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di Gianluca Riccio
L’intelligenza artificiale e la tecnologia deepfake hanno già prodotto aziende che “comprano” il viso di persone reali per usarlo su personaggi virtuali.
Come molti studenti, Liri ha avuto diversi lavori part-time. Ha 23 anni, un viso simpatico e fa la cameriera e la barista a Tel Aviv, in Israele, dove frequenta l’Università. Però vende anche auto, lavora nella vendita al dettaglio e conduce colloqui di lavoro e sessioni di inserimento dei nuovi dipendenti come responsabile delle risorse umane. In Germania.
Come fa a fare tutto?
Liri può destreggiarsi tra così tanti lavori, in più paesi, perché ha prestato il suo viso a Hour One, una startup che con l’intelligenza artificiale usa persone reali come base per creare personaggi deepfake che poi appaiono nei video di marketing ed educativi per le organizzazioni di tutto il mondo. La ricordate? Ho parlato qui dei suoi primi passi, e ora è più forte che mai.
Hour One fa parte di un’ondata di aziende che stanno revisionando il modo in cui vengono prodotti i contenuti digitali. La loro avanzata potrebbe avere grandi implicazioni per la forza lavoro “in carne ed ossa”.
Liri fa il suo lavoro di cameriera e bar di persona, ma non ha idea di cosa stiano combinando i suoi cloni digitali. “È decisamente un po’ strano pensare che la mia faccia possa apparire in video o annunci pubblicitari per diverse aziende”, dice.
Hour One non è l’unica
Hour One non è l’unica azienda a sfruttare la tecnologia deepfake per produrre mash-up di filmati reali e video generati dall’intelligenza artificiale. Alcuni hanno usato attori professionisti per dare vita a personaggi come Salvador Dalì, ad esempio.
Hour One però non richiede particolari abilità. Devi solo essere disposto a cedere i diritti di immagine sul tuo viso.
Un futuro di personaggi
Hour One sta costruendo un pool di quelli che chiama “personaggi”. Dice che finora ha circa 100 ”personaggi” nel suo portfolio, e altri se ne aggiungono ogni settimana. “Abbiamo una fila di persone che muoiono dalla voglia di darci il loro viso per diventare personaggi”, dice Natalie Monbiot, Chief Strategist della compagnia.
Chiunque può candidarsi per diventare un personaggio. Come un’agenzia di modelle, Hour One filtra i candidati, selezionando quelli che trova più gradevoli. La società punta a un ampio campione di personaggi che rifletta l’età, i sessi e le origini razziali delle persone nel mondo reale, dice Monbiot. Un viso per ogni categoria, insomma.
Attualmente, circa l’80% dei suoi personaggi ha meno di 50 anni, il 70% sono femmine e il 25% sono bianchi.
Come si passa da un viso ad un testimonial virtuale
Per creare un personaggio, Hour One utilizza una telecamera 4K ad alta risoluzione per filmare il viso di una persona che parla e fa diverse espressioni facciali davanti a uno schermo verde. Basta. Fine. questo è tutto per la parte umana della performance. Inserendo i dati risultanti in un software di intelligenza artificiale il sistema può generare una quantità infinita di filmati di quella persona che dice quello che vuole, in qualsiasi lingua.
I clienti di Hour One pagano l’azienda per utilizzare i suoi personaggi in video promozionali o commerciali. Selezionano un viso, caricano il testo che vogliono che dica e ottengono un video di quella che sembra una persona reale che recita quel copione a una telecamera.
Che tipo di servizi offre Hour One?
Il servizio più rapido utilizza un software di sintesi vocale per generare voci sintetiche, sincronizzate con i movimenti del viso, della bocca e le espressioni facciali dei personaggi. C’è poi un servizio premium in cui l’audio viene registrato da doppiatori professionisti. Queste voci sono di nuovo adattate ai movimenti del personaggio nel video.
Hour One afferma di avere più di 40 clienti, tra cui società immobiliari, e-commerce, salute digitale e intrattenimento. Uno dei principali clienti è Berlitz, una scuola di lingue internazionale che offre corsi video guidati da insegnanti per dozzine di lingue. Secondo Monbiot, Berlitz voleva aumentare il numero di video offerti, ma ha faticato a farlo utilizzando veri attori umani. Dovevano avere troupe di produzione che creavano la stessa configurazione con lo stesso attore più e più volte, dice: “L’hanno trovato davvero insostenibile. Stiamo parlando di migliaia di video”. Berlitz ora funziona con Hour One per generare centinaia di video in pochi minuti. “Stiamo sostituendo lo studio”, dice Monbiot. “Un essere umano non ha bisogno di perdere tempo a filmare.”
Il caso Alice Receptionist
Un altro esempio della tecnologia in azione è Alice Receptionist, un’azienda che fornisce alle aziende un avatar su uno schermo per gestire le domande dei visitatori, sostituendo il ruolo di receptionist umano in una serie di luoghi fisici negli Stati Uniti. Hour One sta lavorando con Alice Receptionist per aggiornare le sue riprese video di attori umani in modo che i receptionist digitali possano dire cose diverse in lingue diverse senza dover riprendere ore di video.
E Liri? Cosa succede una volta “venduto” un viso?
Come tutti i “personaggi” di Hour One, anche Liri riceve un micropagamento ogni volta che un cliente concede in licenza un video che usa il suo viso. Monbiot non dice esattamente quanto siano grandi questi pagamenti, tranne che si tratta di dollari, non di centesimi. “Non posso dire che oggi qualcuno si guadagni da vivere facendo questo”, dice. “Ma pensiamo che se tutto andrà bene sarà un modo praticabile per avere un reddito”.
Eliminando la necessità di troupe cinematografiche, tecnici di studio e attori, la tecnologia di Hour One è un vantaggio per le aziende che desiderano aumentare la produzione video, offrendo un po’ di soldi facili a una manciata di persone come Liri. Alcuni sono turbati dalle implicazioni per il futuro del lavoro.
Cambiare il viso, cambiare i ruoli
“Sembra un caso abbastanza estremo di tecnologia che ridimensiona il ruolo dell’essere umano in un particolare processo lavorativo”, dice Jessie Hammerling del Center for Labor Research and Education dell’Università della California, Berkeley, che studia l’impatto delle nuove tecnologie sul lavoro. L’automazione non elimina sempre del tutto i ruoli umani, ma li modifica in modi che influiscono sulla capacità delle persone di guadagnare un salario equo o di trasformare un lavoro in una carriera a lungo termine, afferma. Possiamo dargli torto?
Hammerling osserva che consentire alle aziende di riutilizzare filmati di attori una tantum per più progetti video ridurrà la disponibilità di questo tipo di lavoro di recitazione. La battaglia “sindacale” si sposterà sulla gestione dei diritti di immagine… sul proprio viso!
C’è il rischio di essere inseriti in contenuti disdicevoli, o che potrebbero entrare in conflitto con altri lavori
– Jessie Hammerling
Hour One sa il fatto suo
L’azienda non lascia che le persone abbiano voce in capitolo su come verrà usato il loro viso, o quali parole verranno loro messe in bocca, ma la sua policy specifica che non funzionerà con determinate industrie. “Siamo piuttosto conservatori riguardo ai tipi di aziende con cui lavoriamo”, afferma Monbiot. Questo significa niente gioco d’azzardo, niente sesso e niente politica. Sarà sempre così?
Liri per ora non si preoccupa troppo. Confida che Hour One non usi il suo viso per qualcosa che potrebbe metterla a disagio. “Ho avuto amici che mi hanno mandato video in cui hanno visto il mio viso, il che mi è sembrato molto strano”, dice. “All’improvviso, ho capito che questa cosa è reale.”
Si, è reale. Maledettamente reale.
Pubblicato il 01.09.2021