DI MAURIZIO BLONDET
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Il tedesco è l’economista Peter Bofinger (ultimo a sinistra), uno dei cinque saggi del Consiglio Germanico dei consulenti economici. Ha scritto un rapporto di minoranza contro i quattro colleghi, i quali a loro volta hanno dato la loro autorevole manforte all’idea nuova di Weidman e di Schauble: le banche italiane dovranno essere obbligate per normativa europea a non detenere troppi Buoni del Tesoro, e dunque (s) venderli in fretta sui mercati. Il debito sovrano “non va più considerato interamente esente da rischio di default e completamente liquido”. Oggi, le banche possono mettere i titoli di Stato che detengono, proprio perché liquidi e sicuri, nella percentuale obbligatoria di riserve; li trattano insomma come contanti o attivi solidissimi. In tal modo, le banche danno una mano allo Stato che si indebita a meno, e dallo Stato ricevono liquidità a poco costo. E’ l’ultimo, estremo ricordo dell’antico “matrimonio” fra Bankitalia e Tesoro.
Schauble, spalleggiato dal suo scherano alla BCE (Weidman) ed ora dal Consiglio Economico Germanico, vuole che i Buoni del Tesoro (e simili titoli degli Stati meridionali) siano gettati sul “mercato” che ne valuterà al rialzo il rischio: il rischio di insolvenza. Esigendo interessi più alti molto più alti, di quelli di cui si contentano le banche italiane . Di quanti Bot e simili titoli le banche europee (del Sud) dovrebbero liberarsi, cercando di venderli sul mercato finanziario? 640 miliardi di euro, dicono esplicitamente gli stessi consiglieri tedeschi. Le banche italiane hanno in pancia 400 miliari di titoli di stato, con cui fra l’altro vanno alla BCE a darli in garanzia per ottenere denaro a basso costo. La misura caldeggiata da Schauble è diretta dunque primariamente contro l’Italia.
Arriva il “bail-in sovrano”
Si tratta del “bail-in sovrano”, che aggrava il “bail-in bancario” decretato a Bruxelles (e ratificato dal nostro parlamento, troppo occupato dai diritti da concedere agli invertiti): come il bail-in bancario costringe i correntisti a pagare coi loro depositi il fallimento della banca di cui sono clienti, così gli stati dovranno pagare di tasca loro il proprio aumentato rischio-paese. Ma come, se uno stato fallito fallisce proprio perché non ha soldi? Evidentemente, la mira è di gettare Italia, Spagna, Portogallo, come già la Grecia, sotto le cure della Troika, l’amministrazione controllata dai creditori sovrannazionali: l’Italia ha bisogno di soldi per pagare i proibitivi interessi sul proprio debito? Ecco un bel prestito del Fondo Monetario e del consorzio bancario tedesco. Alle tipiche condizioni che il Fondo Monetario esige dai debitori del Terzo Mondo: tagli agli investimenti sociali, risparmiare sulle infrastrutture, svendere i cespiti nazionali di qualche valore. Per quello sono stati concepiti i prestiti al Terzo Mondo, spogliare quei paesi indebitandoli sempre più (nuovi debiti per servire i debiti vecchi), adesso applicati a noi. Poi alla fine, quando ci avrà spremuti come un limone, Berlino ci sbatterà fuori dall’eurozona, ovviamente dando a noi la colpa della nostra bancarotta.
Naturalmente la ragione che i tedeschi danno non è questa. Ne danno una altamente morale. Dicono: la rinuncia dell’Italia a farsi sostenere dalle sue banche (dai suoi risparmiatori) è la condizione preliminare perché la Germania contribuisca pienamente allo ESM, al fantomatico Fondo per i salvataggi nell’area euro. Bisogna prima pareggiare le condizioni, togliere i “privilegi”, e solo dopo Berlino getterà le centinaia di miliardi di euro nell’ESM per salvare altri paesi (e in realtà, l’euro stesso). Del resto, ha aggiunto e calcolato il Consiglio Germanico dei saggi, privandosi di quei privilegi, gli stati del Sud e le loro banche dovranno raccoglier solo 45 miliardi di euro aggiuntivi: una cifra gestibile. Non vi lamentate.
Il professor Bofinger – onore a lui – non è stato d’accordo ed ha spinto la sua onestà (insolita in questo gioco delle tre carte che è diventata l’eurozona) per stilare il suo rapporto di minoranza.
Quello che propongono i suoi colleghi , Schauble e Weidman è “il modo più rapido per spaccare la zona euro”. Appena le banche del Meridione-euro saranno obbligate a non comprare più i rispettivi Buoni del Tesoro “subiranno rapidissimamente un attacco speculativo”; come il “bail-in bancario” è stato la causa del crollo delle azioni delle banche europee che vediamo in questi giorni, così ci sarà una corsa mondiale a liberarsi dei titoli pubblici di questi stati, non più garantiti esenti da rischio. E gli Stati colpiti “da una così pericolosa crisi di fiducia” non possono difendersi perché non hanno più gli strumenti monetari sovrani per affrontare l’attacco. E a Telegraph Bofinger ha commentato: “Se io fossi un politico in Italia e messo davanti a un simile tipo di rischio d’insolvenza, vorrei tornare alla mia propria moneta al più presto possibile, perché questa è la sola via per evitare di finire in bancarotta”.
Ché poi magari è proprio questo cui mirano Schauble e compari: sbatterci fuori dall’euro, anzi spaccare la moneta unica, ma in modo non concordato, e dando la colpa a noi. Risparmiando i miliardi della partecipazione al fantomatico fondo di solidarietà europoide.
Infatti il professor Bofinger ha detto che il vero problema è che la Germania e gli altri stati creditori della zona euro rifiutano di accettare la conseguenza di una zona monetaria: la messa in comune dei debiti dei vari stati, un qualche tipo di unione di bilanci che è imperativa perché l’esperimento euro continui. Bofinger ha ammesso che il meccanismo per le insolvenze in Europa è la perpetuazione della scusa (voluta dai tedeschi) che la causa della crisi in atto è dovuta alle spese allegre degli stati, mentre è chiaro che il debito pubblico di questi stati è esploso nel 2008 perché gli stati sono stati chiamati a pagare con costose azioni di emergenza per scongiurare il collasso delle loro banche ed economie.
Il nuovo piano (tedesco) fa’ dei mercati i soli giudici ed arbitri della solvibilità degli Stati: “Non possiamo lasciare che i mercati diventino padroni dei goerni”, dice Bofinger. I suoi colleghi hanno decretato il contrario: niente tesoreria comune UE, niente bilanci in comune. Imposizione delle “regole esistenti”, anzi il loro “rafforzamento”. Austerità….
Così, Stati che hanno fatto i compiti a casa, come Spagna e Portogallo (la Spagna con disoccupazione al 25%), dovranno – se Schauble l’avrà vinta ancora una volta –farsi distruggere dalla speculazione. Per l’Italia il discorso è un po’ diverso: effettivamente noi avemmo da tagliare centinaia di miliardi nella inefficienza dei miliardari pubblici, che hanno troppi soldi e sono troppo inefficienti, tanto da essere la palla al piede dell’economia.
L’ultima prova che i parassiti pubblici si sono presi troppi soldi dai contribuenti, è che Niki Vendola è negli Stati Uniti col compagno: secondo le voci, per comprarsi un figlio da qualche donna povera (è la nuova sinistra, bellezza). Sicuramente ci starà, negli Usa, tre mesi. Forse per “vivere la gravidanza” e i suoi dolci batticuori. A spese nostre. Nel frattempo, il parlamento ha fretta di fargli una legge apposta, e il governo sta pensando di cosa può togliere ancora alle vedove e all’orfano, per darlo ai sodomiti.
Ciò mostra la diversità italiana. Spagna e Portogallo hanno un problema, Schauble. Noi ne abbiamo due: Schauble, e piazzale Loreto troppo piccola.
Maurizio Blondet
Fonte: www.maurizioblondet.it
Link: http://www.maurizioblondet.it/un-tedesco-ci-da-un-consiglio-buono/
16.02.2016