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La Redazione

 

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UN PAPA TEDESCO

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A cura di Davide
Il 22 Aprile 2005
114 Views
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DI IDA MAGLI

Sebbene fossero molti coloro che davano come possibile successore di Wojtyla il Cardinal Joseph Ratzinger, io ritenevo che non sarebbe stato nominato proprio perché tedesco. Mi sbagliavo: malgrado sia io a sapere meglio e più di qualsiasi altro che l’unica cosa che i governanti d’Europa perseguono è l’Impero Europeo, ritenevo che la nomina di un Papa tedesco avrebbe rivelato con eccessiva evidenza una realtà davvero scomoda, ossia che la leadership dell’Europa è nelle mani della Germania. Pensavo perciò che tale nomina sarebbe stata evitata fino a quando il disegno dell’Impero non fosse stato completato e messo al sicuro.
Preoccupazioni inutili per i dittatori. I governanti procedono con la stessa sicumera con la quale hanno proceduto fino ad oggi, incuranti del desiderio dei popoli e dei loro interessi e hanno provveduto a dare una base molto forte all’Impero europeo con un Papa che non soltanto è tedesco ma è in grado, per la sua personalità e le sue particolari convinzioni sul potere della Chiesa, di prendere in mano la situazione proprio in Europa.
Inchiniamoci, dunque, ancora una volta all’astuzia e al cinismo dei governanti, ivi inclusi ovviamente quelli della Chiesa.I commentatori e i giornalisti che fino a ieri hanno osannato Wojtyla per la sua apertura ai popoli del Terzo mondo, per il suo interesse ai poveri, ai malati, ai giovani, convinti che il successore avrebbe continuato la strada condivisa con fanatico entusiasmo da tutti coloro che hanno affollato Piazza S. Pietro durante i suoi funerali, cominciano adesso a definire Joseph Ratzinger un “conservatore”, sebbene non si sappia cosa questa parola possa significare nell’ambito delle religioni in quanto ogni religione, così come il Cristianesimo, si pone come “verità” e dunque non può che “conservarsi”.
La scelta di Ratzinger, invece, testimonia ciò che i facili esaltatori di Wojtyla non hanno mai voluto né capire né ammettere, ossia che Wojtyla ha perseguito soltanto il proprio personale successo, accentrando su di sé la Chiesa come immagine e come potere e che, dal punto di vista della fede, ha praticamente annullato la specificità del cristianesimo. In Europa i battezzati sono sempre di meno; le vocazioni sacerdotali ridotte al minimo; quelle degli ordini religiosi anch’esse scarsissime perfino nell’ambito femminile, che è stato sempre il maggior serbatoio dell’esercito della Chiesa.

I governanti d’Europa hanno capito, così come l’hanno capito i Capi della Chiesa, che, senza l’Europa, il Potere del Papato non può reggere; che senza il prestigio e l’aureola di Michelangelo e di Bernini in Roma, non ci sarebbero state le folle e le televisioni di tutto il mondo a riprenderne i riti.
A sua volta, l’Unione Europea non può rinunciare al Papato come Potere radicato a Roma e al quale, come sempre durante i mille e settecento anni che sono trascorsi dalla falsa donazione di Costantino, l’Italia serve esclusivamente come territorio calpestato, occupato, umiliato.
Dal punto di vista della Chiesa e dal punto di vista dell’Unione europea, la nomina di Ratzinger, dunque, è quanto di meglio si potesse fare. A Ratzinger toccherà riprendere contatto con le voci dissenzienti in Austria, in Germania, in Olanda, negli Stati Uniti, cui Wojtyla aveva imposto il silenzio, e al tempo stesso riprendere il contatto con i vari gruppi protestanti che in Germania, così come nel resto del nord d’Europa, fino ad oggi hanno avuto poco spazio teologico, sommersi dall’idolatria per la Madonna e dall’inconcludente “vogliamoci bene” wojtyliano. Dal punto di vista dell’Italia, invece, il Papato di Ratzinger segna la sua definitiva assegnazione a servizio logistico per il Papa e per l’Europa.

Elenco brevemente i motivi. Il primo è quello già accennato: il rafforzamento dell’Impero europeo e della sua leadership tedesca, con tutte le conseguenze che questo comporta per la fine della libertà e dell’indipendenza di tutte le Nazioni ma soprattutto dell’Italia e per la fine della libertà di pensiero per ogni italiano. Di fatto l’Impero europeo è stato inventato dai Tedeschi e per i Tedeschi. I Tedeschi hanno deciso che tutti dovevano scontare le colpe del nazismo cancellando le responsabilità di ogni singola nazione e cancellando il nostro nome: diciamoci “europei” per non dirci più né tedeschi, né francesi, né italiani, ecc. Hanno deciso, inoltre, che dovevamo scontare le colpe del nazismo costringendoci a non “pensare” in quanto pensare significa “discriminare”, giudicare, cogliere differenze. A realizzare e a sorvegliare questa opera di cancellazione del nazismo, ci sarebbe stata la Germania. Questa è l’unione europea e la nomina di un Papa tedesco chiude il cerchio della leadership germanica. Ratzinger ha scritto numerosi articoli ed anche un libro sull’Unione europea, esponendo il suo pensiero in proposito, un pensiero comune a tutti coloro che hanno auspicato questa unione: il raggiungimento della pace, una miglior comprensione fra i popoli. Da lui, dunque, non ci si può aspettare altro che un’opera di sostegno all’organizzazione tedesca dell’Impero.

Il secondo punto riguarda l’Italia, come Nazione succube più di tutte le altre nell’Unione europea, e come territorio dove risiede il Vaticano. E’ chiaro che non ci sarà più (o almeno non ci sarà più per molto tempo) un Papa italiano. I Papi italiani ci sono stati per molti secoli (il primo Papa tedesco è stato Bruno di Carinzia, della Casa imperiale degli Ottoni, nel 996 d.C. durante il predominio dell’Impero tedesco) per il motivo evidente che non poteva non essere italiano il Monarca di uno Stato italiano che voleva essere considerato legittimo possessore e non conquistatore. Hanno continuato ad essere italiani fino a dopo la caduta di Roma diventata capitale del Regno d’Italia perché il Papato ha sperato di riprendere possesso di una parte almeno dei propri domini. Aveva questo significato il fatto che il Pontefice non usciva dalle mura vaticane: si era dichiarato prigioniero di uno Stato usurpatore. Come è noto il Pontefice è uscito dal Vaticano ed è apparso nelle strade di Roma soltanto dopo il bombardamento americano sul quartiere di San Lorenzo. Era il Papa Pacelli. Allora, con la proclamazione della repubblica italiana, il Papato si è definitivamente convinto che qualsiasi speranza di riottenere uno Stato era perduta. Ci sono stati ancora tre Papi Italiani perché l’Europa era paralizzata, impossibilitata a muoversi a causa della guerra fredda e dell’incombere del pericolo sovietico. L’Italia ha svolto, quindi, la funzione di sempre: terreno di attesa, concreto e simbolico, per il potere degli altri Stati d’Europa, mentre si cominciava a preparare l’unione europea. Il Papato, a sua volta, attendeva, assicurandosi qualche privilegio attraverso i Concordati, fino a quando, ormai già proteso verso un’Europa il più possibile allargata verso l’Est, è stato nominato un Papa polacco. La Polonia era soltanto una manovra di avvicinamento alla nazione finale: la Germania. Ratzinger è stato infatti a fianco di Wojtyla durante tutto il Pontificato. Così stanno le cose. Che pena vedere giornalisti, politici, cittadini italiani, tutti proni davanti ai Papi come se Roma e l’Italia fossero ancora di proprietà del Papato, una proprietà – se lo ricordino sempre gli Italiani – ottenuta con un documento falso, scritto appositamente per far credere che il territorio dell’Italia appartenesse al Vescovo di Roma. Stiamo attenti: con la fine delle Nazioni, non ci vorrebbe molto a dichiarare di nuovo l’Italia spazio aperto alla Chiesa.

Infine, un rilievo importantissimo su quanto già Wojtyla e adesso Ratzinger, condannano del mondo moderno. Il cosiddetto “relativismo”. Wojtyla ha chiesto banalmente scusa, come se si fosse trattato di aver urtato qualcuno davanti ad una porta, degli atti più abominevoli compiuti dalla Chiesa durante i lunghi secoli della sua storia. Si trattava (tanto per parlare soltanto di questo aspetto) di migliaia di persone condannate a morte per le proprie idee, o per colpe sessuali considerate gravissime, quali per esempio, il coito anale fra coniugi; oppure per stregoneria, o rapporti sessuali con il diavolo da parte di presunte streghe. Tutte condanne, come è noto, emesse dal Tribunale dell’Inquisizione. Giudici di questo Tribunale sono stati molti di coloro che la Chiesa ha dichiarato “Santi” e che onora con grandi chiese a loro dedicate, molto spesso parrocchie frequentate dai fedeli. Sia sufficiente nominare il Santo Bernardino da Siena, le cui famosissime prediche finivano sempre con l’incitamento a mandare al rogo i “sodomiti” (omosessuali e peccatori di coito anale in generale) e le “streghe” di Firenze. Di solito non c’era neanche bisogno di un processo: la “strega” Funicella fu bruciata subito alla fine della predica di Bernardino che la condannava. Il Santo Roberto Bellarmino,blankfamoso gesuita, fu il Giudice di Galileo, sottoposto a tortura per le sue teorie sul moto terrestre e condannato invece che al rogo, agli arresti domiciliari a vita, per timore che ucciderlo fosse nocivo alla Chiesa a causa della sua enorme fama di scienziato in tutto il mondo. Non fu altrettanto “fortunato” Giordano Bruno, anch’egli processato dal Santo Bellarmino e condannato al rogo per le sue idee teologiche. Sono soltanto alcuni esempi, ovviamente, altrimenti bisognerebbe ripercorrere tutta la storia della Chiesa. Quale altra giustificazione possono trovare uomini come Bernardino da Siena o Roberto Bellarmino se non quella che essi obbedivano alle convinzioni del loro tempo? Ossia proprio a quel “relativismo” che fa parte delle acquisizioni della scienza antropologica sulla cultura e sulla personalità di base dei popoli?

Wojtyla ha chiesto scusa, ma non ha tolto dal catalogo dei Santi coloro che hanno sbagliato: a Roma fa bella mostra di sé insieme al monumento che ricorda il rogo di Giordano Bruno,blankuna grande parrocchia gestita dai Gesuiti e intitolata a San Roberto Bellarmino… Allora, se per la Chiesa non è valido il relativismo (e noi siamo pronti a riconoscere che nessun relativismo può essere valido per una religione in quanto ogni religione afferma di trovarsi nella Verità), ammetta di aver sbagliato nel dichiarare Santi coloro per i quali chiede scusa, e li condanni. Non sarebbe impresa da poco anche perché non è ben chiaro se il Papa, al quale spetta l’ultima parola nelle canonizzazioni, sia o no “infallibile” quando compie tali atti.
Tutti parlano solennemente del “dovere della memoria”. Ma alla Chiesa nessuno vuole ricordare nulla. Toccherebbe agli Italiani, ma è inutile sperare che i politici italiani abbiano un minimo senso della propria dignità e della dignità di coloro che rappresentano.?

Ida Magli
Fonte:www.italianiliberiassociazione.it
Link:http://www.italianiliberiassociazione.it/Edito05/attpol20050420.htm

20.04.05

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