UN TRIS DI BRUTTE FIGURE

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DI CARLO BERTANI
carlobertani.blogspot.com

Mentre il buon Tremonti assicura che non metterà le mani nelle tasche degli italiani – e dove li troverà 25 miliardi di euro? – bensì basterà qualche piccola “limatura” sugli stipendi degli “alti papaveri” ed altre facezie del genere, fervono i lavori parlamentari.
Finalmente, dopo mesi di litigi al calor rosso, riescono a mettersi d’accordo su qualcosa. Oh bene, direte voi. Mah, non lo so, giudicate da soli:

1) Bossi presenta il “federalismo demaniale” come la prima pietra del (suo) impianto “federale” [1] .
2) Silvio Berlusconi presenta domanda per accrescere la sua proprietà a Villa Certosa, in Sardegna, con la costruzione di nuovi fabbricati [2].
3) L’IDV (Di Pietro, il “Masaniello dei valori”) approva insieme al PdL (!) il cosiddetto “federalismo

demaniale” ed il PD, vergognosamente, si astiene [3].

Nella foto: Villa CertosaPer comprendere le radici di questa vicenda dobbiamo partire da un punto assai distante, nel tempo e nello spazio, ossia dalle vicende “romano-padane” di questi giorni.

E’ il Febbraio del 2009 quando Renato Soru, in Sardegna, sfida apertamente la lobby trasversale del cemento sardo, ponendo come pietra fondante del suo programma elettorale la preservazione del patrimonio ambientale, boschivo e naturalistico dell’isola, per sottrarlo agli appetiti dei cementieri, dei loro committenti e della variegata pletora dei lacché.
Soru sa che si tratta di una sfida disperata, perché all’interno del suo partito una “robusta” corrente – numeri, soldi, appoggi, informazione – proviene dalla vecchia DC del malaffare edilizio, che non mollerà mai la presa.
Berlusconi sa di poter vincere facilmente e presenta come avversario il classico “signor nessuno” – Ugo Cappellacci – un quasi sconosciuto della politica, il figlio del suo commercialista di un tempo. E vince.
E’ lo stesso Cappellacci, oggi, a “stornare” fondi (soprattutto europei) destinati all’area depressa del Sulcis, l’antica zona mineraria sarda, per destinarli alla Coppa Louis Vuitton, regata velica per VIP che si svolgerà il 6 Giugno 2010 nelle acque della Maddalena. Approfittando proprio delle strutture costruite dal “giro” Bertolaso-Anemone & Co: un cerchio perfetto.
Le elezioni sarde del Febbraio 2009 sono dunque una prova generale, per comprendere se, all’interno del PD, sia possibile scardinare la compattezza (sic!) dell’apparato e porre sotto scacco chiunque s’opponga al dilagante potere delle confraternite del cemento associate. Offrendo, ovviamente, qualcosa in cambio.
La prova generale riesce, si passa quindi alla rappresentazione in tutti i teatri. Ma procediamo con ordine.

L’affermazione di Umberto Bossi di perseguire il “federalismo” è storicamente sbagliata, senza fondamento e pericolosa.
Nella Storia Contemporanea, non troviamo nessun esempio di nazione che, partendo da un’impostazione centrale (sia essa monarchica o repubblicana), abbia compiuto una transizione verso una forma di maggiori poteri periferici senza sfaldarsi.
Qualcuno potrà ritenersi soddisfatto dello sfaldamento dello Stato Unitario Italiano, ma non è questo ciò che vogliamo dibattere: non ritenendo la lingua un semplice esercizio per velleitari sofisti, preferiamo essere precisi e chiamare le cose con il loro nome. Anche perché, mai dimentichiamo che la forma è sostanza.

I percorsi federalisti sono tragitti d’aggregazione – come dimostrano la Storia degli Stati Uniti d’America e lo Zollverein tedesco (pressappoco contemporaneo all’Unificazione Italiana) – e giammai si sono visti stati unitari in transito verso “qualcosa” che non sia una semplice ripartizione amministrativa (come la Francia o le comunità autonome spagnole).
Riflettiamo che non esiste un precedente, un’esperienza, una prassi già perseguita da altri che possa mostrare un percorso del genere: è solo un “sogno” di Umberto Bossi, che si distanzia anche dalle primigenie ipotesi del sen. Miglio, il quale immaginava semplicemente un “Contro-Risorgimento”, ossia pressappoco il ritorno alle precedenti entità statuali.

Il caso dell’URSS/Russia non c’entra nulla perché già il regno zarista (viste le ciclopiche dimensioni) era suddiviso in ripartizioni amministrative: difatti, quando un nobile cadeva in disgrazia a Pietroburgo, veniva inviato a governare qualche lontana provincia siberiana.
Lo sfacelo dell’URSS produsse soltanto la separazione di quelle che già erano entità statuali prima della Rivoluzione Bolscevica o della Seconda Guerra Mondiale, mentre l’avvento di Putin nel 2000 concluse la deriva centrifuga, soprattutto perché le condizioni di vita delle popolazione migliorarono e finì la tragicomica era di Eltsin.

Nemmeno il caso della Cecoslovacchia regge, perché le due entità che si crearono dalla separazione erano territori con profonde differenze linguistiche, religiose, ecc che risalivano a tempi antecedenti all’Impero Asburgico.
Sulla Jugoslavia sono stati scritti fiumi di parole: ricordiamo soltanto che la terribile guerra del “tutti contro tutti” non si scatenò per la religione Ortodossa, Cattolica o l’Islam e nemmeno per chissà quale revanche anticomunista ma, semplicemente, perché il Fondo Monetario Internazionale pretese la ripartizione del debito jugoslavo fra le repubbliche (che, ricordiamo, già erano parti di uno stato federale). Quella fu la “benzina” che mosse le colonne corazzate verso Vukovar e Sarajevo.

Il disegno di Bossi parte, quindi, da basi storiche inesatte, fuorviate e spacciate per il sancta sanctorum, mentre sono soltanto un’accozzaglia di frasi fatte e di stupidaggini urlate.
L’avvento della Lega Nord al potere non ha cambiato di una virgola le condizioni di vita delle popolazioni, anche di quelle settentrionali che vorrebbe difendere, le quali – nell’ultimo decennio, che ha visto la Lega Nord quasi sempre al potere, giustificata dal ridicolo slogan del “partito di lotta e di governo” – sono decisamente peggiorate, salvo che per gli evasori fiscali, i lacché politici e tutto il pattume sociale che li sostiene.
La stupida convinzione, che una sorta di ripartizione (da Bossi detta) “federale” possa in qualche modo diventare la salvezza per tutti gli italiani (o una parte, cambia poco), è una falsità mostruosa, sul piano politico e giuridico.
Eh sì, perché la Costituzione Italiana prevede (fra l’altro), all’art. 119:

La legge dello Stato istituisce un fondo perequativo, senza vincoli di destinazione, per i territori con minor capacità fiscale per abitante.

Ecco perché – a meno di una riforma costituzionale, per la quale Bossi sa benissimo che si romperebbe le ossa come nel 2006 – il cosiddetto “federalismo fiscale” non può diventare fonte di risparmi, bensì soltanto di moltiplicazione dei centri di spesa (come se, ancora, non bastasse l’apocalittico livello raggiunto!).
In definitiva, le cosiddette “regioni ricche” dovrebbero sempre concordare con lo stato centrale la ripartizione della ricchezza per il “fondo perequativo”, e questo avrebbe importantissimi risvolti sul piano elettorale, vista soprattutto la pochezza della Lega Nord.

Pochezza? Tutti affermano che la Lega Nord “avanza” ovunque. Ma dove?
Per non dover mediare con altre forze politiche (si veda, come esempio, la querelle con Fini e con Casini) una forza politica che si propone simili obiettivi od un’aperta secessione deve avere numeri “bulgari”.
Sarebbero affermazioni “bulgare” (per giungere ad una secessione!) il 10% su base nazionale, che si trasforma in un 20% circa nelle regioni settentrionali? Un vento di secessione che trascura così, en passant, che Venezia e Vicenza sono addirittura governate dal centro-sinistra?
Ma quale secessione!
L’intento dei caporioni della Lega Nord è soltanto quello di ricopiare fedelmente il modello romano: mettere le mani sulle banche, giungere ad una “pace armata” con il Vaticano e non disturbare troppo i manovratori europei. Difatti, Bossi è diventato un gran difensore dell’euro, “l’ultima moneta di scambio che abbiamo a disposizione” [4]. Un tempo proponeva di tornare alla Lira: Bossi scova un uovo fresco di giornata tutti i giorni, altrimenti si potrebbe osservare il nulla che c’è dietro al “partito di lotta e di governo”.

La seconda carta di questo maleodorante tris è un uomo squalificato, circondato da personaggi in odor di mafia – alcuni sotto processo proprio per simili imputazioni, più gli “stallieri” che vivevano sotto il suo stesso tetto – il quale ben sappiamo perché è stato chiamato a mediare fra lo pseudo-federalismo di Bossi, lo pseudo-statalismo di Fini e lo pseudo-cattolicesimo di Casini.
Giunse al potere come uomo di Craxi (chi erano i testimoni alle nozze fra Berlusconi e Veronica Lario?), per garantire che la tangentopoli – scatenata soprattutto per dare il via al colossale piano di dismissione dei beni pubblici, il “sacco” del Brittania & le “pri
vatizzazioni” susseguenti, che “dimisero” beni per circa 160 miliardi di euro (dell’epoca!) [5] – continuasse sotto altre spoglie.

Oggi, c’è rimasto oramai ben poco da razziare a quell’80% circa d’italiani che non vive del grande malaffare, del connubio fra politica e tangenti, escort e festini a base di coca. E non lo dico io: lo afferma la Corte dei Conti [6].
Perciò, questa buffonata del cosiddetto “federalismo” demaniale, non è altro che una nuova puntata del sempiterno reality tangentopoli-privatizzazioni, poiché quei beni non passeranno dallo Stato ai Comuni, ma dagli amministratori governativi agli amministratori locali, che fanno parte della medesima greppia.
Inoltre, dobbiamo considerare che, anche vi fosse un amministratore onesto e capace, nessun comune che si vedesse “precipitare” addosso un castello o un monastero potrebbe mai – con gli attuali chiari di luna ed i continui “tagli” alla spesa – pensare di mantenerlo o ristrutturarlo. Dovrebbe giocoforza venderlo e, pronti a “riceverlo” come un dono natalizio, ci sarebbero i soliti noti che da anni spadroneggiano.

E, questo, fa cadere nella trappola chi crede nelle famose teorie del “male minore”: in fondo, se questi non ce la fanno, almeno i privati…
Costoro, dimenticano che il gran gioco finanziario che c’è alle spalle serve proprio a creare le condizioni affinché le ricchezze passino dalla mano pubblica a quelle dei privati: perché non iniziano a fare a meno, ogni anno, di 18 miliardi di “auto blu”? Con le quali osano addirittura partecipare alla Targa Florio? Brunetta, pronto? Avevi detto che stavi interssandotene: a che punto è “l’interessamento”?
Ah, grazie, ha risposto Tremonti [7]: “perde di significato” un intervento di razionalizzazione sulle auto blu, mentre “resistono” la riduzione delle finestre per le pensioni (in pratica, un anno di lavoro in più a ufo), più controlli per i falsi invalidi (in realtà, per i veri invalidi, giacché quelli falsi fanno parte della gran roulette del voto di scambio fin dai tempi della DC) e la “moratoria” dei contratti pubblici (niente contratti, ossia “taglio” dei salari del 2%, a dir poco, causato dall’inflazione).
Per onestà e dovere di cronaca, dobbiamo comunicare che sono anche “allo studio” provvedimenti per “tagliare” gli stipendi dei parlamentari. “Allo studio”: attendiamo fiduciosi, già sapendo che – qualora si materializzasse tale sciagura – avreste già nel cassetto il minuscolo emendamento per “calmierarla”.

Dobbiamo riconoscere che è tanto odiosa la rozzezza di Bossi quanto delicato il linguaggio di Tremonti – “perdono di significato”, “resistono”, una semplice “moratoria”, “allo studio” – mio Dio, Giulio, che charme…dove hai scovato cotanto ammiratore delle buone lettere per la tua sala stampa, hai forse rivisto “Il portaborse” di Nanni Moretti? Quanti Licei della capitale hai dovuto setacciare?

I 25 miliardi, oltre che dai tagli “camuffati” di cui sopra, arriveranno anche dagli Enti Locali, 2 miliardi in meno l’anno, i quali avranno di fronte la solita scelta: togliere servizi oppure aumentare la pressione fiscale periferica.
Questo spiega il silenzioso assenso del PD e quello vergognoso dell’IDV, che in coppia costituiscono la terza carta del tris: la cosa non mi stupisce affatto, giacché da tempo mettevo in guardia contro i falsi Masaniello come Antonio di Pietro e le beghine da sacrestia cattocomunista del PD. Resta da spiegare il voto contrario di Casini e di Rutelli: probabilmente, gli accordi dovranno essere “perfezionati” anche con il Vaticano. Perché il PD e l’IDV hanno accettato di “togliere le castagne dal fuoco” alla Lega Nord?

In fin dei conti, Di Pietro e Bersani controllano circa un terzo del Paese e riceveranno in dono un terzo del demanio: mica si possono lamentare.
Tutti insieme, appassionatamente, potranno dedicarsi al “nobile” sport d’incamerare risorse comuni con una semplice legge, “dismetterle” agguantando un sacco di soldi e partecipare al successivo e gustosissimo gioco del “cambia anche tu il piano regolatore”, ed acchiappare le relative prebende per ogni concessione edilizia. Che qualcuno, oramai solo qualche vecchietto demodè, s’ostina a chiamare tangenti.
In sintesi, terminato il grande “sacco” delle attività economiche pubbliche, inizia quello del territorio pubblico, preceduto – non a caso – dalla privatizzazione di un altro bene essenziale: l’acqua.

Noi, invece, per il futuro iniziamo a meditare di fare a meno di quei pochi fazzoletti di spiagge libere che ancora restano, mentre potremo sempre dilettarci a fare qualche frugale pic-nic ai bordi di un parco od area verde che prima potevamo utilizzare. Potremo insegnare ai nostri figli a leggere, utilizzando il grazioso cartello: “Proprietà privata: vietato l’accesso”.

Dulcis in fundo, queste cose le potremo raccontare ancora per poco, ossia fin quando non vareranno la nuova legge sulle intercettazioni, che contiene il requiem definitivo per l’informazione dei blog, con condanne di decine di migliaia di euro anche per chi “fomenta odio fra le classi sociali”.
Una bella ricopiatura – effettuata dal sen. D’Alia dell’UDC, che oggi “prende le distanze” dal suo parto: ah, ah, ah…riescono anche a suscitare l’ilarità! – di quello che fu il famoso “decreto Levi” di prodiana memoria: come si potrà notare, la maggioranza di governo dispone di così tanti schiavi nella cosiddetta opposizione da non doversi sporcare nemmeno le mani. Basterà un voto “bipartisan”: oggi m’oppongo io (vedi Casini) e domani tu (PD ed IDV), ma il risultato – per tutti – lo portiamo a casa ugualmente.

Siccome non sono così fesso da giocarmi la casa per scrivere senza la copertura di un giornale o di un direttore (anche se non si sa fino a che punto serva, vedi la vicenda di Paolo Barnard), qualora la legge approvata definitivamente contenesse le anticipate, salatissime “multe” [8] – a “colpi” di 12.500 euro per mancata rettifica in 24 ore! – smetterò semplicemente di scrivere, dedicandomi al giardinaggio ed alla nautica.
Può sembrare vigliaccheria, ma è la semplicissima conclusione alla quale può giungere chi scrive liberamente perché non ha apparati che lo proteggano alle spalle: sappiamo benissimo che quelle regole non sono state scritte per i grandi giornali – quelli, hanno mezzi per difendersi – ma quasi soltanto per l’universo dei blog, l’informazione in “presa diretta” che tanto spaventa la casta politica.

Vorrei mettere in primo piano che nessuno sarà immune dalla falce che stanno preparando – s’aspettano tempi duri e serrano le fila, non potranno permettersi voci “dissonanti”, i 25 miliardi Tremonti li dovrà trovare fuori delle favole che racconta, il flusso di tangenti alla casta non può arrestarsi, pena il suo decadimento – perciò le scelte che avremo di fronte saranno soltanto due: morire uno per volta o tutti insieme.
Sarei per la seconda opzione, lasciando tutti i nostri siti e blog vuoti con una breve scritta in più lingue la quale, sostanzialmente, ricalcasse il concetto “Oggi è morto il Web culturale e d’informazione italiano, grazie ad una legge ufficiale dello Stato italiano: arrivederci a tempi migliori”. Almeno, lasciando una polpetta avvelenata di fronte al mondo: non intravedo altre scelte, a meno di poter emigrare ed uscire dalla giurisdizione italiana.

A volte, mi chiedo come sia stato possibile scendere così in basso, in un tal stato di mercimonio fra pattumiere politiche: quando gli italiani smetteranno di difendere le “radici” italiane dell’Argentina, ed impareranno ad ess
ere un poco argentini?

Carlo Bertani
Fonte: http://carlobertani.blogspot.com/
Link: http://carlobertani.blogspot.com/2010/05/un-tris-di-brutte-figure.html
20.05.2010

[1] http://unita.it/news/italia/98850/bossi_federalismo_sono_molto_preoccupato
[2] http://lanuovasardegna.gelocal.it/dettaglio/villa-certosa-berlusconi-presenta-alla-regione-una-richiesta-di-ampliamento/2015522%20?ref=HREC1-7
[3] http://www.repubblica.it/politica/2010/05/19/news/di_pietro-calderoli_assieme_sul_federalismo_l_idv_voter_s_a_quello_demaniale-4182099/?ref=HREC1-2
[4] http://www.asca.it/news-EURO__BOSSI__NON_POSSIAMO_PERDERLO__E__ULTIMA_MONETA_SCAMBIO-916909-ORA-.html
[5] http://comedonchisciotte.org/controinformazione/modules.php?name=News&file=article&sid=6821
[6] http://www.agi.it/economia/notizie/201005191445-eco-rt10180-manovra_corte_conti_su_spesa_gia_raschiato_fondo_barile
[7] http://www.repubblica.it/economia/2010/05/19/news/anticipazioni_manovra-4198988/?ref=HREC1-4
[8] http://www.repubblica.it/rubriche/la-legge-bavaglio/2010/05/12/news/censura_internet-4024364/

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