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La Redazione

 

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UN’ “ONDA” DI DECEREBRATI

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A cura di Davide
Il 12 Giugno 2009
39 Views

DI GIOVANNI PETROSILLO
ripensaremarx.splinder.com

Non si può che essere disgustati dagli attacchi e dalle dichiarazioni di fuoco lanciate da quasi tutto
l’arco politico nostrano in opposizione alla visita di Gheddafi in Italia. Si è formato un unico fronte
di cani democratici impulciati da tutte le fandonie del politically correct, difensori integerrimi dei
diritti umani e delle libere elezioni solo quando si tratta di paesi non perfettamente allineati e non
molto graditi all’establishment mondiale a guida USA. Dal Pd agli ex AN è stato un solo coro di
sdegno per aver accolto il leader libico con tutti gli onori di Stato, mentre, per una volta, dobbiamo
dare atto all’ufficio politico del PDCI (che ha parlato per bocca di Paola Pelligrini) di aver detto
cose sacrosante:

“Una canea indecorosa si è scatenata su giornali e televisioni contro la visita del
premier libico Gheddafi: il suo omaggio alla leggendaria figura di Omar Al Muktar, eroe della
resistenza anticoloniale contro l’attacco fascista alla Libia, è diventato per alcuni giornali il
ricordo di un “antiitaliano”! Una vergogna inaudita per il nostro Paese di fronte ad un ospite che
oggi chiede all’Italia il riconoscimento delle sue responsabilità storiche. In questo quadro diventa
grottesca la posizione del PD, che, rifiutandosi di accoglierlo nell’aula del Senato, ha non solo
contribuito al clima di attacco a Gheddafi, ma si è addirittura dimenticato che la politica di dialogo
con la Libia e con Gheddafi è stata avviata dai governi di centrosinistra, e cioè da Prodi e
D’Alema”.

I servi sciocchi proni agli USA e a Israele hanno persino impedito che Gheddafi parlasse in Senato,
temevano che quell’aula di fannulloni e di incapaci fosse dileggiata dalle parole di un Ospite
antidemocratico.
Davvero indecorose sono state poi le manifestazioni di protesta degli studenti dell’Onda, una vera
orda di imbecilli che si muove come un gregge di pecoroni. E dire che Gheddafi era sceso
dall’aereo accompagnato dall’ultimo erede del Leone del Deserto, eroe anticolonialista del quale il
leader libico sfoggiava pure una foto che lo ritraeva incatenato come un animale mentre veniva
condotto al patibolo dagli italiani “brava gente”.

Uno di questi studenti con il cervello disimpegnato dall’intelligenza, nell’aula magna della
Sapienza, si è alzato per chiedere a Gheddafi quando consentirà libere elezioni democratiche.
Adesso siamo pure tornati al feticcio della democrazia “pura”, quella alla Kautsky contro la quale
Lenin si scagliò decisamente denunciandone la natura ingannatoria e fittizia. Gli studenti vogliono
le libere elezioni e la democrazia senza alcun mutamento nei rapporti sociali e senza mettere in
discussione “ l’apparato del potere statale”, quell’egemonia corazzata di coercizione che blinda la
divisione tra dominanti e dominati. Non a caso Lenin ribadiva che i dominanti si compiacciono
di definire “libere”, “eguali”, “democratiche”, “universali” le elezioni effettuate in queste
condizioni, poiché tali parole servono a nascondere la verità, servono a occultare il fatto che la
proprietà dei mezzi di produzione e il potere politico rimangono nelle mani degli sfruttatori e che è
quindi impossibile parlare di effettiva libertà, di effettiva eguaglianza per gli sfruttati, cioè per la
stragrande maggioranza della popolazione. Per la borghesia è vantaggioso e necessario
nascondere al popolo il carattere borghese della democrazia attuale, presentare questa democrazia
come una democrazia in generale o come una “democrazia pura”, e gli Scheidemann, nonché i
Kautsky, ripetendo queste cose, abbandonano di fatto le posizioni del proletariato e si schierano
con la borghesia
. Certo il capitalismo odierno non è più borghese ma la sostanza della divisione
tra decisori e non decisori, tra chi si appropria del pluslavoro e chi ne è defraudato non è mutata in
nulla.

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Nello stesso senso vanno attualizzate queste altre asserzioni di Lenin tratte da Democrazia e
Dittatura: Parlare di democrazia pura, di democrazia in generale, di uguaglianza, libertà,
universalità, mentre gli operai e tutti i lavoratori vengono affamati, spogliati, condotti alla rovina e
all’esaurimento non solo dalla schiavitù salariata capitalistica, ma anche da quattro anni di una
guerra di rapina, mentre i capitalisti e gli speculatori continuano a detenere la “proprietà” estorta
e l’apparato “già pronto” del potere statale, significa prendersi gioco dei lavoratori e degli
sfruttati. Significa rompere bruscamente con le verità fondamentali del marxismo, il quale ha detto
agli operai: voi dovete utilizzare la democrazia borghese come un immenso progresso storico
rispetto al feudalesimo, ma non dovete nemmeno per un istante dimenticare il carattere borghese di
questa “democrazia”, la sua natura storicamente condizionata e limitata, non dovere condividere la
“fede superstiziosa” nello “Stato”, non dovete scordare che lo Stato, persino nella repubblica più
democratica, e non soltanto in regime monarchico, è soltanto una macchina di oppressione di una
classe su di un’altra classe
. Ma ancora Lenin, questa volta da Stato e Rivoluzione: La società
capitalistica, considerata nelle sue condizioni di sviluppo più favorevoli, ci offre nella repubblica
democratica una democrazia più o meno completa. Ma questa democrazia è sempre compressa nel
ristretto quadro dello sfruttamento capitalistico, e rimane sempre, in fondo, una democrazia per la
minoranza… Del resto, lo vediamo nelle nostre società occidentali quanto valgono democrazia
e le libere elezioni, appuntamenti rituali e senza più alcun senso nei quali siamo chiamati a scegliere
chi ci s-governerà meglio senza possibilità di cambiamenti radicali. Già Marx aveva criticato tutti
quelli che, anche nel movimento operaio, si facevano stoltamente attirare dalle infauste sirene delle
libere elezioni democratiche tramite le quali:“agli oppressi è permesso di decidere, una volta ogni
qualche anno, quale fra i rappresentanti della classe dominante li rappresenterà e li opprimerà in
Parlamento!”.

Ed invece questi studenti senza cervello hanno chiesto le dimissioni del Rettore della Sapienza
reo di aver concesso l’auditorio a Gheddafi. E non importa se costui ha usato il suo tempo per
denunciare le sofferenze inferte dal colonialismo italiano al suo popolo, non importa se si è detto
vicino alla gente palestinese che viene sistematicamente angariata e assassinata dai sionisti. Che
gliene frega agli studenti, loro vogliono libere elezioni e un altro mondo immaginario per non fare i
conti con quello reale. Farabutti e miserabili, le vostre dimissioni da studenti dovremmo chiedere!
Giusto di passaggio vorrei ricordare quanto importanti siano per il nostro Paese gli accordi
siglati con la Libia.

Come detto da Carlo Jean, in un articolo apparso sul Messaggero di ieri, una
Libia stabile è fondamentale per l’Italia, tanto per ragioni politiche che economiche: “Importiamo
da essa il 25% del nostro petrolio e poco meno del 10% del gas. La Libia dispone di grandi risorse
energetiche non completamente sfruttate per le sanzioni alle quali è stata sottoposta. Le nuove
tecnologie aumenteranno la sua produzione. Ad esempio quella di petrolio – che oggi è poco più di
2 milioni di barili/giorno – supererà i 3 milioni nel 2015. l’Italia è il primo partner commerciale
della Libia, seguita dalla Germania e dal Regno Unito. Se le aspettative riposte nel Trattato
dovessero avverarsi, la nostra posizione dovrebbe ancora migliorare. Ma vi è un altro settore per il
quale la Libia è molto importante per l’Italia. E’ quello degli investimenti del fondo sovrano libico,
che ammonta a 60-100 mld di dollari…la Libia è già presente in Eni e Unicredit. Sono allo studio
investimenti in Telecom Italia. Potrebbe intervenire anche nella realizzazione delle grandi
infrastrutture previste in Italia…”.
Non ho altro da dire.

Giovanni Petrosillo
Fonte: http://ripensaremarx.splinder.com/
Link: http://files.splinder.com/a541761f56228ab2c339d7c872d5755d.pdf
12.06.2009

VEDI ANCHE; GHEDDAFI. QUANDO L’ OSPITE E’ UN BEDUINO

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