sentirti una persona normale”. Lei sembra una bambina normale e felice anche se, dove la maggior parte delle ragazzine di sette anni ha i capelli, porta un cappello marrone e rosa fatto a mano.
Le paure di Comstock per la figlia sono allineate a quelle di molti altri americani preoccupati che l’esposizione di un cervello in sviluppo agli effetti psicoattivi della marijuana possa essere dannoso. Come per molte altre medicine, gli effetti a lungo termine dell’uso adolescenziale di marijuana non sono conosciuti. Oppioidi come l’Oxycontin e il Percocet (4) sono usati per controllare il dolore nei pazienti oncologici, bambini inclusi. Sono tutti molto più potenti dell’erba e regolarmente associati a casi di overdose. La marijuana, tuttavia, è conosciuta per essere una sostanza relativamente benigna, con pochi rischi per la salute e nessun caso di decesso associato al suo uso.
Pesare i pro ed i contro della marijuana terapeutica non è comunque un compito semplice. La ricerca ha correlato l’uso adolescenziale di erba con danni neuropsicologici, ma lo ha anche associato con un’attività antitumorale (5). Il cannabidiolo (CBD), uno dei tanti cannabinoidi contenuti nella cannabis, mostra potenziale particolarmente promettente nel trattare parecchie patologie. In California Jayden David, sei anni, è affidato a una miscela creata appositamente di CBD e THC per trattare la sua sindrome epilettica potenzialmente mortale, la sindrome di Dravet. E Mykayla non è l’unico piccolo paziente in Oregon ad usare la marijuana terapeutica. Secondo ABC News:
“Al momento, secondo quanto dichiarato dall’agenzia della salute dell’Oregon, ci sono altri quattro pazienti nel programma dell’Oregon che hanno età comprese tra i quattro e i nove anni, altri sei tra i dieci ed i quattordici anni e quarantuno tra quindici e diciassette anni. Dolore intenso, nausea, spasmi muscolari e crisi epilettiche sono tra le principali condizioni citate per l’uso terapeutico della marijuana”
Un recente articolo di O’Shaughnessy (6) esamina l’uso di marijuana terapeutica in un bambino che va all’asilo affetto da cancro al cervello e in un paziente di sette anni affetto da diabete e ADHD (7). La cannabis ha reso le loro routine giornaliere più gestibili, aiutando loro a interagire e collaborare con gli altri bambini a scuola: una componente chiave dello sviluppo infantile.
Kristen Gwynne
Fonte: AlterNet
Link: http://www.alternet.org/should-7-year-old-use-medical-marijuana
30.11.2012
Traduzione per Comedonchisciotte.org a cura di SEBASTIANO SENO
NOTE:
(1) http://www.oregonlive.com/health/index.ssf/2012/11/medical_marijuana_for_a_child.html
(2) Principale, ma non unico, componente psicoattivo della Cannabis
(3) Coraggiosa Mykayla
(4) Farmaco non in commercio in Italia, combinazione di ossicodone e paracetamolo
(5) https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/22614735
(6) http://www.alternet.org/drugs/three-teenagers-explain-why-they-turned-marijuana-help-their-medical-conditions?paging=off
(7) Sindrome da deficit dell’attenzione ed iperattività